Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

mercoledì 4 giugno 2008

NOTIZIARIO GAYA CsF 3 GIUGNO 2008

“POLEMICHE, CONFETTI GAY E VEGLIE DI PREGHIERA….. LA CITTA’ DI L’AQUILA HA SCRITTO UN ALTRO PEZZO DI STORIA IMPORTANTE PER I DIRITTI CIVILI.”
I CONFETTI DI MARIO PELINO SARANNO A DISPOSIZIONE PER LA DEGUSTAZIONE ANCHE AL ROMA PRIDE ’08

MATRIMONI GLBT E FRIENDLLY A L’AQUILA
“LE PREGHIERE DEL VESCOVO MOLINARI NON BASTANO AD ARRESTARE LA CARICA DEI ‘201’ DI PIAZZALE ULRICHS”

Entusiasmo per il successo mediatico riscosso dalla manifestazione: “Giornata di libera celebrazione di matrimoni glbt e friendlly”, denominata “l’amore con l’amor si paga”. Le stesse associazioni organizzatrici si dichiarano soddisfatte nonostante le molteplici difficoltà che si erano riscontrate dall’inizio e che si sono presentate fino all’ultimo istante della giornata. Nonostante le ‘veglie di preghiera’ indette dal Vescovo di L’Aquila, Mons. Giuseppe Molinari, il Buon Dio ha fatto brillare il sole sui volti degli sposi/e e soffiato una leggera e fresca brezza che ha allietato ulteriormente i presenti che fra parenti ed amici, escludendo forze dell’ordine e giornalisti, erano circa 200. Purtroppo le coppie che hanno avuto il ‘coraggio’ di sposarsi sono state solo due, una gay e una lesbo, poiché la coppia etero e altre due coppie gay, constatata la nutrita presenza di giornalisti e mezzi di stampa locali e nazionali, hanno preferito all’ultimo momento ritirarsi dal compiere l’atto pubblico del matrimonio. Si è provato a mediare con i giornalisti dicendo loro che magari sarebbe stato meglio tenere spente le telecamere durante la celebrazione al fine di salvaguardare la privacy delle coppie impaurite, ma giustamente poi, si è definitivamente deciso di far sposare sotto la luce dei riflettori e dei fotografi solo coloro che ne hanno avuto realmente il coraggio di andare fino in fondo. Si sono sposati così Emiliano con Eracle e Barbara con Carla. Le due coppie durante il tragitto da Piazzale Ulrichs a Via Benedetto Croce sono state incoraggiate dai numerosi presenti e soprattutto fermate da passati sconosciuti che si sono sinceramente complimentati e che hanno offerto loro anche un piccolo ristoro. Un sincero ringraziamento a tutti gli amici e amiche che hanno accompagnato e sentito questa nostra iniziativa percependone speranze e aspirazoni. Ringraziamo anche le forze dell'ordine per la loro disponibilità nell'arco di tutta la giornata e in fine ringraziamo la stampa per essere stata paziente e presente in massa. Nella speranza che opportunità come questa si moltiplichino e che aumenti la presenza di coppie etero gltb. Chiudiamo queste righe ribadendo che il nostro intento non è quello di creare atti provocatori, né di forzare la religione ad accettare realtà diverse dai propri canoni, ma chiedendo con forza allo Stato di essere nella pratica e non solo nella teoria democratico, che si adoperi nella tutela dei diritti di tutte le diversità che rappresenta.

Il comitato organizzatore: Stargayte, Verdi Abruzzo, Arcilesbica e Arcigay L’Aquila.


