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domenica 8 giugno 2008

Roma, 7 giugno 2008 Da piazza della Repubblica a piazza Navona.

(Adnkronos/Ign) -

Gay Pride, in 500.000 sfilano per le vie di Roma

Gli organizzatori: "Siamo mezzo milione".

La parata fino a piazza Navona tra musica, carri, bandiere e striscioni.

Grillini: "Riaffermare la laicità dello Stato".

Luxuria: "Presto anche l'omosessualità sarà considerata un reato".

Radicali stasera imbavagliati per protestare contro il divieto di passaggio a San Giovanni.

Fotogallery

(*)nota bene:
le foto pubblicate da ADNKronos sono (guarda caso) SOLO E UNICAMENTE di trav/trans o giovinotti/giovinotte in pose e mise sexy.
A parte Luxuria con l'ombrellino....
ce ne fosse una di tutta quella stragrande maggioranza dei 500.000 che erano vestit** come al solito si fa per uscire con gli amici...



Da piazza della Repubblica a piazza Navona. Questo il percorso del Gay Pride 2008 di Roma, dopo il 'no' dell'arrivo della parata a San Giovanni. Secondo gli organizzatori i partecipanti sono 500.000 che stanno sfilando tra musica, carri, striscioni, tantissime bandiere e palloncini bianchi.

Il corteo è partito verso le 16.30 da piazza della Repubblica con la celebrazione di due matrimoni simbolici sul carro itinerante dell'Arcigay. Confetti, fiori rosa, torta nuziale e persino il lancio di riso hanno accompagnato il rito celebrato dalla deputata del Pd Paola Concia e dal giornalista del Tg1 Stefano Campania, che hanno suggellato la promessa di unione simbolica alle prime due coppie omosessuali della giornata: Domenico e Jeff, da 20 anni insieme, e Annalisa e Susy.

"Chiunque altri vorrà celebrare l'unione simbolica -aveva detto il presidente dell'Arcigay Fabrizio Marrazzo- potrà farlo su questo carro. Fino ad ora abbiamo ricevuto richiesta da 80 coppie". E così è stato: nel corso della sfilata tanti i matrimoni simbolici celebrati. Diversi i carri allegorici presenti, tra cui anche quello che porta la scritta 'Gorgeus', quello della Cgil e quello di 'No Vat'.

E non solo da Firenze o Bologna, ma c'è addirittura chi è arrivato dalla Spagna per partecipare al corteo di Roma dove la musica a tutto volume ha fatto scatenare alcuni sui camion allestiti a carri itineranti tra cui anche quello limousine bianco con vetri neri. Sul camion dell'Arcigay, inoltre, insieme a bandiere colorate, è stata affissa una maglietta con su scritto 'meglio frocio che fascista'.

Secondo il leader storico dell'Arcigay Franco Grillini che ha preso parte al corteo, "questo Pride si svolge in un clima politico particolare quindi è più che necessario per riaffermare l'idea di uno stato laico, dove la laicità rappresenta lo spazio neutrale e dove la libertà e l'uguaglianza garantiscono i diritti per tutti".

Presente anche l'ex parlamentare Vladimir Luxuria. "Finalmente su questi temi l'Italia si sta muovendo ma all'indietro -ha detto-, perché non solo dopo 14 anni che facciamo il Gay pride discutono se farlo o no ma ora mettono bocca anche sulle modalità in cui deve essere fatto". E ha aggiunto: "Ora la prostituzione viene considerata una manifestazione contro la moralità presto anche l'omosessualità sarà considerata un reato".

Intanto, proprio per protestare contro la decisione della Prefettura e della Questura di Roma di non far terminare la parata a piazza San Giovanni, radicali, esponenti di Rifondazione e del movimento lgbt, sono pronti a imbavagliersi stasera davanti alle Basilica di San Giovanni . "Giudichiamo questo diktat imposto dalle autorità un pericoloso precedente che nega il diritto costituzionale a manifestare liberamente il proprio pensiero", hanno dichiarato Rita Bernardini, deputata radicale del Pd e segretaria di radicali italiani e Sergio Rovasio, segretario dell'associazione radicale.

Solidarietà alle manifestazioni di Roma e Milano è stata espressa anche dai Verdi. "La 'marcia' verso il riconoscimento dei diritti civili -hanno scritto in un comunicato -, che già sono una realtà in moltissimi Paesi europei, non deve avere battute d'arresto, ma, anzi, deve vedere tutte le forze progressiste e laiche unite e determinate: si tratta di una questione di civiltà".

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