Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

mercoledì 14 marzo 2007

NOTIZIARIO GAYA CsF 14 MARZO 2007

NOTIZIARIO GAYA CsF
14 MARZO 2007


NOTA DI REDAZIONE: Il gruppo Gaya CsF era presente alla manifestazione di sabato 10 marzo in piazza Farnese a Roma. Abbiamo preparato un archivio fotografico e probabilmente ne faremo uno speciale per il prossimo notiziario. Hanno collaborato alla stesura dell’articolo e al servizio: Marco Jouvenal, Marina Giovannini, Mirko Pignatelli e Carla Liberatore, lo stesso staff presente alla manifestazione "Diritti Ora"!!!



URBE, ANNO DOMINI MMVII
PIAZZA FARNESE:
UNO, NESSUNO, CENTOMILA…
Tuoni su piazza Farnese provenienti dal Vaticano: salvaguardare la famiglia, dire no alle unioni contro natura…. Potremmo riempire un libro intero con i "coiti" verbali di certe "Eminenze" pastorali. Ma sabato 10 marzo, in prossimità delle idi di Cesare, piazza Farnese a Roma era piena di gente che dice "NO" alle frustrazioni sessuali e alle politiche moraliste corrotte dalle loro stesse coscienze, di papi e cardinali. C’erano tante famiglie di fatto con figli e parenti vari, eravamo tutti una stessa famiglia e allo stesso tempo, frammentati ognuno nelle proprie parentele. Tutti noi abbiamo e siamo una famiglia, che lo si voglia o meno, lo siamo comunque! L’urlo e le campane, le sveglie e le dichiarazioni di tanta gente, pare che non vogliano essere ascoltate dai vertici politici e religiosi; ecco che si scatenano poi le dichiarazioni sui giornali di parte e i moniti ai ministri cattolici a non votare le cosiddette leggi contro la natura umana. Ma vien da chiedersi quanto ne sappiano, coloro che tuonano presunti verbi sacri, della natura umana; quanto conoscano le difficoltà di relazione, di sentimento, emozionali e pratiche della vita di tutti i giorni, di noi comuni mortali che facciamo i conti con un centesimo, che non siamo e non apparteniamo a nessuna presunta lobbie politica e sociale, ma che siamo stufi, arci – stufi dei condizionamenti di chi non accetta nessun tipo di cambiamento, nessun altro modo di vivere e di pensare che non sia simile a degli stereotipi tranquillizzanti per il potere cattolico. Ma ciò che demoralizza ancor di più, sono le assenze di una politica che si dichiara innovativa e a favore delle "nuove famiglie" e che sta ben attenta a non esporsi insieme agli onorevoli uomini e alle onorevolissime donne che invece non fanno mai mancare una loro dichiarazione e la loro presenza in mezzo alla gente comune. Estremamente toccante è stato l’intervento di Don Franco Barbero, unto da ovazioni ogni qualvolta apriva la bocca per parlare, peccato però, che le sue parole siano state offuscate dal periodo di pubblicità che RAI 3 ha mandato proprio durante le sue dichiarazioni. Magari si poteva attendere una manciata di minuti, al fine di poterlo vedere trasmesso in diretta, invece di coprirlo con il "pane quotidiano" della tv pubblica. Avremmo voluto ascoltare anche l’amico di lotta: Alessandro Cecchi Paone, ma non si sa bene per quale amenità, non è stato così. Per cui abbiamo cercato le sue parole fra i quotidiani di ieri, ed ecco che le abbiamo trovate su Liberazione, in una intervista curata da Frida Nacinovich, di cui riportiamo alcuni passi:
F.N. – faccia conto di essere su quel palco, circondato da migliaia di ragazze e ragazzi, giovani e anziani, attivisti della politica e cittadini comuni…
A.C.P. – avrei chiesto una grande mobilitazione trasversale sulla laicità e di diritti: liberali e marxisti
F.N. – eccesso di moderatismo?
A.C.P. – proprio così. Se i DS hanno fatto campagna elettorale per la fecondazione assistita, Fassino si è comunque sentito in dovere di spendere metà del tempo a dire che la Chiesa aveva tutto il diritto di contestare la legge 40. A parte che non sono d’accordo con il segretario diessino, alla fine il risultato è stato una sconfitta. E lo stesso errore si sta commettendo con i DICO, che non sono un patrimonio del governo e della maggioranza, ma di chi è sceso in piazza per rivendicare un diritto delle forze civilizzatrici e modernizzatici di questo paese.
F.N. – perché si è arrabbiato a tal punto da decidere di non dire? E ci scusi per il gioco di parole…
A.C.P. – mi hanno chiamato cento volte per dirmi di non prendere posizione contro la Chiesa e di non dire una parola contro il Vaticano. Ma dico, stiamo scherzando? I DS che sognano il partito democratico, temono la grande contesa – civile e culturale – fra laici e cattolici, un passaggio essenziale per la modernizzazione di questo paese.
Queste dichiarazioni di Alessandro Cecchi Paone, rilasciate alla Collega Frida Nacinovich, fanno pensare a lungo e approfonditamente a tutta una serie di ingerenze fra politca e potere cattolico che si verificano puntualmente nell’ambito di discussioni su leggi che riguardano la sfera esistenziale, privata, sentimentale di ogni persona. E ogni individuo ha una sua coscienza, a volte anche discutibile, ma esiste in ogni essere umano. Non serve essere cattolici per imparare il rispetto, anzi purtroppo, spesso, si è cattolici solo per un condizionamento culturale e a volte anche familiare; ma ci sono molte religioni che parlano di pace, di rispetto, di diritto umano, che sono contrarie alle barbarie di ogni genere e, non ci serve un cattolicesimo che si arroga il diritto di essere l’unica religione o quantomeno, l’eletta delle religioni. La forzatura sta proprio in questo sia a livello mondiale e, ahinoi, soprattutto a livello della nostra nazione, in cui i maggiori rappresentati di questo cattolicesimo, sono nostri ospiti da centinaia di anni, ma che, come la storia ci ha sempre insegnato, perpetuano ancor oggi la parte dei padroni di casa con presunzione ed infinita arroganza. C’è l’urgenza di comprendere una volta per tutte, da parte del governo attuale e di quelli che si alterneranno nei prossimi anni, che la laicità è innanzitutto un diritto imprescindibile di ogni individuo, che il libero arbitrio nelle scelte personali, non è un appannaggio di qualsivoglia potere cattolico e non cattolico e che la famiglia è formata di persone che sono libere di decidere con chi vogliono condividere l’esistenza, libere di pensare, di parlare, ma soprattutto libere di amare. E lo stato deve incondizionatamente salvaguardare gli aspetti affettivi e giuridici di ogni elemento familiare che non sia necessariamente rispondente ai canoni presunti da chissà quale altro potere politico e cattolico. I DICO sono un piccolo passetto in avanti che potrà difendere le persone da un cattolicesimo conservatore e ancora troppo "medievale" nei termini e nelle condizioni che pretende d’imporre al popolo italiano. In piazza Farnese eravamo in centomila ed eravamo solo una piccola parte di cittadini laici che rivendicano una libertà di esistere senza condizione alcuna, ma nel vivere di ogni giorno, ne siamo molti di più. Vogliamo tutti insieme spezzare definitivamente certe catene concettuali e sociali e vivere secondo la morale insita nel cuore e nell’educazione di ogni esponente del genere umano. Liberi di vivere e di amare e di non permettere mai più a nessuno di non riconoscere i nostri sentimenti, i nostri bisogni e la nostra identità civile.
Servizio curato da Marco Jouvenal Gaya CsF (Cronista), Marina Giovannini Gaya CsF (Reporter), Mirko Pignatelli Gaya CsF (Tecnico di Redazione), Carla Liberatore Gaya CsF (Cronista)





