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sabato 14 aprile 2007

NEWSLETTER SPECIALE ACCADEMIA KRONOS – CLIMA

SPECIALE ACCADEMIA KRONOS – CLIMA
7 APRILE 2007
Sommario

- EMERGENZA CLIMA, L’ULTIMO RAPPORTO ONU
- QUANTO OGNUNO DI NOI INCIDE SULLE EMISSIONI DI CO2
- INTERVISTA A JEREMY RIFKIN
- INTERVISTA A BETTINA MENNE DELL’OMS.



EMERGENZA CLIMA – IL RAPPORTO ONU- ( IPCC )

di Ennio La Malfa

Il rapporto ONU, un “tomo” di 1400 pagine elaborato da ben 2500 scienziati di tutto il pianeta, è stato consegnato a Bruxelles all’Unione Europea giovedì 5 aprile 2007 ( data storica da ricordare). E’ questo un documento drammatico che ci presenta scenari futuri apocalittici. Dinanzi a tanta precisione di dati, ad esempi concreti, come quest’ultimo inverno caldo, a fenomeni di estremizzazione meteorologica, ad alluvioni, fusioni accelerate delle calotte polari, innalzamento dei mari e quant’altro, anche i Paesi più recalcitranti sul Protocollo di Kyoto come USA, Cina, e Arabia Saudita, hanno dovuto chinare il capo e accettare il documento.
La novità di questo documento è che non si parla più di bloccare l’effetto serra come strategia prossima ventura, perché dal documento si evince che dobbiamo rassegnarci all’inevitabile. Si è ormai preso atto che il fenomeno si è innescato e non potrà più fermarsi. Si parla, quindi, di adattamento ai fenomeni in arrivo innescati dall’effetto serra, che gli scienziati portoghesi hanno ribattezzato: “effetto stufa”.
Senza entrare nello specifico delle 1400 pagine, possiamo però raccogliere i principali elementi e i dati che rappresentano la sintesi di tutto il rapporto ONU. Questi pertanto i punti salienti del documento:
- Entro il 2050 L’Europa potrebbe perdere il 70% dei suoi ghiacciai. E’ previsto anche lo scioglimento delle distese di nevi”eterne”dell’Himalaya.
- I fenomeni meteorologici saranno sempre più estremi e di uragani tipo “Katrina” dovremmo farsi l’abitudine;
- Il 30% di animali e piante del pianeta potrà estinguersi;
- Gli oceani prima del 2100 potrebbero crescere di oltre 1 metro;
- Mari ed oceani inizierebbero ad acidificarsi compromettendone la vita marina stessa. Al momento il fenomeno sta interessando negativamente tutte le barriere coralline;
- I deserti del pianeta entro la fine di questo secolo potrebbero raddoppiarsi e la foresta dell’Amazzonia trasformarsi in savana;
- I fiumi delle latitudini equatoriali e tropicali potrebbero trasformarsi in torrentelli o diminuire la loro portata d’acqua di oltre la metà;
- L’Africa subsahariana finirebbe per diventare una terra senza acqua e vita;
- Le malattie tropicali, anche le più devastanti, vedi la febbre dengue e la meningite, si potrebbero estendere anche negli attuali Paesi temperati;
- Le economie dei Paesi tropicali o temperati che attualmente puntano sul turismo marino, a causa dell’eccessivo caldo, potrebbero fallire;
- Per la conquista dell’acqua potrebbero innescarsi nuovi conflitti e milioni e milioni di disperati fuggire dall’Africa per invadere l’Europa.

