Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

lunedì 23 aprile 2007

NOTIZIARIO GAYA CsF 16 aprile 2007

NOTIZIARIO GAYA CsF
LUNEDI’ 16 APRILE 2007
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COMUNICATO STAMPA
ASSOCIAZIONE OMOSESSUALE “ I KEN”
Omofobia: Oggi a Napoli si è inaugurata una partecipatissima V conferenza nazionale del volontariato, ed in quel contesto era presente il box del volontariato delle associazioni della Campania. L’associazione omosessuale i Ken era presente con i propri volontari e con il proprio materiale prodotto in quest’anno sociale e come sempre avviene la saponetta ( logo di i Ken) ha suscitato parecchie curiosità ed attenzioni da parte di centinaia di amici di tutta Italia. Ad un certo punto, 3 persone non identificate hanno avvicinato i volontari di i Ken ed accusandoli di monopolio dello spazio del volontariato campano, intimavano la rimozione del materiale di i Ken brandendo come arma il nostro volantino con sopra il finocchio con la scritta meglio finocchio che ignorante, mostrando con scandaloso sdegno quell’immagine tanto odiosa.
Immediata la solidarietà delle volontarie delle altre associazioni presenti nel box ai nostri volontari e del Sindaco Rosa Russo Iervolino che ha partecipato pubblicamente con la propria presenza al box la propria stima all’associazione ed ai volontari di i Ken conosciuti da Lei come persone serie, orgogliosi e sempre “al lavoro”. Il Sindaco affettuosamente si è schierata al fianco dei giovani volontari ed ha chiesto scusa per l’aggressione subita ed ha esortato a proseguire l’ottimo lavoro dell’associazione. Anche il Ministro Paolo Ferrero, ha voluto dimostrare la propria solidarietà pubblicamente recandosi di prersona al box e parlando direttamente ai volontari ed al Presidente Carlo Cremona, trovando questo gesto intimidatorio vergognoso.

i Ken - Presidente Carlo Cremona
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UN GRAZIE DI CUORE PER LA VOSTRA SOLIDARIETA’
Vorrei ringraziare di persona tutti quanti voi che avete espresso in maniera così sentita la vostra solidarietà per le scritte denigratorie ed offensive nei miei riguardi e verso tutte le persone omosessuali. Tanta solidarietà da parte del movimento GLBT, da uomini e donne delle istituzioni, e da una moltitudine di persone comuni che non conoscevo, mi hanno fatto capire che non siamo soli a portare avanti una battaglia di diritti e libertà. Se i fanatici che hanno scritto quelle ingiurie speravano di spaventarci o di renderci più deboli, si sbagliano di grosso!
Noi siamo sempre qui, ancora più uniti e più determinati per rivendicare pari diritti.
Grazie!

Imma Battaglia Presidente Di’Gay Project – FONTE Redazione Di’GayProject
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COMUNICAZIONE CO.DI.PEP

IN OLANDA UN MONUMENTO PER LE PROSTITUTE VITTIME DELL’ODIO.
E QUI?
Alta, fiera e guarda avanti tenera ed imperturbata. E’ stata scelta, ovviamente, una figura femminile per simboleggiare la dovuta memoria del puttanicidio. Una statua come monumento a ricordo delle tante, troppe vittime della violenza e dell’omicidio puttanofobo. E la mente non può non correre subito ai recenti e dolorosi puttanicidi di Ipswich – Londra, (GB). Vedendola sul sito (www.lucciole.org) delle nostre amiche Pia Covre e Carla Corso, le coraggiose zetess@ di Pordenone che per prime in Italia hanno iniziato e continuano - insieme alle impareggiabili Marcella di Folco e Porpora Marcasciano del M.I.T. di Bologna - a portare valorosamente avanti la battaglia rivendicativa delle Z(occole), specie di strada, sono stata pervasa da un brivido e, sorridendo per l’orgoglio, ho anche pianto per la gioia frammista al dolore.
Ad Amsterdam, città coraggiosa, laica ed avanguardista, pur nella sua probabile contraddizione, il 31 marzo scorso è stato inaugurato, nei pressi del “quartiere a luci rosse”, questo monumento – il primo nella storia - alla memoria del puttanicidio, grazie all’interessamento, ed alla spesa, della signora Mariska Majoor, una donna cosciente di essere “una donna” in una società fallo-patriarcale ed imperialista. Un gesto di altissimo valore culturale, civico ed umano che non possiamo di certo aspettarci né dall’opinione pubblica (maschile), né dalle istituzioni (maschiliste ed oligarchiche, oltre che fortemente confessionali) del nostro Bel Paese; tanto meno dal nostro “sindaco” di Roma, tale signor Valter Veltroni, impegnatissimo in tutt’altra direzione. Puttanofobia, puttanicidio.
Non ci sono altre parole per descrivere un fenomeno esteso di odio e di persecuzione di massa contro le prostitute che dalla discriminazione arriva all’omicidio passando per abusi, vessazioni, violenze e stupri.
Il puttanicidio come fenomeno culturale estremo da considerare e combattere. Non ci sono stime ufficiali della sua entità perchè non c’è un reale interesse pubblico a contrastarlo; ma se si pensa che le violenze e i puttanicidi sono nell’ordine di decine di migliaia solo in Italia non è difficile supporne l’allarmante gravosità.
Troppe vittime ha mietuto e sta mietendo tra chi, in condizioni di debolezza talvolta estrema, cerca faticosamente di portare a casa un guadagno dignitoso.
Troppa l’indifferenza e la connivenza sulla quale si regge questo atteggiamento “perbenista”.
Troppi i perpetratori (forze dell’ordine, uomini comuni e “clienti” ossia padri e figli di famiglia che votano, fanno politica attiva, informazione, opinione obnubilando le nostre menti e dirigendo le nostre opinioni ed emozioni), troppi i propulsori e le connivenze (istituzioni pubbliche, informazione mediatica, opinione pubblica), troppi i silenzi (specie delle donne), troppa l’indifferenza, troppo l’odio e troppo ingiustificato.
Per chi come me appartiene alla massa delle “maledette” alla Gide, questa statua femminile ha un senso profondo di appartenenza, di comunità, di identità; ma non di “categoria”, bensì di condivisione di dolorose vicende e sentimenti umani, pur nella coscienza che non siamo le sole vittime di questo tipo di “consorzio umano”, oggi anche globalizzato.
La mia memoria non può non correre alle varie vicissitudini che mi hanno avuta, fino a ieri notte, protagonista in quanto Z(occola) di strada: dileggio, sputi, percosse, stupri, fughe disperate ed affannose per sottrarmi a tutto questo e a quanto di peggio avrebbe potuto succedermi.

Soltanto fondando il Co.Di.Pe.P. (Coordinamento per la Difesa delle Persone Prostitute) ho potuto in un certo qual senso proteggermi, diventando “qualcuno”. Ma il mio senso di ginofilia non mi consente di non estendere questo mio “privilegio” a quant@ condividono la mia sorte di donna in questo tipo di contesto socioculturale.
Non posso non ricordare come l’attuale “dibattito” in tema di “prostituzione” non sia altro che un determinato e facile darci “in pasto all’odio”, per dirla con il compianto Pasolini.
Non posso non dire che le colpe sono diffuse tra chi perpetra materialmente gli atti violenza puttanofoba e chi, dovendo, non fa nulla per prevenirle, contenerle o contrastarle.
Troppi gli interessi sui nostri corpi sessuati, sulle nostre vite e sui nostri guadagni.
Troppa la volontà, diffusa, di colpirci in toto strumentalizzando biecamente i veri crimini che si perpetrano, troppo facilmente, nel nostro contesto; troppo l’interesse a tenerci ma sotto dominio; troppa la mitopoiesi catartica della “povera prostituta”.
Basti solo pensare che, per questa società, i “delinquenti” nella prostituzione siamo noi prostitute e che le “vittime” della delinquenza siamo sempre noi prostitute per rendersi conto del volontario atteggiamento da fumus persecutionis che regna nella cosiddetta lotta al traffico-tratta-sfruttamento.
Basti ancora pensare che le persone costrette a prostituirsi sono inspiegabilmente confuse con chi, come me, vuole fare questo “lavoro” e subiscono quindi il medesimo trattamento puttanofobo specie dalle istituzioni e dalle forze dell’ordine che in quanto ad odio e persecuzione non hanno certo bisogno di prendere lezioni.
Troppi i tentativi di offuscare un contesto umano, quello della “prostituzione”, che assomma, come ogni altro, cose buone e cose pessime.

