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mercoledì 25 luglio 2007

NON VOGLIO PIETà, SOLO DIRITTI

Anche a distanza di qualche giorno queste parole mi riempiono il cuore di amore...
..e il pensiero mi corre a tanti amici e amiche che non ci sono più e a tanti coniugi rimasti soli e senza il diritto neanche alla vedovanza....

"Eppur si muove"
allora non stiamo lottando invano
alba

«FINALMENTE SONO QUALCUNO NON VOGLIO PIETà, SOLO DIRITTI»

Parla Mario Chinazzo il vedovo che ha ottenuto il riconoscimento della convivenza gay

venerdì 20 luglio 2007 , di il Corriere della Sera

di Ernesto Menicucci

ROMA — «Finalmente sono qualcuno».
Mario Chinazzo, 70 anni, pensionato, l'ex convivente di Roberto Chiesa, parla in maniera pacata.
Si definisce «un freddo», uno che «non ha pianto, se non quando ho visto Roberto nella bara», ma da ieri è un uomo felice. È parte civile nel processo, dopo una decisione storica.

Signor Chinazzo, sensazioni?
«È una decisione liberatoria, per me e tante coppie di fatto. Sono incredulo: non ci speravo».

Perché dice che finalmente è «qualcuno»?
«Troppe volte mi sono sentito dire che per Roberto io non ero nessuno. Chiedevo informazioni sulle indagini e non mi dicevano niente. Era pesante. Anche un pubblico ministero me lo ha detto...».

Si sente un simbolo?
«No, però se ho dato una mano a qualcuno sono contento.
Non voglio pietà o commiserazione ma due o tre diritti».

Una sentenza che cambia la vita di tanti.
«Si apre una pista per chi soffre di discriminazioni. Io e Roberto eravamo una famiglia: dividevamo tutto da 25 anni, anche le spese di casa. Su molti documenti della banca c'era l'intestazione "noi sottoscritti"».

Come è riuscito a far crollare questo muro?
«Ho avuto un avvocato bravissimo, Davide Stoppello. E ho trovato un giudice che sembrava rigido ma poi ha ragionato».

Come ha conosciuto Roberto?
«Facendo spese da Coin, a San Giovanni. Abitavamo vicini, io al Pigneto, lui a piazza Lodi. Gli erano morti i genitori da poco, siamo andati subito a vivere insieme».

Nella casa del delitto?
«La pagavo io e ho insistito per intestarla a lui: sono più vecchio e pensavo che se mi fosse successo qualcosa gli sarebbe rimasta».

Come ha potuto tenerla?
«Avevo l'usufrutto. È stato Roberto a volerlo»

Ha deciso lei sul funerale?
«Sì, ho dato seguito alle sue volontà: è stato cremato e messo vicino alla madre a Prima Porta».

Non ha pensato di cambiare abitazione?
«Non ho paura dei ricordi. Graziella, la sorella, mi ha proposto di venderla. Per lei sono un altro fratello. Le ho detto di no. Sono rientrato e ho lavato il sangue di Roberto: anche nei mobili, l'ho trovato...»

In tribunale ha visto l'assassino. Un tuffo al cuore?
«Me lo ricordavo strafottente durante il riconoscimento, l'ho ritrovato contrito: sarà stato consigliato così per fini processuali».

Ha provato a parlarci?
«No, è vietato. Quegli occhi, però, non li dimenticherò mai».

Ora che farà? C'è spazio per una nuova relazione?
«Andrò avanti, anche senza un uomo meraviglioso da svegliare col caffé. E starò da solo: chi se lo prende un pezzo di antiquariato come me?»

altri articoli e link
GayNews: la via giudiziaria ai diritti di gay e lesbiche
http://www.grillini.it/show.php?4634
http://www.arcigay.it/show.php?2669
Mario Chinazzo ringrazia GAY HELP LINE
GayHelp Line

1 commento:

Anonimo ha detto...

