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Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

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Alba Montori su Facebook

mercoledì 13 agosto 2014

Una storia iraniana

Ho ricevuto da un amico questo racconto, purtroppo non di fantasia, e lo condivido qui.
AMg

>>Care amiche e cari amici stasera vorrei portare alla vostra attenzione una storia di dolore di una ragazza appena sedicenne, impiccata in pubblico il 15 agosto 2004 nella città di Nekah in Iran.
Chiedo scusa per il forte contenuto della storia.
Vi chiedo perdono

"La storia di Atefeh Rajabi è piena di dolore e di miseria: è nata in una poverissima famiglia nella città di Nekah, è rimasta subito orfana della mamma, con il padre tossicomane che la obbligava ad andare fin da bambina a vendere le gomme da masticare e mendicare.
Cosi facendo è cresciuta tra miseria, pietà, carità popolare e attenzioni maschili sul suo debole corpo senza carne e tutta ossa!
Il padre sempre più esigente e a volte fuori per cause di lavoro di manuale e operaio edile è rimasta spesso dai vecchi nonni molto poveri.
Man mano che cresceva le attenzioni maschili cadevano sul suo debole corpo e sui piccoli curvi!
Qualcuno le pagava per qualche palpeggiamento, qualcuno per qualche servizio più spinto!
Pian piano che cresceva diventava sempre più sfruttata sessualmente, a detta dei compaesani aveva anche qualche problema comportamentale e mentale; diverse volte è stata fermata e portato in commissariato per la prostituzione.
Alcuni cittadini l'avevano denunciato per il suo comportamento e attività di prostituzione, tutto ciò fino all'età di 15 ani e mezzo, quando fu arrestata e condannata a morte da un giudice religioso che in qualche occasione l'aveva portato in casa sua e l'aveva violentata.
In carcere di Nekah veniva visitata ogni giovedì sera ( in Persia il giorno venerdì è festa e la gente si dà all'intimità giovedì sera perché il giorno dopo potrà andare a fare il bagno nei bagni pubblici e fare abluzione religiosa per aver fatto sesso!). Ogni volta che il giudice religioso andava a violentarla le prometteva di farla liberare prima possibile. Le aveva motivata la sua condanna a morte perché molta gente aveva protestato presso il commissariato e lui l'avrebbe fatto per finto per domare le proteste del paese!
La detenzione si prolungava e lei impaziente chiedeva sempre più spesso di poter andare a casa e trovare le sue bambole e giocare con i coetanei!
Una notte, durante il rapporto sessuale con il giudice, gli chiede ancora la liberazione e lui come sempre cerca di giustificare il ritardo nella scarcerazione: a questo punto lei cerca di minacciare lui e di dire quello che lui viene a fare tutti i giovedì sera.
Ma il giudice cerca sempre di domare la sua rabbia e tranquillizzarla con le sue promesse e qualche regalino
ma le minacce diventano sempre più insistenti.
A questo punto il giudice Rezai decide di eseguire la condanna a morte e dato che lei era minorenne di quasi 16 anni si reca a Teheran presso la corte suprema del paese e cerca di convincere i giudici a esaminare il caso in via eccezionale perché la popolazione è in rivolta e chiede la testa di Atefeh:  la corte suprema in due giorni dà la sua approvazione all'esecuzione in privato ma il giudice Rezai ne chiede in pubblico.