In conclusione, al di dà delle comprensibili emozioni e dei sentimenti contrastanti, noi, prostitute - specie di strada -, vittime delle aberranti violenze fallo-patriarcali, giustizialiste ed imperialiste vogliamo ancora una volta dare prova del nostro altissimo senso civico significando il nostro dolore con un monumento alla memoria.

Non chiediamo vendetta ma considerazione; non chiediamo legalizzazioni né diritti ad hoc, inutili e perniciosi, ma semplicemente di potere gestire le nostre vite ed attività autonomamente e nel pieno rispetto che vogliamo tributare alla nostra società che, usando largamente i servizi sessuali che offriamo autodeterminatamente, vorremmo ci riconoscesse ed includesse materialmente in sé proteggendoci dalle insidie e dalle violenze.

Auspichiamo che cessi tutto quanto questo monumento alla memoria sta lì a significare, anche nella viva speranza che riesca ad intercedere presso le coscienze di quanti - e ce ne sono - vogliono dire “NO” all’odio ed alla violenza, di qualunque tipo, e che, fuorviati da un’informazione tendenziosa, non colgono ancora il senso del nostro appello.
Deve essere stato terribile essere marchiati con una stella gialla in epoca nazi-fascista.
Ed è questa una sensazione che, almeno personalmente, conosco molto, troppo bene, purtroppo!

INVIATO DA Ornella Serpa Gaya CsF

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COMUNICATO
CIRCOLO LESBICO
DRASTICA…MENTE

MARTEDÌ 17 APRILE ore 21
SALA EX DAZIO RIVIERA PALEOCAPA 98 – PADOVA
Dibattito sui DiCo. Il punto di vista delle donne lesbiche e non sui presupposti politici e culturali che stanno alla base di questo disegno di legge.

Il 17 aprile affronteremo un tema che ha assunto in questi ultimi mesi una posizione centrale nell’agenda politica italiana: quella del riconoscimento di istituzioni e forme giuridiche alternative al matrimonio nell’ambito delle quali vengano concessi diritti e imposti doveri tipici dell’istituto matrimoniale. Questi istituti giuridici sono già diffusi praticamente in tutta l’Europa occidentale, a partire dalle forme deboli e alternative di riconoscimento quali le “convivenze registrate” del nord Europa e dei PACS francesi, per finire con l’allargamento totale e incondizionato del matrimonio a ogni persona maggiorenne a prescindere da sesso e orientamento sessuale come nei Paesi Bassi e, più recentemente, in Spagna. In febbraio il governo italiano, dopo mesi di discussioni interne tra le proprie componenti centriste e di sinistra, ha licenziato il disegno di legge sui DiCo a firma delle ministre Bindi e Pollastrini. La proposta del governo si pone come obiettivo una qualche forma di parificazione tra coppie sposate e conviventi omo/etero e si trova ora in discussione alla Commissione Giustizia del Senato. Prima e dopo la loro formulazione, i DiCo sono stati oggetto di una forte opposizione da parte della Chiesa e del suo braccio italiano, la CEI. Dall’altra parte si è fatta sentire, anche se indubbiamente non con la stessa forza e visibilità, la voce di molte componenti dell’associazionismo LGBT che hanno chiesto una legge che potesse sancire l’uguaglianza, principalmente ispirata ai PACS francesi. L’obiettivo che ci poniamo con questo dibattito, che abbiamo volutamente cercato di ampliare ad una cerchia allargata di singole e associazioni di donne, è quello: - di investigare e discutere l’oggetto del contendere, ossia le forme di riconoscimento delle coppie dello stesso sesso inclusi i DiCo, e i presupposti politici e culturali che stanno alla base di esso; - di aprire un dibattito tra le donne, lesbiche e non, sulle implicazioni culturali e sociali di un tale riconoscimento, su quello che il riconoscimento della coppia, inclusa quella lesbica, comporta per i soggetti potenzialmente interessati; infine di far convergere la discussione su forme giuridiche alternative a quella classica matrimoniale e familiare.
Intervengono al dibattito:
ANITA SONEGO – Gruppo Soggettività Lesbica, Milano
LUCA TRAPPOLIN – Sociologo, Università di Padova
TATIANA MOTTERLE – Circolo Lesbico Drasticamente
Coordina AURORA D’AGOSTINO – Consigliera Comunale - Padova

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PROGRAMMA MAY DAY 2007
L’Aquila 28, 29, 30 aprile e 1° maggio

L’Aquila - Parco del Castello FESTA DEL NON LAVORO la nostra precarietà è il loro profitto (arte - musica e parole)
SABATO 28 APRILE IN MOVIMENTO DALLA MATTINA:
CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà
NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI, ECOLOGIA VALENTINA CANCELLI no-tav e grandi opere MATTEO PODRECCA Libero Ateneo della Decrescita Ecologia libertaria FRANCO BOTTICCHIO e DARIO D’ALESSANDRO
l’Abruzzo si buca: le cave GIANNI TARQUINI ecodistruzioni in America Latina - SPETTACOLI DELLA SERA
READING POETICO a cura di Paolo Paletti
DURK SUNRISE sweet rock
DABADAB AQ on FAYAsound system.
NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari -

DOMENICA 29 APRILE IN MOVIMENTO DALLA MATTINA:
CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHEclown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà
NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI
CINZIA ARRUZZA presentazione libro “Pubblico è meglio” Ed.Carta
SANITA’ e DIRITTI CIVILI GIORDANO COTICHELLI sistema sanitario e bisogni sociali FRICCHE movimento NO VAT e PACS MARIA PAOLA FALQUI ingerenza del clero su diritti individuali
ORESTE SCALZONE conversazione sui movimenti -
SPETTACOLI DELLA SERA
FLAMENCO a cura della Palestra Yajè C.A.Di Can.Po. Compagnia Aquilana di Canto Popolare TARAF romanì e klezmer Il custode del drago -
NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari -

LUNEDI’ 30 APRILE IN MOVIMENTO DALLA MATTINA: CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI Video-intervista a CARLO BERTANI scrittore ANTIMILITARISMO e FORMAZIONE MASSIMO SOLFERINO riconversione industria bellica
ETTORE D’INCECCO il mercato del sapere
COLLETTIVO STUDENTESCO INDIPENDENTE pedagogia e società: prospettive libertarie COMITATI DI BASE STUDENTI LIBERTARI libera cultura in liberi spazi.
SPETTACOLI DELLA SERA
KILLER KING rock
MOTA SEMPER rock
RODEO DRIVE rock
O-MAGGIO AL FUOCO Il custode del drago -
NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari -

MARTEDI’ 1° MAGGIO IN MOVIMENTO DALLA MATTINA:
CRITICAL MASS - DO IT YOURSELF - ATTIVAmENTE - ELABORAZIONI ARTISTICHE clown, spettacoli per bambini, arte, giochi, libri, fumetti, ozio, satira, artigianato, mostre, petizioni, saperi e sapori in libertà
NEL POMERIGGIO: LABORATORI, TESTIMONIANZE, DIBATTITI, ASSEMBLEE, BANCHETTI INFORMATIVI
EDOARDO PUGLIELLI presentazione libro “Battaglie e vittorie dei ferrovieri abruzzesi” LAVORO CARMELA BONVINO T.F.R. e reddito sociale
GIUSEPPE DI MARCO economia della conoscenza e sfruttamento capitalistico
ENRICO VOCCIA Meccanismi ideologici e dinamica dello sfruttamento
ILARIA DEL BIONDO Camera del Lavoro Precario -
SPETTACOLI DELLA SERA
POESIA Laboratorio “Dietro le Quinte”
IL CIRCO DI PONGO E BARTOLO con Giulio Votta e Marco Valeri special guest Umberto Caraccia
PAPALEG DUO blues
ALMA rockblues -
NELLA NOTTE A SEGUIRE VIDEO-PROIEZIONI: reportage, documentari. per cause non dipendenti dalla nostra volontà, il programma può subire variazioni all’ultimo minuto.