COMUNICATO STAMPA
ROSI BINDI VERGOGNOSA

Ospite di un convegno su "Tempi moderni e... Famiglia" il ministro per le Politiche della famiglia, Rosy Bindi ha affermato che "La famiglia è tra un uomo e una donna e quindi il desiderio di maternità e di paternità un omosessuale se lo deve scordare". Non contenta ha precisato di "non essere favorevole al riconoscimento del matrimonio fra omosessuali. Evidentemente la Ministro, ubriaca di potere, immagina adesso di poter esercitare autorità anche sul legittimo desiderio di genitorialità dei cittadini, che non può appartenere ad altri che ai singoli, protetta dai principi fondamentali della Costituzione e della DichiarazioneUniversale dei diritti dell'Uomo. Le dichiarazioni della Bindi sono inaccettabili e degne di uno stato etico che non si accontenta di stabilire leggi di convivenza ma pretende dientrare nelle scelte più intime e personali dei cittadini e di imporre uniformità morale. Questi toni, queste parole pongono la Bindi fuori di un dibattito civile e moderno e ci mettono di fronte a una evidente inadeguatezza al ruolo di Ministro della Famiglia. Le sue parole infatti insultano tutti i gay e le lesbiche, in particolare quelli che hanno già dei figli. Loro sono una realtà vera e in costante crescita, mentre la cecità del governo relega leloro famiglie in situazione di concreta emarginazione e difficoltà, non dando risposte alle legittime richieste di diritti e di riconoscimenti che tutelino proprio quei figli, frutto vero di scelte di amore spesso sofferte. Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli chiede al Presidente del Consiglio Romano Prodi, di correggere queste affermazioni e di chiarire laposizione del Governo e chiede con forza l rettifica del Ministro.. Per una vera parità dei diritti, per il matrimonio omosessuale, per una legge umana sulla fecondazione assistita e il diritto alla genitorialità saremo ancora una volta in piazza per il Pride nazionale di Roma il 9 giugno. Non siamo citadini di serie B e non lasceremo che nessuno pretenda di poter controllare i nostri desideri e la nostra voglia di vita e diritti.
Circolo Di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Tel 065413985Cell 3497355715





COMUNICATO STAMPA
CONTINUARE LE QUERELE ALLA SEN. BINETTI
La senatrice Binetti, invitata qualche giorno fa alla trasmissione Tetris di La7, ha dichiarato che «L´omosessualità è una devianza della personalità». Quindi, incalzata dal conduttore Luca Telese, ha anche rincarato la dose, argomentando che essere gay è «un comportamento molto diverso dalla norma iscritta in un codice morfologico, genetico, endocrinologico e caratteriologico». La terminologia confusamente medico-scientifica usata dalla dottoressa Binetti risulta degna più di parodie che di un serio dibattito. Risulta infatti fondata solo sulle convinzioni religiose e non certo sulle basi scientifiche che vorrebbero far credere l’altisonanza dei suoni e la laurea in medicina della teocratica Binetti. Ribadiamo l’inaccettabilità di toni e di concetti denigratori e discriminatori nei confronti degli omosessuali, volti soltanto a diffondere informazioni false, offensive e istigatorie di odio e disprezzo nei confronti di cittadini e della loro dignità. Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli ha già proposto una formale querela nei confronti della senatrice e invita tutti i cittadini che hanno a cuore la democrazia nel nostro Paese a fare altrettanto.
Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Andrea Berardicurti
Segreteria PoliticaVia Efeso, 2/A - 00146 R O M A
tel. 065413985 - fax 065413971 3487708437



COMUNICATO STAMPA
Bologna, 13 febbraio 2007
DICO: ARCIGAY, SENZA AMORE LO SGUARDO DI RATZINGER SULLA SOCIETA’
"ROSY BINDI HA OFFESO LE NOSTRE FAMIGLIE: CI ASPETTIAMO LE SUE SCUSE"
"Ecco il trailer dell’atteso documento sui cattolici in politica: fra i valori ‘non negoziabili’ secondo Ratzinger rientrano la discriminazione verso gay e lesbiche e l’esclusione sociale delle loro relazioni d’amore. Il Vaticano non riesce più a guardare con amore alla realtà sociale. Così si promuovono pregiudizi e diffidenze, non comprensione ed accoglienza". Questo il commento del presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, di fronte alle parole contenute nell’esortazione apostolica Sacramentum Caritatis di Benedetto XVI. "Ai cattolici democratici sottoposti ad una forte pressione perché legiferino secondo i voleri vaticani ricordiamo le parole di don Lorenzo Milani: ‘l’obbedienza non è più una virtù’, soprattutto se obbedire al Papa significa tradire la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea che impone agli stati firmatari di tutelare le famiglie non fondate sul matrimonio, senza discriminazioni per orientamento sessuale. "Siamo invece sconcertati - prosegue Lo Giudice – dalle parole del ministro Rosy Bindi, che ieri ha additato i genitori omosessuali come ‘narcisisti’, uno degli stereotipi più vieti sull’omosessualità. Definire i nostri figli ‘disadattati’ è non solo volgare e ingiurioso, ma scientificamente infondato, dato che tutti gli studi empirici sull’adattamento sociale e la serenità della maturazione personale dei figli di gay e lesbiche dicono l’opposto. Dire che per un bambino africano senza genitori naturali è meglio un orfanotrofio dell’amore di due mamme è un segno di disprezzo gratuito". "Si possono non condividere le normative adottate in mezza Europa (adozioni alle coppie dello stesso sesso sono previste in Spagna, Gran Bretagna, Svezia, Olanda, Belgio, Repubblica Sudafricana, New Jersey e, limitatamente ai figli naturali di uno dei due partner, Francia, Germania, Danimarca e Israele), ma non accettiamo di subire pesanti offese da un ministro della Repubblica. Pensavamo che il tempo dei Tremaglia e dei Calderoli fosse ormai superato. Adesso ci aspettiamo le sue spiegazioni le sue scuse".
Ufficio stampa Arcigay



COMUNICATO STAMPA
Bologna, 12 marzo 2007
DICO: ARCIGAY, DA VATICANO ATTACCO PRECOTTO A MANIFESTAZIONE ROMA
"SPERAVANO IN GAY PRIDE: SPIAZZATI DA MANIFESTAZIONE POLITICA"
"L’attacco dell'Osservatore Romano contro la manifestazione di sabato a favore delle unioni civili è precotto e favolistico. Si aspettavano un gay-pride, e contro quello erano pronti a tuonare. Di fronte ad una manifestazione politica di altro tipo, civile, sobria e gioiosa, con tante famiglie e bambini, non hanno saputo più che dire e hanno mandato il disco rotto contro le ‘carnevalate’". Questa la replica del presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, al feroce attacco del quotidiano del Vaticano contro il sit-in di piazza Farnese a Roma. "Le parole delle gerarchie cattoliche contro la dignità delle persone omosessuali – continua Lo Giudice - rasentano quotidianamente l’insulto e lo sberleffo. Parlano di "carnevalate" di "isteria" di "amori deboli e deviati". L’unica isteria sotto gli occhi di tutti gli italiani è piuttosto quella con cui ossessivamente i vertici del clero cattolico attaccano il progetto di dotare l’Italia, al pari delle altre grandi democrazie europee, di una buona legge sulle unioni civili, a favore di tante coppie omosessuali ed eterosessuali. "Non bisogna inoltre dimenticare un dato di fatto inoppugnabile. Nei paesi, come la Francia, dove esistono da anni leggi sulle unioni civili, queste vengono utilizzate più dagli eterosessuali che dagli omosessuali, anche se, visto che in Italia a gay e lesbiche è negato il matrimonio, sono ovviamente le loro organizzazioni per la parità dei diritti a guidarne la richiesta. "Non si venga poi a parlare a noi di strumentalizzazione dei bambini. Ne abbiamo visti tantissimi portati in piazza dai cattolici in Spagna contro il matrimonio gay, usati come simbolo per invocare discriminazioni e negare diritti. I bambini che erano in piazza Farnese coi genitori, etero ed omosessuali, partecipavano ad una festa di libertà: è un fatto che il 15% dei bambini nasca in Italia da coppie non sposate, è un fatto che molti bambini vivano con due genitori dello stesso sesso. Questa è la ‘società naturale’ italiana, anche se non corrisponde a schemi ideologici precostituiti".
Ufficio stampa Arcigay



