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domenica 17 agosto 2008

BASTA CON I MALTRATTAMENTI ALLE PROSTITUTE

CERTI DIRITTI OFFRE ASSISTENZA LEGALE IN ATTESA DI REGOLAMENTAZIONE DELLA PROSTITUZIONE:
Dichiarazione di Marco Perduca, Senatore radicale - Pd e Guido Allegrezza, membro del Direttivo dell'Associazione radicale Certi Diritti:
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"l'Associazione Radicale Certi Diritti, e i parlamentari Radicali eletti nelle liste del PD stanno valutando coi suoi legali eventuali iniziative in sostegno ai recenti casi di maltrattamento di cittadini non italiani, per prestare assistenza a coloro che, incorrendo in incidenti di quel tipo, non sappiano a chi rivolgersi.

Il recente caso della prostituta rinchiusa a Parma in condizioni inaccettabili per un paese civile trova una drammatica eco (ormai anche internazionale) in quanto è accaduto il 12 agosto a Roma, dove una ragazza peruviana, seduta sui gradini di Santa Maria della Vittoria per aspettare un'amica, apostrofata da una volante di passaggio: "Ma che fai ti metti a lavorare proprio qui, davanti a una chiesa?". Al sopraggiungere dell'amica, stesso trattamento anche per lei: "Bella, diglielo pure alla tua amica, questa è una chiesa, non potete mettervi a lavorare qui".

In questura, dove sono andate per denunciare il comportamento degli agenti, la ragazza che non aveva con sé i documenti è stata condotta all'ufficio immigrati e rinchiusa in "una cella sporca di immondizia", dalla quale sarà rilasciata solo la mattina del 13.

Secondo quanto riportato dalla stampa le ragazze avrebbero lamentato il fatto che "Roma è diventata invivibile per gli stranieri: siamo regolari, parliamo italiano, abbiamo amici italiani eppure veniamo trattate così. Siamo qui da tanti anni, continuiamo ad amare questa città, ma facciamo fatica a viverci". All'idea di denunciare il trattamento subito: "Volevamo farlo ieri, ma poi è andata come è andata. Ora abbiamo paura, chi ci torna in questura?".

In una nota dell'Associazione Radicale Certi Diritti, Guido Allegrezza e il Senatore Radicale Marco Perduca hanno denunciato il comportamento tenuto "dalle forze dell'ordine, sia per la brutalità nelle parole degli agenti sia nella volontà di impedire che il loro trattamento fosse denunciato dalle interessate, applicando una misura repressiva sproporzionata tale da condurre in fermo la ragazza che non aveva con sé i documenti."

Tra l'altro, sottolinea Allegrezza e Perduca, i fatti si sono svolti in pieno centro, in una zona frequentatissima da turisti, in cui è noto a tutti che non esiste giro di prostituzione femminile in strada. Appare quindi singolare che gli agenti della volante si siano comportati in quel modo. C'è da dire che, se essi fossero stati veramente intenzionati ad intervenire sul tema, avrebbero trovato abbondanza di casi pochi passi più oltre. Tutti a Roma sanno che nella piazzetta antistante le terme di Diocleziano fra le baracchette dei librai che si trovano fra la stazione Termini e Piazza Repubblica - se ne trova traccia anche nella letteratura di Pasolini, quindi un fenomeno tutt'altro che nuovo - opera quotidianamente un folto gruppo di prostituti maschili, in una situazione di degrado urbano e sociale che ha veramente pochi riscontri in città.

La reazione presso i gradini della chiesa avrebbe dovuto essere sufficiente a far comprendere l'abbaglio: non si era in presenza di prostitute. Un comportamento semplicemente educato e civile, a prescindere dalla nazionalità delle interessate, avrebbe rimesso tutto a posto, senza destare il clamore delle cronache. Questo preoccupante comportamento è da attribuire al clima che si respira fatto di un miscuglio di moralismo, disprezzo per gli stranieri che vengono dai luoghi del mondo che consideriamo meno evoluti, sbandierata attenzione alla sicurezza e un preoccupante autoritarismo di ritorno.

Allegrezza e Perduca concludono denunciando che "questi fatti recenti si scatenano contro i più deboli, ovvero il punto finale di un fenomeno che si continua a voler combattere reprimendo chi si prostituisce e i clienti piuttosto che le organizzazioni criminali che, spesso, ne costituiscono l'elemento forte. Se veramente si volesse intervenire decisamente contro gli aspetti criminali della prostituzione, basterebbe decidersi a regolarla facendone una professione. In attesa di cio' l'Associazione Radicale Certi Diritti interverra' con un sostegno anche legale nei confronti di chi subisce soprusi come quelli di questi giorni".

Appena insediati, i Senatori Radicali Marco Perduca e Donatella Poretti hanno presentato un disegno di legge per legalizzare e regolamentare la prostituzione".

1 commento:

AMg ha detto...

