• da Europa del 15 aprile 2008, pag. 10
di Federico Orlando
Cara Europa, dopo tante parole che hanno in parte coperto le cose serie richiamate nella campagna elettorale, ho visto con grande piacere, nel numero straordinario di Europa domenica 13, gli articoli di V. De Marchis e F. Orlando sul problema della fame nel mondo.
Meno male che voi e il Pd ve ne siete accorti. Se dobbiamo occuparci di moratorie, sarà bene occuparcene a favore dei bambini veri, delle donne, degli uomini che muoiono e che si vendicheranno estendendo anche a noi la loro tragedia.
Teresa Melloni, Ferrara
Cara signora, il giorno successivo alla nostra invocazione di moratoria contro la morte per fame nel mondo, rafforzata dalle considerazioni di De Marco che è il portavoce italiano per il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, abbiamo letto cose interessanti su molti giornali, compresi quelli che per solidarietà di casta si sono gingillati in questi mesi con altre moratorie.
Di particolare interesse ci è parsa l’intervista del ministro Bonino a la Repubblica, che, sul problema del caro-prezzi dei generi alimentari, chiama in causa l’agricoltura europea drogata di sussidi.
In realtà – come dice la Bonino nel testo dell’intervista, in parte sminuita dal titolo limitativo – le politiche agricole europee incentrate sui sussidi (due euro per ogni vitello che nasce, in un mondo dove miliardi di individui vivono con 1 dollaro al giorno) sono solo una delle cause della nuova fame nel mondo.
Contro questo flagello i radicali combatterono una forte battaglia negli anni ’80 mentre altri predicavano un “crescete e moltiplicatevi” senza limiti.
Rispetto a venticinque anni fa, ci ricorda il ministro, oggi ci sono la corsa del prezzo del petrolio, l’aumento della domanda di cibo (non solo cereali, in India e in Cina chi può mangia anche carne), la crescita demografica.
In venticinque anni, nonostante le contraccezioni e gli aborti, la popolazione mondiale è aumentata di un altro miliardo di bocche da sfamare; gli effetti della globalizzazione fanno il resto, insieme a folli politiche (modello Bush) che mirano a ridurre i costi energetici, petrolio in testa, sottraendo enormi superficie di mais all’alimentazione per farne etanolo.
Aggiungiamo, in paesi come l’Italia, la fuga vile dall’energia nucleare, che ci costringe a bruciare risorse per acquistare gasolio e a inquinare ancor più il pianeta, devastando la fonte della vita, cioè la terra “madre di messi”, come dicevano una volta i poeti (e ci sembrava retorica).
In conclusione, cara signora, e restando all’anticamera del problema, la moratoria mondiale della morte per fame – che dovrebbe essere scritta nello statuto delle Nazioni Unite intrecciata col no alla guerra – , non si combatte solo con la sospensione per almeno 5 anni dei sostegni al mais-etanolo; né solo col cambiamento della politica agricola europea che spreca in sussidi il 50 per cento delle disponibilità e fa concorrenza ai paesi poveri (che poi finanziamo perché possano venderci i loro prodotti: follie dell’assistenzialismo universalizzato); ma si combatte soprattutto col contenimento della popolazione mondiale che cresce più delle risorse.
Con o senza le dimostrazioni regalateci da Malthus 210 anni fa.
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