Lo staff ti consiglia l’abbonamento alla rivista “L’ANTIFASCISTA” e l’acquisto del CAFFE’ ZAPATISTA, il buon caffè rebelde! -
LA NOSTRA PIATTAFORMA - MAY DAY- UN ALTRO MONDO È NECESSARIO
L’Aquila, 28-29-30aprile e 1° maggio.
Di nuovo in piazza per ribadire la nostra opposizione alla precarietà del lavoro e della vita. Precarietà che sempre più si configura come forma di sfruttamento legalizzato dallo stato al servizio delle multinazionali. Mentre i partiti e i sindacati riformisti si preparano ad organizzare autobus per la solita festa del 1°maggio a Roma, noi per il quinto anno consecutivo affermiamo un nuovo modo di stare al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici, rifiutando con forza ogni forma di controllo e di subordinazione. Siamo immersi nella guerra. L’ordine sociale attuale non può continuare ad esistere senza la guerra. Una guerra che è continua proprio perchè è il modo con cui gli stati, le potenze economiche e finanziarie pensano le loro relazioni di potere e di dominio. Relazioni di potere e di dominio finalizzate a controllare territori geopoliticamente rilevanti, risorse fondamentali per continuare ad esercitare quel dominio e quel potere: le fonti energetiche, idriche, agricole, forestali, alimentari, i semi, i saperi, le capacità di lavoro manuale ed intellettuale. Ma all’interno di questo sistema delle guerre, che sono guerre sociali, ecologiche, economiche, militari, ci sono altre prospettive e altre strade. Sono le nostre storie, le nostre pratiche, i nostri progetti, i nostri linguaggi. Noi non usiamo (non dovremmo mai usare) la parola RISORSA... una parola che rimanda allo scambio economico, ai flussi finanziari, al mercato e ai mercati, a cominciare da quello delle armi. Noi usiamo la parola BENI. E diciamo che questi beni - la terra, l’acqua, l’energia, la cultura, la città, la casa, la salute, i saperi tradizionali - devono essere collettivi, cioè essere considerati beni civici di tutte e di tutti e per questo essere beni collettivi comuni. E lo vediamo in tutte quelle realtà impegnate sui diversi territori del nostro paese, in quel vasto antagonismo progettuale contro le nocività ambientali e sociali, contro l’attacco alla salute, contro la potenza della rendita urbana e la privatizzazione degli spazi delle città, la distruzione del territorio, le grandi opere, la dissipazione di materia ed energia, le centrali a carbone e nucleari, inceneritori e discariche e contro la privatizzazione dei servizi locali. Lotte connesse con il vasto universo di movimenti contro la guerra, le basi militari, contro la precarietà dell’esistenza, contro lo sfruttamento e la criminalizzazione dei migranti e dei chiedenti asilo. Vogliamo diventare più forti e più autonomi. Alternativi alle scelte del capitalismo globalizzato e di tutti quelli che mettono al primo posto un insensato realismo che non ha niente di realistico, anzi è fuori dal reale, anche nel linguaggio: se è vero, come è vero, che la guerra viene chiamata pace, che volendo essere contro la guerra senza se e senza ma si resta in Afghanistan, si va in Libano. Noi non possiamo accettare questo modo di ragionare e di fare, non per ragioni ideologiche, ma perchè questo loro progetto è un progetto di dominio, è arretrato rispetto al nostro progetto, è fuori dalla storia di donne e uomini che vogliono costruire un tempo e uno spazio collettivi diversi.
(Coordinamento MayDay 2007- L’Aquila)
www.fermobiologico.it; aquilamayday2007@fermobiologico.it - Info TEL. 3471810061

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ROMA: GIA’ RACCOLTE L’80% DELLE FIRME PER LA PETIZIONE SULLE UNIONI CIVILI
Unioni civili/Comune di Roma. Sintesi della conferenza stampa che si è tenuta oggi nella sede del Partito Radicale.

MASSIMILIANO IERVOLINO Segretario dell’Associazione Radicali Roma (primo firmatario della proposta di delibera di iniziativa popolare sul Registro delle Unioni Civili a Roma)
“Nel primo dei tre mesi utili per sottoscrivere la delibera di iniziativa popolare sul registro delle unioni civili, sono state già raccolte 4000 delle 5000 sottoscrizioni necessarie per presentare tale proposta in Consiglio Comunale. A seguito nel deposito delle firme, lo stesso Consiglio Comunale avrà 4 mesi per discutere e votare la proposta di delibera popolare. Un ottimo risultato, ma come più volte dichiarato, reputo essenziale superare di molto il numero minimo di firme richiesto così da trasmettere un segnale forte alla classe politica capitolina sempre più succube del potere vaticano e delle logiche partitocratiche. Inoltre lancio un appello a tutte le sezioni Ds capitoline affinché si uniscano a quante sono già impegnate nella raccolta firme (Testaccio, Esquilino, Aurelia, Ripa Grande); mi rivolgo anche al nuovo Segretario dei Democratici di Sinistra di Roma, Mario Ciarla, invitandolo a prendere una posizione chiara su questa iniziativa, soprattutto alla luce di quanto accaduto, proprio sull’argomento in questione, al loro ultimo congresso. La nostra campagna nasce dal vissuto quotidiano privato dei cittadini, pertanto rende palese il vuoto dilagante che separa la classe politica dal resto della società ed infastidisce la leadership inadeguata dinanzi alle nuove esigenze, pertanto auspichiamo che ciò costituisca motivo di interesse crescente per i media radio-televisivi romani e la carta stampata locale, tanto più considerato l’andamento positivo che la sta caratterizzando. Noi continueremo a raccogliere le firme nelle strade, tra coloro che come noi avvertono il bisogno e l’urgenza di organizzare un’alternativa laica e liberale nella nostra città: la raccolta firme sul registro delle unioni civili è solo un primo passo necessario, ma non sufficiente, che va in questa direzione”.

MARIO STADERINI Capogruppo della Rosa nel pugno nel Municipio:
Le 4 mila firme hanno un valore particolare alla luce delle difficoltà esterne che la campagna sta incontrando. Il Comune di Roma, dopo aver negato la piazza del Campidoglio per la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa, non ha ancora reso disponibile i moduli per sottoscrivere presso gli Uffici aperti al pubblico dei 19 Municipi, come invece prevede lo Statuto. Sempre il Comune non agevola la raccolta firme perché, per inerzia della burocrazia, ci impedisce di raccogliere sullo stesso modulo anche le e-mail, importanti per organizzare i sottoscrittori nel convogliamento e nell’informazione di altri cittadini. Per questo, presenteremo un ricorso straordinario direttamente al Sindaco Veltroni, al quale chiediamo un intervento per far rispettare le norme e dare cosi la possibilità ai cittadini di firmare e di conoscere. Il Sito del Comune, infatti, non da nessuna notizia della campagna in corso. Inoltre, il registro delle unioni civili a Roma non avrebbe solo un valore simbolico, ma anche pratico: con il registro, si rafforzerebbe la legge sui Dico e non si perderebbe tempo in caso di slittamento della sua approvazione in Parlamento. Infatti, la registrazione costituirebbe prova ai fini del calcolo del tempo per accedere ai benefici previsti dalla legge DICO: nel disegno di legge è ammessa la prova contraria della convivenza(norma utilizzabile a fini sabotatori del provvedimento), che sarebbe impossibile di fronte all’evidenza di un atto pubblico come il registro.

ROBERTO GIULIOLI Consigliere Comunale di Roma:
Penso non si voglia affrontare questo tema e non si voglia disturbare ‘il conducente’. Questa è una città che si autocelebra di includere, sui diritti civili non lo sta facendo. Il segno di questo Consiglio comunale è conservatore, di stampo cattolico e poco incline a dare spazio ai diritti civili. Sono solo 21 su 60 infatti i consiglieri comunali definibili laici. La sinistra deve fare queste battaglie, anche se scomode. Per questo ci rivolgiamo ai cittadini, e sono contento che la base dei Ds abbia capito il senso dell’iniziativa e molte sezioni romane stanno raccogliendo le firme.