A pochi giorni dal RomaPride

Anche quest’anno la città di Roma ospita il RomaPride, la manifestazione dell’orgoglio lesbico, gay e transessuale, la cui parata è prevista sabato 7 giugno. La piattaforma politica, il calendario degli eventi e la manifestazione di piazza del 7 giugno sono stati presentati questa mattina in una conferenza stampa presso la sede della Provincia di Roma a Palazzo Valentini. La manifestazione gode dei patrocini di Regione Lazio e Provincia di Roma. Erano presenti in conferenza stampa Rossana Praitano, presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli, referente del Comitato promotore del RomaPride, la deputata Pd Paola Concia, l’Assessore regionale al Bilancio Luigi Nieri, l’Assessore provinciale alle Politiche culturali Cecilia D’Elia e alcuni rappresentati delle associazioni che compongono il coordinamento (Facciamo Breccia, Gruppo Pesce, Rosa Arcobaleno, Rainbow Choir). Dopo le difficoltà sorte nei giorni scorsi in merito all’autorizzazione per l’utilizzo di Piazza di Porta San Giovanni a causa della coincidenza della chiusura del corteo del RomaPride con un concerto all’interno della Basilica di San Giovanni, il Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli annuncia la richiesta di un incontro risolutivo con la Questura e la Prefettura. I responsabili del comitato promotore hanno rivolto un appello al buon senso da parte di tutte le parti in causa. "Se la decisione della Questura ha motivazioni tecniche allora è risolvibile, ma se interpreta qualche malumore diffuso allora è pretestuosa", afferma Rossana Praitano, presidente del circolo Mario Mieli e referente del Comitato Roma Pride 2008. "Non credo che la Questura sia un organo politico. “Se il problema è davvero la presenza di un coro nella basilica di San Giovanni – prosegue Praitano - siamo disposti ad anticipare il nostro arrivo in piazza e abbiamo già ottenuto la disponibilità dal coro stesso a posticipare di mezz’ora l’evento. In ogni caso il gay pride è sempre stato una manifestazione pacifica e la presenza contemporanea dei due eventi sarebbe invece un grande segnale culturale". Un parere condiviso anche dall’assessore regionale, Luigi Nieri che afferma: "mi auguro che anche da parte del Comune ci sia un atteggiamento di apertura da qui alle prossime ore. Il gay pride è una manifestazione pacifica che rivendica diritti negati". D’accordo anche l’assessore provinciale, Cecilia D’Elia: "dare il patrocinio quando il governo e altri enti non lo hanno fatto è una responsabilità che rivendico in nome dell’articolo 3 della nostra Costituzione". Per Paola Concia del Pd, "il gay pride fa parte della cultura storica del nostro Paese e che piaccia o no non deve essere oggetto delle decisioni della politica. Mi auguro che si trovi una soluzione anche per smorzare un clima pesante che si sta creando in questi giorni". La manifestazione sarà caratterizzata, come da tradizione, dai toni dell’allegria e della pacifica convivenza, senza scordare le rivendicazioni politiche, sintetizzate dallo slogan "Testardamente. Parità, dignità, laicità".Ad aprire il corteo, che partirà sabato alle 16 da piazza della Repubblica, un pullman a due piani fucsia con i rappresentanti del Coordinamento RomaPride. A seguire quindici carri delle ventidue associazioni lgbtq e non solo.
FONTE Andrea Berardicurti [Segreteria Politica Circolo di Cultura Omosessuale ‘Mario Mieli’]
INVIATO DA Paolo Violi Fondazione Massimo Consoli


FACCIAMOCI SENTIRE DA MAHMUD

Ecco che cosa fa agli omosessuali iraniani
di Aurelio Mancuso

Dal 1979 ad oggi, secondo le organizzazioni internazionali umanitarie più di 4000 gay e lesbiche sono state condannate a morte. La guida spirituale e politica della rivoluzione islamica iraniana l’ayatollah Khomeini, pubblicò una fatwa sulla transessualità che la definiva una condizione medica che andava curata con la chirurgia. Da allora sono state migliaia le operazioni effettuate sotto la stretta sorveglianza dei guardiani della rivoluzione. Quindi, la legge in Iran prevede la morte per chi pratica l'omosessualità mentre il governo iraniano fornisce 5mila dollari a ogni persona che vuole cambiare sesso, oltre ai costi della terapia ormonale. Le transessuali sono oggi in Iran circa 150 mila, un numero percentualmente spropositato se si pensa che le transessuali italiane sono circa 25mila. Moltissimi gay iraniani, pur di scampare a persecuzioni e morte, sono "portati" ad operarsi, a mutilare il proprio corpo, vittime di un’inaudita violenza psicologica. Con questi numeri si presenta il presidente della Repubblica Islamica dell’Iran a Roma per la Conferenza della Fao. Ringrazio il Riformista di aver acceso un potente faro sul caso Iran. Per Arcigay, questa è anche la migliore occasione per rilanciare l’allarme sulla situazione dei diritti umani in Iran, diventata sempre più insostenibile a seguito di un’articolata campagna repressiva. L’Iran non è l’unico paese al mondo che ammazza per legge i gay e le lesbiche, gli fanno compagnia Arabia Saudita, Sudan, Yemen, Mauritania, Pakistan. Un’altra ottantina di Stati prevede condanne severe, anche il carcere a vita, e permette, quando non sollecita, torture, violenze, discriminazioni. Ma l’Iran ha un triste primato nel reprimere con la violenza ogni diritto delle persone omosessuali. Nei primi anni '80, per esempio, 70 persone sono state trucidate dopo aver tentato di organizzarsi in un'associazione gay e lesbica. Altri 100 omosessuali sono stati condannati a morte nel 1992 dopo un'incursione della polizia ad una festa privata. Negli ultimi anni, proprio da quando si è insediato Ahmadinejad, la persecuzione contro gli omosessuali ha conosciuto un’escalation. Sotto il suo governo sono state portate a termine esecuzioni pubbliche dimostrative di giovani accusati di violenze contro i minori, ma in verità solo incolpevoli vittime, orrendamente scelte come prova di forza. D’altronde l’accusa di sodomia è utilizzata, e in questo l’Iran fa buona compagnia a tanti regimi sanguinari odierni e del passato, come arma politica di eliminazione dei dissidenti e degli avversari politici. I metodi più usati per uccidere le persone accusate di omosessualità sono la decapitazione, il taglio in due con la scimitarra, la lapidazione, il rogo al palo e il lancio da un precipizio o dal tetto di un palazzo, anche se di recente si preferisce l’impiccagione perché consente una maggiore teatralità e coinvolgimento popolare. Ho avuto un sobbalzo quando ieri ho letto su la Repubblica l’intervento di Lucio Caracciolo, che derubrica Mahmud Ahmadinejad a diavoletto subdolo e odioso. L’articolo, summa di real politik, non può certamente tenere conto della scia di sangue che accompagna il presidente iraniano. Quando si tratta di diplomazia tra stati, strategie regionali e mondiali, per alcuni la vita delle persone slitta in secondo piano, diventa una variabile indifferente. Sappiamo bene che l'Italia, sia per ragioni commerciali sia per il suo ruolo di componente della Comitato per diritti umani dell’Onu, assunto il 20 Giugno 2007, sarebbe una voce ascoltata in Iran. Per queste ragioni e per riaffermare la ferma e fattiva promozione del diritto alla vita, che ha fatto dell'Italia uno dei principali attori della battaglia per la moratoria universale contro la pena di morte, chiediamo che il Governo, sia con azioni diplomatiche dirette, sia con iniziative coordinate in sede europea, faccia il possibile per scongiurare il perpetuarsi di questa situazione di oltraggio alla vita e ai diritti umani fondamentali, richiami l'Iran al rispetto dei trattati internazionali e sostenga i movimenti per i diritti civili presenti nel paese.