DICO, GAYLIB:"PIAZZA STRUMENTALIZZATA DALLA SINISTRA RADICALE. SOLIDARIETA’ AD ALESSANDRO CECCHI PAONE CHE NON SI E’ ARRESO ALLE LOGICHE DA CHIERICHETTI DI DS E ARCIGAY"
"Non c’è piaciuta l’appropriazione indebita da parte dei partiti della sinistra radicale e dei ministri del Governo Prodi di una manifestazione che in realtà doveva essere una fuga in avanti autonoma del movimento glbt con l’unico obiettivo di risollevare la testa e superare il disonorevole compromesso al ribasso rappresentato dai DiCo che, com’è noto, addirittura non riconoscono la coppia. Non c’è piaciuto l’atteggiamento da chierichetti ossequiosi tenuto dalla dirigenza di Arcigay e Ds e di conseguenza abbiamo ritenuto letteralmente disdicevole e irrispettosa della libertà che storicamente ha caratterizzato il movimento gay italiano, la mordacchia messa ad Alessandro Cecchi Paone, sentitosi talmente a disagio nel non poter esprimere liberamente le proprie idee sulla Cei e sul Vaticano, da abbandonare il palco e la piazza". E’ con questa nota amara e polemica che GayLib, l’associazione dei gay liberali di centrodestra, dopo una riflessione di ventiquattro ore, dice la sua sulla manifestazione Diritti Ora di sabato 10 marzo a piazza Farnese."All’amico Alessandro Cecchi Paone giunga tutta la solidarietà nostra – proseguono dal direttivo di GayLib – e, crediamo di poter dire, della maggioranza della piazza che, guarda caso, più che i politici ha portato in trionfo don Gianni Barbero, sacerdote ridotto alla condizione laicale per le sue posizioni filogay, autore dal palco di un intervento durissimo all’indirizzo dei faraoni del Vaticano". "Purtroppo – proseguono i gay di centrodestra – da parte della più grande associazione gay italiana continua ad esserci l’atteggiamento di schiacciamento gratuito sulle posizioni dei partiti della sinistra che noi abbiamo sempre denunciato. Un atteggiamento che oggi si fa ancora più misero perché si condisce al classico gioco delle tre carte che solitamente si fa per coprire le magagne degli amici che stanno al Governo, con la deferenza del militante irreggimentato e non con la baldanza del movimento di popolo, libero e trasversale come deve essere il movimento gay. Non a caso – va avanti la nota di GayLib – noi, sebbene rappresentati sul palco dal presidente Oliari, non abbiamo trovato voce e il presidente dei Riformatori Liberali, Benedetto Della Vedova ha ricevuto solo pregiudiziali fischi. Se la maggioranza del movimento fosse politicamente intelligente – conclude la nota – saprebbe sfruttare la pluralità di idee e posizioni presenti all’interno del movimento stesso, puntando così a impersonare al tempo stesso il ruolo di stimolatori e mediatori , visti pure gli esigui numeri di cui il centrosinistra dispone al Senato che rendono più che mai necessaria una trasversalità sul tema dei diritti alle coppie di fatto. Invece no. La manifestazione di sabato, divenuta una occasione persa, è stata trasformata in una inutile e unilaterale difesa dei DiCo, accreditando di fronte alla piazza stracolma e senza un minimo di pudore, l’unica verità che vede il movimento gay sotto il doppio giogo: della Chiesa Cattolica, da non irritare troppo, e della chiesa postcomunista da omaggiare con eccessivi e immeritati incensi. Per quel che ci riguarda, dunque, attaccati come siamo alla nostra libertà, ci sottraiamo da questi giochini di quartiere, continuando a lottare per una conclusione alta e nobile del cammino legislativo delle proposte di legge in materia di unioni civili, alcune delle quali avanzate anche da parlamentari di centrodestra, in discussione nel Parlamento italiano".

GayLib – Il Direttivo
Contatti
Enrico Oliari – Presidente
Cell. 335/6622440
Daniele Priori – Vicepresidente
Cell. 328/6323820



INTERVISTA A MARIA ORNELLA SERPA DI Co.Di.Pep
Maria Ornella Serpa, fondatrice del Coordinamento per la Difesa delle Persone Prostitute
Scheda: Fondatrice del Coordinamento per la Difesa delle Persone Prostitute e attivista femminista di A/MATRIX afferma: "Ho pochi clienti perchè scelgo solamente chi non vuole esercitare su di me un potere" "Le politiche del sindaco Veltroni? Sono inesistenti e puttanofobe" La prostituzione va abolita come atto di segregazione sessuale della donna, conseguenza del patriarcato che ha voluto da un lato la madre e dall’altro la <>. di Simona Caleo. Noi proponiamo di usare il termine "lavoro sessuale" perché siamo coscienti di quel che facciamo e lo facciamo con dignità e autodeterminazione "Potrebbe essere tua figlia" ammoniva la campagna contro la prostituzione minorile organizzata dal XII Municipio conclusa proprio ieri. Ma la prostituzione non è esercitata soltanto da giovanissime vittime di minacce o promesse non mantenute. Sono molte le donne adulte che hanno fatto la scelta consapevole di esercitare una professione che risponde ad una richiesta di mercato e rivendicano il diritto di farlo in condizioni di legittimità e sicurezza. Ne abbiamo parlato con Maria Ornella Serpa, fondatrice del Coordinamento per la Difesa delle Persone Prostitute e attivista femminista di A/MATRIX. D. Maria Ornella, cosa ha pensato quando ha visto quei manifesti? R. D’istinto mi è piaciuta la campagna, perché la figura maschile non viene mai toccata quando si parla di violenza sessuale o di prostituzione. Ma è chiaro che ha delle interferenze sul nostro lavoro e sulle nostre vite perché va a calcare lo stereotipo della prostituta schiava, vittima, la solita disgraziata incapace di difendersi e di decidere. E il cliente diventa sempre più nervoso quando si avvicina a noi, la contrattazione è veloce e non abbiamo modo di saggiare con quale persona ci stiamo accompagnando, rischiando di trovarci in situazioni pericolose.
D. Antiprostituzione, non anti prostitute
R. La prostituzione va abolita come momento di segregazione sessuale della donna, conseguenza dell’istituzione patriarcale che ha voluto da un lato la madre, sposa, figlia e dall’altro la "malìa". Questa è la prostituzione ed è figlia genetica di questa società, le somiglia perfettamente, non se ne lamentino. La prostituta invece sono io e subisco uno stigma, delle violenze. Bisogna fare attenzione alla persona della prostituta. Noi proponiamo di usare il termina "lavoro sessuale" perché siamo coscienti di quel che facciamo e lo facciamo con dignità, volontà e autodeterminazione. Vendere un servizio sessuale non vuol dire invitare le persone, tanto meno le istituzioni e le forze dell’ordine, ad ogni genere di violenza e prevaricazione.
D. Ma il problema dello sfruttamento esiste?
R. Condividiamo le preoccupazioni della presidente Prestipino. Il territorio non è controllato dallo Stato ma dagli sfruttatori, che sono ben visibili – non chiamiamoli più racket, sono uomini che stanno lì, alle costole delle ragazze che sfruttano. Ma non sembra esserci volontà da parte delle forze dell’ordine e delle istituzioni di porre un freno al fenomeno, piuttosto una volontà di esasperazione per tornare magari alla riapertura delle case, una cosa degradante per il genere femminile. Sono state le politiche per l’immigrazione a determinare questa situazione ingovernabile: la ragazza è vittima da una parte dello sfruttamento e del traffico, dall’altra di una legislazione nazionale che non la riconosce come cittadina, come persona e al perseguita. Spesso queste ragazze sono costrette a scegliere il male minore.
D. Cosa pensa delle politiche veltroniane?
R. Inesistenti e puttanofobe. Le telecamere sono state una mossa populista e demagogica. Il minimo della repressione, fatta malissimo e senza risultati. Io ho avuto un sospetto, faccio dietrologia: Veltroni, essendo un cinefilo, ha voluto fare quell’ acquisto per poterle usare poi lui, privatamente.



