VERITA' E MENZOGNE SU "EUTANASIA", COSCIONI, WELBY, ENGLARO
CONVEGNO, sabato 14 febbraio Piccolo Eliseo, Via Nazionale n. 183 a Roma VERITA' E MENZOGNE SU "EUTANASIA", COSCIONI, WELBY, ENGLARO sotto il dominio violento e antidemocratico della partitocrazia
di Cinzia Leone La foto che non c`è ora esiste. Qualcuno oltre ai familiari e ai medici è riuscito a vederla. Qualcuno l`ha fotografata con gli occhi nel suo letto di sofferenza. Il Riformista aveva scritto di quell`immagine mancante, desunta, immaginata, che martellava le coscienze con la sua assenza. Oggi la foto che nessuno ha visto, e che tutti hanno immaginato, quella che il padre non ha mai voluto mostrare, la ricostruiamo assieme a Marinella Chirico. Marinella Chirico è l`unica giornalista, che si occupava da tempo del caso e, grazie alla fiducia della famiglia Englaro, è riuscita a vedere Eluana domenica, poche ore prima della morte. «Piagata, finita. Non c`era più nulla delle immagini di Eluana che conosciamo. Quella che ho visto domenica era una donna appesa a un filo. Un corpo completamente immobile, senza espressione, impotente, decorticato. Non pensate a Welby. Lui era cosciente, vivo. Eluana era ormai una celebrolesa totale. Esattamente così come si può immaginare possa essere una donna in stato vegetativo da diciassette anni: irriconoscibile, completamente immobile, spostata ogni due ore con i cuscini sistemati ad arte dalle suore per evitare le piaghe da decubito. La pelle delle orecchie, unica parte del corpo impossibile da tutelare con manovre meccaniche, completamente piagata. E il volto... Altro che sorrisi, solo spasmi della lingua, la faccia spostata da una parte e dall`altra inerte. E la saliva... Non le è stato tolto il bere e il mangiare. Eluana in diciassette anni non ha mai deglutito. Vederla è stato devastante». Attraverso le sue parole la vediamo anche noi. Ha scattato lei la foto che non c`era. La foto mancante che Beppino Englaro teneva per sé. E improvvisamente l`ultima ha cancellato tutte le altre. Quelle che ritraevano Eluana giovane, bella, abbronzata, sorridente, sana. Le foto che avevano riempito i giornali, e ci avevano insieme scaldato il cuore e confuso la coscienza. Foto capaci di colpire, commuovere, convincere, drogare. La malattia cambia e deforma, eppure tutti noi che abbiamo avuto la tentazione di continuare a immaginarla ancora come era stata, ora non possiamo più farlo. Insieme a Marinella Chirico, siamo entrati nella stanza della clinica "La Quiete" e l`abbiamo vista per come era. La foto l`abbiamo fatta insieme a lei. L`abbiamo vista la povera Eluana. Non un caso da risse in Parlamento, non una bandiera che divide, ma un povero corpo sofferente e sfinito. Molti sono gli ammalati nelle disperate condizioni di Eluana. Vederli non è difficile. Basta essere degli infermieri, dei medici, dei volontari, o il malato del letto accanto. Eluana è diventata, per diciassette lunghi anni e in questi ultimi giorni drammatici, tutti loro. Ormai il protocollo è interrotto. Eluana se n`è andata. Gli applausi inutili spenti. Basta telecamere e giornalisti. Eppure le polemiche infuriano, i comitati si moltiplicano, i politici affilano le armi. Ma molti altri rimangono prigionieri nei loro letti di dolore. Da più parti si invoca un silenzio che è stato troppo spesso inzeppato di parole e di risse. La foto mancante ormai l`abbiamo davanti agli occhi. E ci obbliga a riflettere.
1 commento:
Ora abbiamo la foto che mancava
. da Il Riformista del 11 febbraio 2009, pag. 1
di Cinzia Leone
La foto che non c`è ora esiste. Qualcuno oltre ai familiari e ai medici è riuscito a vederla. Qualcuno l`ha fotografata con gli occhi nel suo letto di sofferenza.
Il Riformista aveva scritto di quell`immagine mancante, desunta,
immaginata, che martellava le coscienze con la sua assenza. Oggi la foto che
nessuno ha visto, e che tutti hanno immaginato, quella che il padre non ha
mai voluto mostrare, la ricostruiamo assieme a Marinella Chirico. Marinella
Chirico è l`unica giornalista, che si occupava da tempo del caso e, grazie
alla fiducia della famiglia Englaro, è riuscita a vedere Eluana domenica,
poche ore prima della morte. «Piagata, finita. Non c`era più nulla delle
immagini di Eluana che conosciamo. Quella che ho visto domenica era una
donna appesa a un filo. Un corpo completamente immobile, senza espressione, impotente, decorticato. Non pensate a Welby. Lui era cosciente, vivo. Eluana era ormai una celebrolesa totale. Esattamente così come si può immaginare possa essere una donna in stato vegetativo da diciassette anni:
irriconoscibile, completamente immobile, spostata ogni due ore con i cuscini sistemati ad arte dalle suore per evitare le piaghe da decubito. La pelle delle orecchie, unica parte del corpo impossibile da tutelare con manovre meccaniche, completamente piagata. E il volto... Altro che sorrisi, solo spasmi della lingua, la faccia spostata da una parte e dall`altra inerte. E la saliva... Non le è stato tolto il bere e il mangiare. Eluana in diciassette anni non ha mai deglutito. Vederla è stato devastante».
Attraverso le sue parole la vediamo anche noi. Ha scattato lei la foto che
non c`era. La foto mancante che Beppino Englaro teneva per sé.
E improvvisamente l`ultima ha cancellato tutte le altre. Quelle che ritraevano Eluana giovane, bella, abbronzata, sorridente, sana. Le foto che avevano riempito i giornali, e ci avevano insieme scaldato il cuore e confuso la coscienza. Foto capaci di colpire, commuovere, convincere, drogare. La malattia cambia e deforma, eppure tutti noi che abbiamo avuto la tentazione di continuare a immaginarla ancora come era stata, ora non possiamo più farlo. Insieme a Marinella Chirico, siamo entrati nella stanza della clinica
"La Quiete" e l`abbiamo vista per come era. La foto l`abbiamo fatta insieme
a lei. L`abbiamo vista la povera Eluana. Non un caso da risse in Parlamento, non una bandiera che divide, ma un povero corpo sofferente e sfinito. Molti sono gli ammalati nelle disperate condizioni di Eluana. Vederli non è difficile. Basta essere degli infermieri, dei medici, dei volontari, o il malato del letto accanto. Eluana è diventata, per diciassette lunghi anni e
in questi ultimi giorni drammatici, tutti loro. Ormai il protocollo è
interrotto. Eluana se n`è andata. Gli applausi inutili spenti. Basta
telecamere e giornalisti. Eppure le polemiche infuriano, i comitati si
moltiplicano, i politici affilano le armi. Ma molti altri rimangono
prigionieri nei loro letti di dolore. Da più parti si invoca un silenzio che
è stato troppo spesso inzeppato di parole e di risse. La foto mancante ormai l`abbiamo davanti agli occhi. E ci obbliga a riflettere.
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