Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

mercoledì 28 marzo 2007

NOTIZIARIO GAYA CsF 27 MARZO 2007

NOTIZIARIO GAYA CsF 27 MARZO 2007
LIBERI TUTTI DEL 27 MARZO
La pagina di liberi tutti sull'Unità del 27 marzo è dedicata interamente alla realtà trans apriamo con un viaggio attraverso gli occhi di un diciassettenne che si sente donna e insieme a lui/lei esploriamo l'abc della transessualità: i termini: transessuale, transgender, travestito il disturbo: cioè la disforia di genere la legge, e i suoi limiti, che in Italia scandisce sostegno socio/psicologico e intervento le paure le associazioni a centro pagina c'è un mio breve corsivo dove si mette in luce (citando en passant il caso Sircana) la "maschera trasgressiva" attribuita alle persone trans (e da loro alle volte indossata) e il vero volto di "tante vite senza scandalo" alla ricerca di faticosi equilibri, in pagina anche un articolo che cita libri e fumetti e un altro che parla della "favolosità" sullo schermo citando e "leggendo" alcuni dei principali film Delia Vaccarello
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CERIMONIERE SALE SUL PULPITO E BACIA IL COLLEGA:
L'insolita dichiarazione durante la messa vespertina
AVEZZANO (L'Aquila) - E' salito sul pulpito e ha dichiarato il proprio amore, con tanto di bacio in bocca, al collega cerimoniere, assistente dell'officiante durante la messa vespertina. L'insolito "coming out" è accaduto qualche giorno fa ad Avezzano, nel santuario della Madonna della Pietraguaria. La preghiera dei fedeli era appena terminata quando sul pulpito è salito uno dei due cerimonieri. "Ringrazio il parroco per avermi dato questa possibilità, poter fare gli auguri al mio amico", l'altro cerimoniere che gli stava accanto. "Ti amo", e poi quel bacio che ha pietrificato i fedeli, rimasti increduli, e un lungo abbraccio. La chiesa è gestita dai cappuccini, che cercano subito di minimizzare. "Non c'è nulla di strano a dire ti amo a una persona dello stesso sesso. Dio, infatti, è amore", è la versione ufficiale proposta da uno dei padri. Ma quando gli è stato fatto osservare che alcuni fedeli hanno parlato di un bacio dato sulla bocca il cappuccino si fa sbrigativo: "Non stavo celebrando io, non ho visto se il bacio è stato dato su una guancia o altrove, su questo non saprei proprio cosa dire". Per la sua dichiarazione, il cerimoniere ha scelto un'occasione pubblica e sacra. Eppure non tutti i fedeli della chiesa di Avezzano hanno apprezzato. Qualcuno ha lasciato il luogo sacro mentre la messa era ancora in corso e altri si sono detti "impietriti" e "scossi". La coppia che sta facendo già parlare molto di sé non sarebbe di Avezzano, ma si sarebbe trasferita in città da qualche mese.
FONTE Repubblica.it sabato 24 marzo 2007 – INVIATO DA CSU L’Aquila
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COMUNICATO STAMPA MARIO MIELI: FAMILY DAY, NON POSSUMUS!

Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli valuta i fondamenti e gli scopi del Family Day come totalmente agli antipodi rispetto alle richieste del movimento omosessuale e transessuale italiano, ma anche come contrapposti a qualunque idea nuova e diversa di famiglia. Con occhio più attento le basi del Family Day mettono in discussione la possibilità stessa di riconoscimenti e tutele per i comportamenti personali e affettivi dei cittadini non coincidenti con l’etica cattolica. I promotori dell’evento del 12 maggio dichiarano in modo inequivocabile che la ragione del loro manifestare è la difesa del modello di famiglia tradizionale, inteso come quello basato esclusivamente sui canoni della religione catolica. Tale difesa si traduce nella richiesta che solo tale modello debba essere previsto nell’ordinamento italiano, a scapito di qualunque novità normativa per le forme diverse di famiglia, sia pure esistenti nella realtà (coppie di fatto eterosessuali e coppie omosessuali in genere). E’ perfettamente legittimo, anzi è la virtù più grande di una democarazia, che ognuno possa scendere in piazza a favore o contro qualcosa. Il Mario Mieli, democratico e laico fino all’osso, riconosce l’utilità e il valore prezioso di ogni manifestazione dove si esprimano pacificamente richieste e opinioni di singoli o di gruppi di cittadini. E’ indubbia l’importanza che tali contenuti emergano chiari, affinché il dibattito culturale e politico non ne venga inquinato, e affinchè ognuno, che scelga di aderire o meno, ne sia pienamente consapevole e responsabile. E’ chiaro come il sole che il Family Day non è a favore della famiglia, intesa ampiamente come entità storico-sociale, e nemmeno vuole spingere per i cosiddetti “aiuti alle famiglie”, al di là dei corollari usati strumentalmente come ad esempio i sostegni ai redditi deboli. La manifestazione è contro le tutele giuridiche rivolte ad ogni tipo di famiglia diversa da quella ritenuta giusta dai promotori. Conseguenza lapalissiana è che la manifestazione è contro ogni riconoscimento delle coppie omosessuali, dunque contraria ad ogni raggiungimento della piena equiparazione di tutti i cittadini, al di là del loro orientamento sessuale. Il Circolo Mario Mieli vede invece nell’appuntamento del Pride del 9 giugno a Roma l’occasione per tutti di scendere in piazza per rivendicare contenuti esattamente contrari a quelli del Family Day, in perfetta coerenza con 35 anni di battaglie politiche e culturali del movimento omosessuale e transessuale. Il Family Day caricherà il Pride di ulteriore urgenze e necessità. Il Pride unitario e nazionale, ossia posto da tutte le associazioni omosessuali e transessuali italiane, si fonderà sui concetti di laicità, piena autodeterminazione dei singoli, pari dignità e pari diritti, temi sicuramente condivisi anche da molte persone che gay non sono e che troveranno in quell’appuntamento l’occasione per ribadirli con forza. Valutiamo quindi come impossibile che qualunque associazione gay possa trovare nel Family Day un qualsiasi tipo di vicinanza, così come immaginiamo impossibile che le singole persone omosessuali e transessuali possano aderire a idee che negano la loro stessa esistenza.
Rossana Praitano – Presidente Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli -
Segreteria Politica – Andrea Berardicurti - a.berardicurti@mariomieli.org -
06/5413985 339/7126198
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COMUNICATO STAMPA Bologna, 25 marzo 2007 “IL FAMILY DAY HA GETTATO LA MASCHERA: E’ CONTRO LE NUOVE FAMIGLIE”ARCIGAY E ARCILESBICA NON PARTECIPERANNO ALLA MANIFESTAZIONE DI ROMA

Arcigay e Arcilesbica non parteciperanno al Family Day previsto per il 12 maggio a Roma. “Gli organizzatori hanno gettato la maschera ammettendo che la loro sarà una manifestazione contro una parte delle famiglie italiane e contro una legge sulle unioni civili – denuncia la presidente nazionale di Arcilesbica Francesca Polo –. A quella manifestazione aderiscono anche organizzazioni di estrema destra. In quella piazza si inciterà alla discriminazione verso le persone omosessuali. Il nostro posto è altrove.” “Sosteniamo quelle famiglie di fatto gay, lesbiche ed etero e i genitori di omosessuali che vorranno prendere parte alla manifestazione per rivendicare la fine di un apartheid sociale e giuridico – aggiunge Sergio Il Giudice, presidente nazionale di Arcigay - Al contrario, siamo esterrefatti delle posizioni di chi, fra le forze politiche del centrosinistra, dichiara di voler aderire alla Family day in quanto ne condivide il manifesto che è decisamente discriminatorio e antieuropeo”.
Il 12° Congresso nazionale di Arcigay, dal titolo “Siamo famiglie: pari dignità, pari diritti”, si terrà a Milano come previsto dall’11 al 13 maggio. Lo ha deciso definitivamente il consiglio nazionale dell’associazione, riunitosi stamattina a Bologna.
Ufficio stampa Arcigay
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LA CAMERA DEI LORD HA DATO IL “SI’” DEFINITIVO CHE VIETA OGNI FORMA DI DISCRIMINAZIONE

La Camera dei Lord ha dato ieri sera il si' definitivo alla legge che vieta ogni forma di discriminazione verso gli omosessuali nell'accesso a servizi pubblici finanziati dallo stato, una decisione che era stata avversata dalla Chiesa cattolica, le cui agenzie per l'adozione sono co-finanziate dallo stato, che minacciava di chiudere queste agenzie piuttosto che dare bambini alle coppie omosessuali. Tuttavia, il voto e' stato salutato con favore da Ruth Kelly, ministro per le comunita' locali e fervente cattolica, che ha definito l' 'Equality Act (Sexual orientation)', ''un grande passo in avanti per assicurare dignita' rispetto e giustizia a tutti''. Ai Lord c'era stato un appassionato dibattito, ma la proposta che voleva cancellare la legge e' stata respinta.
FONTE ANSA LONDRA 22 MAR 2007 – INVIATO DA Alba Montori Gaya CsF
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DICHIARAZIONE DI EMMA BONINO:
"Nei trattati istitutivi europei nessun riferimento alle radici cristiane" •