FONTE il Riformista 3 giugno 2008

INVIATO DA Aurelio Mancuso presidente nazionale Arcigay Mobile 335 310659
blog.libero.it/mancuso - msn: preatoria@libero.it



PIAZZA SAN GIOVANNI ERA AUTORIZZATA

Apprendiamo dal sito Corriere.it che la Questura di Roma dichiara che non ha mai ritirato l’autorizzazione per Piazza San Giovanni poiché quest’ultima in realtà non è mai stata concessa. Non vogliamo entrare in polemica con la Questura con cui negli anni abbiamo avuto ottimi rapporti di collaborazione, ma puntualizziamo che in data 11 aprile 2008 il Circolo Mario Mieli si è presentato in via di San Vitale per notificare il percorso del 7 giugno. Quest’ultimo è stato autorizzato da tanto di timbro dalla Divisione Gabinetto e immediatamente faxato al Comune di Roma. Tale documento è in nostro possesso. Dal 11 aprile in poi nessun autorità competente ci ha comunicato di una precedente richiesta del Vicariato di Roma, soltanto ieri ci è stato fatto presente in conferenza dei servizi di un problema di sovrapposizione di eventi.

CIRCOLO DI CULTURA OMOSESSUALE MARIO MIELI

Andrea Berardicurti
Segreteria Politica Via Efeso, 2/A 00146 R O M A
tel. 065413985 fax 065413971 3487708437



RomaPride 2008 a San Giovanni: fare chiarezza.

Dopo l’appello di ieri rivolto dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, in qualità di organizzatore del RomaPride del 7 giugno, alla Questura di Roma di riconsiderare il divieto posto per la Piazza di Porta San Giovanni quale luogo conclusivo del corteo, si rivolge anche un invito al Vicariato di Roma ad esprimere pubblicamente eventuali proprie preoccupazioni o qualunque pregiudiziale di sorta all’utilizzo della piazza. Questa richiesta è posta per chiarezza ed anche per permettere di comprendere quale sia l’interlocutore con cui trovare soluzioni per lo svolgimento di entrambe le iniziative, la conclusione del corteo ed il coro dentro la Basilica, cioè l’evento ritenuto dalla Questura incompatibile con il corteo. Specificatamente prospettiamo già pubblicamente una possibile felice risoluzione nello spostamento di un’ora in avanti dell’inizio del concerto, che eviterebbe la così tanto temuta sovrapposizione. Questa richiesta di un qualche segnale dal parte del Vicariato è dettata anche dal dubbio che le ragioni del diniego non nascano dall’incomprensibile incompatibilità fra il Pride ed un coro di musica sacra in luoghi contigui e in orari diversi, ma da valutazioni politiche di cui non si capisce la provenienza. Va evitato che ogni cittadino sia costretto a darsi da solo le proprie risposte, anche perché queste potrebbero facilmente concentrarsi sull’idea che sia l’autorità ecclesiastica l’ispiratrice del divieto. Il nostro invito è mirato ad evitare che sorgano polemiche indistinte, a far si che chi pone delle richieste se ne prenda la responsabilità e perché sta crescendo in tanti la sensazione che La Chiesa Cattolica, certamente distante dalle richieste dei cittadini omosessuali e transessuali, questa volta sia estranea alla vicenda del Pride. E’ evidente che il Pride di Roma risulta fortemente e pretestuosamente osteggiato. E’ necessario capire da chi e perché. Se fosse invece una cosa di poca rilevanza, facilmente risolvibile nella maniera prospettata, sarebbe giusto risolverla.

Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli

La Presidente - Rossana Praitano
Segreteria politica - Andrea Berardicurti 348/7708437


GAY PRIDE, GRUPPO EVERYONE:
“GOVERNO ITALIANO COME REGIME OMOFOBICO CHE NON RISPETTA I DIRITTI UMANI”

“Ciò che sta accadendo, in un'Italia che è già in preda a un delirio razzista, è un atto di grave omofobia istituzionale ed è il principio di una forma di negazionismo della Memoria GLBT che risulta intollerabile”. Commentano così i leader del Gruppo EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau la notizia di ieri sera secondo cui la Questura di Roma, che l’11 aprile aveva concesso agli organizzatori del Roma Pride del 7 giugno la possibilità di concludere la manifestazione in Piazza San Giovanni, ha revocato l’autorizzazione per la conclusione della marcia nella stessa sede in cui l’anno scorso, durante la fine del Pride nazionale, si era riunito quasi un milione di persone. La motivazione, un concomitante convegno e concerto corale all’interno dei Palazzi Lateranensi. “Chiediamo al Ministro dell’Interno di revocare quest’ultima decisione immediatamente e di garantire il regolare svolgimento del Pride romano così come stabilito l’11 aprile scorso. Se così non avvenisse, porteremo il caso all’attenzione delle massime Istituzioni Europee. Negare il patrocinio e affermare che questo governo è espressione di un popolo italiano che non riconosce i diritti GLBT, come ha fatto il Ministro ex velina Mara Carfagna, corrisponde infine a definire il governo come un regime omofobico che non rispetta i diritti umani e questo non è consentito, per fortuna, dalle norme Ue, dalle Carte per i Diritti dell'Uomo, dalla stessa Costituzione.” "Il Governo Italiano, e così il Ministro Carfagna, non hanno una preparazione riguardo al significato delle manifestazioni per i Diritti Umani," continuano Malini, Pegoraro e Picciau "che non è semplicemente quello di combattere la discriminazione, ma di celebrare la presenza e il contributo di una minoranza, già oggetto di persecuzioni, all'interno della società. Secondo la Carfagna, quindi, quando il Governo riterrà che gli ebrei non sono più discriminati, negherà il patrocinio al Giorno della Memoria o alle Marce dei Vivi? Il Gay Pride e il Corteo LGBT (Gay Parade)” proseguono gli attivisti “sono manifestazioni riconosciute in tutti i Paesi democratici e celebrano l'orgoglio della comunità omosessuale riguardo alla sua stessa esistenza, alle sue istanze di emancipazione alle sue tradizioni, alla sua cultura”. “Credo – aveva affermato la Carfagna ai microfoni di Sky Tg24 qualche giorno fa - che il Gay Pride sia una manifestazione che dà una visione caricaturale di un mondo che invece va affrontato con grande serietà e che va rispettato”. Riguardo a questo, i rappresentanti di EveryOne spiegano che “le simbologie 'trasgressive', che suscitano l'ilarità o la disapprovazione degli intolleranti, costituiscono la memoria storica della persecuzione che a Berlino colpì la comunità e lo stile di vita gay, la cui estetica era improntata a una ricerca di libertà, creatività e disinibizione, in reazione a secoli di repressione ed emarginazione. Il travestitismo, il nudo, il lato 'cabarettistico' del Gay Pride hanno precisi riferimenti culturali, sociali e politici su cui si basarono le istanze contro l'omofobia di Magnus Hirschfeld, nonché l'opera eroica dei primi movimenti per i diritti GLBT. Il modello proposto dai nuovi movimenti per i diritti omosessuali si poneva quale unica forma possibile di contrasto alla repressione promossa dall'Articolo 175 del Codice penale tedesco, che considerava l'omosessualità un crimine e fu il fondamento ideologico per la persecuzione attuata dai carnefici di Hitler. Sicuramente” concludono “né il Ministro né la totalità del Governo Berlusconi conosce questi e altri aspetti del Gay Pride, la cui presenza nella società assicura un principio di rispetto delle tradizioni della diversità. Il Giorno dell'Orgoglio Gay è un invito internazionale ad accettare i diritti delle persone GLBT e a dire 'mai più alle persecuzioni”.

Per ulteriori informazioni:

Gruppo EveryOne Tel: (+ 39) 334 8429527
www.everyonegroup.com :: info@everyonegroup.com



LETTERA AL PRESIDENTE NAPOLITANO

Ho inviato al Presidente la lettera.che segue. Non so se la leggerà,ovviamente, né tantomeno se sortirà qualche effetto, ma non potevo non tentare, data la situazione di "colonia" che ancora siamo costretti a subire. Continuo in ogni caso a ritenere, al di là delle polemiche tra le varie anime della Comunità varia, che l'unico luogo significativo e significante (per il solo corteo nazionale del GayPride) sia ancora Roma, finché da Roma un qualsiasi teocrate assoluto travestito da icona continuerà a governare la politica degli italiani con la scusa della religione e l'arroganza di essere il depositario dell'unica vera verità passata, presente e futura. Gajssimi saluti Alba