Sono questi gli scenari che il rapporto intravede qualora raggiungessimo un aumento medio della temperatura della biosfera di altri 2 gradi centigradi da qui al 2050. Nel caso dell’ipotesi più nera, che vedrebbe entro la fine del secolo l’innalzamento della temperatura media del pianeta di oltre 5 gradi, i problemi sarebbero ben più gravi e per l’umanità potrebbe non esserci futuro.
Per il bacino del Mediterraneo il rapporto dedica oltre 50 pagine, informandoci che se il trend è quello che abbiamo appena assaporato in quest’ultimo inverno, questo è quanto ci aspetta da qui alla fine del secolo:

- Circa 5000 Km di coste finiranno sott’acqua, a maggior rischio il delta del Nilo, le pianure della Tunisia, le coste della Spagna, quelle Italiane e della Turchia,. Venezia finirà sommersa del tutto;
- I ghiacciai delle Alpi scompariranno quasi del tutto (finiranno “le settimane bianche”);
- I grandi fiumi come il Po subiranno una drastica diminuzione della loro portata, entrando in fase di secca nel periodo estivo compromettendo così l’apporto di acqua per i bacini idroelettrici;
- Il fenomeno deserto aggredirà in Italia la Sicilia, la Puglia, la Calabria e la Sardegna. La Val Padana sarà interessata da fenomeni di aridità;
- L’acidificazione e l’aumento della temperatura sul Mediterraneo ridurrà drasticamente la vita marina, con scomparsa di pesci autoctoni a vantaggio di specie provenienti dall’Oceano Indiano poco commestibili e in alcuni casi velenose;
- A causa della conformazione orografica dell’Europa con le Alpi e i Pirenei e a causa dell’aumento della evaporazione del Mediterraneo, si creerà il fenomeno della depressione: l’aria calda che dal mare salirà verso gli strati più alti dell’atmosfera “succhierà” aria calda africana, con inevitabili bolle e ondate di calore che giungeranno fino a ridosso dell’arco alpino, come accadde nel 2003 ( il 2003 è stato solo un breve assaggio!);
- A causa delle continue ondate di calore sono previsti per tutto il bacino del Mediterraneo, stando ai dati dell’estate del 2003, almeno 35.000 morti l’anno, ma che purtroppo potrebbero raddoppiare. Oltre a ciò malattie veicolate da insetti che nel caldo-umido trovano il loro habitat ideale, aumenteranno a dismisura ( vedere servizio a parte );
- Con il gran caldo gli incendi delle ultime foreste e macchie mediterranee saranno inarrestabili, accelerando così il fenomeno dell’effetto serra e degradando definitivamente i suoli;
- L’agricoltura avrà il colpo di grazia soprattutto al Sud dove la carenza d’acqua e l’aumento delle temperature colpiranno drasticamente le produzioni ortofrutticole;
- Per l’Italia un danno rilevante per i suoi vini ed oli doc, dove l’effetto stress da eccessivo calore modificherà gli aspetti organolettici compromettendone le caratteristiche del frutto. Pericoli anche per la produzione del Parmigiano a causa dell’inevitabile peggioramento e diradamento dei pascoli;
- Sono previste massicce ondate di “profughi del clima” ( si parla da qui al 2050 di almeno 90 milioni di persone) che dalle coste africane cercheranno di raggiungere l’Europa attraverso soprattutto la Spagna, l’Italia e la Grecia.

