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mercoledì 19 agosto 2009

LA VIA LEGALE AL MATRIMONIO È APERTA - Delia Vaccarello su L'Unità

-17-08-2009 -

Intervista con Francesco Bilotta, avvocato della Rete Lenford impegnata
nella campagna «Affermazione civile» che aiuta le famiglie omosessuali a far
valere i propri diritti

Si chiama «Affermazione civile», è una campagna promossa dall’associazione
radicale Certi diritti, in collaborazione con gli avvocati della Rete
Lenford. È la cosiddetta «via legale» per le nozze gay. È partita da un anno
e ha già ottenuto risultati notevoli: il tribunale ordinario di Venezia e la
Corte di Appello di Trento hanno considerato fondate le ragioni delle coppie
gay che chiedono di accedere al matrimonio e per questo hanno deciso il
rinvio alla Corte Costituzionale. Giudici coraggiosi? «Siamo ottimisti
perché ora sappiamo che ci sono dei giudici consapevoli della patente di
discriminazione che le famiglie omosessuali subiscono non avendo nessun tipo
di tutela nel nostro Paese», dichiara Francesco Bilotta, giurista in prima
fila di Lenford. Speranze? «Speriamo che le coppie diventino almeno tante
quante sono le sedi di tribunale in Italia. Ai giudici chiediamo il coraggio
di applicare la legge e rispettare la Costituzione».
La campagna prevede un’azione parallela in diversi comuni: le coppie di
lesbiche e di gay chiedono la pubblicazione degli atti di matrimonio, viene
loro detto di «no» per iscritto dagli uffici comunali, il rifiuto viene
impugnato dagli avvocati della rete Lenford, stanando i giudici a dire la
loro. Il primo passo è stato fatto dal tribunale di Venezia, che ha accolto
il ricorso firmato da Bilotta. Il 20 luglio è stata depositata presso la
Consulta la memoria della coppia di Venezia che ha chiesto di sposarsi,
scritta da un collegio di avvocati coordinati da Bilotta. Notevoli alcuni
passaggi: «Così come abbiamo imparato, anche grazie alle sentenze della
Corte Costituzionale italiana che un uomo non è superiore a una donna, una
persona di colore non è inferiore a una persona bianca, un cristiano non è
migliore di un ebreo, è arrivato il momento di affermare che una persona
omosessuale non merita una dignità inferiore, sul piano giuridico, rispetto
a una persona eterosessuale». I primi di agosto la corte di Appello di
Trento, sulla base del ricorso dell’avvocato Alexander Schuster, invia gli
atti alla Consulta. Protagonisti due lesbiche e due gay trentini.
Ma quale potrebbe essere la sentenza e quando verrà emessa? «La Consulta
dovrebbe esprimersi nel giro di un anno e mezzo - aggiunge Bilotta -. Quanto
agli esiti, siamo convinti della fondatezza delle nostre ragioni sul piano
giuridico. Speriamo che la Corte non perda un’occasione epocale per dire una
parola chiara sui diritti delle famiglie omosessuali».

LA POLITICA NON AIUTA

La campagna di affermazione civile, criticata dai «tradizionalisti» (Cossiga
ha sollecitato il governo a schierarsi), ha riscosso dentro il movimento
anche qualche timore. «Purtroppo l’omofobia non è né di destra né di
sinistra. Né potevamo attenderci alcun sostegno visto che lo stesso
segretario del Pd Franceschini ha dichiarato che le coppie omosessuali non
costituiscono una famiglia. Il movimento all’inizio è stato attendista, ma
pian piano ha compreso che non si tratta del desiderio di poche coppie di
sposarsi, ma dell’affermazione di un diritto fondamentale per tutti». Le
nozze finora si celebrano oltre confine: «Tutti sappiamo che centinaia di
coppie di persone dello stesso sesso vanno all’estero a sposarsi - conclude
Bilotta -. Si amano, spesso hanno figli. Che reazione avrebbero molti dei
nostri politici se decidessero tutte insieme di chiedere la trascrizione del
loro matrimonio in Italia?»

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