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Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

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lunedì 7 maggio 2007

17 MAGGIO 2007 FIACCOLATA A FIRENZE "uniti contro l'omofobia"


GIOVEDI’ 17 MAGGIO 2007
GIORNATA MONDIALE CONTRO L’OMOFOBIA
DALLE ORE 20,15
CON PARTENZA DA VIA DEL LEONE 60, SEDE DI ARCIGAY FIRENZE, E ARRIVO AL
COMPLESSO DELLE EX MURATE, PIAZZA MADONNA DELLA NEVE
FIACCOLATA A FIRENZE

Mobilitazione nazionale
in memoria di tutte le vittime della discriminazione e del pregiudizio omofobico

Il ventesimo secolo è stato probabilmente uno dei periodi più violentemente omofobi della storia:
-deportazione nei campi di concentramento sotto il regime nazista, gulag in Unione Sovietica,
-ricatti e persecuzioni negli Stati Uniti all’epoca di McCarthy…

Durante l’epoca hitleriana, basata su pregiudizi e discriminazioni, furono arrestati in Germania almeno 100.000 omosessuali, di cui 50.000 finirono in carcere e circa 15.000 nei campi di concentramento e sterminio; di questi ultimi, almeno 8.000 vennero assassinati. Molti altri furono ricoverati in istituti psichiatrici o condannati alla sterilizzazione. Gli omosessuali internati nei lager venivano “marchiati” con un triangolo rosa (in tedesco, rosa Winkel) di stoffa che veniva di norma cucito sulla divisa a righe, all’altezza del braccio e sul petto, del prigioniero.

Evidentemente tutto ciò può sembrare molto lontano. Ma spesso le condizioni di esistenza nel mondo attuale, per le persone omosessuali, sono ancora molto difficili.
L’omosessualità è discriminata ovunque: in almeno ottanta Stati gli atti omosessuali sono tuttora condannati dalla legge; in molti paesi la condanna può essere superiore a dieci anni e talvolta è previsto anche l’ergastolo (Guyana, Uganda).
E in una decina di nazioni può essere applicata addirittura la pena di morte (Afghanistan, Iran, Arabia Saudita, ecc.).
Le persecuzioni si moltiplicano anche in Paesi dove l’omosessualità non è perseguibile penalmente; in Brasile, per esempio, gli squadroni della morte e gli skinhead seminano il terrore: tra il 1998 e il 2000 sono stati contati ufficialmente 1960 omicidi ispirati da omofobia.

In queste condizioni, sembra difficile pensare che la «tolleranza» stia guadagnando terreno.
Al contrario, nella maggior parte di questi Stati l’omofobia sembra oggi più violenta che in passato.
In generale, dunque, non si può certo dire che la situazione stia migliorando, a livello globale.

In Italia l’atmosfera sembra più pacata, e l’integrazione sociale sembra ormai raggiunta sotto ogni punto di vista. Ahinoi, tuttavia, nel nostro Paese il senso di omofobia sta dilagando, con mezzi non meno violenti, che agiscono però silenziosi nel tessuto sociale, alimentati dall’indifferenza.
Da recenti studi condotti a livello europeo, oltre il 41% delle ragazze e dei ragazzi adolescenti ha subito o subisce offese o minacce, e in taluni casi anche violenze fisiche, dai propri coetanei eterosessuali, perché è o sembra omosessuale.
Negli ultimi due anni, siamo stati impotenti testimoni di denunce di stupri, agguati e pestaggi, minacce sfociate in vandalismi, bullismo antigay e tanti, tantissimi suicidi. Ragazzi che sin dai 15-16 anni – ultimo, il caso del torinese Matteo Maritano – rinunciano alla vita perché ormai snervati dalle prese in giro e dalle occhiatacce dei compagni di classe, che li additano in maniera offensiva come “gay”, finocchio” o “brutta lesbica” senza essere consapevoli di lacerare ancor più le ferite interiori di un giovane che, nel momento più delicato della propria esistenza, si sta costruendo la propria identità.

Ma la scuola, che in questi tempi si è resa maggiormente protagonista di intollerabili vicende, non è certo l’unico ambiente sociale in cui l’omosessualità viene schernita e discriminata.

La politica italiana, alimentata dalle dichiarazioni inammissibili di esponenti di destra e di sinistra, che si esprimono pubblicamente e istituzionalmente chiamando gli omosessuali “culattoni” (Calderoli), o riproponendo l’uso del cilicio (Binetti) o la “garrotta alla maniera degli apache” (Prosperini) – per citarne alcuni –, non fa altro che propagandare l’odio e la violenza verso le differenze.

Negli ambienti di lavoro, le persone lesbiche e gay vengono costantemente discriminate per il loro orientamento sessuale, costrette ai turni più massacranti e a vedersi negati permessi legittimi.