Signor Presidente della Repubblica Italiana,
Sig.Giorgio Napolitano,
nell'ormai lontano 1974,neo nominata docente s.m.s. giurai solennemente di osservare,difendere e insegnare la Costituzione della nostra Repubblica assieme alla Storia e all'arte. Sapevo bene che è la Legge di tutti i cittadini dello Stato Italia, il patto fondante a cui tutte le altre leggi e regolamenti devono coerentemente riferirsi. Ancora ho ricordo dell'emozione grande, che mi ha preso il cuore e la voce nel pronunciare la formula, consapevole della responsabilità che mi stavo assumendo pubblicamente. Tra le molte difficoltà, ho trascorso la mia intera vita e spero quel che ne rimane, a spendere esperienza, conoscenze ed energie per la crescita umana, civile e culturale dei cittadini dell'Italia presente e futura, perché e i principi costituzionali possano diventare parte integrante e vitale della vita quotidiana di ciascuno, nella nostra terra e oltre, come certo desideravano coloro che fortemente li vollero e democraticamente li promulgarono. Ma la nostra Costituzione è ancora purtroppo poco nota a tutti i livelli e ancor meno applicata nella vita civile. Cosi ignorandola si ritiene necessario ri-scriverli falsandone addirittura il significato. "Innovazioni costituzionali" ( con relative leggi e regolamenti applicativi), inutili, anzi che possono generare confusione e disagio poiché i principi sono già tutti scritti, in forma chiara, semplice, inequivocabile, negli articoli relativi della Costituzione. Faccio solo un esempio: cos'è per lo Stato Italiano una famiglia? "società naturale fondata sul matrimonio" ovvero sull'impegno reciproco liberamente scelto e pubblicamente testimoniato, tra persone, secondo la loro natura, a con-dividere la loro quotidianità, con tutto ciò che comporta, cioè aiutarsi nelle avversità come condividere le gioie, per e con amore e rispetto vicendevoli.Dichiararlo e solennemente annotarlo su un atto pubblico "di Stato" è quindi una pura "formalità contrattuale", per rendere gli interessati titolari, civilmente, dei diritti, dei doveri e delle responsabilità che ne derivano. E lo Stato dovrebbe essere ben felice di esserne garante. Per tutti. Ma quanti cittadini sono discriminati, esclusi, umiliati proprio in ciò rispetto a una parte della popolazione dell'Italia, ed anche della Comunità Europea?
Dopo sessant'anni non è forse improrogabile attualizzare il "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua o religione"? Anche nell'organizzarsi la propria "famiglia" e la vita civile in base alle personali scelte di vita e di affetti, e non solo di norme religiose, senza ulteriori discriminazioni. Non è rimandabile oltre l'applicazione in Italia di quanto già vigente in Europa nostra "patria allargata", in difesa della vita civile, culturale e socio-affettiva, dell'incolumità psico-fisica, del lavoro. Per le donne, gli omosessuali, i transgender, è urgente ed ineludibile difenderne il rispetto umano, il diritto ad essere pienamente in una società di pari, a collaborare ciascuno secondo le proprie capacità alla sua realizzazione. Lei, Signor Presidente, rappresenta tutti i cittadini italiani, anche quelli a cui parità di diritti è ancora negata di fatto e che, come in un passato non troppo lontano, è ancora oggetto di discriminazioni e violenza. Le chiedo perciò di compiere un atto simbolico positivo di attenzione nei confronti della annuale celebrazione del GayPride Nazionale 2008, certa che la Sua sensibilità potrà consigliarLe i modi e i mezzi più opportuni ed efficaci. Ringraziando per l'attenzione
Alba Montori
evviva le differenze -evviva i pari diritti e doveri
abbasso falsità e ipocrisia - abbasso omologazioni egualitariste
condividi le informazioni e le esperienze
http://albamontori.blogspot.com


LAMBDAISTANBUL DOPO LA DECISIONE DI CHIUSURA DA PARTE DELLA CORTE:
COSA FARE ADESSO?
da lambdaistanbul.org

“Il 29 maggio 2008 la Corte di Giustizia di Istanbul ha annunciato la sua decisione di chiudere l’associazione di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (GLBT) della città, Lambdaistanbul. L’associazione non chiuderà finchè non verrà emessa una sentenza definitiva della Suprema Corte d’Appello. Lambdaistanbul, organizzazione locale antimilitarista attiva dal 1993, viene inserita nel registro delle associazioni (e quindi è ufficialmente riconosciuta) nel maggio 2006. Tuttavia, la municipalità di Istanbul ha ritenuto che lo statuto dell’organizzazione fosse illegale e contro la moralità pubblica, e ha fatto causa all’associazione al fine di chiuderla. Sebbene il Pubblico Ministero abbia rifiutato di pronunciarsi sulla base della libertà di associazione, la municipalità ha fatto ricorso, portando il caso fino alla Suprema Corte d’Appello. Il processo è iniziato nel luglio del 2007. Il 29 maggio 2008, data della sentenza, la Corte ha deciso in favore della chiusura di Lambdaistanbul, nonostante il rapporto legale di alcuni esperti non avesse trovato alcun riscontro con le accuse. A nostro avviso, questo processo è solo il primo passo di una campagna discriminatoria nei confronti delle associazioni GLBT che lavorano in Turchia. Invece di accettare e tutelare l’esistenza delle associazioni GLBT, le autorità statali turche hanno deciso di condannarle e privarle del loro diritto di esistere. Non abbiamo alcuna intenzione di allontanarci dal nostro lavoro e continueremo a lottare, al fine di ottenere il riconoscimento legale, pur essendo consapevoli dei rischi a cui andiamo incontro, ma pensiamo che non sia più possibile ignorarci.

