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Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

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Alba Montori su Facebook

domenica 8 aprile 2007

nasce l'etichetta OMOFOBIonLINE

8 aprile 2007

La mia mailbox è colma di messaggi, da parte di amici della comunità LGBT, per l'ennesima vittima della guerra in atto contro la diversità, in primo luogo e soprattutto UMANA, stigmatizzata come omo-sessuale.
L'ultima, solo in ordine temporale, di cui abbiamo notizia, Marco P., adolescente torinese, studente studioso, figlio amoroso.
Ha chiesto scusa ai suoi genitori, poi si è accoltellato e quindi gettato dalla finestra di casa sua.
Un omicidio annunciato, un suicidio realizzato.

Il mio cuore non ha più spazio per la tristezza, né per lo sdegno, né per la pietà.
Pietà è parola troppo abusata da chi per secoli e secoli ha promosso la cultura dello sterminio della libertà di genere in nome della pretesa di ridurre chiunque (tranne i depositari del verbo/potere), entro il confine del sessismo, a puro (!) e unico fine procreativo.

Il mio cervello e anche il mio cuore, per quanto sia amoroso, si rifiutano di cercare qualunque tipo di possibile scusante a questa tragedia, che nella sua infanda intollerabilità urla GIUSTIZIA agli occhi dell'umanità civile (nel senso della specie umana) e di tutti gli dei, ammesso che esistano.

Il mio cuore, di adolescente che ha appena superato 60 anni, è solidale con Marco P:, con tutti i Marco P. che ho incontrato nel corso dei miei anni, nelle storie scritte e parlate e nelle scuole d'Italia.
Qualcuno/a di loro è riuscito a trovare il modo per sopravvivere alla cultura dell'odio e della sopraffazione, qualcuno/a, troppe/i, nò.
Troppe vite intelligenti sono state spezzate e distrutte; quelle che son riuscite a sopravvivere spesso hanno dovuto farlo celando sé stessi dietro mille ipocrisie e falsità, pagando sul loro corpo con la morte della loro vera identità e del loro amore, in cambio di pochi spiccioli.
Ma qualcun* è pur riuscito attraversando drammi interiori orribili a conservare intatta o quasi la propria ingenuità, la propria identità di genere unica, irripetibile e preziosa più che la vita stessa.

E ormai è decis* a combattere questa guerra che non avrebbe mai voluto combattere e che non ha mai provocato.
E' necessario e improcrastinabile, perchè nessun* sia più obbligato a piegarsi e a soccombere a simili nemici del genere umano.
Nemico è parola che mi riesce difficile anche pensare di usare: ma come posso chiamare se non "nemico" chi incita tutti all'odio, alla violenza e alla persecuzione di chi nulla gli ha mai fatto di male, di chi si industria pacifico di vivere la propria vita, col solo corpo che ha, con la sua mente, che si coltiva in amore e rispetto anche di chi non lo vuol rispettare né amare?

La guerra, altra parola che mi ripugna, è stata dichiarata da tanto tempo, e non da noi.

Qualche anno fa scrivevo a conclusione di una riflessione su tale stato di cose:
"...Non siamo più disposti a tollerare ulteriormente che chiunque, a qualunque titolo e dovunque sul pianeta, inciti all’odio e alla violenza contro chi non si uniforma a regole, antiumane, antiscientifiche e assurdamente innaturali nell’espressione delle proprie pulsioni alla sessualità e all’amore: tali pulsioni sono la forma della più vitale, profonda e inalienabile essenza dell’umanità, e come tali il tendere a dar loro forma nella società è diritto inalienabile per ciascuno.
Chiunque, ma soprattutto chi ha maggior valore rappresentativo nella società, pretenda di asservire i corpi e le coscienze di umani, nostri e suoi simili, a precetti insani e innaturali, che vanno contro tutti principi del rispetto sociale, con minacce di castighi divini o ricatti di ordine economico-sociale, è moralmente e materialmente responsabile più di ogni altro della distruzione sistematica di tale diritto.

Perciò diciamo basta: metteremo in atto tutte le azioni nonviolente che riusciremo a inventare per far sì che chi ne è responsabile, idealmente, culturalmente e materialmente, venga messo in condizione di non poter più nuocere, neanche al suo stesso diritto all’espressione delle proprie forme di sessualità, ovunque sul pianeta
."

Ed ecco un' azione non/violenta che voglio proporvi.

Qualcuno si è accorto del fatto inquietante che in giro per il web ci sono siti ( prevalentemente cattolici, alcuni evidentemente ecclesiali) che mettono in rete contenuti altamente omofobici e mistificatori, accomunando pedofilia e omosessualità con veri e propri incitamenti all'odio e alla violenza contro l' omosessualità?
Uno di questi mi è stato segnalato ieri su una delle ml a cui sono iscritta.

Tutto ciò mi ha fatto venire l'idea di creare una sezione nel mio blog per le segnalazioni di siti di contenuto omofobico e sessuofobico da parte di chi ci si imbatte anche casualmente.
La chiamerò OMOFOBIonLINE.
Una forma di segnalazione alla comunità web e alla comunità varia e variegata, per autodifesa, analoga a quelle dei siti pedofili.
Un passa-parola telematico, insomma.

Potrà forse essere utile per supportare la richiesta perentoria di una legislazione ad hoc antidiscriminazioni e contro i reati sessisti e omofobici che da troppo tempo aspettiamo in Italia.
La GayHelpLine anche potrebbe ben essere un altro canale dove far convergere le denunce.

Certo, ancora non c'è una legge che condanni l'omofobia e la sessuofobia in quanto tali, ma perchè non cominciare noi per primi a comportarci come se già una legge così ci fosse?

Attraverso i media questo genere di azioni troppo spesso ( anzi, quasi sempre) vengono minimizzate come cosiddetto bullismo ( una delle più vigliacche e incivili forme di violenza sociale), ma in realtà si configurano come una vera e propria persecuzione, psicologica e/o violenta, di tipo razzistico e troppo spesso sfociano in crimini.

La questione è: indottrinare all'odio e alla violenza, psicologica, sociale e materiale contro le persone ( che siano omosessuali, donne o negri o ebrei, o stranieri o diversi in qualche modo ) in un paese che pretende di essere "civile", è o non è considerato un reato?

Per chi ha presente e sottoscrive anche nei suoi comportamenti quotidiani e sociali la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo la questione è più che evidente, chiara e non ammette equivoche risposte: si tratta di comportamenti criminali contro i diritti della persona umana, quindi reati.
In quanto tali vanno denunciati e perseguiti, ma prima ancora vanno eradicati dal costume sociale, con tutti i mezzi non/violenti disponibili.

Perchè non promuovere on line una campagna per convincere le persone a denunciare all'autorità giudiziaria chi li fa oggetto di questo tipo di azioni?

Ecco la mia proposta.
Mi sembra anche un buon modo per augurare a tutt** una bella e viva primavera !

Alba Montori

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