Signor Presidente della Repubblica Italiana,
Sig.Giorgio Napolitano,
nell’ormai lontano 1974,neo nominata docente s.m.s. giurai solennemente di osservare,difendere e insegnare la Costituzione della nostra Repubblica assieme alla Storia e all'arte. Sapevo bene che è la Legge di tutti i cittadini dello Stato Italia, il patto fondante a cui tutte le altre leggi e regolamenti devono coerentemente riferirsi. Ancora ho ricordo dell’emozione grande, che mi ha preso il cuore e la voce nel pronunciare la formula, consapevole della responsabilità che mi stavo assumendo pubblicamente.
Tra le molte difficoltà, ho trascorso la mia intera vita e spero quel che ne rimane, a spendere esperienza, conoscenze ed energie per la crescita umana, civile e culturale dei cittadini dell’Italia presente e futura, perché e i principi costituzionali possano diventare parte integrante e vitale della vita quotidiana di ciascuno, nella nostra terra e oltre, come certo desideravano coloro che fortemente li vollero e democraticamente li promulgarono.
Ma la nostra Costituzione è ancora purtroppo poco nota a tutti i livelli e ancor meno applicata nella vita civile. Cosi ignorandola si ritiene necessario ri-scriverli falsandone addirittura il significato. "Innovazioni costituzionali" ( con relative leggi e regolamenti applicativi), inutili, anzi che possono generare confusione e disagio poiché i principi sono già tutti scritti, in forma chiara, semplice, inequivocabile, negli articoli relativi della Costituzione.
Faccio solo un esempio: cos'è per lo Stato Italiano una famiglia ?
"società naturale fondata sul matrimonio" ovvero sull'impegno reciproco liberamente scelto e pubblicamente testimoniato, tra persone, secondo la loro natura, a con-dividere la loro quotidianità, con tutto ciò che comporta, cioè aiutarsi nelle avversità come condividere le gioie, per e con amore e rispetto vicendevoli.Dichiararlo e solennemente annotarlo su un atto pubblico "di Stato" è quindi una pura "formalità contrattuale", per rendere gli interessati titolari, civilmente, dei diritti, dei doveri e delle responsabilità che ne derivano. E lo Stato dovrebbe essere ben felice di esserne garante. Per tutti.
Ma quanti cittadini sono discriminati, esclusi, umiliati proprio in ciò rispetto a una parte della popolazione dell'Italia, ed anche della Comunità Europea?
Dopo sessant'anni non è forse improrogabile attualizzare il "senza distinzione di sesso, di razza, di lingua o religione"? Anche nell'organizzarsi la propria "famiglia" e la vita civile in base alle personali scelte di vita e di affetti, e non solo di norme religiose, senza ulteriori discriminazioni.
Non è rimandabile oltre l'applicazione in Italia di quanto già vigente in Europa nostra "patria allargata", in difesa della vita civile, culturale e socio-affettiva, dell'incolumità psico-fisica, del lavoro. Per le donne, gli omosessuali, i transgender, è urgente ed ineludibile difenderne il rispetto umano, il diritto ad essere pienamente in una società di pari, a collaborare ciascuno secondo le proprie capacità alla sua realizzazione.
Lei, Signor Presidente, rappresenta tutti i cittadini italiani, anche quelli a cui parità di diritti è ancora negata di fatto e che, come in un passato non troppo lontano, è ancora oggetto di discriminazioni e violenza.
Le chiedo perciò di compiere un atto simbolico positivo di attenzione nei confronti della annuale celebrazione del GayPride Nazionale 2008, certa che la Sua sensibilità potrà consigliarLe i modi e i mezzi più opportuni ed efficaci.
Ringraziando per l'attenzione
Alba Montori
1 commento:
Ufficialità, ragione ed una forse religione che sicuramente resta superficiale ad ogni tentativo di preghiera, forse disperata, magari di conforto (o almeno così dovrebbe essere). Grazie Dott.ssa Montori per l'impegno e la rappresentanza in quanto portavoce, urlo di forza e grinta con cui, itrepida, lotti e tanto offri alla civiltà contemporanea. Grazie di esistere!
Remo Bevilacqua
Posta un commento