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martedì 20 novembre 2007

PANNELLA: TUTTO NEL MIGLIORE DEI MODI

da NOTIZIE RADICALI
19 novembre 2007
PANNELLA: TUTTO NEL MIGLIORE DEI MODI, SONO ORMAI IN CRISI NON SANABILE, UNITE ANCHE IN QUESTO, LE DUE COALIZIONI E LE DUE POLITICHE DI REGIME

di Marco Pannella

La “cosa che non c’è” per l’intelligentia oligarchica italiana, la politica Radicale, progetto e programma, continua a progredire e realizzarsi.

Centro-sinistra e centro-destra, in quanto tali, costituiscono strutturalmente un monopartitismo sempre meno imperfetto: quello dei capaci di tutto e di niente, di due coalizioni che sono ormai sfasciate, ex-sfasciste entrambe.

Sul campo, ormai, si ergono e contrappongono due eventi. Prodi con il suo annuncio: “e ora Riforme”. Berlusconi con la sua invocazione, imprecante e rabbiosa: “a me le elezioni!”.

Prodi ha assolutamente ragione: subito, ma scritte, prescritte e calendarizzate –aggiungiamo noi– le Riforme, con coloro che con esse concordano. Alternativa al bipolarismo bastardo; bottino politico, sociale, finanziario, etico dell’antropologia dominante al costo della democrazia e dello Stato di Diritto.

Se Prodi, questa volta ne vogliamo esser certi, sarà di parola, siamo e restiamo con lui: se si innescano davvero le grandi Riforme, infatti, avremo una intera, completa legislatura, un sistema politico di stampo anglosassone in via di accelerata formazione, anche istituzionale, costituzionale. La Rivoluzione federalista e liberale, europea dei Salvemini e degli Einaudi, degli Ernesto Rossi e di … San Rosmini.

Il paese è maturissimo: unito nella sua immensa maggioranza, ugualmente estraneo e rivolto altrove, fuori ormai dal mezzo secolo partitocratrico, e dalle sue pretese “novità”, già ora rovine del passato ben più che fondamenta dell’avvenire che gli necessita e cui aspira.

Romano Prodi ha indicato che la sua opera sarà per lui comunque conclusa al termine naturale della legislatura. Questo tempo è infatti istituzionalmente, politicamente necessario per riformare l’Italia. Sarà lui stesso eventualmente a concepire, preparare, indicare per conto dei suoi elettori mutamenti utili e necessari, maggioranze e programmi aggiornati.

Se non mancherà all’ONU, fra breve (come pure sarebbe purtroppo ancora possibile) la proclamazione della Moratoria Universale a gloria italiana, i Radicali della Rosa nel Pugno socialista, liberale, laica saranno pronti ad essere di nuovo determinanti come lo sono stati per l’esito delle elezioni politiche del 2006 sulla scena italiana.

GIOVEDI’ ANNUNCERO’ PUBBLICAMENTE PROPOSTE E OBIETTIVI PER L’OGGI, CONTRIBUTO NONVIOLENTO RADICALE PER FARE DELLA CRISI CUPA E SCORATA UNA CRISI DI CRESCITA E DI SPERANZA NON SOLO PER IL NOSTRO PAESE, A PARTIRE DALLE MIE RESPONSABILITA’ NEL PARTITO RADICALE.

1 commento:

AMg ha detto...

E Marco “si smarca” dal Nobel

di Guido Biancardi

Marco è sempre stato “immarcabile”. Sinora non certo “a uomo”. E, chissà, forse neppure “a Cherubino”. Opera “in controtempo”, sempre inattuale, ed anticipa. Quando si crede che non possa che fare quella mossa da lunghissimo tempo annunziata per ottenere un risultato tenacemente voluto e perseguito nella durata senza incertezze, e lì lo si “aspetta al varco” lo si riscopre invece al di là del recinto entro il quale sino a quel momento sembrava circoscritto. Il possibile varco non si è, in situazioni decisive, neppure potuto aprire, infatti.



E’ stato il caso di quando ha posto la “condizione Toaff” ad ogni possibile ipotesi di nomina a senatore a vita. Più tale dignità gli veniva avvicinata, per quanto veniva sempre più evidentemente dimostrata l’insopportabilità della sua “mancata presenza”, tanto Pannella sfuggiva al tackle immancabilmente propostogli dell’incoerenza possibile fra la dimostrazione di estraneità alla casta e la contemporanea necessità di affermare la sua responsabilità di politico che non può rifiutarsi di assumere il suo” posto di combattimento democratico”, indispensabile perché unico.



Si è smarcato, così, più volte dall’offerta del “carico/incarico” di senatore sottraendosi in realtà alla sua “monumentizzazione” fra, anche, “Padrini della Patria”. E, appena ieri, con il suo stile di consumato riserbo nelle situazione di quando “si tratti (solo!) di sé”, ha sollecitato alla Galassia Radicale la candidatura al premio Nobel per la pace del massimo esponente del clero buddista vietnamita, ormai imprigionato da sempre.



Potrebbe sembrare una iniziativa provvida ma estemporanea, frutto magari di una sollecitazione dell’attualità, quella rappresentata dai minaci birmani che hanno sfidato il regime impostosi nel loro paese marciando inermi e scalzi in corteo al grido di democrazia e libertà.

Invece, alla vigilia del successo dell’iniziativa per la moratoria mondiale ONU delle esecuzioni capitali, Marco si è smarcato ancora, sontuosamente ma senza il minimo chiasso, dal “rischio del conferimento del Nobel”. A lui, come lo storico evento meriterebbe al suo animatore di riferimento. Ha indicato qualcuno senza voce (e volto, ormai) per dare volto e voce dopo Luca e Piergiorgio (ed i Montagnard…) a tutti coloro che dietro il possibile Nobel attendono nel mondo, oscurati, dimenticati, senza giustizia, per disinnescare la mina della violenza sempre pronta ad esplodere sotto ogni forma.



Il Grande Satyagraha Mondiale per la Pace, che Marco annunzia per la già mitica data, 08/08/08, dell’inizio dei giochi olimpici di Pechino è già però iniziato da tempo, sotto forme di volta in volta diverse, ma tutte “orientate e convergenti” sulla meta: “nessuno tocchi Saddam/Caino “e” la moratoria” sono i più evidenti degli “avatara/impersonificazioni” della Nonviolenza/ Satyagraha.



Per la nuova forma forse già a Bruxelles a Dicembre. Convocati, instancabilmente (ed è il nuovo buon segno che evoca un altro, “impossibile e necessario”, successo “di tutti”) da Marco.

Dopo essersi sottratto, un’altra volta ancora, alla possibilità di essere fatto icona. Per restare, libero da ingessature e paludamenti, immarcabile (anche, spero, dai Cherubini), alla testa di quella umanità lanciata al galoppo senza più veri ostacoli davanti a sé, come nella visione di Bergson. E noi con lui.



Al termine di quest’altra straordinaria impresa da far crescere e sbocciare dovremo poi persuaderlo a non rifiutare altro “riconoscimento“.