L'odissea di una peruviana "In cella perché straniera"

Parla la cronaca, i fatti.
Doriana Goracci

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di MARIA ELENA VINCENZI
ROMA - Scambiata per prostituta, umiliata davanti ai passanti proprio nel centro della città, portata all'ufficio Immigrazione. E lasciata lì, tutta la notte, in una cella minuscola, sporca e maleodorante con prostitute vere, che le passano accanto e sbrigano le pratiche per il rilascio ben più velocemente di lei. Succede a Roma, la città che, su disposizione del governo, avrà il maggior numero di militari a presidiare strade, stazioni, ambasciate. La stessa dove i primi appuntamenti nell'agenda del sindaco sono le nuove ordinanze anti-rovistaggio, anti-accattonaggio Scambiata per prostituta, una notte in cella

Le vittime sono due ragazze normalissime. Vestite come qualsiasi altra giovane romana. Jeans, T-shirt a girocollo, ballerine, 28 anni, occhiali a goccia, capelli legati e un filo di trucco. Solo che, nonostante l'inflessione romanesca, sono peruviane. Almeno di nascita: a Roma ci vivono da cinque anni. Sono diplomate in Italia e frequentano regolarmente l'università "La Sapienza". Si mantengono con qualche lavoretto, una fa la cameriera e l'altra la baby sitter. Vivono in zona Prati. La domenica insegnano catechismo a Santa Maria degli Angeli, piazza della Repubblica, poco distante dalla centralissima stazione Termini.

Un racconto fatto di lacrime e paura, quello delle due protagoniste della storia, M. J. P. e Y. V. "Erano le 17 quando sono arrivata in via XX Settembre per aspettare che la mia amica uscisse dal lavoro. Dovevamo andare con amici a prendere l'aperitivo. Lei era in ritardo, così ho deciso di sedermi sui gradini di Santa Maria della Vittoria. Cinque minuti e una volante della polizia mi si avvicina. Gli agenti abbassano il finestrino e uno dei due mi chiede: "Ma che fai ti metti a lavorare proprio qui, davanti a una chiesa?". Io, incredula, rispondo: "Come?". Lui ripete lo stesso concetto. Rimango senza parole, non riesco a credere che si possano essere permessi di confondermi con una prostituta: sono una ragazza normale, vestita con gonna e camicia. Non riesco a reagire. L'unica cosa che faccio è chiamare la mia amica". Che racconta: "Sono scesa, ho trovato M. in lacrime. Mi sono avvicinata e gli agenti hanno ripetuto a me la stessa cosa, con lo stesso tono sprezzante: "Bella, diglielo pure alla tua amica, questa è una chiesa, non potete mettervi a lavorare qui". Vado su tutte le furie e loro, di tutta risposta, ci chiedono i documenti: io li avevo, la mia amica no perché aveva una borsetta da sera molto piccola. Intorno, la gente iniziava a innervosirsi per la reazione dei poliziotti. Tanto che, dopo qualche schermaglia, decidono di andare via".

Ma non finisce qui: alcune donne che hanno assistito alla scena convincono le studentesse ad andare a denunciare l'accaduto in questura. Hanno preso pure il numero di targa della volante. Le due ragazze decidono di seguire il consiglio e a piedi arrivano a via San Vitale, sede della questura di Roma.
"Entriamo in portineria e chiediamo di fare una denuncia: il poliziotto all'entrata è gentilissimo. Dopo un minuto, dall'ingresso entra lo stesso agente con cui avevamo litigato. "Ancora qui state? Adesso vi faccio passare la voglia". E mi prende per un braccio - racconta Y. V. - io mi divincolo e gli dico che lo denuncerò. L'agente per la prima volta abbandona il tono arrogante, si stizzisce e carica la mia amica in macchina. "Con te non posso ma con lei sì, è senza documenti".

E se ne vanno senza nemmeno dirmi dove la portano. I colleghi della questura, che hanno visto la scena senza battere ciglio, dopo la mia insistenza mi dicono la destinazione, l'ufficio immigrati di via Patini. Chiamo un amico, vado a casa di M. a prendere i documenti e li porto là. Arrivo alle 20 e consegno tutto. Chiedo quanto ci metteranno a rilasciarla: due ore circa. Decido di aspettare. Passano le ore e delle mia amica nemmeno l'ombra".

"Mi hanno tolto tutto quello che avevo - spiega l'amica - e mi hanno chiuso dentro una cella sporca di immondizia. Non riuscivo a smettere di piangere. Tutti gli altri stranieri che stavano lì uscivano prima di me, ladre, prostitute, pusher, abusivi. La notte è passata così, tra lacrime e preghiere. Sono uscita solo alle 10.30 del mattino". Versione confermata anche da un amico italiano, C. B., che ha accompagnato Y. a prendere i documenti a casa della ragazza e poi a via Patini. "Siamo stati lì davanti fino alle 3 del mattino, poi siamo tornati più tardi. E, infine, alle 10.30 sono stato io a prendere M. quando, sconvolta, è stata rilasciata e l'ho accompagnata a casa in motorino".

E ancora ieri, una volta fuori, le ragazze non riescono a dimenticare. "Roma è diventata invivibile per gli stranieri: siamo regolari, parliamo romano, abbiamo amici italiani eppure veniamo trattate così. Siamo qui da tanti anni, continuiamo ad amare questa città, ma facciamo fatica a viverci". Forse tutto questo andrebbe denunciato. "Volevamo farlo ieri, ma poi è andata come è andata. Ora abbiamo paura, chi ci torna in questura?".

(14 agosto 2008)