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martedì 8 maggio 2007

L’Italia s’è desta


L’Italia s’è desta
Scritto da Alteredo sabato 05 maggio 2007


Un precedente storico. Albanese, omosessuale, discriminato.
Ecco la storia di Arben, un giovane immigrato regolare, uno studente, che per primo in Italia ha ottenuto lo status di rifugiato politico per il solo fatto di essere gay. Per una volta, da questo paese bigotto arriva una buona notizia…
In Parlamento si discute ancora se ai gay possano essere riconosciuti elementari diritti civili di convivenza. In provincia invece, e in questo caso a Pistoia, si è passati subito ai fatti: e si è creato un precedente politico e giuridico di grande importanza a livello nazionale e internazionale. Prima d’ora solo la laicissima e civile Svezia aveva saputo fare altrettanto.

Parliamo della concessione dello status di rifugiato politico ad un ventunenne albanese in attesa di espulsione dovuta alla scadenza del permesso di soggiorno.
Motivo: in quanto omosessuale, tornare in patria significherebbe per lui rischiare seriamente l’incolumità se non la vita.
Lui si chiama Arben, ha 21 anni, è albanese e omosessuale.
Fino a pochi giorni fa era in attesa di espulsione per la scadenza del permesso di soggiorno. Oggi è invece un rifugiato a tutti gli effetti e vive a Pistoia: in quanto omosessuale, tornare in patria significherebbe per lui rischiare seriamente l’incolumità se non la vita. “Oppure sarei costretto a sposarmi”, commenta.

L’importanza e l’assoluta novità del suo caso sta in un piccolo dettaglio giuridico: in Albania, formalmente, l’omosessualità non è più un reato. Lo era, ma nel gennaio del 1995 è stata depenalizzata con l’abrogazione dell’articolo 135 del codice penale che prevedeva pene fino a 10 anni di detenzione per atti omosessuali.
Formalmente quindi, oggi non sussistono più gli estremi per concedere lo status di rifugiato politico perché, sempre formalmente, un omosessuale in Albania non ha più niente da temere.

Ma se a livello di ordinamento giuridico il problema sembra essere risolto, questo non vale a livello di cultura popolare e convivenza sociale.
Una prova di ciò la troviamo nell’accesissimo dibattito avvenuto nel 2003 intorno alla riforma del diritto di famiglia albanese, che si è concluso con la negazione di qualsiasi riconoscimento nei confronti delle coppie omosessuali.

Ma questo accade anche in Italia, oggi, con tutte le polemiche che circondano i Dico.
In Albania però la situazione è molto più tesa e intorno al fenomeno dell’omosessualità si verificano frequentemente atti di intolleranza e discriminazione ben più preoccupanti.
Tant’è vero che Arben ha potuto fare outing solo dopo essere arrivato (legalmente) in Italia, all’età di 18 anni:
Quando ho scoperto di essere gay, a 16 anni – racconta – non sapevo neppure che esistesse la parola, l’ho dovuta trovare su internet”.

Immediate sono state le reazioni tra gli amici giunti in Italia con lui, e conseguentemente in patria: il giovane ha ricevuto pesantissime e numerose minacce di morte, anche da parte dei suoi stessi familiari. Il problema si è reso urgente l’indomani della scadenza del suo permesso di soggiorno per motivi di studio: tornare in Albania avrebbe significato vivere nella paura e rischiare di fare la stessa fine del presidente dell’equivalente albanese dell’Arcigay, ucciso in carcere.
È stata l’Arcigay toscana, insieme al Centro antidiscriminazione della Provincia di Pistoia, a prendere il mano il caso, “istruendo la pratica di richiesta di asilo ai sensi dell’art. 1 della Convenzione di Ginevra e costruendo anche un dossier dettagliato sull’attuale situazione delle persone omosessuali in Albania – racconta Bert d’Arragon, presidente di Arcigay Toscana – con l’aiuto alcuni avvocati specializzati in materia”.
Mentre veniva istruita la pratica, ecco che arriva il decreto di espulsione. Competenti a decidere su queste particolari richieste sono sette commissioni territoriali istituite dal Ministero dell’Interno. In questo caso, quella di Foggia, presieduta dal prefetto, in quanto il giovane era nel frattempo trattenuto presso il Cpt di Brindisi in attesa dell’espulsione.

È la prima volta che in Italia si verifica un evento del genere, e la seconda in Europa: la concessione dello status di rifugiato politico avvenuta esclusivamente in base a minacce “concrete”, provenienti dal tessuto sociale e non dal governo, senza la necessaria presenza di norme di diritto positivo che inducano le nostre istituzioni a prendere le difese di un cittadino straniero.
Se invece che albanese, il richiedente fosse stato cittadino dell’Iran, dove per l’omosessualità è prevista la pena di morte, la concessione del diritto di asilo sarebbe avvenuta senza che si ponesse alcun problema giuridico-formale.
Oggi Arben è tornato a Pistoia e continua a fare quello per cui ero venuto in Italia: lo studente di Scienze politiche.
E dichiara: “In Italia mi sento al sicuro, qui non possono farmi niente”.

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