La notte del 15 agosto del 2004, quando le ragazze e i ragazzi del resto del mondo si davano al divertimento nelle città balneari, il giudice Rezai si reca da Atefe e dopo aver consumato ennesima notte di sesso con la promessa della liberazione per il giorno dopo, il 15 agosto del 2004 i Passdaran girano nella città e con alto parlante comunicano esecuzione in pubblico di Atefeh invitando la popolazione ad assisterci.
La mattina alle 8 il giudice Rezai si reca in carcere e comunica a Atefe la liberazione per il mezzogiorno
Atefe gli disse "allora possiamo pranzare insieme?" il giudice Rezai le risponde "si ti ho preparato " Chelo Ghormesabzi" di cui lei era molto goloso"( una pietanza persiana molto ricco di verdure e carne accompagnato dal riso basmati e zafferano. è un piatto molto ricco e appartenete alla classe media alta). Verso le 11 i Passdaran vanno a prelevarla in carcere e con un cellulare la conducono in piazza centrale di Nekah.
Quando Atefeh vede la gente in piazza capisce nonostante la sua menomazione mentale che qui non si tratta di "Chelo Ghormesabzi" ma ben qualcosa più terribile e comincia a capire che la gente li in piazza sa qual cos'altro che lei non sapeva ancora.
Comincia a piangere.
Non vuole salire sulla gru portata in piazza con una fune blu.
Comincia a chiedere aiuto e gridare aiuto e chiamare i suoi " mamma, mamma, papa, papa" pur sapendo che la mamma era già morta,
Il giudice religioso le avvicina per calmarla e sotto orecchio le dice  " E' una cosa finta non gridare vedrai che all'ultimo momento io salgo sulla gru e toglierò il cappio al collo e dichiarerò amnistia!
Ho la tua amnistia in mano firmata dall'ayattollah Khamenei ma la devo leggere quando tu sei sulla gru.
Dirò che la nostra grande ayattollah ha offerto la sua generosità e amnistia tenendo conto della tua età e condizioni di vita" ( hanno raccontato i Passdaran vicini che hanno assistito all'impiccagione),
Atefeh si calma e sale sulla gru.
I Passdaran mettono la testa tra il cappio della fune blu e scendono.
Atefeh resta fermo con le mani legate dietro la schiena.
Il giudice Rezai comincia a dare la lettura della sentenza chiedendo alla popolazione di approvare le sue fatiche giuridiche e il suo impegno personale nello " sradicamento della prostituzione e del mal costume e corruzione morale".
Dopo la lettura chiede l'ascolto di alcuni passaggi del Corano riguardante il caso della "corruzione morale che è il male più grave sulla terra!"
Dopo la lettura di alcuni passaggi del Corano il giudice religioso dà ordine ai Passdaran di salire sulla gru e di eseguire la pena ma in piazza non si muove un foglio, silenzio assoluto, nemmeno i respiri si sentivano salvo il rumore del piccolo cuore di mia "figlia"!
Il giudice grida ai Passdaran di salire e di togliere la sedie sotto i piedi di Atefeh.
Anche l'aria era rimasta ferma
Il giudice minaccia i Passdaran di condannarli a morte per la disobbedienze dell'esecuzione dell'ordine di Dio e del ayattollah Khamenei, attuale capo supremo del paese.
Allora a questo punto sale lui di persona e da dietro avvicina la mia figlia Atefeh che capito dell'intenzioni del giudice religioso Rezai grida con tutta la sua forza "NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO, lui mi violentava sem..." la sua voce viene interrotta da un rumore misto dello scricchio della sedia e del rumore di soffocamento che usciva dalla bocca di mia "Atefeh"!

Il corpo restò per ben due ore esposto alle carezze del vento e degli spaventatissimi sguardi che trasmettevano a tratti la rabbia, la pietà e la sconfitta!
Aveva vinto il giudice Rezai e il suo misogino regime clericale.

Viva il ricordo di mia Atefeh ( in persiano significa amore, sensibilità, gentilezza, generosità).
Il mondo dei mullah le ha tolto tutto ma non il suo amore che è rimasto e rimarrà nei nostri cuori!
Oggi riposa in un pezzo di terra vicino a mamma!
Qualche volta qualche donna le porta i fiori ma lei a chi va a trovarla le domanda sempre "avete visto le mie bambole, come stanno sono cresciute"?" mangiate ancora Chelo Ghormesabzi"? allora quando lo mangiate pensate anche a me<<
davood karimi

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