Dichiarazione di Emma Bonino, Ministro del Commercio Internazionale e per le Politiche Europee
"I moniti di Papa Benedetto XVI investono indubbiamente grandi questioni di società, e quindi di grande, specifico, valore morale, che interpellano governanti, forze politiche e cittadini. Ma in che termini?" dichiara Emma Bonino, Ministro del Commercio Internazionale e per le Politiche Europee, reagendo al discorso del Papa davanti ai vescovi europei riuniti a Roma.
"I padri fondatori della Comunità europea erano tutti, o quasi, "democristiani di ferro", nonché cattolici praticanti, da De Gasperi a Schuman a Adenauer" prosegue la Bonino, "e sicuramente erano ben consapevoli delle "radici cristiane" della civiltà europea. Ma per loro, nei trattati che oggi celebriamo, fu naturale semmai riferirsi ai frutti di libertà, democrazia, solidarietà, laicità che da quelle radici si sono sviluppati e che sono alla base del progetto di integrazione europea. Cosa erano, apostati?" si chiede Emma Bonino. "Ed è forse apostata l'Unione europea nel suo complesso, o lo sono le sue istituzioni, a partire dal Parlamento europeo, solo perché esprimono le loro posizioni, nell'esercizio delle proprie prerogative e responsabilità senza consultarsi con la Segreteria di Stato?" "Il Papa", conclude la Bonino, "forse ha come modello la politica italiana, dove troppi politici dimentichi della rigorosa, grande tradizione dei cattolici liberali, sono invece usi chinarsi al bacio del santo piede, ma l'Europa è, e deve rimanere, una realtà più complessa e articolata."
INVIATO DA Sergio Rovasio sergio.rovasio@gmail.com - INOLTRATO DA Alba Montori Gaya CsF
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“DICO “ BENE O MALE? BENE!
di Ermanno Genre, docente di teologia sistematica della Facoltà valdese di teologia

Riconoscere i diritti delle coppie di fatto non danneggia la famiglia Il compito delle chiese non è quello di dettare legge sulle questioni che regolano la vita sociale e per le quali occorre rispettare la laicità dello Stato che invece è di tutti. I Dico continuano a tenere alta la tensione politica ed ecclesiale in tutto il paese. Il fatto che il governo Prodi abbia ritenuto prudente lasciare questa materia fuori dalle priorità di governo – è ora questione parlamentare – non ha spostato di molto l’indice della temperatura che resta incandescente: e ogni giorno qualcuno soffia sulla brace! I Dico hanno assunto uno status symbol, in positivo e in negativo, di uno scontro fra civiltà tutto interno al cattolicesimo e alla società italiana, e se ora il nuovo presidente della Cei invita a evitare «scontri insensati», dopo che il suo predecessore ha imbastito i presupposti per questo scontro frontale, riesce difficile dare peso alle sue parole. Se non bastasse, la Pontificia Accademia per la vita incita i cattolici alla mobilitazione per la tutela della vita con il richiamo a una «coraggiosa obiezione di coscienza» rivolta in modo particolare a «medici, infermieri, farmacisti e personale amministrativo, giudici e parlamentari, ed altre figure professionali direttamente coinvolte nella tutela della vita umana individuale, laddove le norme legislative prevedessero azioni che la mettono in pericolo». Sarà difficile, per la spregiudicatezza di questo programma, seguire la via indicata da mons. Bagnasco. È in questo clima incandescente che si è inserita l’esortazione apostolica del papa, Sacramentum caritatis, dedicata all’eucaristia. Che cosa c’entra l’eucaristia con i Dico? Apparentemente niente. In un paragrafo (83) in cui si parla di «coerenza eucaristica», è richiesta coerenza «nei confronti di coloro che, per la posizione sociale o politica che occupano, devono prendere decisioni a proposito di valori fondamentali, come il rispetto e la difesa della vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del bene comune in tutte le sue forme. Tali valori non sono negoziabili. Pertanto i politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondati nella natura umana. Ciò ha peraltro un nesso obiettivo con l’Eucaristia (I Cor. 11, 27-29)». Penso sia difficile trovare nei testi di sacramentaria cattolica quel «nesso» che al papa appare così evidente. A me ciò che appare evidente è l’uso poco corretto delle Scritture per sostenere la non negoziabilità della posizione vaticana. Fortunatamente, in mezzo a posizioni intransigenti e che rendono impossibile il dialogo, si sono sentite anche parole chiare e lucide da parte del mondo cattolico italiano, con le quali ci si sente in piena sintonia, perché ispirate a un cristianesimo che riflette e si interroga, che rispetta la laicità dello Stato, che dialoga senza rinunciare in nulla alla propria fede cristiana cattolica. Una parola esplicita, in controtendenza alle dichiarazioni vaticane, è giunta, nei giorni scorsi, da Betlemme, dal cardinale Martini. Parlando a un gruppo di pellegrini milanesi guidati dall’arcivescovo di Milano Tettamanzi, il cardinale ha affermato tondo tondo che il compito della chiesa è quello di «farsi comprendere ascoltando anzitutto la gente, le loro necessità, problemi, sofferenze, lasciando che rimbalzino nel cuore e poi risuonino in ciò che diciamo, così che le nostre parole non cadano come dall’alto, da una teoria, ma siano prese da quel che la gente sente e vive, la verità dell’esperienza, e portino la luce del Vangelo». Il compito della chiesa e dei suoi ministri non è quello di dettare legge nelle questioni che regolano la vita di tutti in una società plurale, per cultura e religione, ma di fornire argomentazioni, riflessioni sugli elementi fondamentali concernenti l’etica e la bioetica, equipaggiare culturalmente e teologicamente le coscienze delle persone, rendendole capaci di decisioni autonome. I Dico non intendono distruggere la famiglia, rispettandola pienamente riconoscono altre relazioni fra le persone, non contemplate dall’art. 29 della Costituzione (che definisce la famiglia) e inserite nel programma di governo. Quando Lutero e i riformatori hanno contratto matrimonio, correggendo il contro-natura imposto a sacerdoti e vescovi (largamente concubini) dal Diritto canonico, essi hanno restituito libertà alla persona e onore al matrimonio cristiano. L’istituto famigliare però, è bene ricordarlo, non è una prerogativa dei cristiani: esso è condiviso da credenti e non credenti. È questione che concerne il diritto civile: la chiesa viene dopo. E la visione cristiana della famiglia e del matrimonio non è puro fatto di natura, esso si situa nell’orizzonte di una vocazione, nella direzione di una parola che suscita il confronto con l’evangelo di Gesù Cristo e non con i non possumus ecclesiastici. In Italia (ma non è così negli altri paesi europei in cui vi sono forme diverse di Pacs) la questione dei Dico – come dei grandi e complessi problemi di bioetica – viene letta unilateralmente attraverso le lenti del Vaticano e della Cei, oscurando tutti gli altri punti di vista di cattolici, protestanti, ebrei, di credenti e non credenti. E tutto ciò con la complicità dei mass-media che non sanno che cosa significhi «informazione» in una società laica democratica e pluralista. Gli evangelici italiani non hanno tutti la stessa opinione sulle coppie di fatto, perciò è bene che se ne discuta nelle nostre comunità, nel rispetto di punti di vista diversi. Ma, appunto, un confronto che sopporta la diversità in campo etico, non mette in questione l’unità della chiesa e non impedisce il riconoscimento legislativo delle coppie di fatto. Riconoscere questi diritti non è un attacco alla famiglia né al matrimonio fra un uomo e una donna: permette però alle coppie di fatto, che vivono relazioni d’amore e di solidarietà diverse da quelle matrimoniali, di essere riconosciute nella loro piena dignità di persone.
Tratto da Riforma del 23 marzo 2007 – INVIATO DA Andrea Panerini (il Libro Volante)
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VERGOGNA CASTRISTA A FRASCATI

