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sabato 10 febbraio 2007

APPELLO DEI CITTADINI DELLA TERRA

February 08,
L'Italia ha firmato, lo scorso 4 febbraio in PARIGI,tramite il Ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio, alla conclusionedella conferenza di presentazione del Rapporto dell'InternationalPanel for Climate Change, l'APPELLO DEI CITTADINI DELLA TERRA, che è aggiunto sotto.
Nel suo blog su internet http://www.pecoraroscanio.it il Ministro offre l'opportunità a tutti i cittadini e associazioni di esprimere la propria adesione a tale appello, attraverso un commento al testo dell'appello ivi pubblicato.


APPELLO DI PARIGI
Noi cittadini di tutti i continenti, responsabili politici,rappresentanti di organizzazioni internazionali o non governative, scienziati, imprenditori, noi lanciamo un appello solenne per una vasta mobilitazione internazionale contro la crisi ecologica e per un crescente rispetto dell'ambiente.
1 ) Oggi noi sappiamo che l'umanità sta distruggendo, ad una velocità allarmante, le risorse e l'equilibrio che hanno permesso il nostro sviluppo e che determineranno il nostro avvenire.
Noi siamo coscienti che è in gioco il futuro del pianeta nel suo insieme, che è in causa il benessere, la salute, la sicurezza e perfino la sopravvivenza dell'umanità intera.
Oggi è arrivato il momento della lucidità. Dobbiamo riconoscere che siamo arrivati alle soglie dell'irreversibile, dell'irreparabile.
Dobbiamo ammettere che non ci possiamo più permettere di aspettare,che ogni giorno che passa aggrava i rischi ed i pericoli.
2 ) A Rio, a Johannesburg, a Montréal, a Kyoto, la comunità internazionale si è mobilitata. Ma è necessario andare molto oltre: essere più efficaci, più rapidi, più coerenti, più ambiziosi.
3 ) Ecco perché, coscienti delle nostre responsabilità rispetto alle generazioni future, coscienti del costo dell'inazione, noi ci impegniamo a mettere al centro delle nostre decisioni e delle nostre scelte, ognuno nel proprio campo, la preoccupazione per l'ambiente.
Ci impegniamo a prendere le misure essenziali per scongiurare i pericoli che minacciano la sopravvivenza stessa dell'umanità, in particolare quello del cambiamento climatico, di cui il rapporto del Gruppo Intergovernativo sull'Evoluzione del Clima mostra con forza la gravità.
4 ) Noi ci impegniamo affinché la presa di coscienza progredisca a livello locale, nazionale e internazionale. Per promuovere un'etica ecologica, noi facciamo appello perché si adotti una Dichiarazione universale dei diritti e doveri nei confronti dell'ambiente. Questa carta comunitaria garantirà alle generazioni presenti e future un nuovo diritto dell'uomo: il diritto a un ambiente sano e preservato.
5 ) Noi ci impegniamo a fare la scelta di un altro sviluppo, uno sviluppo ecologico, la scelta di una economia al servizio di uno sviluppo sostenibile e della lotta contro la povertà. Tutti i popoli di tutti i continenti devono poter accedere al livello di vita al quale legittimamente aspirano. Ma noi rifiutiamo un modello fondato sullo spreco senza limiti delle risorse naturali e sull'inquinamento ogni giorno più grave del pianeta.
Noi ci impegniamo a promuovere lo sviluppo delle tecnologie, dei modelli organizzativi e dei comportamenti più virtuosi nel risparmio di energia, acqua, risorse naturali e a integrare i costi legati alla protezione dell'ambiente nei nostri sistemi economici.
6 ) In questa responsabilità collettiva, lo sforzo deve equamente essere ripartito fra i paesi più ricchi, i paesi emergenti ed i paesi meno avanzati. I trasferimenti di tecnologia e quelli finanziari devono essere aumentati. È necessario progettare e mettere in opera meccanismi di finanziamenti innovativi per aiutare i paesi più poveri ad adattarsi.
7 ) Tutti noi qui presenti, Cittadini della Terra, sosteniamo gli sforzi delle nazioni che sono mobilitate, in uno spirito di sovranità condivisa, per rinforzare la governance internazionale dell'ambiente. Ci appelliamo affinché il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente si trasformi in una vera organizzazione internazionale con composizione universale.
A immagine e somiglianza dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, questa Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Ambiente dovrà essere una voce forte e riconosciuta nel mondo. Dovrà essere uno strumento per valutare i danni ecologici e capire come porvi rimedio; uno strumento efficace per promuovere le tecnologie ed i comportamenti più rispettosi degli ecosistemi; un mezzo per sostenere l'applicazione delle decisioni ambientali in tutto il pianeta.
8 ) Salutiamo con soddisfazione la proposta del Marocco di accogliere la prima riunione del gruppo pionieristico degli "amici dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Ambiente" che riunisce già più di 40 paesi.
9 ) Invitiamo tutti gli Stati ad unirsi a questa battaglia. È la nostra responsabilità nei confronti di tutti. Ne va del futuro dell'umanità.
Parigi, 3 febbraio 2007
http://www.citoyensdelaterre.fr/conference/?Appel-de-Paris

