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domenica 14 ottobre 2007

Referendum elettorale

UNO STRUMENTO PER INVERTIRE LA TENDENZA

di MARIO SEGNI dalla NEWSLETTER 114 del 12/10/07

Sono oltre tre mesi che non scrivo la newsletter. In luglio c'era troppo da fare per scrivere (raccogliere le firme). In agosto troppo poco. Ma adesso è tutto cambiato. Salvo trabocchetti (ce ne saranno molti) in primavera si vota il referendum. Quindi abbiamo due obiettivi: evitare i trabocchetti, e preparare la campagna referendaria.

Vado per punti:

1) La rabbia verso la classe politica è enorme: ormai superiore al 92. Ma non dobbiamo rassegnarci. Non ce l'ha ordinato il medico di tenerci questo sistema e questa dirigenza. Prima del 58 la Francia era peggio di noi: fu la riforma di De Gaulle a rimetterla in piedi. Perché da noi deve essere impossibile cambiare?

2) Attenzione, non è tutto da buttare via: c'è un pezzo di politica che funziona: è l'Italia dei sindaci . Molti di loro sono popolari, si identificano con la città, capiscono i problemi della gente, hanno ridato alle amministrazione dinamismo. Il perché è semplice: i sindaci sono il frutto migliore della riforma del 92, l'istituzione in cui la rivoluzione referendaria è riuscita in pieno. Questo ci dice una cosa: che la principale causa della crisi è che la riforma delle istituzioni si è fermata a metà. La strada è quindi quella di completarla.

3) Il referendum è lo strumento più forte per riprendere la marcia. Anzi, vista la paralisi del Parlamento, è l'unica. Eliminando la frammentazione il referendum ci dà subito la stabilità, e Dio sa quanto ne abbiamo bisogno. A quel punto con una leggina di due righe si può ridare all'elettore il potere di scegliere il candidato.

4) Berlusconi vuole andare alle elezioni subito, prima del referendum. Sbaglia. Si illude di stravincere e di governare. Probabilmente stravincerebbe, ma non governerebbe affatto. I partiti del centro destra sono già una decina. In corso d'opera si moltiplicherebbero, creandogli gli stessi problemi che oggi ha Prodi.

5) Le elezioni dopo il referendum sarebbero invece un'altra cosa: si confronterebbero due grandi partiti: il partito democratico, e il partito unico del centro destra. Sarebbero elezioni all'inglese: che vince ha la garanzia della maggioranza. A quel punto potrebbero rappresentare davvero un cambiamento.

6) Un Parlamento dominato da due grandi partiti, e non spezzettato in venticinque formazioni, sarebbe finalmente in grado di affrontare il tema della riforma costituzionale, e di giungere, spero, al sindaco d'Italia, a un sistema in cui chi è scelto dai cittadini ha veramente gli strumenti per governare.

Mi puoi rispondere che cambiare le regole non basta, bisogna cambiare gli uomini. Vero. Ma ti rispondo che cambiando le regole arriveranno anche gli uomini adatti. Gran parte dei comuni non hanno ottimi sindaci?

Sono un visionario? Sono un ottimista? Non credo. Io so che abbiamo costruito con le nostre mani uno straordinario strumento per invertire la tendenza: Si chiama referendum. Non lasciamocelo scappare.

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