SIAMO SALVI………e siamo con Cesare Salvi
di Stefano Fabeni e Maria Gigliola Toniollo

…e siamo con Cesare Salvi: in una disarmante "corsa al ribasso", in una defraudazione di diritti che pareva non avere fine, finalmente dal Parlamento Italiano una voce coerente e ferma. La voce del senatore Cesare Salvi. Non avevamo dubbi che l’aver conferito a lui il ruolo di relatore sul progetto di legge sui Dico fosse l’unica notizia buona in tutta una vicenda che definire frustrante è dir poco e non avevamo dubbi del fatto che, considerata la sua esperienza e la sua coerenza politica, le sue competenze giuridiche ed istituzionali, Salvi sarebbe stato finalmente un garante. Ci piace ricordare il nostro incontro al Senato nel gennaio 2006 con Salvi, allora vice presidente del Senato, il giorno prima della presentazione del nostro volume "La discriminazione fondata sull’orientamento sessuale". Una persona attenta che, invitata a presentare un libro, aveva voluto discutere con noi anzitempo dei contenuti del libro stesso, che già aveva esaminato con cura. Non il solito intervento "mordi e fuggi" a cui siamo tanto spesso abituati dalle "dive della politica". E ci piace ricordare la sua recensione del nostro libro all’evento di presentazione, il fatto che, seppur in un momento in cui la discussione sui Pacs entrava nel vivo, egli riconoscesse la necessità di non dimenticare l’importanza della prosecuzione del dibattito sulla legge antidiscriminatoria. Speriamo anzi che accetti il nostro invito pubblico a farsi promotore in Senato della proposta di legge n. 654 già presentata alla Camera dei Deputati dal suo compagno di partito Franco Grillini. Al di là di questo episodio personale, ci sarebbero molte cose da dire sul senatore Salvi. Uno dei pochi laici sulla scena politica italiana. Persona coraggiosa, recente autore tra l’altro con Massimo Villone di un testo di grande attualità e verità, "I costi della Democrazia", persona che non ha mai ceduto alle derive centriste del suo partito, ai compromessi degradanti, alle svendite. Non ci sorprende che sia stato coerente anche questa volta. Ci piace pensare che il senatore Salvi abbia letto i nostri commenti qui pubblicati, che gli abbiamo sempre inviato e quello che ancor più ci piace é che non abbia avuto alcuna remora nel giudicare il disegno di legge governativo Bindi-Pollastrini per quello che é, non nascondendosi dietro scuse inconsistenti per giustificare l’operato di un governo in difficoltà, che abbia sollevato i paradossi giuridici che il disegno di legge comporta in primo luogo per i suoi aspetti formali, che nel suo ruolo di relatore abbia valutato il disegno di legge da un punto di vista giuridico prima che politico e, come unica conseguenza possibile, lo abbia bocciato, facendo l’unica cosa che una persona responsabile e seria avrebbe fatto: ripartire dai disegni di legge già depositati in Parlamento e riconsiderare l’intera questione in una diversa prospettiva. Salvi è una persona con competenze istituzionali profonde, dicevamo. Non abbiamo dubbi che rappresenti la miglior garanzia per un successo non di immagine, ma di sostanza dell’intera operazione. Certo, il suo metodo é rischioso. Significa rimettere in discussione tutto, significa allungare i tempi della discussione parlamentare, significa mettere in conto il rischio che il progetto si areni. Ma siamo assolutamente con lui in questa fase e non sarà lui la persona da biasimare se l’operazione fallirà. Pur attendendo i prossimi passi allo scopo di valutare i contenuti sostanziali della proposta su cui lavorerà e riservandoci ovviamente il diritto di critica, riteniamo questa la direzione giusta. Un riscatto dovuto. Una considerazione finale. É noto, e non ci stancheremo mai di sostenerlo che, pur riconoscemdo l’importanza del riconoscimento della pluralità delle forme di famiglia, per quanto riguarda le coppie formate da persone dello stesso sesso la parità formale e sostanziale non può che essere garantita dall’estensione dell’istituto matrimoniale alle stesse e questo ci pare il vero e unico fine ultimo di qualsiasi rivendicazione in tal senso. Dissentiamo dalla posizione del senatore Salvi rispetto al fatto che sia necessario un emendamento dell’articolo 29 della Costituzione per raggiungere tale obiettivo. Il discorso sulle ragioni della nostra considerazione si farebbe lungo, ma ci pareva opportuno almeno farlo notare. Speriamo di avere presto l’occasione di discutere di questo con il senatore.

7 marzo 2007 http://www.larosanervosa.net




A PENSAR MALE………
A pensar male, dicevamo... Ma come si può d’altra parte non porsi qualche interrogativo se si considera quanto é successo nei giorni scorsi?