GAYLIB LAZIO: LA GIUNTA DI FRASCATI TESSE LE LODI CON UNA RASSEGNA CULTURALE AL REGIME CASTRISTA CAMPIONE DI OMOFOBIA E DI PROSTITUZIONE MINORILE. SI ABBASSINO I TONI SULL’INIZIATIVA IN NOME DEI VALORI CONDIVISI COME LA LIBERTA’ E I DIRITTI. QUELLI CHE A CUBA MANCANO.

GayLib Lazio prende formalmente le distanze, denunciandone la gravità storico-politica e sociale dell’iniziativa filocastrista che si terrà presso le scuderie Aldobrandini di Frascati dal 24 marzo.

Ci spiace leggere – annotano dall’associazione gay di centrodestra – che il Comune di Frascati si erga addirittura a promotore, attraverso il suo assessorato alle Politiche Culturali, di una rassegna artistica che di fatto magnifica come eroi due personaggi tutt’altro che esemplari, se non in negativo, quali sono stati Fidel Castro e Ernesto Che Guevara. E’ bene ricordare, poi, che la loro Rivoluzione, dalla quale prende il titolo l’intero cartellone di eventi, ha provocato a Cuba repressione attraverso la negazione dei diritti di libertà, terrore e discriminazione violenta in primo luogo per gli omosessuali e gli artisti, due categorie di “indesiderabili” per il regime perché “diversi” dalla massa, quindi potenzialmente controrivoluzionari. L’assessore alle Politiche Culturali di Frascati dovrebbe forse andare a rileggere un libro bello quanto sconvolgente intitolato “Prima che sia notte” di Reinaldo Arenas, cubano, artista, omosessuale perseguitato dal regime castrista così come le numerose ricerche del padre storico del movimento gay italiano Massimo Consoli, che certo non simpatizza per la destra, il quale ha dimostrato come proprio il grande Che Guevara, che peraltro era medico, sia stato il primo persecutore degli omosessuali cubani. Il primo a dare vita, appena nominato ministro, ai campi di lavoro forzato nei quali, forse, a giudizio dell’eroe, gli invertiti potevano ritrovare la virilità e la passione politica per il regime. Ci rattrista che proprio la città di Frascati, resasi autrice non più tardi di qualche settimana fa, di una iniziativa bella e all’avanguardia come la proiezione del film “Transamerica” nelle scuole per educare i ragazzi al rispetto delle diversità, cada oggi in maniera tanto rovinosa tessendo lodi con fondi pubblici al regime di Fidel Castro. Uno scivolone che non fa onore alla tradizione nobile e libera di Frascati. Concludendo, non resta che auspicare un abbassamento dei toni sull’iniziativa in nome di valori che in Italia dovrebbero essere condivisi quali la democrazia, il rispetto dei diritti umani, civili e di libertà. Esattamente quelli che mancano ancora oggi, a oltre cinquant’anni dalla Rivoluzione castrista, nella martoriata società cubana, all’interno della quale invece imperano: fame, narcotraffico, prostituzione e lavoro minorili. Argomenti sui quali forse sarebbe più onorevole spendere soldi e organizzare convegni con i patrocini comunali.