FACCIAMO APPELLO ALLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE AFFINCHÈ CI SOSTENGA
NEL NOSTRO LAVORO:
1) Invitiamo tutti, associazioni e singoli individui, a sostenere la nostra battaglia, inviando una mail (nome, cognome, professione) al seguente indirizzo donttouchmyassociation@gmail.com
2) Scenderemo in piazza sabato 7 giugno per protestare contro la decisione della Corte che ci vuole obbligare a chiudere. Vi invitiamo ad organizzare campagne e dimostrazioni nelle vostre città, al fine di appoggiare la nostra causa.
3) Presto lanceremo la nostra campagna don’t touch my association, fornendo a breve ulteriori dettagli.

ASPETTIAMO LA VOSTRA SOLIDARIETÀ!
LAMBDAISTANBUL


CERTI DIRITTI A GAY PRIDE LETTONIA.
VATICANO CHIARISCA OMOFOBIA CARDINALE

CERTI DIRITTI CHIEDE AL VATICANO CHIARIMENTI SU GRAVI AFFERMAZIONI OMOFOBICHE CARDINALE LETTONE, SAREMO ANCHE NOI AL GAY PRIDE DI RIGA.
L’Associazione radicale Certi Diritti partecipa, con il responsabile per le questioni europee dell’Associazione e funzionario liberale al PE, Ottavio Marzocchi al Gay Pride della capitale della Lettonia, Riga. La manifestazione si svolgerà questo week end e culminerà domani, sabato 31 maggio, con una marcia nel centro della città. Insieme a Ottavio Marzocchi parteciperà all’iniziativa la deputata europea olandese del partito radicale D66 nel quadro della campagna per i diritti LGBT "ALDE 4 Equality" del gruppo Liberale e Democratico del Parlamento europeo. Al Gay Pride partecipano anche le associazioni LGBT europee e quelle per i diritti umani, tra le quali Amnesty International, che monitoreranno in particolare l'andamento della manifestazione e la protezione garantita dalle autorità locali e nazionali. L’Associazione Certi Diritti chiede urgentemente alle gerarchie vaticane di chiarire la loro posizione rispetto alle affermazioni violente ed omofobiche del cardinale lettone Janis Pujats, verificando al più presto se parla a nome del Vaticano o suo personale. In una lettera aperta al Governo firmata dalla conferenza dell'arcidiocesi di Riga, il cardinale omofobico ha infatti chiesto alle autorità di dichiarare la marcia illegale e di proibirla, perché contraria "alla morale ed alla famiglia". La lettera paragona gli omosessuali agli alcolizzati, ai drogati ed alle altre “pseudo-minoranze con inclinazioni immorali”, critica gli "stranieri" che parteciperanno al gay pride al fine di "propagandare pubblicamente perversioni”, denunciando “che tale vergognoso comportamento sarà pure protetto dalla polizia, umiliata perché forzata a stare vicino ai gay durante la marcia". Alcuni esponenti politici si sono associati all'appello omofobico, tra cui il vice Sindaco di Riga insieme ad altri di partiti di destra e di sinistra. Il Direttore esecutivo del Comune di Riga ha richiamato i politici e i religiosi ai principi della democrazia e dello Stato di diritto, affermando che "non si possono basare le decisioni sulle emozioni, perché ci sono leggi e norme da rispettare". L'organizzazione omofobica "no pride" anche quest'anno cercherà di sabotare la marcia ostacolando, intimorendo ed aggredendo i partecipanti.



I gesuiti aprono alle coppie omosessuali; scontro sulla piazza negata al Gay Pride