1 commento:

Anonimo ha detto...

testo integrale dell'editoriale andato in onda questa mattina su Radio Radicale

Crisi energetica e popolazione

Un recente numero di "Panorama" (1° febbraio 2007) dedica la copertina e un ampio servizio interno, intitolato "Attacco alla Terra -- Come possiamo salvarla", alla crisi energetica intesa non più come insufficienza del petrolio e degli altri idrocarburi a soddisfare il crescente fabbisogno energetico dell'umanità ma soprattutto come crisi ecologica planetaria, ormai incombente per i crescenti consumi energetici e per l'effetto serra, gli sconvolgimenti climatici e l'inquinamento che essi producono. "Il clima è impazzito" - dicono i sottotitoli di copertina - "Il petrolio potrebbe finire", "Le metropoli sono più inquinate di quello che ci dicono" "La costante immissione di anidride carbonica nell'atmosfera sta uccidendo il pianeta". E così via.

Tutto il servizio è dedicato ai modi in cui possiamo salvare la Terra, e quindi noi stessi, dal disastro. E presenta tutte le possibili energie alternative ai combustibili fossili, cioè a tutte le energie che possono bloccare l'immissione di anidride carbonica nell'atmosfera: dalla solare all'eolica, dalla geotermica all'idrogeno, dal biodiesel alla fissione nucleare.

Del resto, la gravità della situazione è stata solennemente riconosciuta anche nella recente riunione del World Economic Forum svoltasi a Davos dal 23 al 28 gennaio ove il fondatore stesso del Forum, Klaus Schwab, ha posto il problema dell'energia pulita in testa all'agenda dei 2.500 delegati ed ha dichiarato nella sua relazione d'apertura: "Trattiamo la nostra atmosfera in maniera insostenibile, immettendovi quantità sempre maggiori di anidride carbonica. L'acqua è sempre più scarsa e assistiamo ad una progressiva desertificazione e deforestazione di vaste regioni. Questi danni ambientali colpiscono tutti i paesi del globo, scatenando crescenti tensioni sociali e internazionali per lo sfruttamento e l'accaparramento delle risorse".