GayLib Lazio
Contattiwww.gaylib.it
Christian Poccia – Referente
Cell. 3334956683
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Presentazione del libro "Integralismo islamico e questione femminile"Riprendere il cammino della libertà femminile dopo mille e una notte . La resistenza delle donne contro l’integralismo islamico in Iran - Venerdì 30 marzo 2007 ore 15,30 – 19,00 Santa Maria della Scala, Sala San Pio Piazza Duomo – Siena

- Siena ha ospitato, attraverso l’Associazione I.R.I.D.E, diversi incontri con le donne del sud del mondo che lottano per ribaltare la propria condizione d’emarginazione e oppressione nei rispettivi paesi, al fine di far conoscere la loro storia, il loro pensiero politico e le loro esemplari lotte cosi spesso ignorate. Questo percorso d’accoglienza e confronto continua con le donne del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana dell' Associazione Donne Democratiche iraniane in Italia. E non solo per dovere e piacere di ‘sorellanza’, ma anche perché esse rappresentano una forte esperienza di liberazione dall’integralismo religioso-patriarcale, in forte crescita anche nei paesi non musulmani. Un integralismo col quale tutte le donne oggi devono necessariamente fare i conti, che le discrimina all’interno di vite drammaticamente sospese se non addirittura negate, che vanifica ogni possibilità di democrazia e di reale parità tra i due sessi. Nel corso dell’incontro viene presentato il libro “ integralismo islamico e questione femminile- Nuovi integralismi, vecchi patriarcali: un anacronismo senza rapporto con il mondo contemporaneo”, pubblicato da IRIDE e dalla PROVINCIA DI SIENA. Questo libro parla del progetto politico di Maryam Rajavi- leader del consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana eletta presidente pro tempora della Repubblica Iraniana. E’ una preziosa testimonianza su come donne e uomini in esilio abbiano dato vita e siano capaci di mantenere, da più di vent’anni, una organizzazione democratica di lotta per sconfiggere un regime teocratico impossibile da riformare . E’ un esempio di come donne e uomini, in questo cammino, abbiano anche preso coscienza della mentalità patriarcale fortemente radicale nelle loro menti e nei loro cuori e se ne siano liberati. Questa lunga marcia di resistenza da loro intrapresa vuol portare la pace la democrazia nella società iraniana, a partire dalla capacità di governo e dall’energia liberata delle donne riconosciute vitali ed esenziali per raggiungere questo obiettivo. Sono ormai venticinque anni che il conflitto tra integralismo islamico e islam democratico lacera l’Iran. Questi due poli opposti si rifanno a un’interpretazione totalmente diversa della filosofia, della storia, della cultura e della politica. Al centro di questo confronto storico, si colloca la questione femminile - Maryam Rajavi
- Programma - Saluto di Anna Carli Rettore Santa Maria della Scala. Introduzione di Sonia Rsevrenis e Antonia Banfi I.R.I.D.E. E letture di alcuni passaggi del libro. Comunicazione di Pietro del Zanna Assessore Azioni per la pace e cooperazione Internazionale della Provincia di Siena. Proiezione del documento “ Il Leone e le catene”. Di Nella Condorelli per RAI News 24 Roma 2005 .
Tavola rotonda aperto ai contributi del pubblico presente. Partecipano i rappresentanti del: Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, Associazione Donne Democratiche Iraniane in Italia Associazione Articolo 21 e IRIDE. Comunicazione di Fiorenza Anatrini, Assessore alle pari opprtunità della provincia di Siena. Traduzione consecutiva dal persiano all’italiano e viceversa. Per tutta la durata dell’incontro sarà allestito un punto di degustazione di tè, dolci iraniani e pistacchi.