Per la Compagnia di Gesù il diritto al riconoscimento legale è sancito dalla Costituzione -
MILANO - I gesuiti aprono agli omosessuali e definiscono «scelta giustificabile» quella del riconoscimento giuridico del «legame tra persone dello stesso sesso». Lo sostengono con un articolo di oltre venti pagine sul numero di giugno di «Aggiornamenti sociali», rivista della Compagnia di Gesù, diretta da padre Bartolomeo Sorge, politologo, scrittore, grande esperto della dottrina sociale della chiesa. Il problema è analizzato sotto il profilo dottrinale, giuridico, psicologico, storico, sociale. La conclusione è che «il riconoscimento giuridico, quale presa d´atto di relazioni già in essere, trova la sua giustificazione in quanto concorre alla costruzione del bene comune. Prendersi cura dell´altro stabilmente è contributo alla vita sociale». Al centro San Fedele di Milano, sede della rivista, spiegano che «lo scopo dell´intervento è quello di aprire uno spazio di dialogo e di confronto sereno, fuori dalle strumentalizzazioni politiche» su un tema molto controverso all´interno del mondo cattolico e della società. L´articolo mette in fuga subito le possibili obiezioni da parte di chi sostiene che il riconoscimento legale delle coppie gay potrebbe minare le fondamenta del matrimonio tradizionale, cioè l´unione fra un uomo e una donna: «La centralità sociale del matrimonio è collegata al compito della generazione ed educazione di nuovi individui». Anzi «pare difficile» che riconoscere «alcuni diritti fondati su una continuità di una convivenza e di una relazione affettiva» possa portare a una «svalutazione» della famiglia tradizionale o a una rivoluzione sociale. Per i gesuiti, la richiesta degli omosessuali per ottenere il riconoscimento legale trova sostegno nell´articolo 2 della Costituzione «il quale prescrive che alla persona debbano essere riconosciuti diritti inviolabili e imposti doveri inderogabili sia come singolo sia nelle formazioni sociali in cui si svolge la sua personalità». Quanto alla scelta della forma giuridica di riconoscimento, l´articolo propende per la mera registrazione della convivenza, senza manifestazione di consenso proprio per evitare di «introdurre modelli paralleli a quelli matrimoniali». Intanto sale il tono della polemica sul diniego di piazza San Giovanni al comitato organizzatore della tradizionale parata Gay Pride prevista per sabato 7 giugno. Vibrate proteste arrivano dal Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli: «Siamo stupiti e amareggiati. La Questura ha ritirato con due mesi di ritardo l´autorizzazione con la motivazione di un concomitante convegno e concerto corale all´interno dei Palazzi Lateranensi». Il presidente nazionale dell´Arci Gay, Aurelio Mancuso, parla di «grave provocazione politica» e chiede «quali problemi d´ordine pubblico potrebbero sorgere tra una parata nelle vie di Roma e si conclude nella storica piazza e un´iniziativa della gerarchia cattolica dentro la Basilica?». Di «operazione antidemocratica e incivile», parla l´ex ministro Paolo Ferrero (Prc), mentre Anna Paola Concia, deputata del Pd, annuncia un´interrogazione parlamentare. Per i radicali Rita Bernardini, Marco Perduca e Sergio Rovasio si tratta di «un diniego inaccettabile».
INVIATO DA Davide Montanari +39 339 7107082


NEGATA PIAZZA SAN GIOVANNI AL ROMAPRIDE

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, organizzatore del RomaPride 2008, rende noto che ad appena nove giorni dallo svolgimento della parata di sabato 7 giugno la Questura di Roma ha ritirato l’autorizzazione, concessa originariamente in data 11 aprile, a concludere la parata a Piazza San Giovanni con la motivazione di un concomitante convegno e concerto corale all’interno dei Palazzi Lateranensi. Del problema sul percorso siamo venuti a conoscenza soltanto oggi, durante un incontro tecnico al Comune di Roma e nel conseguente incontro in Questura, senza che nessuna autorità competente l’abbia comunicato prima, nonostante siano passati quasi due mesi dall’autorizzazione originaria e dall’ampia notorietà pubblica data all’evento e al percorso. Siamo stupiti e amareggiati per l’evolversi degli eventi e per l’incredibile ritardo della comunicazione. Domani, giovedì 29 maggio, alle ore 17.30, presso la sede del Circolo Mario Mieli, in via Efeso 2/a, si terrà una conferenza stampa dove verranno dati tutti i dettagli e comunicate le nostre decisioni. Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli Segreteria Politica 3487708436/7/9 - 348 8865214


Per la prima volta in Italia un’associazione islamica ADERISCE E PARTECIPA al
’Gay pride’ Roma 7 giugno.

Si tratta della Islamic Anti-Defamation League (Iadl) impegnata nella difesa dei diritti delle comunità islamiche e dei singoli musulmani a livello legale e sociale. "Alcuni saranno presenti perché gay, lesbiche, bisessuali, transessuali o ’questioning’ - dichiara la portavoce nazionale della Iadl, Dacia Valent, nella lettera con cui comunica l’adesione alla giornata dell’orgoglio omosessuale - ma tutti noi parteciperemo perché sappiamo nel profondo dei nostri cuori e delle nostre anime che non è necessario essere "qualcosa" per sentirsi parte in causa, o parte del progetto di una vita bella da vivere". La Iadl già in passato si era occupata della difesa dei diritti degli omosessuali. "Non è la prima volta che sosteniamo il diritto degli omosessuali ad una vita piena e priva di discriminazione - conclude la nota - infatti abbiamo premiato con la Mezzaluna d’Oro un’associazione GLBTQ musulmana, Al-Fatiha, con sede a Londra"
FONTE fondazionemassimoconsoli.com INVIATO DA Paolo Violi


