FALSE CREDENZE ED OPINIONI ALTERNATIVE SULL'HIV/AIDS
di D. Peretti
Un maggiore grado di consapevolezza pubblica sulla natura dell'Hiv/Aids è essenziale per combattere false credenze popolari che ostacolano la prevenzione e le strategie terapeutiche. Occorre inoltre che comunità scientifica e correnti dissenzienti dialoghino per costruire un linguaggio comune nell'interesse di tutta l'umanità.
Nella storia recente, la scienza è venuta in conflitto con visioni del mondo che sono state costruite su credenze socialmente accettate più che su prove vagliate criticamente.
Nel caso dell'Hiv/Aids, le false credenze (misconcetti, nel nuovo linguaggio della Pedagogia) possono rivelarsi fatali per chi ne è portatore o ne è soggetto. Per esempio l'idea fuorviante che esista attualmente una cura efficace per l'Aids può portare ad un allentamento dello sforzo rivolto alla prevenzione.
Dal versante opposto, è necessario combattere le paure che le nuove applicazioni della scienza, (come i vaccini, ad esempio) non garantiscano in ogni caso protezione: tali considerazioni, se di dominio pubblico, possono causare difficoltà a diversi livelli, ad esempio quando si reclutano volontari per le sperimentazioni cliniche (1).
Anche i miti meno ovvi, per esempio che l'Hiv può essere trasmesso attraverso la tosse o toccando qualcuno o bevendo nello stesso bicchiere, può produrre un danno enorme. Sostenendo che la gente debba tenersi a distanza dai sospettati infetti, si incoraggiano questi ultimi a nascondere la loro condizione di sieropositività . Il peggior risvolto di questa tendenza a stigmatizzare i sieropositivi è che la patologia perde la propria visibilità, divenendo sempre più inaccessibile ai trattamenti e alla prevenzione.
Gli sforzi fatti dalla comunità scientifica, dagli operatori sanitari e dai giornalisti più attenti per illustrare i vari aspetti connessi con l'infezione da Hiv, dovrebbero contribuire ad aiutare a ridurre la diffusione della malattia e la sofferenza associata ad essa. Purtroppo, in molte parti del mondo, la situazione sembra caratterizzata dal perdurare di convinzioni infondate, che mantengono la loro presa sulla gente. Pensiamo alla credenza, in molti Paesi poveri, che l'Hiv possa essere contratto dai morsi di zanzara oppure recandosi nei bagni pubblici (2). Altra falsa credenza dalle conseguenze devastanti è che il virus sia esclusivamente associato con gruppi a rischio come prostitute e omosessuali.
Un'altra ragione per incoraggiare una comunicazione più efficace da parte di giornalisti e divulgatori è che questa aiuta il pubblico a comprendere che il progresso scientifico è limitato e condizionato, che non vi sono al momento "ricette magiche" per curare o prevenire l'infezione, e che gli sforzi per promuovere le attuali misure preventive sono assolutamente da sostenere.
Negli ultimi anni l'opinione pubblica si trova alquanto disorientata anche per il diffondersi di nuove ipotesi espresse in seno a correnti dissenzienti rispetto agli orientamenti e alle idee condivise dalla comunità scientifica. Questi gruppi, che vantano al loro interno la presenza di famosi giornalisti e autorevoli scienziati, mettono in dubbio molte delle conclusioni cui la ricerca è pervenuta negli ultimi vent'anni.
Lo scienziato Peter H. Duesberg (3) ha dedicato buona parte della sua vita a divulgare l'idea che l'Hiv sarebbe un virus inventato e che l'Aids non sarebbe affatto contagioso. Al più, molti dissenzienti sono disposti ad ammettere che l'Hiv esisterebbe ma non sarebbe un virus ancorato all'insorgere del male, e che L'Aids sarebbe frutto di un'immunodeficienza multifattoriale (dovuta al contatto prolungato con insetticidi, all'assunzione di droghe, al ripetersi di infezioni parassitarie, alla malnutrizione, all'assunzione di farmaci chemioterapici) .
