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martedì 2 febbraio 2010

31° giorno di sciopero della fame per Francesco Zanardi

Caro Francesco, caro Manuel,
il mio affetto vi è vicino, lo sapete, ma forse può servire anche sentirselo dire o vederlo scritto in una email di un'amica.
Un'amica che vorrebbe tanto quanto voi che il mondo in cui viviamo, il paese in cui abitiamo, che cerchiamo di rendere un po' più giusto, non avesse alcun bisogno delle nostre lotte perchè lo è già.

Ho ricevuto un messaggio che vi riguarda da parte di Niccolò RINALDI, parlamentare EU dell'IDV, che era - ricordate?- anche al congresso di CertiDiritti e sta cercando a quanto pare di sostenervi e sostenerci in questa battaglia.

Spero davvero che però non dimentichiate che i radicali, tutti, anche se non vi scrivono o non vi contattano direttamente, sono solidali con questo vostro satiagraha e stanno rilanciando, attuandolo a loro volta per l'informazione, che censura le lotte nonviolente per i diritti, tutti e in particolar modo i radicali, da sempre, compresi i pochissimi rappresentanti eletti nel parlamento.

Ovviamente non ne riuscite ad esser messi al corrente, visto che l'informazione censura i radicali altrettanto se non di più di te, Francesco, e se non ci fosse radioradicale e internet saremmo davvero oscurati del tutto.
Esempi ne trovate su http://www.radicali.it/view.php?id=152347
o http://www.radicali.it/view.php?id=152253
http://www.radicali.it/view.php?id=152411
che vi invito a visitare e usare.
Spero che il fatto che anche Marco Pannella e Rita Bernardini, deputata radicale nel PD, e vari altri hanno iniziato un satiagraha per l'informazione possa convincere te, Francesco a darti un termine a breve per interrompere il tuo digiuno.
Manuel ha bisogno di un compagno vivo e le nostre lotte richiedono che siate entrambi in forze, capito ?
Vi mando un monte di baci e un abbraccio affettuosissimo
alba


Da notare che anche Niccolò Rinaldi ignora ( e vuol far ignorare) graziosamente la presenza e le azioni dei Radicali e si guarda bene dal parlare di ciò che stanno facendo.


4. SCIOPERI DELLA FAME

Nessuno ne parla - che succede nell’informazione italiana? - ma da settimane va avanti lo sciopero della fame di Francesco Zanardi, sostenuto dal compagno Manuel. A tre riprese ho aderito per il breve periodo di 36 ore allo sciopero della fame, minima particella di impegno con una forma classica della non violenza a cui si ricorre nel silenzio delle istituzioni, quantomeno per esprimere vicinanza ai due giovani che lottano contro il trattamento discriminatorio che la nostra legislazione riserva alle coppie omosessuali, una delle tante anomalie italiane rispetto al resto d’Europa. Il nostro paese potrà anche considerare sbagliato legalizzare il matrimonio di coppie omosessuali, ma non può permettersi di ignorarne l’esistenza nel resto d‘Europa, al fine di raccordarsi normativamente. Invece nessun riconoscimento, mezzo-riconoscimento, registro nazionale, formula ibrida di compromesso o altro, resta solo il silenzio normativo. Come per le unioni di fatto eterosessuali, come per altri diritti civili che vedono l’Italia in una china che la conduce fuori dalla modernità, modernità intesa come spazio di libertà civile, rispettosa dei diritti altrui e responsabile con i dovuti obblighi, ma libertà.

Invece nel XXI secolo, siamo arretrati addirittura al prima-Cavour, e « ciò che io non farei » (ma, aggiungo io, poi magari di nascosto faccio), diventa « ciò che nessuno deve fare », dove il peccato è reato, la dottrina codice legislativo e diritto di famiglia.

Battaglie come quella di Francesco e Manuel non riscuotono grandi consensi politici, e nemmeno adeguata mobilitazione al di fuori della battagliera comunità delle minoranze di orientamento sessuale. Dentro le istituzioni, le posizioni dei partiti in proposito sono note, ed è bene che l’Italia dei Valori raccolga questo impegno anche facendo uso di ogni strumento parlamentare a disposizione (nostra interrogazione al Parlamento Europeo), ché almeno le istituzioni saranno obbligate a discutere il tabù. Ma dentro la società si eviti anche di settorializzare le mobilitazioni - omosessuali per i diritti degli omosessuali, donne sole per la protezione della donna, coppie non fertili per la fecondazione assistita, disabili contro le discriminazioni di cui soffrono, e altre croci. Perché oltre ad attrezzarsi per un percorso d'impegno, che deve fare della sua « durata » una delle poche armi a disposizione (i media non aiutano, i numeri in parlamento non ci sono, dunque ci si armi di tenacia), si deve affermare una battaglia per una visione complessiva di una società liberal-democratica di diritto, che ancora stenta nel nostro paese. Dove anzi, ogni settore vulnerabile è a rischio e ogni tipo di discriminazione è anello della medesima catena conservatrice.

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