Dibattiti a Firenze e a Bologna-
La Concia: "Nel Pd siamo anche noi padroni di casa"
di la Repubblica
"Non la daremo vinta alla Binetti"
alle Feste la sfida di gay e lesbiche
di ALESSANDRA LONGO
FIRENZE - C´è un detto abruzzese che, per dare l´idea di uno che non
molla l´osso, anche se il vento è contrario, dice: «Come i rospi alle
sassate». Gli tiri le pietre ma loro non fanno una piega, o quasi.
Paola Concia, che è di Avezzano, cita parole d´infanzia per
descrivere come si sentono i gay in questo Paese, ma anche, direbbe
Crozza, dentro il Partito democratico.
L´assemblea degli «omosessuali del Pd», annunciata nel programma
ufficiale della Festa Democratica di Firenze, va in scena in un primo
pomeriggio assolato e deserto, caldo umido da sauna, una decina di
persone ad ascoltare quel che più che altro è uno sfogo "particulare"
dentro il momento di low profile collettivo: «D´Alema ha detto che il
partito si deve dare una mossa - riassume la deputata Concia, in
tailleur pantalone rosso Pci - Sono d´accordo, ma una mossa se la dia
anche lui, se la diano tutti. Il Pd deve avere il coraggio di
rappresentare la mia vita, di guardare in faccia le persone e
rispondere alle loro domande reali, concrete, deve affrontare le cose
difficili, invece di evitarle e prendere tempo». Parlare, per
esempio, dei «centomila bambini figli di coppie omosessuali» che
vivono in Italia, tornare alla carica sul tema dei diritti di
cittadinanza, «riempire il vuoto, la lacuna, di un partito che si va
costruendo», dandogli una fisionomia laica, in sintonia con gli
standard europei.
C´è voglia di battagliare, «di non dargliela vinta alla Binetti».
Concia, e con lei il piemontese Andrea Benedino e il milanese Marco
Volante, hanno fatto la scelta di rimanere dentro il Pd: «Il Gayleft
non c´è più. Adesso noi siamo il Pd, anche noi padroni di casa, noi
transessuali, noi lesbiche, noi gay». Sullo sfondo, sono assaliti da
un dubbio esistenziale sulla natura del loro nuovo partito: «Ma
saremo ancora progressisti?» , si chiede Volante. Si risponde da solo,
con una battuta amara: «Se fosse italiana, la signora "Barracuda"
Palin, vice di Mc Cain, potrebbe stare benissimo nel Pd. Di sicuro è
più a sinistra della Binetti».
La Binetti: eccolo il nome, il simbolo più evocato, più temuto,
pronunciato con un filo di voce, scuotendo la testa. Franco Grillini
che, nel Pd, non è mai entrato, le riconosce il primato sul
campo: «Le ha vinte tutte. Basti pensare al voto sul caso Englaro
alla Camera. È lei che comanda». L´invidia va ai democratici di
Obama: «Il 7 per cento dei delegati a Denver era gay. E non c´è
comizio in cui Obama non citi i loro diritti».
Qui, alla festa di Firenze, tutti seri, tutti concentrati a trovare
il varco politico per «andare avanti, perché la politica ha dei
doveri nei confronti della società, la fa crescere o arretrare, ne
determina gli umori, gli orientamenti» . Altra musica a Bologna. Dalla
Festa provinciale dell´Unità (così si chiama ancora), stesso partito,
giungono voci di un´atmosfera più leggera, più spettacolare, complice
lo stand delle Drag Queen, da anni ospiti dei compagni locali.
Mercoledì sera, mentre D´Alema a Firenze parlava di un Pd «che ha
bisogno di tornare fra la gente», Drag Marcella, all´anagrafe Marco
Leardini , si toglieva la parrucca di scena davanti a centinaia di
persone e la sbatteva sul tavolo urlando: «Basta pregiudizi!». Dice
Drag Marcella: «Quelli della Margherita rompono un po´ le palle ma io
vado avanti lo stesso e riempio la piazza. Il 17 farò uno spettacolo
con 15 drag queen sul palco, ci sarà una sadomaso e parleremo di
tutto, anche dei Dico.». Concia commenta cauta: «Se il messaggio del
partito è: "Guardate come siamo tolleranti", va bene lo stesso. O
meglio: a me delle drag queen non me ne frega niente, io voglio fare
le leggi in Parlamento con chi ci sta perché i diritti civili non
sono né di destra né di sinistra. Al momento, la Carfagna non batte
un colpo e, quando lo batte, di solito è anche peggio. Ma noi non
molliamo». Sì, gli omosessuali del Pd sono di struttura resistente
sia pur un po´ abbacchiati: «Finisce che il precedente governo
Berlusconi ha fatto di più del centrosinistra» . Citano la direttiva
europea sulle discriminazioni nei posti di lavoro (peraltro «recepita
malissimo»), le inserzioni pubblicitarie di Forza Italia sul sito
ufficiale dei gay, e i messaggi «subliminali» di Dolce e Gabbana,
grandi elettori del Cavaliere. Bisogna che il Pd si dia una mossa. I
gay stanno lì in attesa, «come i rospi alle sassate.».
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