I gruppi più oltranzisti (4) sostengono che le statistiche relative all'AIDS sarebbero "gonfiate" al fine da indurre nella popolazione una paura sufficiente a far giustificare l'adozione, da parte dei detentori del potere, di misure di controllo come limitazioni alle libertà di movimento e di condotta, oppure interventi sanitari obbligatori. Dietro questa manovra ci potrebbe essere - sostengono - un complotto ordito da politici (La Casa Bianca, in particolare) , multinazionali farmaceutiche, organismi internazionali, e dalla CIA: lo scopo, quello di produrre astronomici guadagni e potere politico-finanziari o globale ai registi di questa tragedia.
Fornire risposte esaustive ai dubbi sollevati dagli esponenti del movimento del dissenso, richiederebbe una trattazione che va oltre gli scopi e i limiti di questo scritto.
Il dato reale è tuttavia che nel mondo le persone si ammalano e muoiono; nello stesso tempo, laddove l'opera di prevenzione è più consolidata e le terapie sono più avanzate, si è ridotta la crescita dei contagi ed è aumentata la speranza di vita.
Le critiche e i dubbi espressi dai gruppi dissenzienti potranno sicuramente costituire un motivo di riflessione e di spinta nell'orientare la ricerca scientifica lungo nuove direzioni, purché l'approccio sia di carattere dialogico e costruttivo, non di certo improntato alla dietrologia o - in certi casi - all'opposizione di natura politica.
Anche la comunità scientifica ufficiale, d'altra parte, non dovrebbe rimanere indifferente alle opinioni divergenti: è nel suo stesso interesse, oltre che in quello di milioni di persone, prenderle in considerazione per accertarne o meno la fondatezza.
Solo se gli attori impegnati nel processo di educazione-prevenzione sono in grado di proporre messaggi chiari ed efficaci, potremo mitigare l'impatto dell'Hiv sulle generazioni presenti e future. A tal riguardo, le campagne educative pubbliche possono rivestire un ruolo chiave nell'estirpare le false credenze e nell'accrescere l'accettabilità sociale della doppia prospettiva prevenzione- trattamento (5).
Al giorno d'oggi, peraltro, la rete Internet offre opportunità di rapido accesso all'informazione scientifica: sono pronti i divulgatori scientifici e i giornalisti ad esercitare il loro ruolo?
BIBLIOGRAFIA
(1) Cfr. David Dickson and Julie Clayton - "Fighting the myths about HIV/AIDS" (01.12.2003) , Link: SciDev.net
(2) ibidem
(3) autore dell'opera "Il virus inventato" - Ed. Baldini Castoldi
(4) cfr. Russ Kick - "Everything you know is wrong" - Ed. The Disinformation Company Ltd.
(5) David Dickson and Julie Clayton - "Fighting the myths about HIV/AIDS" cit.
1 commento:
Aids: 7 milioni non hanno ancora la possibilità di accedere ai farmaci
Agenzia Fides - Roma - 12 giugno 2008
3 milioni di pazienti raggiunti dalle cure nei Paesi poveri, ma altri 7 milioni non hanno ancora la possibilità di accedere ai farmaci
La lotta contro la diffusione del virus Hiv/Aids prosegue con alcuni
risultati positivi, in particolare nei Paesi più poveri, dove 3 milioni di persone sono state raggiunte nel 2007 dalle cure e hanno avuto quindi accesso ai farmaci. A questo dato, da guardare con attenzione, si contrappone il numero di persone che ancora non ha la possibilità di curarsi: quasi 7 milioni di individui sono ancora senza cure, mentre la tubercolosi rimane la maggiore causa di morte per i malati di Aids nel sud
del mondo. E' quanto emerge dai dati diffusi dall'ultimo rapporto presentato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), dal Programma congiunto delle Nazioni Unite sull'HIV/AIDS (Unaids) e dal Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia (Unicef).
In base al rapporto, circa 3 milioni di persone, nei paesi a basso e medio reddito, ricevono farmaci antiretrovirali. Il testo dal titolo: "Towards Universal Access: Scaling Up Priority HIV/AIDS Interventions in the Health Sector" (Verso l'accesso universale: estendere gli interventi prioritari nella lotta all'HIV/AIDS nel settore sanitario) sottolinea anche altri progressi. Tra questi: la crescita nell'accesso ai servizi di prevenzione della trasmissione da madre a figlio dell'HIV, la maggiore diffusione dei test e dei servizi dei consultori e l'impegno dei paesi nella promozione
della circoncisione maschile nelle regioni maggiormente colpite dell'Africa Subsahariana.
Nel frattempo è in corso al Palazzo di Vetro di New York un meeting di alto livello sull'AIDS, promosso dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Proprio tenendo presenti i cosiddetti "Obiettivi di Sviluppo del Millennio", durante l'incontro si stanno esaminando i progressi compiuti in materia di lotta al virus dell'HIV e di accesso universale alle terapie.
L'incontro alle Nazioni Unite è articolato in una serie di tavole rotonde, tra cui una promossa dall'Ufficio dell'Osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu, sul tema "Trattamento, prevenzione e assistenza: tre
approcci per affrontare l'HIV/AIDS". In questo contesto, il Segretario generale dell'ONU, Ban Ki-moon, ha chiesto di eliminare le restrizioni, attualmente imposte da più di 70 Paesi nel mondo, all'ingresso dei sieropositivi sul loro territorio.
Molti i problemi dovuti alla diffusione della malattia soprattutto nei Paesi poveri dove le cause strutturali - assenza di strutture mediche, di informazione, povertà, malnutrizione carenza di farmaci - si sommano a quelle dovute all'ignoranza e alla paura, alla cosiddetta "vergogna" della
malattia, diffusa in particolare fra le donne. In ogni caso il rapporto presentato dall'Organizzazione mondiale della Sanità mostra un importante
risultato positivo: alla fine del 2007 circa un milione in più di persone (950.000) ricevevano la terapie antiretrovirali, portando complessivamente a tre milioni le persone che hanno accesso a tali farmaci. Il traguardo di garantire l'accesso ai farmaci antiretrovirali a tre milioni di persone sieropositive nei paesi a basso e medio reddito era stato fissato per il 2005. Nonostante l'obiettivo sia stato raggiunto con due anni di ritardo, si è compiuto comunque un notevole passo in avanti nel campo dell'accesso ai
farmaci antiretrovirali.
Secondo il rapporto, la crescita nell'accesso ai farmaci antiretrovirali può essere attribuita a diversi fattori, tra i quali: una maggiore disponibilità
dei farmaci, dovuta in larga parte ad una riduzione dei prezzi; un migliore sistema di distribuzione dei farmaci, che si adatta meglio ai differenti contesti nazionali. L'approccio basato sulla salute pubblica dell'Oms consiglia regimi farmacologici standardizzati e semplificati, la centralizzazione dei servizi e un uso appropriato del personale e delle infrastrutture per una maggiore domanda di farmaci antiretrovirali poiché c'è una crescita delle persone che effettuano i test e a cui viene diagnosticato l'HIV.
Complessivamente gli autori del rapporto sostengono che il 31% dei 9,7 milioni di persone che hanno bisogno dei farmaci antiretrovirali li riceveva alla fine del 2007. Questo significa che circa 6,7 milioni di persone, che ne hanno bisogno, ancora non hanno accesso ai farmaci salvavita. Ancora è da
sottolineare che la tubercolosi è la prima causa di morte per le persone affette da HIV nel mondo ed è in assoluto la prima causa di morte in Africa, mentre nei Paesi poveri una delle cause di maggiore diffusione del virus è l'assenza di continuità nelle cure da parte dei pazienti a causa di sistemi sanitari deboli. (Mtp)
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