Andrew Duff (LibDem, Regno Unito), portavoce dell' ADLE per gli affari costituzionali, s' oppone alla manovra che mira a limitare in occasione della prossima legislatura il numero di gruppi politici al Parlamento europeo.
La commissione per gli affari costituzionali si pronuncerà infatti il 27 maggio su una modifica della soglia di deputati richiesti per costituire un gruppo parlamentare. A tutt'oggi, ai sensi dell' articolo 29 del regolamento interno del Parlamento europeo, un gruppo deve comprendere almeno 20 eletti, di base; almeno un quinto del numero d' Stati membri dell' Ue.
La proposta di modifica avanzata da Richard Corbett (PSE, Regno Unito) porterebbe questa soglia a 30 eletti provenienti da almeno un quarto degli Stati membri.
Andrew Duff ritiene che tale disposizione ritornerebbe a proibire gruppi come l' UEN o Ind Dem.
" Comunque si consideri il loro politico" sottolinea Andrew Duff, " è innegabile che questi piccoli gruppi rappresentano una frazione dell' opinione pubblica europea. Viviamo in un'Europa diversa e se il Parlamento europeo deve diventare la tribuna della democrazia parlamentare post-nazionale, tutte le opinioni minoritarie devono potersi esprimere in modo proporzionale". " La proposta del sig. Corbett non è ammissibile. E non è auspicabile; renderebbe immutabile la sovranità del PPE e del PSE. Dispongono già di le svariate leve di potere in questa casa (europea) per influenzare a loro modo il lavoro legislativo".
" Riforme procedurali precedenti hanno già effettivamente limitato la capacità delle minoranze estremiste di scomvolgere le attività parlamentari. Non penso che dobbiamo andare più lontano, e non sono sicuro che le proposte del sig. Corbett rispondono a realoi problematiche". " Se i piccoli gruppi venissero a scomparire, numerosi europarlamentari, nonostante opinioni divergenti, sarebbero costretti a aggiungersi a un grande gruppo o dovrebbero dimettersi e riunirsi con i non iscritti. In un modo o nell'altro, il Parlamento guadagnerà soprattutto in incoerenza".
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