GUARDA IN FACCIA LA VIOLENZA
A cura di ArciLesbica Nazionale e Rete donne Arcigay

Pride Nazionale Bologna 2008 dal 28 maggio al 4 giugno a Bologna e 4 giugno ore 15.00 Piazza Santo Stefano “Guarda in faccia la violenza” è un evento/esibizione di sperimentazione culturale e animazione sociale interamente dedicato alla violenza di genere, nella sua variante per orientamento sessuale. Dal 28 maggio 15 sagome a grandezza naturale di donne lesbiche ed anche di uomini gay saranno esposte presso la Biblioteca Italiana delle Donne biblioteche in Santa Cristina, Vicolo Bolognetti quartiere San Vitale, Sala Borse, Cassero e Mel Books. Questi luoghi saranno il teatro in cui andranno in scena brevi storie di ordinaria lesbofobia e omofobia; ogni sagoma sarà portatrice di una storia, un racconto di violenza lesbofobica o omofoba, un fatto realmente accaduto in Italia in un arco di tempo che va dalla fine degli anni Ottanta ai giorni nostri e che ha coinvolto lesbiche e gay. Tali storie sono state tratte da tracce messe a disposizione della Linea Lesbica di Milano, che le ha raccolte in tanti anni di attività. Ogni passante potrà entrare in relazione, in maniera autonoma e casuale, con Maria, Francesca, Alberto… con le loro storie di violenza fisica, psicologica, sessuale ed economica; ciascuno potrà avvicinarsi alla crudeltà con cui lesbiche e gay sono stati colpiti, offesi, traditi; potrà incontrare il dolore e danni della violenza e del tradimento della fiducia. Ma chi vorrà potrà anche conoscere il coraggio, la forza, la determinazione con cui tante donne e tanti uomini, nonostante il trauma subito, sono riuscite a guardare in faccia la violenza, a rendersi conto che non ne avevano alcuna responsabilità, che non erano loro quelli “sbagliati” e a chiedere aiuto, a lottare per avere giustizia, per un futuro dignitoso e di nuovo sereno. Vissuti reali prenderanno corpo attraverso le sagome, strumenti di denuncia della violenza silenziosa e distruttiva, e insieme specchi a disposizione di ciascuno per avviare una riflessione che porti a un rifiuto fermo verso comportamenti omofobi o complici della violenza. Le sagome saranno poi raccolte, il 4 giugno, in Piazza Santo Stefano dove si terranno attività a tema, fra le quali (dalle ore 15) laboratori di formazione alla pari non formali. Nella stessa giornata (ore 18) anche il dibattito sulla violenza
esercitata su donne lesbiche e uomini gay in Italia, con particolare riferimento alle buone pratiche per la prevenzione.


I FALLEN ANGELS sono arrivati!!

Il fumetto senza precedenti che ha travolto la Spagna con l'humor più selvaggio, l'azione più trepidante e le battaglie più sorprendenti, in una serie piena di bei ragazzi pronti a perdere i vestiti con estrema facilità.
In prima traduzione mondiale, i FALLEN ANGELS sono qui!
http://angeligay.blogspot.com/


UniverCity Beta-House

Non può essere definito se non come il party universitario per eccellenza... dopo le 7000 presenze delle due precedenti edizioni del 2006 e del 2007, quest'anno torna la one night piu' cool del centro-italia ancora piu' ricca di musica, spettacolo e sensazioni... Come location quest'anno abbiamo scelto CENTI COLELLA, il centro sportivo degli universitari del capoluogo,un enorme spazio all'aperto con stupendi giardini trasformati in "Veuve Privè", privè only champagne! 2 momenti distinti nella stessa serata, il concerto di Pasqualino e Niccolò (il primo finalista ad amici e il secondo protagonista della famosa fiction "I Cesaroni") freschi del loro ultimo disco e a seguire il Party M2O con Dj Provenzano, i suoni e le tendenze della radio N° 1 in Italia, il tutto allestito in perfetto stile americano "Beta House" con Provocanti Cheerleaders e tanti mini-eventi che vi lasceranno a bocca aperta... Spettacolo del Fuoco con Bolas,Sputafuoco,Fachiro... Gare di lanci dalla struttura di arrampicata posta al fianco della pista principale...Spettacolo di Hip Hop condotto e diretto da Eleonora Pacini... il tutto sulla linea che contraddistingue Univercity Night da qualsiasi altro party...Insomma...il più grande evento universitario quest'anno non si fa mancare proprio nulla, noi non possiamo far altro che aspettarvi il 5 Giugno a Centi Colella.......

PUNTI PREVENDITA AUTORIZZATI:
bar facoltà ingegneria roio
bar facoltà scienze coppito
bar hollywood
bar barbarossa
bar dello sport scoppito
bar gallucci centro commerciale i tre moschettieri
bar gallucci centro commerciale l'aquilone
cus l'aquila centi colella
videoplay 24h mondobrico onna


“L’amore con l’amor si paga…… Sempre”!!!
Gaya CsF
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