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mercoledì 18 aprile 2007

per una morte senza pena e contro la pena di morte

Forse qualcuna si ricorda ancora di quando (ancora troppo poche) scendevamo in piazza al grido di "IL CORPO è MIO E ME LO GESTISCO IO".
Non è che siamo riuscite a modificare gran ché lo stato di cose, trent'anni dopo, ma continuiamo a insistere: continuiamo, come spesso ricordo, il "metodo galileiano" del "provando e riprovando".

Sull'argomento un bel pezzo, da cui ho anche appreso che il Vaticano ha abolito la Pena Capitale, ovvero la pena di morte, ufficialmente dalla propria legislazione solo (!) nel 2001
(zitto zitto e chiotto chiotto come è solito fare su questioni di' "importanza capitale", e spero mi perdonerete l'involontario gioco di parole)

tratto da Notizie Radicali di oggi ( 17 aprile 2007) di Claudia Sterzi

Alla morte istantanea, per una morte senza pena e contro la pena di morte

Alla morte istantanea è il nome, in francese, A la mort subite, di un simpatico locale di Brussels dove ho trascorso, insieme a quattro compagni radicali, due donne ascolane e due uomini torinesi, una sera di mezzo inverno.

Negli stessi giorni la battaglia per il diritto ad una morte senza pena, per Welby e per tutti, era nel suo pieno svolgimento; eravamo a Bruxelles per assistere alla riunione del Consiglio Generale del PRT, Partito Radicale Transnazionale, tappa formalmente necessaria per poter convocare un congresso e dare il via alla deibernazione del Partito; oltre che per sostenere l'appello mondiale di Marco Pannella per la pace, con l'ingresso di Israele e Turchia nell'Unione Europea (a questo proposito, ho sentito a Radio Radicale il nostro ministro agli esteri prefigurare un ingresso di Israele, Palestina e Giordania; così, mi sembra, si dice tanto, ma si rischia, poi, di fare poco).

Il pomeriggio era passato nell'ascolto di una serie incommensurabile di orrori raccontati da popoli che ancora oggi sopravvivono oppressi da feroci dittature, quali i vietnamiti, i ceceni, gli iuguri, i montagnards e tutta la teoria di coloro ai quali non solo è negato il diritto ad una morte senza pena, ma anche imposta la pena di morte e di tortura a volte senza alcun motivo, a volte con motivazioni come quella di aver scritto su uno striscione "libertà e democrazia".

Per queste ragioni il nome del locale ci ha subito attratto; del resto, era pieno.
Nell' appello si dice che dove c'è più democrazia, giustizia e libertà, ci sono meno guerre; si potrebbe obiettare che i paesi democratici le guerre non le fanno più a casa loro, ma le vanno a fare in trasferta; è più vero che non c'è pace senza giustizia, anche se la giustizia si fa interpretare non sempre con certezza. Resta la libertà, altro concetto discusso per via dei limiti che ogni libertà individuale incontra quando si misura con la libertà di tutti.
Ma da qualche parte bisogna pur cominciare; la moratoria per sospendere le esecuzioni capitali in tutto il mondo è un ottimo punto di partenza per riaffermare il diritto fondamentale di ogni uomo a poter disporre della propria persona.


Se veramente si è convinti che decidere della propria morte non appartenga all'uomo, come pontifica il pontefice, sarebbe un peccato anche farsi operare di appendicite, e tutti i medici sarebbero una compagine di senza dio.
E se veramente è così peccaminoso decidere della propria morte, quanto ancor più lo è decidere della morte degli altri, per quanto abbiano peccato?

Eppure lo Stato del Vaticano ha abolito la pena di morte solamente nel 1967, e bisogna arrivare al 2001 per vederla cancellata dalla Legge Fondamentale, equivalente vaticano alla Costituzione; del resto abbiamo tutti visto domenica scorsa quanto entusiasmo Ratzinger non ha dimostrato per la marcia contro la pena di morte.

In fondo che cosa è la guerra se non la condanna a morte di una nazione su un'altra?
La proibizione dell' omicidio è una delle poche eccezioni ammissibili alla politica antiproibizionista, almeno fino a che saremo in grado di non sgozzare il vicino di casa perchè fa un rumore fastidioso quando cammina.

Ma se l'omicidio deve essere proibito, che sia proibito a tutti.

La morte di per sè non può essere nè un diritto nè tantomeno un dovere; della mia morte vorrei poter disporre io, non lo Stato, un medico, un giudice o un prete.

Se poi qualcuno, impaurito dalla vecchia con la falce, si vorrà e potrà affidare al buon dio o alle cure della clinica San X, o da lei attratto, si vorrà e potrà buttare in Arno, è anche questo un suo diritto; ma la scelta di che morte morire, almeno quella, sia resa agli uomini.

1 commento:

alba ha detto...

Moratoria sulla pena di morte: continua l’ostracismo sul digiuno e sui suoi obiettivi, sistematicamente, programmaticamente, scientificamente “silenziati”
Chiediamo, quale “risarcimento” per il danno (comunque irreparabile) subito…

Roma, 29 aprile 2007
Notizie Radicali, il giornale telematico di Radicali italiani, nell’edizione di domani pubblicherà un editoriale di chi anticipiamo una sintesi.

I fatti: esponenti, dirigenti e militanti radicali (Marco Pannella, Lucio Berté, Guido Biancardi, Sergio D’Elia, Michele Rana, Claudia Sterzi e Valter Vecellio), sono impegnati dal 16 aprile in uno sciopero della fame ad oltranza perché non si rimandi, come accade da tredici anni, all’ “anno successivo” l’obiettivo della moratoria universale sulla pena di morte.

Da allora si sono avute importanti ed autorevoli prese di posizione, favorevoli sia all’iniziativa, che agli obiettivi dell’iniziativa: dall’ex ambasciatore all’ONU Lucio Fulci, al segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon. Già il Parlamento italiano, il Governo poi, infine il Parlamento Europeo, hanno “deliberato” per un intervento urgente in materia di moratoria.

Tutto ciò è stato sistematicamente, programmaticamente, scientificamente “silenziato”. Ad esclusione di rarissime eccezioni, la televisione pubblica ha riferito delle iniziative in corso in modo assolutamente insoddisfacente. Tutto ciò potrebbe, dovrebbe costituire materia di riflessione (e magari iniziativa) da parte dei responsabili dell’ente radiotelevisivo di Stato. Le assicurazioni date nei giorni scorsi non hanno avuto alcun seguito pratico e significativo.

Chiediamo, ed esigiamo, quale risarcimento per la finora mancata informazione, che in tempi rapidi vengano predisposti adeguati spazi informativi, nell’ambito di programmi di approfondimento politico, perché la pubblica opinione sia messa in condizione di “sapere e di poter giudicare”.

Chiediamo pertanto adeguata informazione, oltre che sulla questione Moratoria sulla pena di morte, in ordine alle giornate dell’ “Orgoglio laico”, promosse da Partito Radicale e SDI, che avrà luogo il 12 e 13 maggio a Piazza Navona a Roma.

Anche per questi motivi, lo sciopero della fame prosegue, ad oltranza. Se non ora, quando? Se non così, come?