Associazione delle Donne Democratiche Iraniane in Italia
Via delle Egadi,15-00141-Roma Fax:06.87185026 E-Mail:donneiran@yahoo.it
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OMOSESSUALE E DI CENTRODESTRA: PARLA DANIELE PRIORI VICEPRESIDENTE DI GAYLIB
di Filippo Corticello

“Essere omosessuale in Italia non significa necessariamente indossare la maglietta del Che al Gay Pride".

È in pillole il pensiero di Gaylib, l'associazione che raccoglie gli omosessuali di centrodestra. In tempi di oscurantismo, discriminazioni e diritti difesi con estrema fatica, Gaylib combatte da destra "il bigottismo ed il clericalismo radicati come un cancro in entrambi gli schieramenti". Daniele Priori, venticinque anni e una passione per la scrittura (due libri già pubblicati e diverse collaborazioni all'attivo), ne è il vicepresidente dal 2004.

R@: Signor Priori, come nasce l'associazione Gaylib di cui lei è vicepresidente?
DP: "Nasce nel 1997, a tre anni dall'inizio del berlusconismo e un anno dopo la prima vittoria del centrosinistra alle elezioni politiche. Consolidata, infatti, l'idea che in Italia ci si sarebbe divisi su due schieramenti e che il movimento gay e l'Arcigay stessa, alla quale anche il nostro attuale presidente e molti dei fondatori aderivano, si era schiacciata tutta a sinistra, un gruppo cospicuo di persone (imprenditori, liberi professionisti, giornalisti, medici e certamente anche ragazzi, prevalentemente al nord) decisero di unirsi e dare vita così al primo gruppo unitario di centrodestra. C'erano, infatti, allora come oggi, persone vicine alla Lega, ad An e Forza Italia, ai partiti cattolici e all'area libertaria-radicale. Crediamo che questa sia la vera forza del nostro gruppo, giunto ormai al decimo anno di vita".

R@: Il centrodestra italiano ha sempre assunto posizioni molto conservatrici sul terreno dei diritti civili e pare essere poco tollerante verso ogni diversità. Come coniuga le sue scelte nella vita privata con l'appartenenza pubblica ad una coalizione di questo tipo?
DP: "Credo sia meglio, non per i gay ma per i tanti cattolici divorziati che abbiamo in barca, parlare poco di vita privata, altrimenti potrebbero uscire ulteriori scheletri dagli armadi...Occore fare una distinzione relativamente ai periodi. Il centrodestra del '94 era infinitamente meno bigotto di quello attuale. Dal 2001 in poi, complici anche gli attacchi islamici all'occidente, c'è stata su tutti i fronti un serrate le fila da parte dei cattolici e il centrodestra per stupide logiche elettorali, che peraltro nel 2006 non hanno neppure premiato, si è schiacciato totalmente su posizioni clericali, al limite del neoguelfismo. E' bene però che si sappia che questo non solo non è il centrodestra che vogliamo, ma non è il centrodestra della tradizione italiana, storicamente laico grazie a forze come la Democrazia Cristiana e il Msi. Non è il centrodestra europeo dove vi sono esempi lampanti di posizioni laiche e riformatrici: da Sarkozy a Aznar, da Cameron alla Merkel. Il centrodestra italiano attuale è semplicemente un pasticcio che, infatti, perde le elezioni persino contro una alleanza improponibile come quella prodiana".

R@: Non solo le vecchie dichiarazioni di dubbio gusto dell'onorevole Calderoli e della Lega sugli omosessuali, ma adesso anche le recenti battute dell'onorevole Berlusconi. Come spiega tanta omofobia?
DP: "Più che omofobia lo chiamerei guappismo. Si divertono a fare i coatti quando poi, senza mezzi termini, sono sbugiardati dalle loro mogli. Le dico la verità: se oggi scendesse in politica Veronica la voterei proprio con affetto e stima!"

R@: La Casa delle Libertà è, a suo avviso, una coalizione veramente liberale?
DP: "Lo era e dovrebbe tornare ad esserlo. Adesso credo proprio non si possa parlare neppure di coalizione: ognuno va per conto proprio, tutti su strade sbagliate!"

R@: Qual è il suo giudizio sulla manifestazione per i Dico di sabato 10 marzo a Piazza Farnese? DP: "È stato il secondo tempo di Vicenza. Una prova di forza della sinistra radicale contro i sostenitori del Partito Democratico. È tragico come l'Arcigay sia riuscita, volutamente o meno, a farsi sfilare di mano quella che doveva essere la manifestazione unitaria del movimento gay. Eppure noi eravamo lì. Non le nego, però, che ci siamo sentiti proprio poco rappresentati, anche perché al nostro presidente, come a quelli di molti altri gruppi, non è stata data la parola. Bella prova di democrazia e pluralismo per il movimento, non c'è che dire!"