di Stefano Fabeni e Maria Gigliola Toniollo

A pensar male si fa peccato ma si indovina, diceva anni fa l’omofobo Giulio Andreotti. Omofobo e in buona compagnia: Hitler sterminava gli omosessuali nei campi di concentramento; lo stesso faceva Stalin; la Santa Inquisizione li bruciava; i talebani e il regime di Teheran li condannano ancora oggi a morte; Mugabe, presidente-dittatore dello Zimbabwe, li definisce maiali; il senatore McCarthy ne era ossessionato, come con i comunisti; la mafia ritiene un omosessuale non degno di essere uomo d’onore; e la Chiesa cattolica di papa Ratzinger... beh, si sa quale sia la posizione della Chiesa cattolica... Chissà se la mamma buonanima di Andreotti si preoccuperebbe a sapere che il figlio siede a fianco di Emilio Colombo a Palazzo Madama... No, ormai é stagionato il senatore Andreotti, anche troppo, parrebbe. A pensar male, dicevamo... Ma come si può d’altra parte non porsi qualche interrogativo se si considera quanto é successo nei giorni scorsi? Un breve riassunto dei fatti. Il governo va in minoranza in Senato in materia di politica estera, in seguito all’intervento in Aula del ministro degli esteri D’Alema. I senatori a vita Andreotti e Pininfarina si astengono dal voto. La sinistra massimalista, con gli ormai celebri senatori Rossi e Turigliatto, viene accusata per la sconfitta. Prodi si dimette. Il senatore Andreotti dichiara di essersi astenuto non per la politica estera del governo, ma per i Dico. La maggioranza si "ricompatta" intorno ai dodici diktat di Prodi, da cui spariscono i diritti dei conviventi e ricompare il sostegno alla famiglia, un eloquente capoverso. Il governo fa campagna acquisti nel centro-destra. Il dibattito si sposta ancor più sui Dico. Le dichiarazioni sul voto di fiducia sono quasi interamente concentrate sui Dico stessi. Il senatore Andreotti dichiara di non votare contro il governo perché i Dico sono scomparsi. Lo stesso senatore Andreotti, oltre settanta anni dopo, in una lancinante folgorazione, comprende la ragione per cui la mamma non lo lasciava frequentare il cinema del quartiere quand’era ragazzino. Una vera epifania. Ed intorno alle battute del senatore, degne dei migliori film di Alvaro Vitali e Edwige Fenech, si compatta il fronte omofobo: i teodem con i teocon; la famiglia Mastella in un insolito triangolo con il parrucchiere (gay) della signora; l’onorevole Mara soubrette Garfagna che, improvvisatasi costituzionalista, non potendo provare la sterilità fisiologica degli omosessuali, forte della sua sterilità intellettuale ne dichiara la sterilità costituzionale; l’onorevole Luca Volonté che scopre la psicologia moderna, ma si ferma alle sue origini, ovvero alla seconda metà dell’ottocento; la senatrice Paola Binetti, neuropsichiatra e psicoterapeuta, che la psicologia e la psichiatria dovrebbe conoscerle, ma evidentemente non ha letto il Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders negli ultimi 35 anni (o forse intenta alla creazione di un nuovo gruppo, i teo-psycho?); persino Licia Colò, novella "dottor Dulcamara", medico ambulante, che dai consigli di viaggio passa ai consigli di cura per i gay. Dunque, che c’entra tutto ciò con l’Afghanistan, momento d’inizio della crisi e di quanto ne é seguito? A prima vista non é molto chiaro. Anzi, proprio non avrebbe senso. Ci viene un sospetto "andreottiano". A cosa é servita questa crisi di governo se non a indebolire la sinistra ed a rafforzare il centro moderato, sino a fare del senatore Andreotti, da sempre molto vicino al Vaticano, quasi il protagonista ed il baricentro della politica italiana? Abbiamo la sensazione che tutto ciò in realtà non sia accaduto per caso. La questione della politica estera pare il pretesto per una manovra politica più ampia finalizzata a rafforzare la parte moderata dell’Unione a scapito della sinistra. D’altra parte se così non fosse stato il centro moderato ne sarebbe uscito indebolito in caso di approvazione dei Dico; o forse sull’argomento avrebbe provocato una crisi politica. In altri termini ci pare che la "crisi a sinistra" sia stata provocata per evitare più tardi una "crisi a destra". Solo così si spiega la retorica politica di questi giorni: il governo é caduto sulla politica estera, eppure la politica estera non é stata tema centrale di discussione di queste settimane. Difficile comprendere chi sarebbe il manovratore della crisi: la parte moderata del governo? Lo stesso D’Alema? Il governo d’Oltretevere? Lo capiremo presto, probabilmente prima della fine della legislatura. Una seconda considerazione sul circo omofobo di questi giorni. Davvero queste persone sono tanto idiote quanto appaiono? Davvero credono in ciò che dicono? Non lo pensiamo, almeno non per tutte. La retorica politica fa abbondante uso della sessualità, sfruttando i luoghi comuni ed alimentando i pregiudizi. L’omofobia, anche estrema, così come l’antisemitismo o il razzismo, sono manifestazioni psicopatologiche, ma sono anche strumenti politici efficaci. Tanto per citare un paio d’esempi dei giorni nostri, Robert Mugabe, presidente dello Zimbabwe, ha costruito sull’omofobia e sulla (etero)sessualità la nozione di cittadinanza, conferendo e negando diritti civili in base al criterio di "cittadinanza sessuale", pretesto per abusi ben più gravi. In Nigeria proprio in questi giorni é in discussione un disegno di legge che, con il pretesto di vietare il matrimonio tra persone dello stesso sesso per "preservare i valori e le tradizioni della società nigeriana", criminalizza ogni forma di attivismo e sostegno per i diritti delle persone omosessuali e transessuali, sino a negare la libertà di espressione e d’associazione, persino in privato. La nuova legge é stata redatta in modo tale da poter essere utilizzata come strumento di repressione politica, in base alla quale chiunque potrebbe facilmente venire accusato di omosessualità e condannato a cinque anni di reclusione. Proprio in questi giorni sta emergendo la natura vera del disegno di legge, fortemente appoggiato dal governo, con il supporto delle comunità religiose, ma divenuto terreno di scontro tra esecutivo e Senato perché, se approvata, é ormai chiaro che la futura legge sarebbe utilizzata nell’attuale campagna elettorale. A farne le spese sarebbero anche attivisti per i diritti umani, cittadini e cittadine in base al loro reale o presunto orientamento sessuale, vittime di un clima sociale e politico di caccia alle streghe. É possibile perciò immaginare che anche la retorica omofoba di questi giorni in Italia, le assurdità che vengono sentenziate sui Dico, spesso da parte di politici conviventi e divorziati, sia parte di un più ampio progetto politico, di un attacco frontale da parte di uno schieramento moderato, che include una parte sospetta del centro-sinistra che non teme di scendere a patti con i poteri forti d’Oltretevere, pur di mantenere il potere. É quasi normale che i Dico divengano pertanto un simbolo, l’ultima linea del fronte laico. E qui sta, a nostro avviso, l’errore strategico di tutti coloro che hanno accettato il compromesso dei Dico pur di "portare a casa" qualcosa, errore che va a scapito particolare del movimento LGBT. I Dico facilmente verranno bocciati in Parlamento, soprattutto in questo clima che vede rafforzarsi il fronte contrario. Vista l’aria che tira, pare che servirà più che qualche dissidente liberale del centro-destra per fare si che il disegno di legge venga approvato in Senato. In quella che per molti (ma non per noi) é considerata la migliore delle ipotesi, in caso di approvazione dei Dico si sarebbe vinta una battaglia simbolica. Peccato che si tratterebbe di un simbolo senza contenuti, come già sappiamo. Ciò di cui non si tiene conto in questo calcolo é del prezzo da pagare. La retorica omofoba particolarmente accentuata in corso potrà anche essere solo retorica politica, una "guerriglia" per il potere, ma la ricaduta sociale potrebbe essere tangibile. Non crediamo infatti che il martellamento omofobo di questi giorni faccia bene al Paese, e soprattutto a coloro che ne sono più esposti. E se i Dico sono la risposta, non ne siamo rincuorati. Può invece purtroppo dormire sonni tranquilli il senatore Andreotti: é ancora lontano il giorno in cui anche l’Italia dovrà "pagare il vero prezzo" della modernità, il giorno in cui il presidente della repubblica italiana si troverà a promulgare la legge che equipara le coppie formate da persone dello stesso sesso ai coniugi, come accaduto alla "sfortunata" regina Elisabetta II, ed ad altri reali d’Europa. La sua Italia é ancora ferma con lui all’età della pietra.

Stefano Fabeni
Maria Gigliola Toniollo
Washington – Roma, 5 marzo 2007



COMUNICATO STAMPA MARIO MIELI
ALLE FALDE DELL’OMOFOBIA
Sono giunte anche a noi numerose e scandalizzate segnalazioni sulla trasmissione di domenica scorsa di "Alle Falde del Kilimangiaro" condotto da Licia Colò. Ospite era una donna musulmana medico e sessuologa che ha attaccato gli omosessuali e l’omosessualità definendola come vietata dalle tre religioni monoteistiche e una malattia da curare. Il tutto senza contraddittorio e coll’assenso della conduttrice. Pensavamo che non servisse più ricordare come ormai da oltre 10 anni l’omosessualità non è inclusa nell’elenco delle malattie dal DSM IV, sia a livello internazionale che nazionale. Invece sembra che quando scienza e religione vengono irresponsabilmente confuse si ritiene legittimo insultare, attaccare e umiliare persone dal pulpito della televisione pubblica. Di fronte alle telefonate e alle proteste da subito piovute sul programma la Colò si è difesa in diretta, affermando la libertà di espressione della sua ospite. Per parte nostra noi non riusciamo a capire cosa c’entrino le teorie sull’omosessualità con un programma di viaggi. In secondo luogo ricordiamo alla sprovveduta presentatrice che in democrazia la libertà di espressione trova un limite invalicabile nel rispetto degli altri e delle leggi, e che a questi limiti vanno ad aggiungersi quelli del buon senso e del buon gusto del ruolo della televisione pubblica che è sostenuta con il canone di tutti i cittadini, anche omosessuali. Persino le teorie razziste del Manifesto della Razza di Gobineau pretendevano di avere fondamenti scientifici, e se vogliamo puntare sull’etnologia ci sono società in cui ancora esiste la schiavitù o l’infibulazione. Giustamente qualsiasi presentatore si sarebbe opposto a che queste cose venissero sostenute positivamente nella propria trasmissione. Ma ancora una volta i cittadini omosessuali non vengono ritenuti degni di protezione e rispetto. Per molto meno la RAI ha preso seri provvedimenti. Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli chiede alla Colò chiare e pubbliche scuse e alla direzione della sua rete di prendere provvedimenti valutando la sospensione del programma, o la rimozione dell’ inadeguata presentatrice.

Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Per il direttivo Andrea Maccarrone




COMUNICATO STAMPA
PROF. CLAUDIO NICOLINI
MOZIONE PRESENTATA AL DIRETTIVO NAZIONALE SDI DEL 25/2/07
PER UNA GRANDE SINISTRA DI GOVERNO MODERNA ED APERTA
Il mondo è un unico sistema tenuto assieme sino a poco fa dai soli gnomi della finanza che hanno determinato e condizionato ad oggi le scelte politiche e strategiche dei singoli paesi (quali energia, tecnologia e sviluppo distribuite a macchia di leopardo e con grandi in equità ). Da qualche mese è stata invece acquisita coscienza che il mondo condivide una sottile atmosfera terrestre sempre più invasa da CO2 con aumento della temperatura e scioglimento di tutti i ghiacciai e che contestualmente l’umanità ha nel processo bruciato in meno di 200 anni tutte le risorse energetiche (petrolio,gas) accumulate nei fossili in oltre 500 milioni di anni ponendo le premesse per il rallentamento a breve ( a partire dal 2020) di tutte le economie sino al loro progressivo blocco. Gran parte dei paesi ( Italia inclusa) continuano a peggiorare il disastro senza porvi mano con interventi significativi, si accusano reciprocamente (vedi Cina ed USA) di contravvenire al trattato di Kyoto che hanno liberamente sottoscritto e sottovalutano l’esaurimento delle risorse energetiche di questo passo gli esseri umani si autodistruggeranno molto prima del tempo previsto per la loro estinzione in base al ciclo del nostro Sistema Solare od al diffondersi di terrorismo e guerra. Il pericolo è universale ed in questo la solidarietà deve essere universale aggiornando strumenti parafascisti quali la legge Bossi-Fini sull’Immigrazione e tutte le priorità sia economiche che politiche sino ad oggi in essere prescindendo dalla globalizzazione di cui sopra. Ubi maior minor cessat. In questo quadro l’agenda politica e lo stesso pensare politico vanno riscritti ovunque ma anche nel nostro paese. Non possono bastare pannicelli caldi. La ricerca scientifica e tecnologica e tutto quanto ruota intorno (Università , Enti di Ricerca, Industrie ed Enti ad alto contenuto tecnologico, Normative sull’Immigrazione più duttili verso le intellighenzie extracomunitarie) devono diventare centrali ed assolutamente prioritari. Bene ha fatto in questo senso il Premier Prodi a ripristinarne ieri l’alta rilevanza con l’identificazione dei dodici punti su cui ha ottenuto il consenso dell’Unione, lasciando al parlamento la definitiva approvazione del ddl "DICO" ; e bene ha fatto Boselli a sostenerlo non dando risonanza ad altre priorità apparentemente portate da Pannella in quella sede con grande intemperanza. Confortante e sorprendente per noi Socialisti Liberal antelitteram che da più parti ora si converga verso il liberalsocialismo sia fra fautori del Partito Democratico versione DS/Margherita che fra suoi oppositori aventi le prospettive più diverse. Questa discussione però avviene su un generico contenitore e mai su una precisa piattaforma organica fatta eccezione di un altrettanto generico laicismo. Al paese necessita invece una moderna combinazione di liberalismo e di socialismo mutuata dai vincoli di globalizzazione sopradescritti, un contributo alternativo non più elitario ma di massa quale collante di una riorganizzazione della sinistra di governo in Italia. Sotto l'aspetto ideologico, libertà ed eguaglianza rimangono incompatibili come valori ultimi, ma questa soluzione intende il liberalismo solo come metodo ed il socialismo come fine, ossia partendo dalla liberazione dell'individuo rispetto allo Stato per tendere alla liberazione dell'uomo rispetto a tutti gli altri condizionamenti che provengono dalla società e dalla globalizzazione, specie nella sfera economica , dell’energia e dell’ambiente. Nell’ambito dei giochi politici a somma zero di destra verso sinistra definibili secondo la teoria di Nash il Socialismo Liberal può essere definito un comportamento razionale che persegue il meglio evitando il peggio, tentando la trasformazione del vecchio LiberalSocialismo in una formulazione moderna di massa come possibile base ideologica di una organica riorganizzazione della sinistra di governo senza anacronistiche asprezze. La iniziale formulazione nazionale di Rosselli e Bobbio di molti anni fa (cui tutti fanno riferimento), un né socialismo né liberalismo, viene trasformata in una nuova sintesi internazionale positiva nell’ambito dei vincoli "globali" attuali cui non è più possibile prescindere, un et-et al di là dell'uno e dell'altro ma dentro a entrambi alla ricerca di una sintesi che la storia non ha sino ad ora conosciuto ed a cui deve tendere subito lo SDI in stretta sintonia con Prodi per: *aggregare chiunque disponibile in gran fretta onde raggiungere una adeguata massa critica ( in assenza della quale vi è solo il rischio di essere velleitari vista la macrodimensione dei problemi),
**richiedere subito una Costituente per il Partito Democratico sulla base di una testa un voto, ***correggere il Manifesto dei Saggi chiedendo di meglio precisarne i contenuti positivi ( quali il riferimento al PSE) e di integrarlo con quanto emergerà dal nostro Congresso. Il Socialismo Liberal deve diventare il collante senza nominalismi e senza radicalismi del processo riformista offrendo idee e soluzioni che coniugano giustizia e libertà con efficienza e progresso. Sempre con trasparenza nel processo decisionale e col coinvolgimento della "gente" attraverso internet , referendum e primarie, abdicando ad egoismi individuali e di gruppo, lo SDI per la sua storia quale unico erede del vecchio PSI e per la sua attuale posizione deve provarci senza subordinazione ad altri o senza torcicolli verso un passato che non ritornerà mai nella stessa forma. Non è sbagliato l’obiettivo della riorganizzazione del centro-sinistra in un grande partito democratico bensì l’averlo confinato al burocratico incontro da codice Cencelli di due apparati di partito (post-PCI e post-DC) relegando l’apparato post-PSI ad un ruolo subalterno di pura facciata opportunamente filtrato e raccolto in ordine sparso ; ma cosa ancor più grave è l’aver messo in un angolo la società civile e tutti i movimenti ed associazioni che hanno legittimato nelle Primarie dell’Unione la leadership di Romano Prodi per il Governo, a cui rimane ora la sola alternativa di nuove elezioni politiche con una nuova legge elettorale. A questo processo ci auguriamo partecipino federandosi opportunamente con noi dello SDI tutte le restanti componenti della diaspora socialista e liberaldemocratica collocate a sinistra e tutte le liste civiche variamente presenti sul territorio e che si riconoscano nel socialismo liberaldemocratico. Abbiamo infatti vissuto con rammarico il fallimento della RnP quale primo laboratorio nel quale far lavorare insieme tali due componenti, ma il tenerla in vita aumenta solo la confusione ora.. Lo SDI deve stabilire :
-una agenda prioritaria per arrivare ad un nuovo modello di grande riorganizzazione riformista bottom up che non può essere certo quello top-down chiuso suggerito ad oggi;
- idee, meritocrazia e trasparenza nel processo decisionale e gestionale ;
- dipartimenti tematici che valorizzino il capitale umano ove presente ;
- incompatibilità fra governo , partito e parlamento.
In conclusione lo SDI deve partecipare ad una riorganizzazione della sinistra di governo che parta dalle masse per le masse , anche per dare risposta ai numerosi problemi tuttora aperti quali la deindustrializzazione con disoccupazioni , sottooccupazioni e nuove povertà crescenti sopra livello di guardia;
gli ingiustificati e permanenti stati di guerra nel mondo ;
la progressiva perdita di risorse energetiche ed il deterioramento dell’ambiente,
il perdurare della subordinazione femminile;
la emarginazione dal vorticoso progredire della ricerca scientifica e tecnologica in atto e sottostima del suo impatto su sanità, società e produzione;
la riconsiderazione dei mezzi necessari a promuovere il protagonismo dei cittadini indipendentemente anche dai partiti utilizzando la telematica diffusa nel territorio per una consultazione di massa eliminando i privilegi di apparato rispetto ai diritti di tutti i cittadini.
il mezzogiorno senza il cui sviluppo si rallenta l’intero paese,
il potenziamento delle piccole e medie imprese cardine della nostra economia,
il riordino della pubblica amministrazione per abolire duplicazioni e sprechi, con aggregazione dei piccoli comuni per la gestione dei servizi.
Questa mozione è sottoposta alla riflessione dei compagni membri del Consiglio Nazionale per la loro sottoscrizione come sintetico contributo di idee e proposte al prossimo Congresso Nazionale Straordinario dello SDI.
Firmatari
CLAUDIO NICOLINI MEMBRO ESECUTIVO NAZIONALE SDI
GIULIANO BOFFARDI MEMBRO DIRETTIVO NAZIONALE SDI
ANTONIO RUGIERO MEMBRO CONSIGLIO NAZIONALE SDI
PAOLO FERLI MEMBRO CONSIGLIO NAZIONALE SDI
CARLO BRUSCHI MEMBRO CONSIGLIO NAZIONALE SDI
SEBASTIANO PONTE MEMBRO CONSIGLIO NAZIONALE SDI
PISANO PASQUALE MEMBRO CONSIGLIO NAZIONALE SDI
GASPA LEONARDO MEMBRO CONSIGLIO NAZIONALE SDI
LIBERATORE CARLA MEMBRO CONSIGLIO NAZIONALE SDI
FRANCESCO CUCINATO MEMBRO CONSIGLIO NAZIONALE SDI
GIANNI FABBRI MEMBRO CONSIGLIO NAZIONALE SDI