IMMA BATTAGLIA Presidente Di’Gay project:
Per il Di’Gay Project il significato di questa iniziativa va oltre la mera presentazione della delibera in sede di Consiglio Comunale, rappresenta la nostra risposta all’imperversare della ingerenze vaticane che sempre più acquistano valore centrale tanto a livello mediatico quanto politico. Nell’attuale contesto italiano è di fondamentale importanza scalfire una breccia a favore della questione omosessuale inserita nella battaglia per la laicità delle istituzioni ed il riconoscimento dei diritti civili per tutti i cittadini italiani. In questo primo mese di raccolta firme, senza l’appoggio mediatico che ha dato luogo solo ad un silenzio assordante, siamo stati in grado di raccogliere bel 4000 firme e questo è un dato su cui è importante riflettere. Roma, a differenza di quanto afferma il sindaco Veltroni, non è una città inclusiva e la buona accoglienza che ha avuto la nostra iniziativa lo dimostra. Inoltre tengo a sottolineare che la sinistra romana, e in un certo qual modo italiana, è in una fase attendista, ma i cittadini laici non possono non mostrare sfiducia verso questo mondo politico che non si assume alcuna responsabilità su temi tanto rilevanti. RITA BERNARDINI Segretaria Radicali Italiani. Questa campagna non ha solamente un valore simbolico, rappresenta un’iniziativa concreta che si svolge nella particolare città di Roma in un momento focale per quanto concerne il riconoscimento dei diritti civili. A differenza del mondo clericale, ben organizzato e potente, i laici sono stati colti di sorpresa dalla deriva che sta imperversando nel nostro Paese. Era opinione diffusa che i diritti civili conquistati fossero solamente migliorabili, ma ora che ci stiamo rendendo conto che la realtà è ben diversa è necessario organizzarsi utilizzando tutti gli strumenti di democrazia diretta che le istituzioni riconoscono ai propri cittadini.Inoltre tengo a sottolineare che la politica, e più specificatamente i partiti politici, sono sempre più distanti dai cittadini. Dinanzi questo scollamento non si può rimanere indifferenti e come primo passo bisogna iniziare a considerare la volontà diffusa tra i cittadini come un fattore rilevante, non più come un dato evanescente. Concludo con un appello a tutti i laici: devono avere la forza di organizzarsi per scalfire questo grumo anticlericale che incide sempre più pesantemente nella vita di tutti i cittadini.

FONTE Partito Radicale – INVIATO DA Redazione DGP

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COMUNICATO STAMPA
Firenze, giovedì 12 aprile 2007
FIRENZE, UN MINUTO DI SILENZIO IN PROVINCIA PER RICORDARE IL SEDICENNE TORINESE MATTEO

Massimo Mattei, Presidente del Consiglio Provinciale di Firenze, ha ricordato il giovane suicida dell’istituto tecnico Sommelier di Torino con un lungo discorso contro l’omofobia nelle scuole e nella società italiana e proponendo a tutto il Consiglio un minuto di silenzio.

Massimo Mattei, Presidente del Consiglio Provinciale di Firenze, ha voluto aprire la seduta straordinaria di Consiglio di oggi, giovedì 12 aprile 2007, in Palazzo Medici-Riccardi, ricordando il giovane Matteo Maritano, torinese di sedici anni suicidatosi con un lancio dal quarto piano della propria abitazione dopo essersi accoltellato al petto perché deriso dai compagni di classe e continuamente etichettato come “gay”. Mattei ha sottolineato come in Italia viga un “dilagante senso di omofobia, che permea nella nostra società” e ha proseguito affermando che purtroppo non ci si rende conto di quanto possa essere devastante per un adolescente gay o lesbica vivere in un ambiente, com’è tuttora la scuola italiana, in cui “frocio” o “lesbica” sono gli insulti più ricorrenti e offensivi. “Non ci si rende conto che ci sono situazioni familiari in cui l’omosessualità viene vissuta come una disgrazia e, quando va male, come una vera devianza da punire e correggere” ha poi continuato. Infine, ha proposto a tutto il Consiglio Provinciale un minuto di silenzio e riflessione sul caso di Matteo. Francesco Piomboni e Matteo Pegoraro, presidente e segretario di Arcigay Firenze “Il Giglio Rosa” plaudono l’iniziativa provinciale: “Siamo grati a Massimo Mattei e a tutto il Consiglio Provinciale di Firenze per aver portato in una sede istituzionale, trattando il tema con la dovuta chiarezza e legittimità, un caso che pare invece essere passato – ahinoi – inosservato nell’ambiente scolastico comunale. La nostra richiesta all’assessore all’Istruzione e alle Politiche Giovanili, Daniela Lastri, di istituire 5 minuti simbolici di silenzio e riflessione sull’accaduto di Torino non ha avuto nessun tipo di risposta, nemmeno da parte della segreteria dell’Assessorato. Questo un po’ ci rammarica, poiché riteniamo importante, se non fondamentale, che proprio tra i banchi di scuola si sviluppi un serio dibattito tra gli allievi e i docenti al fine di informare e soprattutto sensibilizzare sul bullismo anti-gay, sul rispetto dovuto alle diversità e alla dignità della persona indipendentemente dalla sua condizione fisica, culturale, religiosa, economica, sociale e personale.” “Confidiamo a questo punto” – concludono i referenti di Arcigay Firenze – “in una presa di posizione propositiva e volenterosa dei ragazzi e degli insegnanti delle scuole fiorentine, che si sono finora dimostrati aperti e accoglienti verso tutte le forme di diversità e che ci hanno permesso in tempi recenti di organizzare incontri di dialogo, confronto e sensibilizzazione sui temi dell’omofobia, dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere”.
Matteo Pegoraro Segreteria, Ufficio Stampa e Cerimoniale Relazioni con l’Esterno Arcigay Firenze Tel: 340 8135204 – ufficiostampa@arcigayfirenze.it

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L’ALTRO MARTTEDI ‘
La trasmissione di cultura ed informazione omosessuale di Radio Popolare condotta da Eleonora Dall’Ovo, Emiliano Placchi e Paolo Ruiu Martedì 17 aprile dalle ore 22.35 alle ore 23.30 ospita
Daniela Danna autrice del saggio “Ginocidio: la violenza contro le donne nell’era globale” Eleuthera Edizioni
email: omomail@radiopopolare.it Radio Popolare FM 107.600streaming su www.radiopopolare.it satellite Eutelsat Hot Bird 13° Est, Frequenza 12.111 MHz, Polarizzazione verticale.
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PRIVATIZZATO L’ORDINE DEGLI PSICOLOGI
Venerdì 13 aprile ed il giorno successivo c’è stata l’adunanza del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (che, ricordiamo, è formato da tutti i Presidenti degli Ordini Regionali e delle Province Autonome) con all’Ordine del Giorno punti cruciali tra cui questioni inerenti la pubblicazione dei verbali del CNOP, la validazione dell’articolo 21 del nostro Codice Deontologico, la definizione delle attività caratterizzanti la professione (importantissima). Vista la rilevanza degli argomenti che si sapeva essere in discussione una nostra collega ha chiesto via fax al Presidente del Consiglio Nazionale di poter assistere alla riunione. Per quanto il regolamento che stabilisce il funzionamento del Consiglio Nazionale sia un oggetto irreperibile, una specie di Santo Graal delle istituzioni della Psicologia italiana - nessuno l’ha mai visto e si ha il dubbio che non esista - e quindi non sia dato sapere quali sono le procedure esatte per poter assistere alle riunioni di quello che dovrebbe essere, per la legge, un organo di rappresentanza democratico, la richiesta di poter essere presente appare pacifica. Questo sia alla luce delle indicazioni della legge 241/90, sia in riferimento alle procedure adottate dalla maggior parte dei Consigli Regionali - che ormai da tantissimo tempo favoriscono la possibilità per gli iscritti di assistere alle loro riunioni – sia in linea con le indicazioni della legge istitutiva della professione sia, soprattutto, per motivi di comune buon senso in un periodo in cui, tra Bilanci bizantini, tariffario anti-Bersani, aumento di gettoni ai Presidenti, ricorsi sbagliati al TAR sulla Psicologia Clinica, Referendum gestiti allegramente, posizioni assurde assunte in relazione all’ aumento di durata delle Scuole di Specializzazione e quant’altro abbiamo già abbondantemente documentato, la disillusione e lo scollamento della categoria dalle sue istituzioni rappresentative sono un serio problema per lo stesso posizionamento sociale della Psicologia.
Ciononostante, con la lungimiranza che contraddistingue l’attuale dirigenza istituzionale degli Psicologi, si è preferito non solo rispondere che NON E’ POSSIBILE assistere alle riunioni del Consiglio Nazionale ma si è deciso di motivare questa presa di posizione con argomentazioni speciose e superficiali che proponiamo alla riflessione dei colleghi.
Qui sotto riportiamo sia il fax di richiesta della collega che (comprese le licenze) il fax del presidente del CNOP col quale la casta decisionale della nostra categoria si arroga l’esclusiva non solo delle decisioni (legittima) ma anche delle informazioni.
Che il nostro Ordine Nazionale fosse un fortino blindato non è una notizia nuova. La totale mancanza di trasparenza e la non pubblicità dei verbali è cosa risaputa, così come è risaputo che questa istituzione, che dovrebbe essere rappresentativa della nostra categoria, combina poco e niente a tutela, promozione e visibilità del nostro lavoro, utilizzando circa 28 euro per ogni quota d’iscrizione delle 150-170 che versiamo ai nostri Ordini Regionali (moltiplicate per 60.000 e fate voi i conti del budget completamente sprecato). Riguardo gli accampati motivi giuridici vorremmo avere una maggiore chiarezza e chiederemo al “nostro” Presidente di fornirci gli estremi di Legge cui allude (senza dircene): sarà forse opportuno far formulare un parere legale per conto nostro. Invitiamo anche tutti i colleghi a fare altrettanto e a comunicarcelo.

