Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

venerdì 14 dicembre 2012

Da leggere con attenzione massima, contiene anche dati storici che i più ignorano, ma che sono veramente indispensabili per la corretta comprensione della questione "Carceri- Amnistia".

13-12-2012

"La mia cella aveva il bagno a vista e il direttore che noi chiamavamo "recchie di gomma" aveva fatto mettere una guardia proprio di fronte. Mi sentivo sempre addosso gli occhi di questo che non si spostava nemmeno con le cannonate e non mi lasciava in pace neanche quando andavo al gabinetto. Erano liti continue. Chiedevo di spostarsi e lui rispondeva che era stato messo là proprio per guardarmi a vista. Una sera stavo seguendo un programma televisivo un po' spinto. Ero particolarmente eccitato e sentivo la necessità di un po' di privacy. Chiesi al secondino di spostarsi facendogli capire le mie intenzioni, ma lui niente, imperterrito non si schiodava. Non ci vidi più e cominciai a masturbarmi davanti a lui. Questo chiamò il brigadiere di turno per farmi rapporto ma fu proprio il carabiniere a dirgli di lasciarmi stare almeno quando andavo in bagno. Ma lui niente, rimase lì a guardare". Il boss di Manduria Vincenzo Stranieri, detto "Stellina", detenuto ininterrottamente da 28 anni gli ultimi 20 dei quali in regime di 41bis, racconta così la sua esperienza nel carcere di Pianosa nel libro "Dentro una vita", a cura del giornalista Nazareno Dinoi. Voglio partire da questo aneddoto per indagare la connessione di potere e nuda vita che pervade le strutture della nostra modernità e che trova in un'istituzione come il carcere l'esempio più lampante.

Stato d'eccezione - Questo potere come repressione, disciplinamento fino alla tortura assomiglia al potere sovrano degli imperatori romani o dei monarchi medievali come potere di vita e di morte. A dare un'occhiata ai dati quest'affermazione appare meno esagerata di quanto si pensi: 617 suicidi negli ultimi 10 anni, 200 decessi per cause "da accertare". L'Italia è fuori legge. Fuori dal diritto costituzionale per ammissione dello stesso presidente della Repubblica: "Evidente è l'abisso che separa la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale sulla funzione rieducativa della pena e sui diritti e la dignità della persona. E' una realtà non giustificabile in nome della sicurezza che ne viene più insidiata che garantita". Fuori dal diritto europeo: il nostro è il Paese con il maggior numero di condanne per violazione della Convenzione europea dei diritti dell'uomo (Cedu) con oltre 2 mila a causa dell'irragionevole durata dei processi e le condizioni disumane in cui vivono i detenuti nelle nostre carceri, che la Cedu non esita in alcuni casi a definire "tortura". Questa sistematica violazione delle leggi nazionali e comunitarie dunque, rende il carcere in Italia non più un'istituzione dello Stato, ma qualcosa che sta fuori dal diritto, che vige in una sospensione del diritto. È in un regime di stato d'eccezione, che di eccezionale non ha più niente: è diventato la regola. Di fronte a questo potere sovrano onnipotente non ci sono più cittadini, non ci sono nemmeno sudditi, ma solo dei corpi, delle nude vite. Corpi sui quali si gioca la partita di un potere che ha travalicato il diritto ed è più che norma una disciplina pervasiva.