MAMAN
DA CINQUE A ZERO STELLE
Ho sempre avuto grande stima, simpatia e ammirazione per la donna e per la politica Emma Bonino tanto da sostenere la campagna per «Emma for President» in cui Emma risultò la più amata dagli italiani per rappresentarli, tutti, come Presidente della Repubblica. E ciò lo testimonia, anche, la mia intervista pubblicata da Sette, ora Magazine, il settimanale del Corriere della Sera.Quindi, Emma Bonino - nessuno più di lei, sa e ricorda quanto e come mi spesi, su ogni fronte, per lei e per i Referendum Radicali sull'economia - voglia accogliere queste mie osservazioni, molto molto critiche, sulle modalità con cui un Ministro della Repubblica, Emma Bonino, si è mosso nei confronti di un compagno di partito.Nei confronti di Daniele Capezzone, ora Presidente della Commissione Attività Produttive alla Camera, ex segretario di Radicali Italiani deposto, manu militari, e cosa gravissima alla vigilia di un congresso che è l'organo politico collegiale a cui spetta, per voto democratico, la sostituzione e l'elezione dei nuovi organi di partito. Rimosso da Marco Pannella che - non va dimenticato dagli Angiolo Bandinelli e dai compagni di partito ora deputati alla Camera che hanno innalzato il palco della pubblica gogna e del pubblico processo, in puro stile Soviet, a Daniele Capezzone dichiarando una sequela di querule puttanate a Radio Radicale - lo sostituì nel corso di una cena, tete a tete, con il nuovo segretario. Nuovo segretario che, peraltro, ha la mia stima, condizionata, purtroppo, da Pannella.Già dal Congresso, perciò, non spetta al gruppo dirigente radicale, ne' a «Maman» Bonino decretare ciò che è partitocratico, antidemocratico, e tutto l'armamentario di cui si ammantano e sproloquiano Pannella e i dirigenti radicali. La base è lontana da loro mille miglia e se non si sbrigano a cambiare musica e pifferai, si ritroveranno in undici dirigenti e nisba aderenti.Non possono parlarne più fino al momento in cui usciranno dal cuneo nefasto, e drammatico, in cui li ha precipitati Marco Pannella. E' a lui solo, infatti, che si deve l'isolamento e il fuggi fuggi dalle iscrizioni al Partito Radicale, la fine ingloriosa della Rosa nel Pugno - iniziata già dalle elezioni amministrative dove vigeva l'ordine, tra i radicali, non tra lo Sdi, di condurre la campagna elettorale, volutamente dissennata, con i temi della laicità, dell'anticlericalismo e dell'eutanasia quando ai cittadini, nelle amministrative, sta a cuore il programma per la loro città: e se sei laico o non laico non gliene può fregare niente a nessuno.Che Radio Radicale, e i suoi dirigenti, si salvino dai Bandinelli che stanno tentando l'operazione di stravolgimento, pro domo Pannella, di quanto ha scritto oggi, sul quotidiano Il Foglio, Adriano Sofri.Risponderò ad Adriano Sofri sperando che, a differenza dell'Appello per la sua Grazia, l'argomento lanciato oggi da Sofri divenga pubblico dibattito tra la società civile e non solo tra i soliti quattro gatti opinionisti che, per contendersi il merito della Grazia a Sofri, fecero sì che, Sofri, viva ancora da detenuto.
Giuliana D'Olcese quota rosa di Internet
http://www.virusilgiornaleonline.com/rubricadol.htm




NESSUNO TOCCHI CAINO
10 MARZO 2007
8 MARZO. NESSUNO TOCCHI CAINO LO DEDICA ALLE DONNE IRANIANE - 9 marzo 2007: accogliendo un appello del Premio Nobel iraniano Shrin Ebadi, Nessuno tocchi Caino ha dedicato l'8 marzo alle donne iraniane ed in particolare alle attiviste arrestate domenica scorsa. Elisabetta Zamparutti, tesoriera di NtC e di Radicali Italiani, l'unico partito a guida tutta al femminile, ha in proposito dichiarato: "E' alle iraniane che pagano il prezzo altissimo di dover vivere in una vera e propria teocrazia, come tale misogina, che dedichiamo la giornata dell'8 marzo. L'Iran è, dopo la Cina, il secondo paese al mondo per numero di esecuzioni dove sono innanzitutto le donne a subire le più gravi violazioni dei principi minimi di diritto internazionale a partire dal ricorso alla lapidazione per reati di adulterio o il raggiungimento della maggiore età delle bambine a 9 anni. Ma non saranno certo i mullah iraniani al Governo a poter assicurare nel paese il pieno riconoscimento e rispetto dei diritti umani e civili delle donne. E' dalla Comunità internazionale che deve giungere l'impegno a far rispettare innanzitutto il diritto all'esistenza delle sue cittadine e dei suoi cittadini assicurando quei diritti democratici e di libertà che sono elementi fondanti la comunità internazionale di cui oggi noi tutti ci riconosciamo e ci sentiamo parte attiva". Intanto il 7 marzo, l’Iran ha impicca! to cinque uomini riconosciuti colpevoli di omicidio. Lo ha riportato l’agenzia semi-ufficiale Fars, aggiungendo che le esecuzioni sono avvenute la mattina presto nel carcere di Evin, a Teheran.