A noi sembra piuttosto strano che un organo pubblico e rappresentativo quale è un Ordine Professionale non sia tenuto alle più elementari regole di trasparenza, laddove -in uno Stato di Diritto - è possibile partecipare alle sedute del Parlamento, visionare tutti gli atti pubblici, etc, etc.
Questo non vale per il nostro Ordine Nazionale? Riguardo i motivi di opportunità, qui davvero ci sembra che il nostro Presidente si arrampichi sugli specchi. Intanto, definire “terzo non qualificato” una collega che paga l’iscrizione e che è la parte rappresentata di questa istituzione la dice lunga di quale idea degli iscritti viga all’interno del “palazzo”, di quale sia la cultura istituzionale ivi prevalente. Non parliamo, poi, della storia dell’afflusso indiscriminato, alquanto risibile dal momento che nessuno prima di oggi ci risulta abbia mai fatto tale richiesta e che si tratta della richiesta di una (1) unità. Di quale problema di capienza si blatera? Mica le riunioni del Consiglio avvengono nella soffitta o nello sgabuzzino?
Insomma, cari colleghi, tradotto in termini concreti, il Presidente Palma accampa una serie di scuse anche piuttosto ingenue e maldestre per dirci che non vuole avere occhi e orecchie nel Consiglio che egli evidentemente non considera di tutta la comunità professionale, ma suo privato e dei suoi compari. I colleghi non possono essere presi per i fondelli in questo modo e non si può loro riservare un trattamento di questo tipo. Il futuro professionale ed il denaro versato sono nostri, l’arroganza è tutta loro.
FONTE altrapsicologia.it –
INVIATO DA Dr.ssa Paola Biondi Psicologa
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COMUNICATO AZIONE GAY/LESBICA
NORME NORMALI
Il Ministero della Famiglia lancia la prima Conferenza Nazionale sulla Famiglia che si terrà a Firenze dal 24 al 26 maggio.

Nel momento attuale caratterizzato dall´ormai insopportabile ingerenza della chiesa cattolica nella politica italiana centrata sul tentativo di limitare le iniziative legislative che riconoscano l´autodeterminazione dei corpi e degli stili di vita (aborto, diritti riproduttivi, unioni affettive e sessuali ...), la ministra Rosy Bindi organizza una Conferenza che dovrà segnare la linea delle politiche governative a partire dalla riflessione sulla famiglia “come soggetto titolare di diritti”. La Conferenza, lanciata in concomitanza con la convocazione del family day, è una chiara risposta a chi tenta dare visibilità alle istanze politiche di donne, lesbiche, gay, trans e di tutte le soggettività non conformi ad un modello sociale eteropatriarcale proclamato come unico dall´ondata integralista e oscurantista che investe il nostro paese. Rosy Bindi stessa chiarisce quale concetto di famiglia è sotteso all´iniziativa ministeriale: “ci vogliamo occupare delle famiglie semplici, delle famiglie normali” tanto che il logo della Conferenza ritrae un uomo e una donna (incinta) con un bambino in braccio ed una bambina per mano nel quale, visto che mediamente i nuclei familiari italiani non sono certo composti da tre figli, si può anche leggere un sostegno alla prolificità di triste memoria. Dietro a questa definizione di “normale” emerge in controluce l´attacco di Ratzinger agli “amori deviati” e le dure parole di Bagnasco, presidente della CEI, contro il concetto di autodeterminazione: “Una società che codifica l’assoluta libertà di ciascuno su se stesso, ad esempio con l’autodeterminazione senza alcun limite rispetto allla morte, si pone sulla via dell’implosione: l’assoluta libertà sciolta da ogni vincolo è la premessa per qualsiasi forma di violenza, sopraffazione, conflitto”. Inoltre la Conferenza Nazionale sulla Famiglia non ha obiettivi limitati all´Italia, anzi propone un´Alleanza per la Famiglia, sulla scia dell’appello lanciato a livello europeo dalla attuale presidenza tedesca dell´Unione europea, tanto che è prevista a Firenze la presenza della ministra tedesca per la Famiglia,, Ursula von der Layen, oltre a quella di altri rappresentanti europei interessati al progetto. Riteniamo importante costruire a Firenze in occasione di questa iniziativa ministeriale una mobilitazione che ponga al centro del dibattito l´autodeterminazione di tutte e di tutti, la necessità di politiche sociali non legate ad una lettura ideologica e integralista, la richiesta di cancellazione di leggi confessionali a livello nazionale (in particolare la legge 40) e locale (la criminalizzazione dell´interruzione volontaria di gravidanza portata avanti dalla Regione Lombardia attraverso la legge sull´obbligatorietà del seppellimento del feto) ma anche europeo (principalmente in Polonia dove stanno per essere varate delle leggi fortemente discriminatorie verso donne, lesbiche, gay e trans).
Pertanto invitiamo tutte e tutti ad una prima assemblea lunedì 23 aprile, alle ore 21 presso la sede di Azione gay e lesbica in via Pisana 32 rosso Firenze
FACCIAMO BRECCIA
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PSDI E COSTITUENTE SOCIALISTA
Con i tre congressi nazionali dello Sdi, dei Democratici di sinistra e della Margherita si avvia una fase decisiva della evoluzione del centro sinistra che sfocerà da una parte nella Costituente socialista e dall’altra nel Partito democratico. L’ampia e frastagliata galassia della sinistra italiana è dunque a un bivio storico, è messa di fronte a un nuovo difficile passaggio che richiede la volontà e la capacità di prendere delle decisioni politiche, di fare delle scelte strategiche di grande portata per il proprio futuro e per tutto il paese. Il PSDI, per primo nella sinistra italiana, in un altro periodo ancor più difficile di quello attuale, seppe rispondere all’appuntamento con la storia e dare un contributo determinante per la salvezza dell’Italia, salvaguardando e sviluppando nel contempo quel c oncetto di socialismo democratico e riformismo liberale che oggi tanti reclamano fino ad abusarne, e anche usurpandolo, non avendo né meriti storici né titoli politici. In particolare si fa qui riferimento alla scelta di “civiltà” fatta con la scissione di Palazzo Barberini, di cui proprio tre mesi fa, l’11 gennaio, abbiamo ricordato il 60° anniversario. Giuseppe Saragat non si fece piegare dai ricatti ideologici, dai tumulti di piazza e da ogni sorta di pressione politica e morale e prese allora la strada che andava presa, l’unica strada giusta che contribuì in modo decisivo ad evitare di far ricadere l’Italia nella tenaglia del totalitarismo, stavolta quello comunista dopo venti anni di dittatura fascista, e consentì agli italiani di ricostruire il paese sui cardini che Saragat tracciò: libertà, democrazia, giustizia. Non è per niente banale ribadire che quegli stessi cardini di Sara gat restano per il PSDI di oggi la base identitaria fondamentale per avviare il percorso della nuova Costituente socialista e giungere entro il 2009 alla nascita di un nuovo forte soggetto politico di matrice socialdemocratica nella grande casa del socialismo europeo. Di fronte alla crisi della seconda repubblica che ha fallito gli obiettivi della governabilità e del rinnovamento dell’Italia; di fronte a un falso bipolarismo che ha prodotto governi di centro destra e di centro sinistra, pur diversi fra loro, comunque inadeguati alle nuove sfide interne e internazionali; di fronte a un paese che è diviso, sfiduciato, deluso, meno competitivo, più povero e più ingiusto; di fronte all’aberrante logica dell’antipolitica del berlusconismo in crisi ma non per questo meno ingombrante; di fronte quindi a una prospettiva che rischia di far fare all’Italia un doppio salto indietro, spetta ancora una volta alla sinistra, spetta per primi a i socialisti, a tutti i socialisti democratici, dare una nuova decisa e decisiva risposta. La risposta, non solo per i sondaggi che sembrano attualmente inchiodarlo sotto il tetto angusto del 25% dei voti, non può venire dalla costruzione del nuovo Partito democratico. Se il buon giorno si vede dal mattino, i congressi della Quercia e della Margherita hanno offerto uno spettacolo tutt’altro che esaltante dove da una parte c’è stato un eccesso di conformismo e dall’altra non sono stati sufficienti gli idranti a spegnere le fiamme divampate per il riaccendersi di antiche rivalità interne, il riacutizzarsi di diatribe fra gruppi di potere e dove è fallito sul nascere l’avanzata di nuovi protagonisti, l’affermazione di una nuova classe dirigente, l’idea nuova della politica. Anche nella debolezza della discussione c’è già un motivo politico che bisogna saper riconoscere e interpretare. Non prenderne atto e non volerne discutere alla luce del sole, sottovalutare l’incertezza politica e lo smarrimento di militanti e dirigenti, anzi cercare, come sembra stiano facendo ognuno a suo modo Fassino e Rutelli, di nascondere la polvere sotto il tappeto, non spianerà di certo la strada verso il nuovo partito. In tal modo si esce da due partiti “vecchi” e “chiusi” per entrare in uno nuovo che ricalca i mali dei padri fondatori, si rischia di sommare due organizzazioni parallele e di non realizzare un rassemblement nel quale le persone, le storie, le tradizioni, si confrontino davvero. Se è questo il Pd che sta per nascere, un partito che sembra chiudere definitivamente la storia del PCI, che però cancella la parola “socialista”, lascia fuori la vasta e profonda area della sinistra italiana per diventare una (non eccelsa) forza neocentrista di stampo cattolico, un partito con una classe politica autosufficiente e autoreferenziale, la scom messa è perduta in partenza. Trasformare il limite già pesante del “consociativismo virtuoso” dell’ex Pci in uno stagno immobile, nel quale poco si discute e ancor meno si realizza può portare non solo al fallimento ante litteram del Partito democratico ma rischia di indebolire il fronte riformista e riconsegnare l’Italia alle destre per molti anni. Evidentemente tutto questo vale, non solo come premessa, anche per tutte le forze, partiti, associazioni e singole persone, impegnate nella nuova Costituente socialista. La democrazia è un confronto permanente di posizioni e per giungere al nuovo soggetto politico non deve venir meno, da subito, una grande tensione ideale, una vivace battaglia politica con piena e coraggiosa assunzione di responsabilità, senza farsi limitare nella discussione da considerazioni opportuniste su quale può essere il proprio interesse di parte o personale, se criticare p uò compromettere la possibilità di arrivare o no ad un certo posto di potere interno al partito e poi nelle istituzioni. In altre parole se, come la storia dei partiti socialisti in Italia insegna, ci si avvia in presenza di un assordante conformismo, di “silenzio voluto”, di calcolo politico, di silenzio quale espressione di volontà politica di aree aggregate o di singoli compagni, anche qui il futuro sarebbe inevitabilmente segnato da fallimento certo. Giusto chi, come fa Lanfranco Turci, valorizza l’esperienza del “miglior” Craxi come traccia per i socialisti di oggi e per il nuovo soggetto da costruire da subito. Altrettanto giusta è la necessità di un bilancio critico permanente senza escludere niente e nessuno. Solo così si aiuta l’aggregazione di nuove realtà sociali, la crescita di nuovi gruppi dirigenti e si sviluppa in ciascuno il senso di responsabilità ed anche il coraggio necessario per condurre una battaglia politica. Se fosse già tutto sicuro e prestabilito sarebbe troppo facile. Se fosse automatico il successo della nuova sfida socialista, la barca della Costituente sarebbe già oggi troppo piccola a contenere tutti i partecipanti. Se si pretende di condurre una battaglia politica con le spalle coperte e con i risultati sicuri allora tutti sono capaci di farla. Ma non è così. Non si può pensare che siccome il Pd apre spazi a sinistra, diventa gioco forza, la rinascita di una grande realtà socialista che rispolveri sigle, nomi e storie del passato. Sulla nuova identità del nuovo soggetto politico serve un confronto che non è scontato e non può essere considerata esaustiva la pur importante e decisiva tappa di Bertinoro del 3-4 marzo scorso. Parliamo di costruire una forza politica “laica e liberalsocialista, a vocazione maggioritaria, in competizione con il Partito democratico, collocata in Europa nel Pse”. Non è poco. Proprio perché l’obiettivo non è la contrapposizione al Pd e non è il ritorno al vecchio PSI. Ma una strategia non basta definirla nei suoi concetti essenziali, va calata nel vivo dei processi politici, verificandone la validità nel confronto con la realtà, correggendo enunciazioni e realizzazioni nel corso degli avvenimenti dei quali si vuole diventare e restare protagonisti. Si deve prestare grande attenzione al travaglio che animerà dopo il Congresso parte non secondaria di militanti e dirigenti dei Ds, specie di quelli che non votando la mozione Fassino rifiutano l’ingresso nel Pd. Con questi compagni l’incontro non solo è possibile ma rappresenta uno sbocco politico fondamentale per lo stesso nostro progetto e convogliare insieme nella famiglia del socialismo europeo. Con Rifondazione impegnata in un difficile p rocesso di revisione che avrà tempi non brevi, e anche con gli altri spezzoni della sinistra radicale non è pensabile oggi una coabitazione nella Costituente ma andrà comunque stabilito un rapporto di alleanza. Anche in questa fase della costituente che dovrà strutturarsi nel frattempo in una realtà di tipo “federale” con regole chiare valide per tutti, è fondamentale il concetto della pari dignità fra tutti i soggetti in campo. Tutti dobbiamo essere coscienti del peso e della storia di ogni forza impegnata in questo nuovo sforzo. Ma non ci sembra proprio il caso di assegnare oggi all’interno della costituente il ruolo di “partito guida” a questo o a quello. All’opposto, non valorizzare appieno oggi l’identità, l’apporto e il ruolo del PSDI sarebbe un grave errore politico. Così come sarebbe un grave limite non considerare essenziale per il successo di questa nuova sfida, s ulle orme dei grandi fratelli del socialismo europeo (dalla socialdemocrazia tedesca, al new labour, al Psoe di Gonzales) il rinnovamento anche culturale e il rafforzamento organizzativo ed elettorale del Partito Socialista Democratico Italiano. Non è una questione interna di partito. E’ questo un tassello qualificante per la credibilità della Costituente e il rafforzamento di un nuovo centro sinistra capace di far uscire l’Italia dalla crisi, per accrescere e non per ridurre i livelli di libertà, (a cominciare dai valori della laicità e dei diritti civili) di benessere, di uguaglianza, di giustizia: principi socialisti cui un partito come il nostro non può abbandonare o delegare. Né oggi né mai.

Massimo Falcioni Direzione Nazionale PSDI -
Email: falcioni.massimo@libero.it

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SI’, FONDIAMO LA GENS ANDREATTA

Riavvolgiamoci nell’Anello Magico di Nino Andreatta
«Una infinita nostalgia»e una proposta

Di creature umane circondate da quell’anello magico di cui era avvolto l’uomo, e il politico, Beniamino Andreatta, ne nascono assai raramente e, assai più raramente, è concesso loro di esercitare quell’attrazione gravitazionale quale quella esercitata dai pianeti sui satelliti, sul mondo planetario circostante. Queste creature baciate dal Signore, però, mai hanno l’aria di esercitare quel malinteso potere che deriva da una posizione dominante intellettuale, culturale e politica. Anzi, pur ben consci del loro valore, stanno tra noi con quella grazia, quella levità, quell’eleganza umana e politica che è il «Low Profyle». Più sono di grande qualità ed autorevoli, più il loro muoversi nel mondo è riservato, raffinato, allusivo, mai protervo, mai impositivo, mai privo di autocritica, di autoironia. E Nino Andreatta, che aveva il dono della critica politica fulminante, dissacrante ed impietosa, la esercitava avvolto da quell’Anello Magico, da quella grazia, da quel carisma intellettuale tali da far sentire il malcapitato di turno un unto dal Signore, una creatura eletta, un Cavaliere della Tavola Rotonda sul cui capo si fosse posata la spada di Re Artù. Persino Giovanni Spadolini, che non accettava critiche neppure da grandi politici quali erano Ugo La Malfa e Bruno Visentini, era divertito dagli strali con cui lo investiva Andreatta che considerava «un enfant terrible mais un enfant de grande valeur, un enfant terrible avec une grande tête politique» ed a cui perdonò, anni dopo, perfino la famosa «lite delle comari» il cui epilogo, la caduta del primo Governo Spadolini, si svolse in una tragicomica notte di tregenda durante una cena in casa di una comune amica. Unici commensali a non cadere preda di agitazione motoria per la perdita della poltrona, una ministeriale l’altra di primo sottosegretario a Palazzo Chigi, furono Nino Andreatta e Vittorio Olcese. Serafici, sornioni, ed invitando Spadolini a fare altrettanto, continuarono a mangiare lasagna, pastiera e babbà che erano le gran specialità della padrona di casa. Nino era estremamente rispettato ed amato dai collaboratori - un ricordo speciale va alla mitica signora Bianca Celico - dai giovani e dalle donne perchè conversava con loro degli stessi temi e mostrando loro lo stesso interesse con cui si intratteneva con uomini politici, grandi imprenditori, ministri, economisti, e giusvaloristi come Roberto Ruffilli, sottraendole a quella frustrazione italico-tribale, arcaica, trappanissima, malmostosa e cafona, inferta alle donne dai politici maleducatissimamente arroccati in gruppetti misogino-razzisti a parlare, secondo loro, di «cose non da donne». Andreatta, pur un teorico, cattedratico e grande economista, era per la Politica che, sopratutto, coinvolga e privilegi gli interessi della Polis, la Politica nata dal basso, popolare, non viceversa. Politica a grande partecipazione popolare, non la politica scostante, asfittica, e perdente, i cui vertici hanno la meglio sui cittadini, la Polis. Mi diceva: «In piena Bicamerale, hai avuto una grande intuizione politica con il Movimento per le Riforme, le Riforme si fanno anche dal basso, questa Bicamerale è il sepolcro di Thutankhamon. Tale e quale come l’ha rappresentata Gad Lerner su Rai uno. Terrificante».
Nino, torna tra noi! viene da dire ancora una volta raccogliendo il suggerimento di Giovanni Bazoli, apparso domenica 8 aprile su un grande quotidiano del Nord, con cui Bazoli ha concluso così il suo ricordo dell’amico Nino: «Sulla personalità e sull’opera di Andreatta l’idea di raccogliere la sua eredità culturale e politica potrebbe suggerire agli amici di creare una fondazione. Ciò che io ho sin qui raccontato offre solo un ritratto minore di Nino Andreatta: un ritratto semplicemente ispirato da ricordi personali e da una infinita nostalgia». Sì alla proposta di Giovanni Bazoli allora, ma si vada oltre una statica Fondazione, di destra o di sinistra, e, come sarebbe piaciuto ed apprezzato da Nino, rifondando la Gens Andreatta colta, seria, brillante, democratica, affidabile e pulita, la Gens Andreatta di cui si sente una drammatica assenza nel Paese.
Riavvolgiamoci nell’Anello Magico di Nino Andreatta, in quell’ Anello gasoso, dinamico e creativo facendo della Fondazione anche un coacervo, un crocevia, una fucina politica e popolare a grande partecipazione «azionaria» tra teorici, dotti esperti e semplici ma volenterosi cittadini per un nuovo Rinascimento della Politica alta. Una Fondazione per la ricerca, la selezione, il ricambio della Classe dirigente politica e produttiva del Paese. Una Fondazione che entusiasmi ed incoraggi i giovani migliori desiderosi e tesi ad impegnarsi per il proprio Paese. Una Fondazione per la ricerca di facce giovani, facce nuove, sobrie, pulite. Per la ricerca di nuovi saperi. Una Fondazione per la selezione, e la proposta al Paese, di un Premier che abbia lo sguardo profondo, lungimirante, vivace, riformista sul futuro del nostro Paese.
Un Premier che, per esempio, abbia l’espressione attenta e appassionata di un Filippo Andreatta che ha tutta l’aria di essere l’erede naturale, e politico, di suo padre.
Se con tantissimi cittadini attivi, ed attenti, siamo stati capaci di scovare in quel di Fiumicino, per primi, il «Tiger Tim» di Ghioni & Tavaroli, non saremo capaci di scovare il futuro Premier? Un Premier con i fiocchi e lontano mille miglia da quella razza predona alla maniera del «Tiger Tim».

Giuliana D’Olcese quota rosa di Internet

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CON “MarteLive” PER GLI ARTISTI EMERGENTI
dal 17 aprile al 12 giugno

Penetrare nel tessuto culturale di Roma è la nostra più grande ambizione, segnalare giovani artisti emergenti, la nostra missione speciale. Un obiettivo che si fa concreto attraverso la collaborazione ad iniziative come MArteLive, “lo spettacolo totale”. RomaOne.it ha infatti costruito un portale dedicato al concorso e a tutte le sezioni artistiche che ne fanno un evento unico nella Capitale, puntando l’accento su MusicaLive, PitturaLive, FumettiLive e CortoLive. Ogni martedì sera, dal 17 aprile al 12 giugno, siamo all’Alpheus, in via del Commercio 36, per recensire le opere dei giovani talenti in calendario; siamo invece sul web ogni giorno per offrirvi gratis musica in audio streaming, photogallery, video e news sugli artisti in gara. Inoltre on line il concorso continua: potrete incontrarvi nel nostro Guest Book e votare la band che vi è piaciuta di più, sarete infatti voi a decidere chi vincerà il Premio RomaOne.it
Music Contest; una giuria di qualità assegnerà invece il Premio RomaOne.it
Best Short Movie; offriremo biglietti omaggio, sconti e gadget esclusivi!
Redazione di RomaOne.it via dei Prefetti 8 06.68803095 - fax 06.6864367 redazione@romaone.it
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COMUNICATO AZIONE GAY/LESBICA
Ciak-Line continua... Il CINEFORUM GAY-LESBICA-CULT
ingresso libero
Proiezioni alle 21.30 Martedì 17 aprile 2007
-“Perché no?” di Stephane Giusti con Amira Casar, Julie Gayet, Bruno Putzulu, Alexandra London, Carmen Chaplin, Johnny Halliday, Marie-France Pisier, Brigitte Rouan, Assumpta Serna, Elli medeiros, Vittoria Scognamiglio, Jean-Claude Dauphin, Joan Crosas, Monise Mostaza Francia/Spagna 1999 –
Commedia Versione originale francese sottotitolata in italiano
Quasi trent´anni, amici leali, impegnati in una casa editrice, Nico, Eve, Camille e Ariane sono proprio un bel gruppo. E sono tutti gay e lesbiche dichiarati/e. O meglio dichiarati/e...ma non ai rispettivi genitori. Così decidono di organizzare un coming-out collettivo dalle conseguenze imprevedibili...
Una commedia frizzante per chiunque abbia voglia di uscire allo scoperto.

E Martedì 24 aprile grande soirée gaylesbicaenonsolo alla FLOG di Via Mercati a Firenze.....

“ROBOTIKA !” Azione Gay e Lesbica Via Pisana 32/34 R
CAP 50143 Firenze (Zona Porta San Frediano) Telefono 055 220 250
E-mail info@azionegayelesbica.it
Sito www.azionegayelesbica.it
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NESSUNO TOCCHI CAINO
14.04.2007
MARCIA DI PASQUA. IN MIGLIAIA A ROMA PER LA MORATORIA DELLE ESECUZIONI CAPITALI -
8 aprile 2007:

Hanno risposto partecipando in alcune migliaia alla Marcia di Pasqua per la moratoria Onu delle esecuzioni capitali, promossa da Nessuno tocchi Caino, Partito Radicale Nonviolento Transnazionale, Comunità di Sant’Egidio, Radicali Italiani, con il patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma e dell’ Anci.

La Marcia, partita dalla piazza del Campidoglio, si è conclusa, dopo aver percorso le strade del centro storico di Roma, in piazza San Pietro nel momento in cui Papa Benedetto XVI, impartiva la benedizione Urbi et Orbi senza peraltro fare cenno al tema della moratoria, come invece aveva auspicato il ministro Emma Bonino, rappresentante del Governo insieme ai sottosegretari Paolo Cento e Bobo Craxi. Adesione e partecipazione anche per il sindaco di Roma, Walter Veltroni.
La Marcia, rallegrata da palloncini bianchi su cui era disegnata una colomba, molte bandiere di organizzazioni dei radicali e di partiti come quello dell’Italia dei Valori e di Rifondazione comunista, ha chiesto al Governo italiano di presentare una risoluzione all’Assemblea generale dell’Onu in corso per la moratoria universale delle esecuzioni capitali.

Fra i tanti cittadini che hanno marciato per portare al Papa la richiesta di usare la sua autorevolezza verso i potenti della terra per chiedere l’abolizione della pena di morte, anche molti politici ed esponenti delle istituzioni. Fra questi il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga (“Sono contro la pena di morte per motivi religiosi”), il sindaco di Roma, Walter Veltroni (“Rifiuto l’idea che uno Stato si vendichi e tolga la vita ai cittadini che amministra”), e, tra i promotori della marcia, il leader radicale Marco Pannella (“Il Governo sia all’altezza degli impegni e delle attese”). Insieme a lui, il ministro Emma Bonino, che ha chiesto al Papa di “usare la sua influenza per salvare migliaia di vite vittime di omicidi di Stato”.

Alla marcia della Pasqua, che ha fatto registrare l’adesione del premier Romano Prodi, hanno partecipato, tra gli altri, anche il governatore della Puglia, Niki Vendola, esponenti della politica come il capogruppo del Prc al Senato, Giovanni Russo Spena e Daniele Capezzone, ma anche Adriano Sofri, che si è trattenuto alcuni minuti con Cossiga, al quale ha chiesto un incontro.

“Quando il popolo è unito, la classe dirigente non c’è... come per il divorzio e per l’aborto”, ha sottolineato Pannella durante la marcia, criticando l’assenza degli esponenti politici di maggioranza e opposizione che pure avevano aderito all’iniziativa.
L’auspicio di Pannella è comunque che “il governo faccia la sua parte” portando ufficialmente all’Onu la risoluzione per bandire le esecuzioni capitali: “Qui c’è l’Italia reale, il popolo. Ora sta a loro far vedere se sono capaci di portare su questa iniziativa anche l’Italia ufficiale”.

PENA DI MORTE.
D’ALEMA PORTERA’ A UE PROPOSTA ITALIANA ABOLIZIONE -
13 aprile 2007: “Il Consiglio dei Ministri ha dato mandato al Ministro degli affari esteri Massimo D’Alema di avanzare il prossimo 23 aprile al Consiglio degli Affari generali dell’Unione Europea la proposta per l’abolizione della pena di morte e la contestuale moratoria, perché essa sia poi presentata all’ONU”. E’ quanto si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei Ministri, riunitosi a Palazzo Chigi sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Romano Prodi. Segretario, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Enrico Letta.
PENA DI MORTE:
BONINO, HO ESPRESSO DISSENSO SU DECISIONE CDM -
13 aprile 2007: Emma Bonino dice a Radio Radicale di aver espresso ‘perplessita’ e dissenso’ sulla decisione presa al Consiglio dei Ministri di ‘rinviare al 24 aprile’, quindi dopo il Consiglio degli Affari Generali a Bruxelles, una presa di posizione del governo nel suo complesso sull’iniziativa circa la moratoria Onu della pena di morte, affidando intanto al ministro degli Esteri Massimo D’Alema il mandato di illustrare ai partner europei la proposta italiana su questo argomento. Il Ministro delle Politiche europee spiega di aver chiesto nel suo primo intervento al Cdm di assumere subito ‘una posizione del governo italiano che considerasse auspicabile ma non vincolante l’adesione di tutti i paesi membri dell’Unione alla proposta di moratoria delle esecuzioni capitali’. ‘Ho posto questa mattina, fuori sacco, perche’ non era all’ordine del giorno - spiega Bonino - il tema del comportamento che il governo intende tenere per quanto riguarda la moratoria sulla pena di morte in questa Assemblea generale delle Nazioni Unite, come previsto dal mandato del Parlamento italiano, di quello europeo e dalle mille e mille adesioni giunte in questi mesi’. ‘Ho posto questo tema con una certa forza - aggiunge il ministro radicale - perche’ ritengo che al Consiglio degli Affari generali a Bruxelles e’ opportuno che l’Italia dica che non intende, come dice appunto il mandato del Parlamento italiano, vincolarsi ad una presunta unanimita’ che peraltro in Europa non c’e’ quasi mai. Serviva insomma, ho detto, una posizione del governo italiano che considerasse auspicabile ma non vincolante l’adesione di tutti i paesi membri dell’Unione alla proposta di moratoria delle esecuzioni capitali’. ‘Questo perche’ - osserva - anche alla luce della importante adesione del Sudafrica, che si e’ detto disponibile a co-sponsorizzare la proposta di risoluzione - e’ importante non ripararsi dietro al consenso europeo’. ‘Alla fine, su proposta del ministro Rutelli - racconta Bonino - si e’ deciso che il governo nel suo complesso valutera’ il da farsi al prossimo Consiglio dei ministri gia’ convocato per il 24 aprile, subito dopo il dibattito a Bruxelles. Io, che ritengo sarebbe stato utile rendere esplicita la nostra determinazione a procedere comunque in questa grande battaglia di civilta’, ho espresso le mie perplessita’ e il mio dissenso in un secondo intervento, perche’ penso sarebbe stato utile sia alla campagna che agli stessi colleghi europei misurarsi di fronte ad una posizione determinata del governo italiano’. ‘Si tratta di continuare a lottare per rafforzare una volonta’ e per non consentire un rinvio a settembre che rischia di essere un rinvio sine die. Condurre questa battaglia e’ davvero una responsabilita’ storica che il nostro governo si puo’ assumere, avendo tutti i sostegni e i mandati possibili, non solo in Italia. E’ una volonta’ - conclude Bonino - che va strappata e che mi pare, ad oggi, ancora non ci sia’.
MORATORIA.
ARRIVA LA FIRMA DEL SUDAFRICA - 10 aprile 2007:
il Sudafrica ha firmato la dichiarazione promossa dall’Italia per la moratoria delle esecuzioni capitali. A dare l’annuncio e’ stato, ai microfoni di Radio Radicale, Aldo Ajello, ex Rappresentante speciale dell’Ue per la regione dei Grandi Laghi, incaricato di convincere ad aderire alla campagna italiana diversi paesi africani. ‘Oggi ho incontrato il viceministro degli esteri di Pretoria, che mi ha detto due cose importanti: il Sudafrica firma la Dichiarazione promossa dall’Italia per la moratoria delle esecuzioni capitali e soprattutto - cosa ancor piu’ importante - sollecita e si impegna ad essere cosponsor insieme a noi della proposta di risoluzione da presentare all’Assemblea generale dell’Onu’, ha detto Ajello a RR. Dopo il Sudafrica, tocchera’ a Ruanda, Mozambico, Mali, Liberia, Gabon. Quello del Sudafrica, ha spiegato Ajello, ‘e’ un impegno a tempo pieno, con la volonta’ di essere protagonista di questa battaglia. La firma di un paese come il Sudafrica e’ cosa non marginale, che avra’ una grande importanza per il futuro di questa iniziativa’.
MORATORIA: Nella battaglia per ottenere una risoluzione Onu sulla moratoria della pena di morte, l’Italia ‘non deve cullarsi, deve continuare a creare le premesse (per l’approvazione) e lavorare sodo’.
Lo ha detto l’ex ambasciatore italiano alle Nazioni Unite, Francesco Paolo Fulci, nel corso di un’intervista a Radio radicale.’Penso che sia un’ottima cosa’, ha detto Fulci commentando la disponibilita’ del Sudafrica a diventare co-sponsor dell’iniziativa italiana per la moratoria. Ma occorre cautela, ha ammonito l’ambasciatore, ricordando che ‘in precedenza quando facemmo la battaglia nel ‘94 un Paese molto vicino al Sudafrica, la Namibia, aveva anch’essa sponsorizzato la nostra risoluzione, ma fu uno dei cinque Paesi che in seguito fece marcia indietro’. ‘Quel che e’ importante e’ cambiare strategia, farsi promotori di una coalizione dei Paesi volenterosi, aggregare quante piu’ firme possibili, andare a discutere per ottenere il benestare dell’Assemblea generale’, ha aggiunto Fulci. ‘A me era sembrato di capire che all’inizio fosse stato proprio il presidente D’Alema a dire che anche se non tutti gli europei ci stanno, si procede, si fa comunque la battaglia. La mia esperienza e’ che i Paesi europei, anche se alcuni possono essere riluttanti, al momento del voto non possono votare contro una proposta di risoluzione per la moratoria. Al massimo si astengono. E penso che le astensioni giochino tutte a nostro favore’. ‘Ci vuole piu’ coraggio’, ha concluso l’ambasciatore.


Buena Vida
Gaya CsF

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