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sabato 5 gennaio 2008

I VESCOVI IN CAMPO: UN MILIONE PER LA SFIDA A ZAPATERO
A Madrid La Chiesa all'attacco su matrimoni omosessuali e «divorzio
express» a 70 giorni dalle elezioni
di il Corriere della Sera


MADRID — Non voleva essere una manifestazione politica.

Ufficialmente. Ma non poteva non esserlo a 70 giorni esatti dalle
elezioni generali spagnole. I bambini, issati sulle spalle dei papà,
erano più espliciti dei pochi cartelli inalberati per proclamare la
sola unione ammissibile, e indissolubile: il matrimonio cristiano
tra un uomo e una donna. Gli interventi di vescovi e cardinali, dei
dirigenti di Comunione e Liberazione, della Comunità di Sant'Egidio
e dei Neocatecumenali non volevano essere comizi, ma non hanno
resistito alla tentazione di lanciare frecciate al governo. E sono
stati applauditi come di solito non usa nelle celebrazioni
liturgiche.

La «diretta» a mezzogiorno in punto con il Vaticano, l'intervento di
Papa Benedetto XVI dai maxi schermi distribuiti in plaza Colón e
nelle vie adiacenti non erano formalmente molto diversi dal consueto
Angelus domenicale di piazza San Pietro. Ma a Madrid le parole del
Pontefice sono suonate, ieri, come un avvertimento al governo
socialista di José Luis Zapatero, che conclude il suo primo mandato
con almeno due peccati capitali, agli occhi della Chiesa: la
legittimazione dei matrimoni civili omosessuali e la legge che ha
introdotto il «divorzio express», tagliando corto con i preliminari
della separazione.

Doveva essere la grande «festa della famiglia cristiana», e
certamente lo è stata, ma non è sfuggita ai calcoli normalmente
riservati alle dimostrazioni: quanti partecipanti per metro
quadrato, moltiplicati per la superficie occupata. Risultato: poco
meno di 160 mila, secondo il quotidiano El País. Due milioni,
secondo gli organizzatori, che contavano sulla mobilitazione di
almeno 50 diocesi in tutta la Spagna. Un milione abbondante, secondo
gli osservatori della Comunità autonoma di Madrid. Di sicuro,
abbastanza da far gola a qualunque partito.

Ma la saracinesca della sede del Partito popolare, diretto
avversario di quello socialista, a 150 metri dal cuore della
concentrazione, è rimasta abbassata come in tutti i giorni festivi:
niente volantinaggi, niente bandiere che non fossero quelle spagnole
(e qualche ospite portoghese, tedesca e austriaca), nessun
tentativo, perlomeno evidente, di cavalcare il risentimento
cattolico nazionale verso un «governo di atei e laici», come lo ha
definito dal palco Kiko Arguello, presidente del Movimento
neocatecumenale.

Il cardinale Antonio Maria Rouco Varela, arcivescovo di Madrid, si è
incaricato personalmente di regolare alcuni dei conti in sospeso con
Zapatero e i suoi ministri: «Il nostro ordinamento giuridico ha
riportato il Paese ai tempi precedenti la Dichiarazione universale
dei diritti dell'uomo— ha detto il prelato, affiancato da 40
vescovi —, a prima che le Nazioni Unite stabilissero, sessant'anni
fa, che la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della
società e ha il diritto di essere protetta dalla società e dallo
Stato».

Benigno Blanco, ex segretario di Stato e attuale vicepresidente
del
Foro spagnolo della famiglia, organizzatore della prima,
imponente
protesta contro le nozze gay, il 18 giugno del 2005,
ha raccomandato ai genitori presenti di «non affidare cuore e cervello
dei propri
figli a nessuno, tantomeno allo Stato». E il cardinale di
Valencia, García Gasco
, ha messo in guardia dal laicismo: «È una
frode, un inganno che porta soltanto all'aborto, al divorzio express e a
un'ideologia che cerca di manipolare i giovani. Per questa via non
si rispetta la Costituzione del 1978 e ci dirigiamo alla
dissoluzione della democrazia ». A consacrare la palese
disapprovazione ecclesiastica per la politica sociale e familiare di
Zapatero, reo anche di aver messo in discussione i finanziamenti
alla Chiesa e di aver introdotto l'educazione civica a scuola, sul
palco era stato montato un enorme crocifisso ed è stata portata in
processione la statua autentica della Vergine dell'Almudena, che mai
esce dalla cattedrale. Quasi che da Lei si attendesse un intervento
divino. E, a 70 giorni dalle elezioni, si può maliziosamente
immaginare quale.

Elisabetta Rosaspina
Mer 2 Gen 2008

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