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lunedì 23 aprile 2007

Lettera aperta alle donne della Casa Internazionale delle Donne

19/04/2007

Lettera aperta alle donne della Casa Internazionale delle Donne

Lettera aperta alle donne della Casa Internazionale delle Donne e se mai, anche a quelle che hanno orecchie per ascoltare.

Mi rivolgo a tutte le donne che hanno a cuore le sorti di quel che resta del femminismo attivo, in questo mare di derive misogine e clerico-fasciste, di nauseanti poltiglie emancipazioniste, di patetiche scalate alle briciole di potere che la protervia dei maschi lascia per misericordia, di maschismi sempre più letali che allevano bulli con le pistole in tasca, di orridi mass-media che insegnano ai padri come uccidere mogli e figlie, di preti girotondini che scimmiottano cortei di protesta poiché il peccato è reato.

Di partiti che non farebbero un soldo di danno ad essere davvero"partiti"poiché ciò che risalta è solo la loro insaziabile voracità, in questo mare su cui anche la nostra Casa galleggia, perdendo giorno dopo giorno la sua identità.

Avevamo sognato la Casa delle Donne come punto di incontro delle infinite istanze femministe dove bisogni e desideri s'intrecciassero, luogo di libertà, dove lo scambio e il dialogo avrebbero persino tentato di cambiarequesto nostro mondo che diventa ogni giorno più orribile, più disumano, più invivibile.

Perché il femminismo ce l'ha insegnato: solo nei rapporti fra pari sarebbe stato possibile iniziare una convivenza umana non dico felice, ma almeno sopportabilmente armoniosa e invece l'antico e nuovo patriarcato si è insinuato ovunque, anche nei cuori di troppe donne.

Perché l'omologazione è bestia feroce che annienta qualunque istanza di liberazione.
Mi vien voglia, oh se mi viene, di sognare politicamente qualcosa che ci riguardi davvero: una unione di donne che riesca a dire a questi Signori delle guerre che vogliamo un mondo diverso, senza armi e senza croci, che riesca a farsi sentire prima di essere sopraffatte da questa marea di orrori che avanza.

La nostra Casa aveva (ed ha) tutti i numeri per essere centro d'attrazione delle libertà e invece, per colpa degli inesorabili doveri istituzionali rischia di diventare luogo di soli commerci, utili certo se vuole sopravvivere, e deve accettare le regole che sono imposte da questo universale sistema in cui conta di più l 'apparire che l'essere, pena il fallimento.

I conti, quelli da calcolatrice devono tornare (e magari tornassero!), ma noi della parte politica dovremmo riuscire a riempire di senso femminista ciò che resta dei nostri rapporti, della nostra sorellanza, dei nostri sogni di cambiamento e invece, temo che, la pappa indigesta dei compromessi inevitabili ci stia sommergendo.
E' un appello questo che sto facendo a tutte.

Cosa fare?
Come farlo?
Se nelle corde, apriamo il dibattito.

Edda Billi
18 Aprile 2007

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho letto e pubblicato sul mio blog la tua lettera aperta, Edda.
Spero che questa mia ti arrivi e che tu possa rispondermi in qualche modo.
Hai scritto alle donne della casa delle donne, ma anche a me, sono donna anche io e da tanti anni come te lotto per i diritti delle donne, per ESSERE e non per possedere niente altro che la mia identità diversa da tutte le altre, da quella degli uomini, ma anche da quella di tutte le altre donne,affinchè ciascun* di noi umani possa con-vivere con gli altri esseri in armonia con l'universo di cui tutti siamo parte.
Ma il mondo in cui viviamo non è in armonia e gli esseri umani, di qualunque genere siano, neppure.
E non è costruendo un microcosmo protetto e "a misura di donna" che possiamo risolvere questa contraddizione. Le "oasi protette", come i ghetti, le chiese, sono prigioni dell'intelletto, nella migliore delle ipotesi. E l'intelletto muore se non è libero

Condivido il tuo disagio da così tanto tempo che ho quasi imparato a conviverci, come condivido il sogno, che è e rimane sempre più tale.
Ma siccome non posso fare a meno di ribbbellarmi a tutto ciò che ci indigna, e il mio DNA non mi consente l'acquiescenza, continuerò a portare come una paziente formichina i semini che trovo in giro, dalla pianta al nido, perchè altre formichine se ne cibino, se non vogliono morire.
Provando e riprovando...
Ti abbraccio forte forte e spero di passare ancora qualche ora a discutere assieme, coll'entusiasmo e la foga che fan parte di noi, come il cervello ben vigile e attento e il cuore amoroso e amorevole.
Come tanto tempo fa', l'altro ieri.
alba

Alba Montori