R@: Esiste un monopolio culturale della sinistra su tematiche come queste?
DP: "Esiste su questa e su mille altre tematiche. La sinistra, forte dello spirito di appartenenza con cui ha svezzato da sempre i suoi militanti, riesce a canalizzare a bassissimo costo interi pacchetti di voti. Il pacchetto gay è tra questi. Speravamo, anche con la manifestazione del 10 marzo, in un cambio di rotta, ma purtroppo, a mente fredda, crediamo che la strada sia sempre la stessa: il movimento gay è per la sinistra, con la sinistra, nella sinistra".

R@: Come giudica l'interventismo della Chiesa nella "cosa pubblica"?
DP: "Disdicevole, eccessivo, del tutto inopportuno, prevaricatore. Il cardinale Ruini giocava a tutto campo senza che nessuno potesse dirgli niente, salvo essere accusato di anticlericalismo spicciolo. Non parliamo poi del pontefice, la cui sola immagine riesce a creare scoramento anche nei cristiani. Io sono un credente, ma penso che il volto e le parole di Gesù siano davvero altro dalla gerarchia ratzingeriana. Qualche speranza si può nutrire guardando il filone Martini-Tettamanzi: da loro Ratzinger & Co. dovrebbero frequentare almeno un bel corso di comunicazione cristiana, se ci fosse".

R@: L'Italia è un Paese libero o vi sono ancora pregiudizi e limitazioni per gli omosessuali?
DP: "L'Italia è un Paese furbo e provinciale. Tutto va bene purché non se ne parli. Nel pieno rispetto della dottrina cattolica non scritta. In ogni caso anche qui si stanno facendo passi da gigante, tra gli etero e anche tra i gay. Oggi, in materia di rispetto delle diversità, io punterei l'attenzione sulla famiglia e sulla scuola, due ambiti in cui un giovane omosessuale il più delle volte è ancora solissimo e destinato a soffrire. Anche in questo senso un Parlamento che legiferi e dei giudici che comincino a condannare per il reato di omofobia, come avviene ad esempio in Francia, sarebbero degli ottimi precedenti".

FONTE www.rivistaonline.com - 20 Marzo 2007 –
INVIATO DA Alba Montori Gaya CsF
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COMUNICATO STAMPA Due coppie di West Palm Beach hanno unito le loro vite, case e amore.

E si raccontano sul numero speciale di Babilonia dedicato alle coppie di fatto. Cris ha 10 anni,. Ha un viso d'angelo e occhi pieni di felicità. Sua sorella Sofia ne ha 7, capelli scuri come i suoi occhi. Le case in cui vivono sono molto belle, i genitori ne hanno comprato due e ne hanno unito i giardini. Cris e Sofia però sono più fortunati degli altri bambini; hanno quattro genitori. Ember, 48 anni, la madre biologica, Mimi, 45 anni, la moglie di Ember, Tom, 44 anni, il padre biologico, Mark, 40 anni, il marito di Tom. Loro sono i pionieri, i padri fondatori di un nuovo tipo di famiglia. La dimostrazione vivente che si può fare. E così si raccontano sul nuovo numero del mensile omosessuale Babilonia. I sei protagonisti della storia raccontata dal mensile vivono intensamente e con responsabilità la loro situazione. Al corrispondente americano del mensile si raccontano, fanno vedere la loro casa e le foto dei rispettivi matrimoni omosessuali celebrati in Massachussetts.
Secondo il censimento effettuato negli Usa nel 2000, almeno 6 milioni di bambini sono cresciuti da genitori omosessuali. Difficile ignorare, anche per il nostro Paese, una realtà di questa portata.
INVIATO DA Mario Cirrito
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LE CAUSE PRINCIPALI DELL’EFFETTO SERRA
Prima di mangiare quell'hamburger, pensa al riscaldamento globale