Questa appena descritta è la sintesi di una altra serie di problemi connessi proprio al fenomeno del riscaldamento globale e in particolare del Mediterraneo.
Il rapporto ONU anche se non parte da un altro rapporto, quello dell’economista Stern, fa riferimento ad inevitabili crisi socio-economiche che condizioneranno in futuro le scelte economiche di ogni Stato.
Per Stern il problema è sotto gli occhi di tutti: in parole povere dice che i disastri ecologici, le malattie agli uomini e agli animali e le perdite di vita causati dai cambiamenti climatici hanno inevitabilmente un costo sociale. Tale che con il peggiorare della situazione andrà sempre di più ad incidere sui vari PIL. Al momento i costi per i disastri ecologici in Paesi come l’Inghilterra incidono sul PIL per lo 0.8%, ma seguendo il trend previsto di innalzamento della temperatura terreste con tutti i fenomeni connessi, l’incidenza salirà in progressione geometrica. Per cui i Paesi che non avranno trovato in tempo delle soluzioni sul fronte della mitigazione dei cambiamenti climatici e dell’adattamento, vedranno un’incidenza dei costi “climatici” sul loro PIL fino ed oltre il 50% . Un disastro che inciderebbe pesantemente sull’economia di ogni singolo cittadino.
Fatta questa breve considerazione dobbiamo immediatamente vedere chi in Italia subirà i maggiori danni dal trend di innalzamento della temperatura:
- Gli agricoltori, che dovranno rivedere i loro progetti produttivi, impiantare nuovi tipi di coltivazioni, più resistenti al caldo, ai parassiti e alla penuria d’acqua;;
- I pescatori, che dovranno abbandonare ancora di più l’attività della pesca per penuria di pesce;
- Gli allevatori che per penuria di foraggio e di pascoli dovranno ridurre i loro capi bestiame; non solo, ma dovranno anche far fronte a sempre nuove malattie come la Lingua Blu e la Lesmaniosi che decimano animali da cortile e da compagnia (i cani);
- Gli operatori turistici che non avranno più centri invernali con piste da sci da prospettare alla loro clientela, né centri estivi al mare dove le temperature torride e la presenza di insetti fastidiosi e nocivi, nonché la penuria d’acqua, sconsiglieranno i vacanzieri ad andarci;
- Le persone sensibili al caldo, quindi gli anziani e i bambini.

Con il caldo torrido aumenterà la richiesta di energia elettrica per mandare avanti tutti i condizionatori che sempre di più si istalleranno negli edifici italiani. Questo comporterà in estate, con la forte diminuzione di acqua per i bacini idrografici, per l’assenza di vento per gli impianti eolici, una grande crisi energetica che potrebbe portare a continui e gravi black out come accadde nel settembre 2003.
L’Italia che per il 68% dipende dai combustibili fossili ( i maggiori incriminati per l’effetto serra), non ha davanti a sé uno scenario sereno.
Per giugno prossimo ci sarà un altro vertice tra scienziati e capi di Stato ad Heiligendamm; in quella sede di cercherà di trovare soluzioni pratiche che ogni Paese industrializzato della Terra dovrà adottare per salvare il salvabile. Speriamo che anche questa volta possa prevalere il buon senso e la responsabilità nei confronti di ogni cittadino del globo. Qualcuno però lo dica anche a Bush e al suo entourage.


MA QUANTO OGNUNO DI NOI INCIDE SULLE EMISSIONI DI CO2 ?
Di Antonio Cianciullo

La media globale di emissioni di carbonio è pari a 1,07 tonnellate annue per ogni essere umano. Gli Stati Uniti, il maggiore inquinatore a livello globale, costano al pianeta 5,5 tonnellate di carbonio pro capite, mentre molti Paesi che appoggiano il Protocollo di Kyoto, grazie a minori sprechi e maggiore efficienza, riescono a dimezzare questo valore (il Giappone è a 2,5, la Germania a 2,7, l’Italia a 2,1 e la Francia a 1,8).
Grandi consumatori di carbonio sono ovviamente Arabia Saudita ( 3,8 tonn. pro capite anno) ed Emirati Arabi ( 11,8 tonn.). Mentre Cina ed India stanno per scavalcare gli Stati Uniti come inquinamento complessivo, ma hanno un inquinamento pro capite molto basso: 0,7 tonnellate anno per la Cina, 0,27 per l’India.
Per evitare lo sconquasso climatico bisogna tagliare il 60 per cento delle emissioni di CO2. Se si applicasse questa percentuale secondo il criterio pro capite, si dovrebbero ridurre di 14 volte i consumi di un cittadino degli Stati Uniti e potrebbero quasi raddoppiare i consumi di un cittadino indiano. Se invece si applicasse il taglio tenendo presente i consumi dei singoli Paesi, si bloccherebbe la risorsa asiatica avvantaggiando chi ha inquinato in passato.