In famiglia, un/a giovane omosessuale deve fare i conti con l’educazione e la mentalità dei genitori e dei familiari, i sensi di colpa e il pregiudizio, ancor prima di poter pensare al proprio coming out e alle sue eventuali conseguenze.

In società, una lesbica o un gay che tiene per mano la compagna o il compagno deve fare quotidianamente i conti con gli sguardi indiscreti della gente comune, con sorrisi velati e scherni che deridono la propria unione amorosa, talvolta con le minacce o le percosse di chi, per ignoranza, ha paura dell’omosessuale e intacca la sua dignità con la prepotenza dell’odio.

Quanto alle persone transgender, la loro situazione è ancora più critica e solitaria: spesso ripudiate dalle famiglie d’origine, non riescono a trovare lavoro e per poter affrontare la spesa economica necessaria per percorrere il lungo processo del cambiamento di genere e la riattribuzione chirurgica, spesso decidono ti trovare palliativi chirurgici che portano a un deterioramento del fisico e, nel caso di chi non vuole “rischiare” di danneggiare il proprio corpo, spesso decidono di affrontare un pezzo della propria vita sulla strada per poter racimolare quei danari necessari per completare il percorso. Proprio per queste scelte, per il lento cambiamento del loro corpo, ecc., sono loro forse le persone più discriminate, violentate, private della propria dignità e interiormente assassinate.

Con questo manifesto, chiediamo l’adesione a tutt* coloro che vogliono gridare a squarciagola un “no!” perentorio all’omofobia.
A enti, istituzioni, organizzazioni, associazioni, gruppi e comitati chiediamo di scendere in piazza, senza slogan, senza cartelli, senza faziosità politiche o religiose, per intimare a questo clima di sangue, violenza e lacrime di fermarsi, di smettere. Per lasciar posto all’amore, all’accettazione dell’altro, alle differenze in un mondo in cui nessuno è uguale.

Chiediamo a tutt* di portare in piazza il proprio coraggio e la propria sensibilità per denunciare tutto questo, e per ricordare, con l’amarezza nel cuore ma con un grande proposito di speranza per un mondo più civile, tutte le persone che sono state vittime, nella nostra Storia, del pregiudizio omofobico, affinché le loro grida di dolore, gli strazi degli amici, le tante parole spese contro la violenza siano serviti a qualcosa.

UNITI CONTRO L’OMOFOBIA, PER UN MONDO PIU’ CIVILE

Al termine della fiaccolata, intorno alle 21,00, presso il complesso dell’ex carcere Le Murate di Firenze, Piazza Madonna della Neve 1, si svolgerà la presentazione di un oggetto emblematico della persecuzione e dello sterminio degli omosessuali sotto il regime nazista: la fascia per il braccio con il simbolo del triangolo rosa, segno distintivo, nei campi di concentramento nazisti, degli “Arschficker”, sodomiti.
Il manufatto, che riporta anche il timbro con l’aquila nazista, è presentato per il suo valore simbolico ed educativo, piuttosto che per quello storico, essendo ormai difficile risalire alla sua provenienza. Si può ipotizzare che le “armbinde” con il triangolo rosa venissero indossate al braccio sinistro dai deportati omosessuali in viaggio verso i campi di concentramento. Il simbolo che erano costretti a esibire li poneva al gradino più basso della triste gerarchia dei lager.

Alcuni sopravvissuti come Paul Steinberg, Yehiel De-Nur o l’italiano Nando Panelli,” spiega lo storico Roberto Malini, consigliere di Arcigay Firenze, “ci ricordano nelle loro memorie che gli internati con il triangolo rosa erano considerati con sospetto e disprezzo dai loro stessi compagni di prigionia. La loro condizione era così disperata che non di raro si toglievano la vita o si lasciavano morire”.

I segni della persecuzione omofobica divengono oggi emblemi di un ritrovato orgoglio e di una volontà incrollabile a opporsi con coraggio al cancro del pregiudizio.

Ecco perché Arcigay Firenze presenterà in quell’occasione – insieme alle fascia di vecchia tela – la mostra fotografica “Fragments of Dawn” (Frantumi d’aurora), in cui i vivi – che non si arrenderanno mai alla più spregevole e ottusa delle discriminazioni – indossano ancora una volta il simbolo delle vittime, il triangolo rosa, raccogliendo un'eredità di memoria e di fede in un mondo migliore, in un mondo di uguali.

Alcune rare litografie originali di Richard Grüne, artista gay sopravvissuto ai campi di morte nazisti – cui Visions e Arcigay Firenze hanno dedicato il cortometraggio “Grüne Rose” –, completano l’esposizione.
I promotori:
p. Arcigay Firenze “Il Giglio Rosa” onlus
Francesco Piomboni
Matteo Pegoraro
Roberto Malini
Steed Gamero
Per le adesioni, inviare una mail a 17maggio@arcigayfirenze.it.
Per ulteriori informazioni: 340 8135204

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