Dopo l'11 settembre 2001 è apparsa ancora e sempre più urgente l'INDISPENSABILITA' di assunzione di responsabilità di ciascuno, in prima persona, nel possedere coscienza del proprio diritto alla felicità e non limitarsi a difenderselo dagli attacchi del terrore pseudo-religioso: pretendere il rispetto e l'attualizzazione giorno per giorno del proprio diritto umano contrapponendosi con decisione, ma senza violenza, a chi continua a pretendere di governarlo in nome dell'imposizione di norme antilibertarie e violente sotto false forme di eticità.
Il 6 dicembre 2003 ho deciso di pubblicare questo "manifesto" (*) , frutto di quanto già elaborato fin dal lontano 1977-78, per affidarlo alla Comunità Varia, altrimenti detta LGBT, ma non solo, perchè contribuisse al rendere consapevoli quante più persone possibili che la libertà e la felicità di ciascuno sono nelle sue proprie mani, ed è assolutamente inutile e inconcludente attendersi che il "potere" conceda diritti e libertà, che sono contrari alla sua stessa esistenza e alla sua ragion d'essere.
In Italia i cittadini sono avvantaggiati dall'esistenza di una Carta Costituzionale in cui tali condizioni sono già poste come dato di Legge suprema dello Stato e rafforzate dal fatto che la loro applicazione non può essere rimandata oltre i sessant'anni già trascorsi dalla sua promulgazione, se i cittadini le conoscono e sono consapevoli dei diritti/doveri corrispondenti.
A meno che, come di fatto è stato, non sia coltivata l'ignoranza e addirittura la mistificazione da chi ne vuole impedire sine die le condizioni di attuazione.
Insomma la sua pubblicazione, nei documenti del gruppo FUORI ! nel 2003 e poi sulla rubrica di Gaya Cronisti senza Frontiere nel 2007, ha avuto lo scopo dichiarato di porre fine al processo di stagnazione e /o autocommiserazione del movimento per i diritti LGBT, incitando ognuno ad assumere la propria responsabilità politica nella lotta per il diritto all'amore e alla felicità, da vivo e non semplicemente in un ipotetico paradiso oltre la morte, e senza attendersi aperture e aggiustamenti che come tali sarebbero senz'altro stati inevitabilmente parziali e illibertarie.
Da allora molte persone si sono messe in moto, ma troppo spesso scollegate e pregiudizialmente antagoniste, talvolta animate da interessi più partitici che politici e più personalistici che sociali.
C'è ancora moltissimo da lavorare, per ciascuno, partendo da sé, e all'interno della nostra società, perché essa si possa dire finalmente civile. Perciò lo voglio riproporre alla riflessione di chi vorrà cimentarsi a leggerlo e a comprenderne il messaggio: perchè possa trovare proprie motivazioni forti per la comune lotta e aiutare altri a farlo.
alba
Ora basta
Questa “cultura”, che è solamente nostra, almeno per ora, ci rende profondamente consapevoli e responsabilmente coscienti della nostra identità psico-fisica, diversa, unica ed irripetibile in ciascuno, al di fuori di tutti gli schemi comportamentali che ci siano stati imposti da religioni o culture, anche molto diverse tra loro.
Abbiamo sviluppato per sopravvivenza questa capacità, che ci mette nella condizione di ri/conoscere la nostra personale identità e di essere consapevoli interamente che essa è fatta di emozioni e di passioni, e assieme di senso della corporeità, poiché siamo allenati a esercitarle fin dall’inizio della storia cosciente di ciascuno di noi, potenziando costantemente le nostre capacità di osservazione e riflessione autocritica interiore ai limiti dell’autodistruzione,
La nostra cultura NON-ETERO si è consumata e assieme alimentata per anni, anzi secoli se non millenni, del tentativo di risolvere in modo pragmatico e nonviolento l’insanabile conflitto interiore tra il pressante bisogno di essere rispettati nella propria peculiare identità, d’ognuno, interiorizzato in ciascun NON-ETERO, e la sua costante negazione, repressione, beffa e persecuzione in tutti i modi e con tutti i mezzi, più o meno palesi, da parte delle componenti “ETERO” delle cosiddette società civili e/o religiose, che su ciò hanno basato il loro potere sulle vite delle persone.
Nel confronto con l’altra cultura “etero-procreativa” noi NON-ETERO abbiamo cercato di far valere il nostro diritto ad esistere ciascuno(etero e non) per come è e si sente di essere, abbiamo tentato costantemente di trovare una mediazione, a costo talvolta della vita, più spesso della nostra felicità interiore o dell’affermazione del nostro stesso diritto d’amore, in nome dell’amore dell’umanità.
Amore, non-etero, non necessariamente procreativo, è fatto di coscienza della peculiare identità di ciascun essere umano e assieme di rispetto per ogni “differenza”, per ciascun essere umano, compresi coloro stessi che ci hanno perseguitato, e continuano a farlo, distruggendo le nostre esistenze nel vano tentativo di ridurci ai loro schemi a/scientifici, , inumani e totalizzanti, e ricattandoci costantemente con l’esclusione dalla società, dalla comunità dei viventi, in tutti i modi, dai farmaci alle strutture psichiatriche, al carcere, fino alla eliminazione fisica e addirittura a quella morale, costringendo le nostre identità , la nostra tolleranza e le nostre capacità di amore in ruoli infamanti o ridicoli.
Il nostro negare la necessità della consequenzialità sesso-procreazione è aspirazione profonda, ineludibile e ormai improcrastinabile ed è diretta ad eliminare la dicotomia tra i sessi, forma di sottocultura responsabile della divisione sulla quale è stato costruito e mantenuto per millenni il potere politico/religioso/economico: pretendere di fissare addirittura per decreto religioso-istituzionale le norme relative all’esercizio della sessualità, elemento unico irripetibile ed inalienabile di ciascun vivente, a cominciare dall’essere umano, significa alimentare l’odio e l’intolleranza e promuovere la distruzione, come la storia ci ha dimostrato e continua a dimostrarci ogni giorno.
Coloro che ci perseguitano in quanto N-E continuano impudentemente e impunemente a farlo, approfittando della nostra supposta debolezza, che in realtà è l’unica vera grande forza che possediamo, quella di volere e sapere conservare con orgoglio e dignità la capacità di esprimere l’amore nel coniugare assieme corpo e spirito in una unica forma, diversa per ciascun vivente, con pari dignità e diritto d’esistenza.
Non siamo più disposti a tollerare ulteriormente che chiunque, a qualunque titolo e dovunque sul pianeta, inciti all’odio e alla violenza contro chi non si uniforma a regole, antiumane, antiscientifiche e assurdamente innaturali nell’espressione delle proprie pulsioni alla sessualità e all’amore: tali pulsioni sono la forma della più vitale, profonda e inalienabile essenza dell’umanità, e come tali il tendere a dar loro forma nella società è diritto inalienabile per ciascuno. Chiunque, ma soprattutto chi ha maggior valore rappresentativo nella società, pretenda di asservire i corpi e le coscienze di umani, nostri e suoi simili, a precetti insani e innaturali, che vanno contro tutti principi del rispetto sociale, con minacce di castighi divini o ricatti di ordine economico-sociale, è moralmente e materialmente responsabile più di ogni altro della distruzione sistematica di tale diritto.
Perciò diciamo basta: metteremo in atto tutte le azioni nonviolente che riusciremo a inventare per far sì che chi ne è responsabile, idealmente, culturalmente e materialmente, venga messo in condizione di non poter più nuocere, neanche al suo stesso diritto all’espressione delle proprie forme di sessualità, ovunque sul pianeta.
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