da Notizie Radicali -- mercoledì 01 aprile 2009
di Valter Vecellio
Non c’è altro modo per definire il recente trattato italo-libico se non una resa dell’Italia a uno squallido dittatore. Si regala una cifra spropositata a un predone che ha cacciato migliaia di italiani che avevano investito nel suo paese saccheggiandone le proprietà (e nulla avevano a che fare con i crimini colonialisti che certamente sono stati commessi, e Gheddafi è l’ultimo al mondo che levare la su voce perché quei gravi torti siano sanati); il dittatore libico inoltre è stato protagonista di vicende terroristiche che non possono essere cancellate con un tratto di penna; si regalano duecento milioni di euro l’anno per venti anni a un individuo inqualificabile. Tutti gli elementi negativi di questo trattato sono stati puntualmente individuati e segnalati in ogni sede dai parlamentari radicali; e non si è mancato di avvertire che – per quel che riguarda la lotta all’immigrazione clandestina – era legittimo nutrire seri dubbi circa l’efficacia della collaborazione con i libici e sulle garanzie fornite da Gheddafi.
La tragedia che si è consumata al largo delle coste libiche, ne è la puntuale conferma. Una tragedia di dimensioni che forse è superiore, quanto a numero di vittime, a quella – anni fa – di Portopalo; che il tratto di Mediterraneo tra Sicilia e paesi del Maghreb sia un immenso cimitero, con migliaia di vittime morte come sono morti in queste ore i duecento e passa extracomunitari (e centinaia di altri ne sarebbero morti, non fosse stato per un rimorchiatore italiano), è cosa conosciuta e saputa.
Da sempre Gheddafi gioca spregiudicatamente la carta degli extracomunitari che cercano fortuna in Italia e in Europa; è da ritenere che il suo regime ne ricavi vantaggi concreti, perché un “traffico” di queste dimensioni non può avvenire senza complicità e connivenze ad alto livello. E nulla fa pensare che questo sciacallaggio finirà.
L’inaffidabilità, la doppiezza di Gheddafi la si mette in conto, non sono una sorpresa. E’ un altro l’aspetto che colpisce in questa vicenda e in altre simili. Un braccio di mare tutto sommato non molto grande, è facilmente monitorabile ed esiste la tecnologia per poterlo fare: esistono satelliti in grado di poter cogliere la capocchia di uno spillo, possibile che non si possa e non si voglia utilizzarli per controllare quella porzione di Mediterraneo? Quel via vai di barconi e di battelli della speranza possono certamente essere individuati per tempo, così come si conoscono le rotte, i percorsi, le “strade”. Si può. Se si può, si deve; perché non lo si fa?
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