INTERVISTA A JEREMY RIFKIN

“CONTRO L’OLOCAUSTO ECOLOGICO PIANO MARSHALL DEI PAESI RICCHI”
(La Repubblica del 7 aprile. Intervista di Arturo Zampaglione)

New York – “ Siamo di fronte a un vero e proprio olocausto ecologico”, dice Jeremy Rifkin, parlando quasi sottovoce come se si vergognasse di un espressione tetra e carica di simbolismo. E’ la prima volta che la usa e ne spiega subito le ragioni: “Il rapporto dell’ONU delinea un cambiamento radicale nei 200 mila anni di storia dell’homo sapiens. Ormai non siamo più a livello di ipotesi, proiezioni e aneddoti. Il riscaldamento globale avviene in tempo reale e in presa diretta: possiamo vederne i primi effetti coi nostri occhi e presto le conseguenze avranno conseguenze rivoluzionarie”.
Rifkin, 62 anni, ha costruito la sua fama internazionale come “esploratore di trend”. Nei diciassette libri che ha pubblicato e nell’attività quotidiana alla sua fondazione di Washington ha sempre disegnato gli scenari del futuro, inserendovi temi a lui cari, come le biotecnologie e l’economia basata sull’idrogeno.
Sta ora lavorando per consolidare un’alleanza sull’ambiente tra l’Europa e la California, tra José Manuel Barroso e Arnold Schwarzenegger.

-TRA LE SUE PROPOSTE FIGURA QUELLA DI UN PIANO MARSHALL PER LA
BIOSFERA. CE LA PUO’ SPIEGARE ? –
“….Ripeto, non siamo più di fronte a ipotesi scientifiche ma a fenomeni che avvengono in tempo reale. Non bastano quindi iniziative come quella di Kyoto. A suo tempo quel trattato fu importante, ma ora bisogna andare ben oltre, passando dall’approccio geopolitico tradizionale a una politica globale per la biosfera. Occorrono anche risorse ingenti – migliaia di miliardi di euro – che dovranno essere messe sul piatto dei paesi più ricchi: ecco perché parlo di piano Marshall”.

-MA NON LE SEMBRANO OBIETTIVI TROPPO UTOPISTICI SE GLI STATI UNITI
DI GEORGE W. BUSH SI SONO PERSINO RIFIUTATI DI APPLICARE IL
TRATTATO DI KYOTO, CHE LEI CONSIDERA INSUFFICIENTE ? –
“ e’ vero che la politica tradizionale costituisce un freno. D’altra parte siamo in una crisi senza precedenti nella storia dell’umanità che cambierà i parametri per tutti. Lo sa che cosa vuol dire che Londra avrà lo stesso clima del Mediterraneo? Le infrastrutture collasseranno, l’asfalto delle strade si scioglierà, i ponti saranno a rischio. E che succederà con il riscaldamento del clima a Sud di Roma? Un nuovo esodo dal meridione? Per giunta i paesi più colpiti saranno quelli più poveri del Mondo: l’ultima ingiustizia dell’era coloniale, che prima ha sfruttato quelle regioni dell’Africa e dell’Asia ed ora, per effetto delle emissioni gassose dei paesi ricchi, ne condizionerà lo sviluppo economico”.

-LA CINA E L’INDIA, CHE HANNO CENTINAIA DI MILIONI DI POVERI, NON
SEMBRANO LE PIU’ ATTIVE NEL CHIEDERE UN’INVERSIONE DELLE
POLITICHE AMBIENTALI -
“ Perché cambino rotta è necessario che il piano Marshall per la biosfera sia inteso come premessa di un nuovo patto internazionale tra Paesi ricchi e Paesi poveri per salvare il pianeta e avviare una terza rivoluzione industriale, non più basata sul carbone e le ferrovie, come la prima di 200 anni fa, non più sul petrolio e l’auto, come la seconda del secolo scorso, ma sulle energie rinnovabili e sull’idrogeno.”

-E’ UN OBIETTIVO AMBIZIOSO. COME PENSA CHE POSSA ESSERE
RAGGIUNTO ? –
- l’Europa avrà indubbiamente un ruolo guida, grazie anche alla pressione dei cittadini e alla sensibilizzazione degli uomini politici. Il Parlamento Europeo, dove lavoro con Vittorio Prodi, si appresta a fare una dichiarazione su questi temi. Alcuni leader come Romano Prodi e Angela Merkel sono in grado di avere un ruolo chiave. Ma anche in California, a dispetto di quello che accade a Washington, le cose stanno cambiando. Il governatore Arnold Schwarzenegger si muove in modo coraggioso, coinvolgendo altri Stati. E spero proprio che si realizzi un “ponte” tra l’Europa e la California, che possa essere la premessa per un coinvolgimento pieno degli Stati Uniti e poi per un’azione comune delle due superpotenze nei confronti di Paesi più scettici come la Russia, la Cina e l’Arabia Saudita”.



INTERVISTA A BETTINA MENNE

“ORA SI TEME IL DILAGARE DI MALATTIE TROPICALI”
( Il Messaggero del 7 aprile. Intervista di Stefano Pisani )

“ I cambiamenti climatici stanno già facendo vedere i loro effetti sulla salute mondiale, e gli scenari che finora si sono presentati potrebbero ripetersi e aggravarsi in futuro. Bisogna essere pronti, sin da subito, a farvi fronte” – Bettina Menne, Responsabile Cambiamento Globale e Salute dell’OMS Europa, racconta il ruolo avuto dall’OMS in questo quarto rapporto tecnico IPCC e spiega le conclusioni a cui è giunto il massimo organismo mondiale in fatto di sanità.

-QUALI SONO STATI GLI EFFETTI SULLA SALUTE DEI CAMBIAMENTI
CLIMATICI ?-
“ Molti, ma, uno per tutti, nell’agosto del 2003 abbiamo avuto ben 35 mila morti per ondate di calore, ed esiste la probabilità che questa situazione si ripresenti già dalla prossima estate. I sistemi sanitari devono prepararsi adesso a eventualità di questo genere.”

- COME SI PROSPETTA IL FUTURO ? -
“ i più colpiti dai cambiamenti climatici saranno i Paesi in via di Sviluppo come ASIA e Africa, per i danni all’agricoltura, che porteranno a malnutrizione nei bambini. Ulteriori pericoli verranno dalle malattie diarroiche e dallo spostamento dei vettori delle malattie in aree geografiche in cui finora non erano arrivati. La malaria ad esempio, potrebbe avere nuovi scoppi infettivi in zone in cui è stata finora meno presente.”

E QUALE SARA’ LA SITUAZIONE ITALIANA ?
“ In Italia potrebbero comparire casi di encefalite da zecca soprattutto al nord del Paese: questi insetti infatti arriverebbero in grandi quantità grazie alle temperature più alte. Per la malattia come la malaria, tuttavia, le probabilità sono praticamente nulle( per il momento!). Esiste, ma è una probabilità remota, la possibilità che ci siano casi di febbre dengue. Ma soprattutto, l’Italia sarà interessata da maggiori ondate di calore e alluvioni e da un aumento delle malattie cardiorespiratorie per l’aumento dell’ozono negli stati bassi dell’atmosfera durante l’estate e principalmente nelle grandi città”.

COSA DEBBONO FARE I GOVERNI ?
“ Quello che l’Oms auspica è che vengano rinforzate le misure nel campo sanitario sotto il profilo dell’adattamento. In Italia, in particolare, potrebbero formarsi organismi per la valutazione nazionale degli impatti sulla salute dei cambiamenti climatici. Lo hanno già fatto in altri Paesi europei come Spagna, Finlandia e Svezia”.

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