Ancora una volta, tuttavia, ciò che colpisce nel drammatico allarme di "Panorama" e del Forfum nonchè nelle risposte all'allarme proposte dai vari esperti è il silenzio assordante sulla causa di fondo del disastro incombente: e cioè la gravissima sproporzione esistente tra la popolazione umana e l'esplosione del suo fabbisogno energetico, da un lato, e le risorse e l'inquinamento del pianeta, dall'altro. L'Europa stessa, come ho sottolineato altre volte, è un'espressione emblematica di questa sproporzione e delle risposte illusorie che ad essa sono state date.
Chiunque guardi alla storia e alla realtà odierna europea senza i paraocchi che le dirigenze religiose, politiche, culturali e scientifiche nei confronti della questione demografica, vede facilmente che la rivoluzione industriale europea è stato il mezzo con cui il Vecchio Continente è riuscito a mantenere in condizioni di crescente benessere popolazioni infinitamente maggiori di quelle che sarebbero state sostentabili con le risorse energetiche e le materie prime del suo territorio. Con la rivoluzione industriale, infatti, l'Europa ha potuto creare una gigantesca economia di trasformazione che ha dato lavoro e benessere alla sua popolazione, quadruplicata in un paio di secoli, importando materie prime prelevate dal Terzo Mondo a prezzi di rapina e trasformandole in prodotti finiti con energie anch'esse prelevate dal Terzo Mondo a prezzi di rapina. Insomma, il benessere d'una popolazione europea in esplosione demografica è stato possibile grazie a una colossale trasfusione di energie e materie prime confiscate nel Terzo Mondo. Ora, però, la cuccagna è finita.

L'esplosione demografica si è trasferita nel Terzo Mondo e paesi come la Cina e l'India, con miliardi di abitanti, moltiplicano il loro fabbisogno energetico, producendo un'impennata dei prezzi energetici, una pericolosa corsa all'accaparramento delle risorse, crescenti tensioni sociali e internazionali e una moltiplicazione dei danni ambientali. Ma nessuno, per i soliti tabù psico-sessuali, parla della causa demografica di fondo del problema e tanto meno dell'improrogabile rimedio: una drastica riduzione della popolazione mondiale. Nessuno dice, per esempio, che se la popolazione italiana fosse rimasta quella di due secoli fa, l'Italia avrebbe, con la sua energia idroelettrica eventualmente integrata da energie eoliche e geotermiche, una totale autosufficienza energetica da fonti inesauribili e non inquinanti. (Al contrario, non si esita a indicare come "soluzione" il ricorso generalizzato alle centrali atomiche, nonostante i rischi tremendi che i loro incidenti e le loro scorie comportano).
Ma soprattutto nessuno dice che la crisi mondiale non dipende solo dalla scarsità delle risorse energetiche, ma anche di quelle alimentari e idriche e dal crescente inquinamento che i rifiuti umani e industriali inevitabilmente producono: e si tratta di fattori ovviamente collegati alle dimensioni della produzione, del fabbisogno e, quindi, delle popolazioni.
Nel buio di questa generale cecità dei cosiddetti esperti e delle varie dirigenze c'è tuttavia un puntino dorato, una speranza realistica con tanto di nome e cognome: Massimo Ippolito. Come lo stesso servizio di "Panorama" riconosce, una delle maggiori speranze, in campo energetico è costituito dal Kite Wind Generator, un marchingegno ideato appunto da Ippolito che può assicurare enormi quantità di energia non inquinante sfruttando i venti costanti e potenti d'alta quota. Ebbene Ippolito, che può presto diventare un personaggio di fama mondiale per la sua invenzione, è un convinto assertore dell'urgenza d'un drastico controllo delle nascite, indipendentemente dalla soluzione della drammatica crisi energetica odierna, ed appoggia pienamente la battaglia mia e del gruppo radicale "Rientrodolce" . Egli potrà quindi contribuire validamente ad estendere la coscienza del problema demografico alle ottuse dirigenze religiose, politiche, culturali e scientifiche del mondo oggi
dominanti.

Purtroppo, contro l'invenzione di Ippolito si schierano da un lato gli sviluppisti, che vedono nell'espansione economica la sola possibile risposta ai drammi sociali contemporanei, e dall'altro gli ecologisti duri e puri, che vedono solo nell'austerità la risposta ai danni ambientali e alla mentalità consumista del nostro tempo. Né gli uni né gli altri, però, vedono che una drastica deflazione demografica mondiale è la sola risposta che può conciliare le loro richieste apparentemente inconciliabili: cioè quelle di una prosperità diffusa e di una valida difesa ambientale, perché con una popolazione molto minore dell'attuale l'una e l'altra potrebbero coesistere ottimamente.