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Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

martedì 10 aprile 2007

UNA SOLITUDINE NON VOLUTA

UNA SOLITUDINE NON VOLUTA.

" Io vorrei ricordare che in questa sala noi più di dieci anni fa aprimmo un congresso, in un momento estremamente difficile e drammatico della nostra vita, inserendo come relazione politica di apertura, al posto di qualsiasi altra, la relazione di uno scienziato, il professor Fiocco, sulla realtà e i rischi dell'effetto serra.
Era una scelta volontaria, difficile, artificiale, cioè come effetto della volontà, non naturale, e significava pur qualcosa.
Abbiamo messo al centro del nostro congresso, della nostra vita, delle nostre decisioni, abbiamo dato la parola alla scienza che, per fallace che sia quando viene eretta a dogma, è invece strumento di conoscenza essenziale per deliberare, ebbene noi avevamo già dietro come ambientalisti alcuni atti forse piccoli ma egualmente profetici.
(.......) .
E dicevamo: S.O.S, se noi non discuteremo del piano energetico, sarà del tutto fallace semplicemente preoccuparsi della scorciatoia nucleare con l'imprudenza che questo comportava.
E riuscimmo ad ottenere slittamenti significativi nel dibattito parlamentare che vedeva allora da Magri del Manifesto fino a Destra, quasi tutti uniti a favore del nucleare, mentre qualche verde ideologico, i professori, Mattioli, Scalìa, a dire che comunque il Paese non era maturo per queste battaglie referendarie.
E quindi eravamo in solitudine.
Allora riuscimmo ad avere tavole rotonde con i maggiori scienziati, su L'Espresso, anche in televisione, ci confrontammo con Felice Ippolito, dibattiti nei quali apparve evidente che gli autodidatti che non Emma eravamo, avevano potuto cogliere gli elementi essenziali che il problema energetico poneva in un momento in cui tutto sembrava impazzito.
Vi ricordate? Il barile di petrolio che dai 12-13 dollari lievitava fino ai 27-28 con la previsione scientifica che entro 7, 8 anni le fonti di energia petrolifera si sarebbero esaurite.
Ebbene, abbiamo smesso?
(.........)
Dentro di me dicevo: "figuratevi se questi faranno il piano energetico che significherebbe scombussolare tutto il loro modo di governare, i loro assetti di potere, la loro realtà, la loro cultura di governo e di politica". Era facile immaginarlo.
(......... )
Riuscimmo a mettere in crisi la partecipazione italiana ad una centrale al plutonio. Mi ricordo lunghe riunioni nel 1976 con la Finmeccanica, con Gambardella, con tutti i grandi titolari dei vari settori, mi ricordo Gambardella dire: la centrale al plutonio è essenziale perché permetterà all'Italia la permanenza di cervelli senza i quali noi perderemmo il treno. E io gli chiesi se per caso non fosse convinto che la parte nobile dei cervelli non fosse riservata ad altri e che per quel che ci riguardava, a furia di tangenti ed altro.
Ma perché ricordo questo?
Perché voglio che questo sia memoria di quello che ci attende.
Solo noi, ahimé adesso è chiaro, una solitudine non voluta, noi regalammo ai Verdi quel Sole che Ride e l'avevamo comprato e noi sapevamo che era una rendita di posizione necessaria contro le loro insufficienze, contro la loro inesistenza culturale e politica.
Oggi questo conto va fatto. Ci siamo assunti una pesante responsabilità.
Affidammo ai Verdi la battaglia sulla caccia e sui pesticidi. Mancammo il quorum perché questi non fanno niente, non comprendono niente.
Tutt'al più diventano gli organi parastatali, il volontariato, le truppe del volontariato, com'erano volontari gli operai delle ferriere che crepavano di fame e di lavoro per l'azienda del lavoro. (................)
Il problema per me è un problema politico del quale siamo responsabili. E fare politica in Europa, nel mondo, nei luoghi in cui si pensa e si discute del presente e dell'avvenire, dell'effetto serra, della desertificazione, dell'acqua.più di dieci anni fa dissi che c'era bisogno di un'autorità mondiale dell'acqua.probabilmente ce lo siamo un po' persi per strada, ma questo è il compito, credo, della classe dirigente, della politica, che voglia costruire la città, le leggi della città perché cresca vivano e sopravvivano, perché i governanti delle Isole Fiji siano aiutati a prendere coscienza che se lo scioglimento della calotte polari innalzerà le acque di due metre, le Isole Fiji, come tanti altri posti del mondo, scompariranno. (.)" MARCO PANNELLA, 7 marzo 1999.

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