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domenica 11 novembre 2018

E i polacchi, quelli non ebrei, li hanno lasciati morire...

Perché i cattolicissimi polacchi oggi proclamano a gran voce di non esser stati antisemiti, di non aver perseguitato gli ebrei, polacchi come loro ? 
Le immagini e la Storia urlano il contrario.
AMg


28 Drammatiche Fotografie del ’41 mostrano la Vita nel Ghetto di Varsavia

Di Matteo Rubboli
in data Mar 9, 2017
su Vanilla Magazine

"Il 2 novembre del 1940 Ludwig Fischer, Governatore del Distretto di Varsavia per conto del governo occupante nazista, firmò l’ordine di creare un ghetto ebraico nella città polacca. Questo divenne subito il ghetto più grande d’Europa. Entro il 15 Novembre del 1940, tutti gli ebrei di Varsavia furono costretti a trasferirsi nel ghetto. In totale furono 251 mila le persone che cambiarono casa, 113 mila polacchi che si trasferirono nella parte ariana della città e 138 mila ebrei che invece finirono nel ghetto. Durante l’aprile del ’41 il ghetto raggiunse la sua massima popolazione, con 395.000 abitanti di origine ebraica.
Un bambino vende piccole realizzazioni artigianali in strada

La vita nel ghetto assomigliava a un inferno. Stipati in poco più di 3 chilometri quadrati, questo enorme numero di persone riceveva insufficienti razioni di cibo, e fra i confinati si trovavano anche 85 mila bambini sino a 14 anni. La razione media giornaliera di una persona nella Polonia del 1941 era di 2.613 calorie per i tedeschi, 699 per i polacchi e di 184 calorie per gli ebrei del Ghetto. Ad Agosto scese a 177 calorie, molto al di sotto della soglia della morte (a lungo termine) che è di circa 1.000 calorie al giorno. Gli unici responsabili dell’approvvigionamento alimentare erano le autorità tedesche, che solitamente rifornivano gli ebrei con pane secco, farina, patate, semola, rape e un supplemento mensile di margarina, zucchero e carne.

Alcuni civili in via Zamenhofa

La sopravvivenza era garantita quindi soltanto dal baratto. Fino all’80% del cibo consumato nel ghetto era importato illegalmente, solitamente dai bambini che attraversavano le stazioni di controllo.
Nonostante tutti i tentativi di sopravvivenza, fra l’Ottobre del ’40 e il luglio del ’42 morirono di fame, freddo e malattie circa 92.000 persone, il 20% del totale della popolazione.
Un signore vende del pane per la strada

Alcuni abitanti comprano e vendono degli stracci
Un signore vende alcuni oggetti per la strada, mentre gli altri osservano il fotografo

Nel luglio del ’42 i nazisti iniziarono quella che venne definita la “Gross-Aktion Varsavia”, un’operazione di deportazione di massa che prevedeva lo sterminio degli ebrei del ghetto nel campo di Treblinka, 80 chilometri a nord-est rispetto alla città. Entro Settembre erano state uccise 300.000 persone nelle camere a gas, e ad Ottobre del ’42 erano rimaste soltanto 35.639 persone nel ghetto.

Una donna giace a terra, ormai prossima alla morte per fame

Un signore anziano giace morto sul selciato

Il 19 Aprile del ’43 i pochi abitanti superstiti combatterono la battaglia finale contro le truppe naziste di Jürgen Stroop, un’operazione che, nei piani nazisti, sarebbe dovuta durare tre giorni e che invece durò 4 settimane, la quale portò infine alla distruzione del ghetto e alla deportazione degli ormai pochissimi ebrei rimanenti.

Due bambini fanno l’elemosina per strada, sperando di racimolare qualcosa da mangiare

Il 16 Maggio del ’43 il Ghetto non esisteva più.



Un bambino in evidente stato di malnutrizione è riuscito ad elemosinare un tozzo di pane

Tre bambine di fronte a un ex-negozio. Le loro condizioni sono drammatiche

ghetto-varsavia-05

Un padre giace a terra, mentre abbraccia la figlia.

Le persone che vediamo nelle fotografie sono tutte morte di fame, freddo o uccise nei campi di concentramento nazisti. Non avevano nessuna colpa."

Matteo Rubboli

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