20 luglio, 2007
Corriere della Sera
Pagina: 009
Sezione: reati omicidi -

Gay ucciso, sì al compagno come parte civile
È la prima volta in Italia. Il giudice ha riconosciuto il «danno diretto» del convivente

ROMA - Un Pacs (o un Dico, o un Cus) per via giudiziaria. Per la prima volta, in un processo penale, è stata accettata la costituzione di parte civile di un partner omosessuale. Lui è Mario Chinazzo, 70 anni, ex impiegato ministeriale. Per un quarto di secolo ha vissuto insieme a Roberto Chiesa, 63 anni, finché le coltellate di un romeno non hanno interrotto la convivenza. Ieri, al processo, il gup Claudio Carini ha accolto la richiesta di Chinazzo. Finora era successo solo nelle cause civili, per gli incidenti stradali. Nell' ordinanza, poche righe scritte a penna, il giudice ha ritenuto «il sodalizio documentalmente provato». E ha stabilito che il convivente ha subito un «danno diretto» dalla morte del partner. È stato l' avvocato Daniele Stoppello a depositare le carte che hanno convinto il gup: un testamento in cui la vittima dell' omicidio ha nominato, fra gli eredi, anche il partner; un atto notorio che attesta che la convivenza era iniziata nell' 82; i documenti che dimostrano che la coppia ha sempre condiviso le spese dell' abitazione; un conto corrente in comune. Favorevole il parere del pm, Marcello Monteleone, soddisfatto l' avvocato Stoppello: «Il giudice ha ritenuto che il convivente omosessuale meriti la stessa attenzione e abbia gli stessi diritti del coniuge». Ribaltando la motivazione, il gup ha invece respinto la costituzione di parte civile dell' Arcigay e del Campidoglio, che aveva annunciato fin da mercoledì l' intenzione di partecipare al processo. Mancanza di «danno diretto», in sostanza. La decisione ha gettato nello «sconforto» la sezione romana dell' associazione, mentre si limita a una spiegazione tecnica l' avvocato Nicola Sabato: «Noi spendiamo una relazione giuridica tra il Comune e il cittadino che la morte interrompe. Ma i magistrati non riescono a cogliere il contenuto patrimoniale di questo rapporto». Chiesa è stato ucciso il 7 marzo nel suo appartamento a San Giovanni, dove viveva con Chinazzo. Vittima e assassino si erano conosciuti due giorni prima alla stazione Termini, uno dei luoghi dove è più facile incontrare i romeni pronti a prostituirsi in cambio di 30 euro. Dopo aver consumato un rapporto sessuale, quel pomeriggio George Alin Chisereu, 23 anni, ha accoltellato Chiesa sulla porta di casa con cinque colpi alla gola. Quindi ha preso un trolley e una busta di plastica, ci ha infilato dentro un computer, profumi e vestiti, una catenina d' oro ed è fuggito. Nell' androne però ha incontrato Chinazzo, che ha riconosciuto la valigia. È stato lui a fornire ai carabinieri l' identikit dell' assassino. Il romeno è stato preso tre giorni dopo mentre stava tentando di lasciare la città. Il processo, con il rito abbreviato, proseguirà l' 8 novembre: ieri è stato interrotto perché Carini ha deciso di far sottoporre l' imputato a una perizia psichiatrica. Non è insolito, a Roma, che gli incontri tra omosessuali ed extracomunitari finiscano con la morte dei primi. Ieri ci è mancato poco: un professore di 55 anni è riuscito ad avvertire il «113» e il «118» e si è salvato per miracolo. Ha il cranio sfondato e il volto devastato; nell' appartamento c' era sangue dappertutto. La polizia cerca due romeni che la vittima, come Chiesa, aveva incontrato alla stazione Termini. * * * Marco PACCIOTTI Ds La decisione del gup è un atto giuridico di grande civiltà ed è una novità importante per la giurisprudenza del nostro Paese. Sarebbe bene che anche il Parlamento adeguasse la legislazione nazionale sulle coppie di fatto * * * FRANCO GRILLINI Deputato Sinistra dem. I nostri vedovi gay non sono nessuno perché non sono garantiti loro quei diritti umani, come il diritto di essere ammessi come parte civile in caso di morte violenta del proprio compagno, ormai garantiti in quasi tutti i Paesi europei * * * Luisa BOCCIA Senatore Prc È davvero apprezzabile la decisione del gup di Roma di ammettere come parte civile il convivente gay della vittima. E' il segnale preciso che la società è diversi passi avanti alla legislazione in materia di unioni civili * * * ARCIGAY L' associazione Il tribunale di Roma ha preso una decisione storica che non potrà che fare giurisprudenza. Ammettere Chinazzo parte civile nel processo penale è un ulteriore segnale che qualcosa sta cambiando

Di Gianvito Lavinia