PENA MORTE. SENATO ITALIANO APPROVA ABOLIZIONE TOTALE DA COSTITUZIONE - 7 marzo 2007: il Senato italiano ha approvato il disegno di legge che modifica l'art. 27 della Costituzione abolendo la pena di morte anche nei casi previsti dalle leggi militari di guerra. Il ddl è stato approvato dal Senato con 226 voti favorevoli, 12 astenuti e nessuno contrario. Al comma quarto dell'articolo della Costituzione, dove si stabilisce che "non e' ammessa la pena di morte", viene soppressa la condizione successiva che recita "se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra". Il ddl costituzionale era stato trasmesso al Senato dalla Camera, che lo aveva approvato con voto bipartisan in prima lettura lo scorso 10 ottobre. Il provvedimento torna ora alla Camera per la seconda lettura come prevede l'art.138 della Costituzione, che stabilisce essere quattro le letture necessarie, dal momento che si tratta di un provvedimento di natura costituzionale che modifica la Carta fondamentale. In merito all'odierna approvazione del ddl da parte del Senato, Sergio D'Elia Segretario di Nessuno tocchi Caino e deputato della Rosa nel Pugno ha dichiarato: "Con questo voto si rafforza, anche da un punto di vista interno, l'adeguatezza dell'Italia al grande obiettivo su cui questo Governo si è impegnato, quello della presentazione della risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali all'Assemblea Generale dell'ONU in corso a New York. Mi auguro che al voto del Senato segua subito la seconda lettura del disegno di legge per giungere presto alla eliminazione definitiva dalla nostra Costituzione delle ultime vestigia di un passato che non ha alcun futuro nella coscienza civile e politica del nostro paese."
IRAQ. TRE ESECUZIONI SOSPESE - 2 marzo 2007: le autorità irachene hanno sospeso le esecuzioni di tre donne condannate a morte in relazione ad attentati terroristici. Le stesse autorità – riferisce il Gruppo di Lavoro delle Nazioni Unite sulla Detenzione Arbitraria – assicurano che il caso di Wassan Talib, Zainab Fadhil e Liqa Omar Muhammad, sarà esaminato da una corte d’appello. La sospensione delle esecuzioni è il risultato di una campagna internazionale, secondo un comunicato diffuso dagli attivisti Hana Al Bayaty, Ian Douglas, Abdul Ilah Albayaty, Iman Saadon, Dirk Adriaensens e Ayşe Berktay. Alle tre donne vanno ora "garantite tutte le tutele previste dal diritto internazionale sui diritti umani", aggiungono gli attivisti. Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, avvenuta il 9 aprile 2003, la pena di morte in Iraq era stata sospesa dall’Autorità Provvisoria della Coalizione. E' stata reintrodotta dopo il trasferimento di poteri alle autorità irachene, avvenuto il 28 giugno 2004. Nell’ottobre 2005 il Parlamento ha approvato una nuova legge anti-terrorismo che prevede la pena di morte per "chiunque commetta ... atti terroristici", così come per "chiunque istighi, prepari, finanzi e metta in condizione terroristi di commettere questo tipo di crimini".
USA. CAMERA DEL TEXAS APPROVA PENA DI MORTE PER VIOLENZA SESSUALE CONTINUATA SU BAMBINI - 9 marzo 2007: la Camera dei Rappresentanti del Texas ha approvato, lunedì, in via preliminare un disegno di legge che prevede la possibilità di condanna a morte per chi violenta ripetutamente bambini. Il disegno introduce una nuova fattispecie di reato, "Abuso sessuale continuato di uno o più bambini", e stabilisce che una prima condanna venga punita col carcere da 25 a 99 anni. Nel caso in cui - in caso di rilascio - il condannato ripeta lo stesso tipo di reato, la pena prevista è l’ergastolo senza condizionale o la condanna a morte. Il provvedimento definisce "abuso sessuale continuato di bambino" come due o più atti sessuali commessi ai danni di una persona di età inferiore a 14 anni, per un periodo di 30 o più giorni. Approvato in via preliminare con 118 voti favorevoli e 23 contrari, il disegno di legge necessita dell’approvazione finale della Camera prima di passare al Senato, che sta attualmente esaminando un disegno simile. Gli avversari del disegno sostengono che punizioni così dure potrebbero spingere il violentatore a uccidere la propria vittima, per eliminare un testimone; sarà inoltre più difficile ottenere la collaborazione della vittima, nel caso in cui chi commette gli abusi sia un familiare o un amico di famiglia. In settimana, in Texas, ci sono state due esecuzioni, che portano a otto il numero dei giustiziati quest’anno nello stato americano più esecuzionista. Robert Perez, 48 anni, è stato giustiziato il 6 marzo nel carcere di Huntsville. Era stato condannato a morte per gli omicidi di Jose Travieso e Robert Rivas, commessi nel 1994 nel corso di un regolamento di conti tra bande messicane rivali. Le ultime parole di Perez sono state per la sua famiglia: "Dite ai ragazzi che gli voglio bene e che non li dimenticherò. Guardia, sono pronto". Il giorno dopo, è stato giustiziato Joseph Nichols, 45 anni, dopo aver trascorso 25 anni nel braccio della morte. Joseph era stato condannato a morte per l’omicidio di un negoziante settantenne, Claude Shaffer, avvenuto il 13 ottobre del 1980 a Houston, durante una rapina. Nichols non ha voluto l'ultimo pasto e si e' rifiutato di camminare fino alla camera della morte. Le sue ultime parole sono state insulti alle guardie carcerarie. La Corte Suprema degli Stati Uniti aveva respinto il suo ultimo appello. Un suo complice, Willie Williams, era stato giustiziaTo nel 1995. I difensori di Nichols hanno sempre evidenziato che sul corpo della vittima fosse stata trovata una sola ferita da proiettile e che quindi solo uno dei rapinatori poteva aver commesso l’omicidio. Nichols e Williams furono condannati al termine di due diversi processi durante i quali, secondo gli oppositori della pena capitale, furono presentate prove false e non furono ammesse testimonianze a favore degli imputati. Intanto in un altro stato americano, la Florida, una commissione di esperti, nominata per esaminare la procedura di iniezione letale dello stato, ha raccomandato di apportare modifiche al cocktail letale. Per gli 11 esperti va escluso il sedativo finora utilizzato, dal momento che potrebbe anestetizzare in maniera incompleta il condannato, rendendolo capace di avvertire intenso dolore senza possibilità di esprimerlo. La commissione non ha tuttavia indicato quali altre sostanze utilizzare nell’iniezione letale, limitandosi a dire che tocca ora al governatore Charlie Crist valutare "se sostanze più efficaci possano o debbano essere introdotte". Le esecuzioni sono state fermate in Florida nel dicembre dello scorso anno, dall’allora governatore Jeb Bush, a seguito della maldestra iniezione letale effettuata su Angel Diaz, 55 anni.
GHANA. COMMUTATE IN ERGASTOLO 36 CONDANNE CAPITALI
- 6 marzo 2007: il presidente del Ghana, John Kufuor, ha commutato in ergastolo 36 condanne a morte, rende noto il Ministero degli Interni ghanese. Sono in complesso 1.206 i detenuti che hanno ricevuto la commutazione della pena o sono stati liberati, in occasione del 50° anniversario dell’indipendenza nazionale. La condanna all’ergastolo di tre prigionieri è stata ridotta a 20 anni di detenzione, mentre sono 1.167 i detenuti che saranno liberati. Il comunicato del Ministero non precisa in che tempi la decisione del Presidente sarà applicata. La popolazione carceraria sfiora in Ghana le 12.000 unità. Nel Ghana non ci sono esecuzioni dal luglio 1993 quando 12 prigionieri condannati per rapina e omicidio sono stati fucilati. Le esecuzioni possono avvenire anche tramite impiccagione ma l’ultima impiccagione del paese risale al 1968. Il 17 settembre 2004, il giudice Felix Michael Lartey, membro della Corte Suprema del Ghana, ha dichiarato che la pena di morte andrebbe abolita dalla costituzione del Paese perché non serve al suo scopo. Il 25 ottobre 2005, anche il Procuratore Generale e Ministro della Giustizia ghanese, Ayikoi Otto, ha proposto l’abolizione della pena di morte, in occasione di un convegno intitolato "Analisi della pena capitale in Ghana", svoltosi nella capitale Accra. Secondo l’autorità penitenziaria del Ghana, al marzo 2006, erano 152 le persone in attesa di esecuzione.

Nessun commento: