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martedì 23 settembre 2008

Fare famiglia diventa un vizio ????

Se la famiglia diventa un vizio
. da La Repubblica del 9 settembre 2008, pag. 29
di Francesco Merlo

La famiglia è un'istituzione che si regge a fatica e che tutti dribblano con
il tradimento, l'evasione, il divorzio, la Sacra Rota, persino con l'omicidio
(o il suicidio). Ora "El Pais" ci informa che in Spagna, Paese di tutte le
sperimentazioni, cresce il numero dei coniugi che, senza separarsi
legalmente, vivono in case diverse, spesso con amici, e con i figli se ce ne
sono. Si tratta di un'uscita, e magari di una possibile rifioritura della
famiglia, certamente di una trasformazione che mitiga i traumi nella
confusione, nel cameratismo, nell'andirivieni: senza rimproveri, senza
guardarsi in cagnesco e senza andare dall'avvocato che monetizza, svilisce e
umilia. Ci sono già famiglie plurime che sembrano fattorie di genitori,
altre sono fondate su una fatica domestica quotidiana dove, nel migliore dei
casi, le mogli diventano sorelle. Questa spagnola è il parcheggio dell'amore,
l'ennesima prova che la famiglia è un artificio che ha bisogno di cure,
invenzioni, stampelle, vacanze... Ed è difesa a spada teologica dispiegata
solo da chi non si sposa, dai preti che pretendono di salvare una
istituzione che non solo non conoscono, ma che nei fatti dileggiano con il
loro voto di castità. Per gli altri la famiglia è come un vizio: vorresti
smettere, ma non riesci a separarti dal piacere che fa male.

***
Nota Carlo: il modo migliore perché il vizio sia sopportato bene, sarebbe
quello di togliere il matrimonio per tutti.
****************

""...Dal dì che nozze e tribunali ed are
diero all'umana gente esser civile..."" Ugo Foscolo- I Sepolcri

La storia e l'antropologia ( scienze e come tali laiche) ci insegnano che la "famiglia" è solo il gruppo-base umano e che siccome gli esseri umani sono (fortunatamente) tutti diversi l'uno dall'altro, ognuno si
associa con chi gli pare e stabilisce (pure come gli pare ai due di partenza ) le regole dell'associazione medesima.

Numero minimo sociale è ovviamente due "umani".
Ma non sta scritto da nessuna parte, neanche nella nostra costituzione e codice civile ( scritti da gente "religiosa" si, ma evidentemente pratica di antropologia) che debbano necessariamente essere m/f piuttosto che m/m o f/f.
Può ovviamente aumentare il numero dei componenti umani attraverso la procreazione di "figli", ma non è affatto indispensabile, può farlo anche acquisendo all'interno del gruppo base altri componenti umani di qualunque sesso, età e provenienza, a prescindere da cosiddetti " legami di sangue" ( in teoria all'infinito da cui il concetto di comunità o famiglia umana) e modificare oltre al numero anche il tipo di componenti viventi (cani, gatti, galline, pecore ecc.. altri animali domestici) e perché no, addirittura macchine, oggetti e strutture di uso e gestione comune.

L'unico limite nella buona armonia tra i rapporti tra tutte questa entità è dovuto esclusivamente alla "obbligatorietà" della con-vivenza continua e contigua.
E proprio sulla obbligatorietà vincolante i membri della "famiglia tradizionale"( eteromonogamica, procreativa, prescritta dalle religioni, in particolare quelle monoteiste, o dalle leggi che ne derivano), che qualunque famiglia, anche di due soli componenti, tende inevitabilmente ad entrare in crisi.
Crisi di "costrizione territoriale" generalmente risolte (sempre tradizionalmente) uscendone temporaneamente ( talvolta basta allontanarsene per le ore di produzione del sostentamento o al massimo per una breve vacanza) o aumentando il numero dei componenti ( figli, pertners extraconiugali,
attività sociali tipo sport, volontariato, hobbys o ludiche).

Le crisi di costrizione territoriale ( con i loro risvolti psicologici) sono una caratteristica degli esseri viventi evoluti.
E' noto da tempo (Levvy Strauss) che ogni gruppo di esseri viventi animali ha precise regole di prossimità e di distanza rispetto sia a quelli del suo stesso tipo, sia da quelli di altri tipi; tali distanze possono essere modificate solo per situazioni particolari,considerate eccezionali ( scambio sessuoaffettivo),ma solo per il tempo strettamente necessario a superare la situazione. Altrimenti, se le distanze si accorciano troppo e per troppo tempo, soprattutto in "luoghi"( in senso lato) chiusi, si innescano meccanismi di aggressività per "difendere il proprio spazio vitale" che tendono ad esprimersi in comportamenti conflittuali violenti fino all'omicidio o al suicidio.
Soprattutto se si tratta di personalità complesse e forti intellettualmente curiosamente questa sindrome si scatena più facilmente e per evitarla si ha bisogno di più spazio intorno a ciascuno per evitare che il voler controllare la propria e l'altrui aggressività indotta generi stati di stress che possono trasformarsi
in depressioni e fobie.
L'unico modo per impedire che ciò accada è che ciascun* dei componenti percepisca di poter entrare ed uscire dagli spazi degli altri e viceversa, che sappia di poter scegliere di escludere dal suo spazio chiunque del suo gruppo quando lo desidera e viceversa, e poter farlo realmente.

E l'unico modo per poter realmente farlo è che ciascuno dei membri della "famiglia" sia realmente autosufficiente logisticamente da tutti gli altri ( o almeno la massima parte tenendo conto che i bambini e gli adolescenti hanno comunque minore autosufficienza rispetto agli adulti ), per cui la relazione, diretta e vicina, è solamente una scelta psicosessuale"d'amore-affe
tto", quella in cui l'accorciare le distanze non
scatena aggressività ma gioia e soddisfazione.

La soluzione "familiare" spagnola può essere eccellente da questo punto di vista, posso testimoniarlo personalmente avendola adottata e messa in pratica da oramai 37 anni di civile e laicissimo "matrimonio".
Mi dispiace per chi ha scritto il pezzo "di colore" ma appare per ciò che evidentemente è, una persona piena zeppa di pregiudizi clerico-maschisti, poco informata di rapporti umani e anche piuttosto grossolanamente invidiosetta, probabilmente

A parte le battute pro o contro il matrimonio, ricordo che gli animali della specie homo son per loro natura socievoli( vedi le scimmie) e tendenzialmente sociali e dall'essere, costruire, agire e com-muoversi insieme possono trarre enorme piacere.
Finora in generale nell'associarsi assieme sono riusciti nella storia a incrementare la violenza, a produrre odio e morte, invadendo i territori altrui, eliminando chi violava i loro, per annullarsi vicendevolmente e distruggerequello che gli "avversario nemici" creano.E solo per questioni di"spazio".
Per cui sarebbe bene che tutti imparassero a conoscere e riconoscere le proprie "distanze territoriali",e le loro variabili che non sono solo spaziali o temporali, ma anche foniche, olfattive ed altro) ed
empatiche, e quelle altrui, a rispettarle davvero e a farle rispettare.
Senza violenza, né odio, né aggressività.ma semplicemente organizzandosi consapevolmente.
Tutte cose di cui abbiamo ancora scarsa esperienza e ancor più scarsa pratica.
E' una bella sfida, non credete?
Altro che vizio!
Alba Montori

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