Come nasce il carcere - Oggi è impossibile per chiunque pensare ad una pena fuori dal carcere. Eppure la prigione è un'invenzione che risale solo al secolo scorso. Michel Foucault ha spiegato bene questo percorso in "Sorvegliare e punire". Nel corso dell'Ottocento in tutta Europa avviene una riformulazione del diritto penale. Le idee che si affermano sono quelle di teorici come Beccaria, che sanciscono come il crimine non debba avere alcuna relazione con la mancanza di morale, o con quella religiosa. L'infrazione penale è un danno arrecato alla società, il crimine non ha più niente a che vedere con il peccato, con la legge naturale, divina religiosa. Di conseguenza c'è un reato solo quando c'è una legge che lo preveda, e la legge penale deve permettere unicamente la riparazione del disordine causato alla società. In quest'ottica quattro erano quattro i tipi di punizione possibili: l'esilio o deportazione, la vergogna o pubblico scandalo, i lavori forzati e la pena del taglione. Lo sviluppo della penalità nella pratica prese ,però, le distanze da queste elaborazioni teoriche e vide l'affermarsi di una pena curiosa, di cui Beccaria aveva parlato solo di sfuggita: l'imprigionamento. La prigione, dunque, non rientra nei progetti teorici di riforma della penalità ma sorge come un'istituzione di fatto. Tra i suoi antenati ha certamente la "lettre de cachet" della monarchia francese. Questa era un ordine del re emanato su richiesta dei più svariati individui: mariti oltraggiati dalle spose, genitori scontenti dei figli, comunità religiose che volevano sbarazzarsi di qualcuno, ecc. Quando una lettre de cachet era inviata contro qualcuno questi veniva imprigionato e doveva rimanervi per un periodo di tempo non deciso in anticipo, generalmente fino a quando la persona che aveva chiesto la lettre de cachet affermava che l'individuo imprigionato si era ravveduto. L'idea di imprigionare per correggere, questa idea paradossale, bizzarra, senza alcun fondamento a livello del comportamento umano, ha la sua origine proprio in questa pratica. In un dispositivo che nasce dal basso, dal controllo di ciascuno sul suo vicino, in un dispositivo che il potere centrale deciderà di fare proprio. Scrive Foucault: "Tutta la penalità del XIX secolo diviene un controllo, non tanto di quello che fanno gli individui- è conforme o no alla legge?- ma di quello che possono fare, di quello che sono capaci di fare, di quello che sono inclini a fare, di quello che sono in procinto di fare. La nozione di pericolosità significa che l'individuo deve essere considerato dalla società al livello delle sue potenzialità e non a quello dei suoi atti". Pericolosità. Disciplina. Controllo. E' sotto quest'ottica che va letto anche lo scandalo del fatto che oltre il 40% di tutti i detenuti italiani sono in attesa di giudizio, ovvero si trovano a scontare una pena prima e al di fuori di qualsiasi accertamento di responsabilità.

Il Panopticon - Alla fine del Settecento il filosofo e giurista Jeremy Bentham progetta il Panopticon, una sorta di carcere ideale. Si tratta di una forma di architettura che "permette il controllo dello spirito sullo spirito", una specie di istituzione che deve valere tanto per le scuole che per gli ospedali, le prigioni, le case di correzione, gli ospizi, le fabbriche. Il panopticon è un edificio a forma di anello, al centro del quale c'è un cortile, con una torre al centro. L'anello si divide in piccole celle che si affacciano tanto all'interno quanto all'esterno. In ognuna di queste piccole celle c'è, secondo lo scopo dell'istituzione, un bambino che impara a scrivere, un operaio che lavora, un detenuto che espia, un folle in preda alla sua follia. Nella torre centrale c'è un sorvegliante. Dato che ogni cella dà tanto sull'esterno che sull'interno, lo sguardo del sorvegliante può attraversarla tutta; non c'è alcun punto in ombra, e di conseguenza tutto ciò che fa l'individuo è esposto allo sguardo di un sorvegliante che osserva attraverso le persiane, con le imposte socchiuse, in modo da poter vedere tutto senza essere visto. In Sorvegliare e punire, Michel Foucault prenderà il Panopticon come modello e figura del potere nella società contemporanea. L'architettura del Panopticon sarebbe la figura di un potere che non si cala più sulla società dall'alto, ma la pervade da dentro e si costruisce in una serie di relazioni di potere multiple, controllo della popolazione, controllo permanente del comportamento degli individui.

Conclusioni: Nuda Vita - Sebbene in Italia non ci siano le "sale di affettività", e persino proporle sembra un affronto, nessuna legge , nessun regolamento di nessun carcere potrebbe vietare la masturbazione. L'esempio con cui ho iniziato questo excursus è certo qualcosa di infinitamente meno grave dei pestaggi delle situazioni di sovraffollamento, delle violenze fisiche e psicologiche che sistematicamente avvengono nelle carceri italiana. Ma l'ho scelto perché è sicuramente emblematico della pervasività di un potere che non conosce limiti di legge, e che fuori dal diritto ha difronte a sé nient'altro che dei corpi, nient'altro che delle nude vite.

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