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mercoledì 18 novembre 2009

8 per mille: alla Chiesa anche la quota dello Stato

I cittadini che quest’anno hanno scelto come destinatario dell’8 per
mille dell’Irpef lo Stato italiano, in realtà hanno finanziato – loro
malgrado – la Chiesa cattolica.
Come riporta La Repubblica
http://www.repubblica.it/2009/11/sezioni/cronaca/otto-per-mille/otto-per-mille/otto-per-mille.html
dei quasi 44 milioni di euro di gettito spettanti allo Stato, i 10
milioni destinati ai Beni culturali saranno impiegati per il restauro di
immobili ecclesiastici (26, per la precisione) e analoga fine faranno gran
parte dei 14 milioni destinati agli “interventi per il sisma in Abruzzo”.

Tutte ristrutturazioni che dovrebbero essere finanziate dal fondo “edilizia
di culto” compreso nella quota di 8 per mille destinata alla Chiesa.

A farne le spese tutti gli altri capitoli di spesa, primi tra tutti quelli
relativi alla Fame nel mondo (2% del totale) e all’Assistenza ai
rifugiati (poco più del 5%).

L’atto del Governo sulla ripartizione del gettito derivante dall’8 per
mille è stato firmato dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi i
primi di settembre, qualche giorno dopo la mancata “Perdonanza” a causa
dell’attacco del Giornale, l’organo di stampa della famiglia Berlusconi, a
Dino Boffo, direttore di Avvenire. Il documento, che sancisce la piena
discrezionalità del presidente del Consiglio nella gestione del gettito, è
stato approvato dalla commissione Bilancio della Camera e presumibilmente
verrà approvato nei prossimi giorni anche dall’analoga commissione del
Senato.
http://www.occhiopermille.it/

La beffa dell’*8 per mille continua.
Come ogni contribuente dovrebbe sapere, la Chiesa si accaparra, a
fronte del 35% delle preferenze espresse dei cittadini, una quota dell’8
per mille pari a circa l’80% del totale (cifra che si aggira tra i 900
milioni e 1 miliardo di euro). Ciò grazie ai meccanismi di redistribuzione
delle scelte non espresse, pari a circa il 60%. Infatti, per lo Stato
firmano circa il 4% dei contribuenti e le altre confessioni religiose
(Valdesi, Ebrei, Luterani, Avventisti, Assemblee di Dio) non arrivano,
tutte insieme, all’1% delle preferenze.

Di questa ‘truffa legalizzata’ molti cittadini sanno poco o nulla. I mezzi
di informazione si guardano bene dal parlarne e lo stesso Stato non fa
alcuna pubblicità per aggiudicarsi una fetta superiore di questo appetibile
introito. Inoltre tutti gli appelli che in questi ultimi anni si sono
susseguiti per aggiungere altri beneficiari quali, ad esempio, la ricerca
scientifica – martoriata, nel nostro Pese, da continui tagli – sono caduti
nel vuoto.

La Chiesa cattolica, per contro, investe molto sul piano pubblicitario
dando a intendere che la quota a lei destinata verrà elargita ai poveri e
alle popolazioni del terzo mondo. In realtà *solo il 20% viene devoluto a
‘opere di bene’ (circa il 12% in Italia e l’8% all’estero), mentre il
resto va a sostentamento del clero, delle parrocchie e dei luoghi di culto.

A ciò che in ogni paese civile già sarebbe fonte di scandalo, si aggiunge la
novità di quest’anno.

La ‘perdonanza’ del nostro presidente del Consiglio per il presunto scambio
sesso-favori con prostitute di lusso e veline – che l’incauto direttore del
Giornale ha fatto saltare ad agosto – passerà dalle tasche di tutti i
contribuenti.

Cecilia M. Calamani
Cronache laiche -
http://www.cronachelaiche.it/2009/11/8-per-mille-alla-chiesa-anche-la-quota-dello-stato/

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