Riportiamo la traduzione di un articolo comparso di recente su una rivista americana, che mette in luce come il problema del riscaldamento globale sia molto legato al consumo di alimenti animali, e che non e' solo sui veicoli a motore, le centrali elettriche, ecc. che bisogna intervenire per risolverlo, ma anche (anzi, ancora di piu'!) sulle nostre abitudini alimentari, che hanno un impatto molto maggiore di quello che molti credono.
Quando il Congresso affronta le cause del riscaldamento globale e cerca dei rimedi, l'attenzione si concentra sui veicoli a benzina e sulle centrali elettriche a carbone, non sugli umili bovini. Eppure gli allevamenti sono tra le principali fonti dei gas serra, causa dei cambiamenti climatici. E dal momento che le diete a base di carne si stanno diffondendo sempre di piu' in tutto il mondo, cambiare le nostre abitudini alimentari potrebbe rivelarsi tanto difficile quanto cambiare i nostri mezzi di trasporto. Secondo una recente relazione della FAO, il problema non è solamente quello delle ben conosciute flatulenze, sulle quali spesso si fa dell'ironia, e delle deiezioni dei ruminanti. Un imoatto ben maggiore ce l'hanno le modifiche dell'utilizzo dei terreni, soprattutto la deforestazione per aumentare le zone di pascolo e per liberare terreni per la coltivazione di mangimi per animali. Così come l'utilizzo di energia per produrre fertilizzanti, per far funzionare i macelli e gli impianti di produzione delle carne, e per pompare l'acqua. Quando le scoperte della FAO furono rese note a Novembre, uno degli autori della relazione, Henning Steinfeld, dichiarò: "Gli allevamenti sono una delle principali cause dei più seri problemi ambientali di oggi". La triplice minaccia dei gas La FAO ha comunicato che gli allevamenti sono responsabili del 18% delle emissioni di gas serra misurate in anidride carbonica equivalente. Questo comprende il 9% delle emissioni di anidride carbonica, il 27% del metano e 65% dell'ossido di azoto. In totale, queste superano le emissioni causate dai mezzi di trasporto. Gli ultimi due gas menzionati sono particolarmente problematici, sebbene nell'atmosfera siano in quantità minori rispetto al biossido di carbonio, che rimane il maggior colpevole del riscaldamento globale. Ma il metano ha 23 volte il potenziale di riscaldamento (GWP) rispetto al biossido di carbonio e l'ossido di azoto 296 volte di più. Il metano potrebbe rappresentare un problema anche più grave se il permafrost nelle latitudini più a nord si sciogliesse con l'innalzamento delle temperature, rilasciando il gas attualmente intrappolato sotto la vegetazione in decomposizione. Quel che è certo è che le emissioni di questi gas potrebbero aumentare notevolmente se gli esseri umani continuano a consumare una sempre maggior quantita' di prodotti derivati dagli allevamenti. Con l'aumento della prosperità in tutto il mondo negli ultimi decenni, il numero delle persone che mangiano carne – e la quantità che ne viene consumata ogni anno – è cresciuto costantemente. Secondo la FAO, tra il 1970 e il 2002, il consumo annuo di carne pro capite nei paesi in via di sviluppo è aumentato da 10kg a 29kg. Mentre nei paesi industrializzati, si e' passati da 65kg a 80kg. Informazioni sulla dieta vegetariana: A seguito dell'aumento della popolazione, il consumo di carne nel mondo in via di sviluppo è quasi quintuplicato durante il trentennio tra il 1970 e il 2002. Inoltre, è previsto che la produzione annua globale di carne aumenterà più del doppio, da 229 milioni di tonnellate all'inizio del decennio fino a 465 milioni di tonnellate nel 2050. Ciò rende quello degli allevamenti il settore dell'agricoltura globale caratterizzato dalla crescita più rapida. Gli attivisti per i diritti degli animali e coloro i quali sostengono la causa vegetariana hanno subito afferrato le implicazioni della relazione della FAO. Noam Mohr ha scritto, in una relazione per EarthSave International: "Il modo migliore per ridurre il riscaldamento globale durante la nostra esistenza è diminuire o eliminare il consumo dei prodotti di origine animale". Mohr scrive inoltre che il cambiamento della dieta puo' far diminuire le emissioni dei gas serra più velocemente rispetto alla diminuzione dell'uso dei combustibili fossili, dal momento che il turnover per gli allevamenti è più breve rispetto a quello per le automobili e per le centrali elettriche. Esiste un via rapida per il raffreddamento? "Anche se oggi fossero disponibili delle fonti di combustibile a emissione zero, occorrerebbero parecchi anni per costruire e lentamente sostituire le grandi infrastrutture dalle quali dipende la nostra economia attuale" continua Mohr. "Allo stesso modo, contrariamente al biossido di carbonio che può rimanere nell'atmosfera per oltre un secolo, il metano si disperde fuori dall'atmosfera in soli otto anni, per cui diminuire le emissioni di metano significherebbe rinfrescare velocemente la Terra". Alcuni ricercatori dell'Università di Chicago hanno paragonato l'impatto che hanno i mangiatori di carne sul riscaldamento globale, con quello dei vegetariani e hanno scoperto che la dieta comune americana – inclusi tutti i processi di lavorazione del cibo – da' come risultato 1.5 tonnellate in più di CO2-equivalente all'anno, sotto forma di tutti i gas serra, rispetto ad una dieta priva di carne. I ricercatori Gidon Eshel e Pamela Martin sono arrivati alla conclusione che i cambiamenti dello stile alimentare potrebbero essere più efficaci che inventare nuovi e più efficienti modelli di auto, che riducano le emissioni annue di CO2 di circa una tonnellata all'anno. Il Dr. Esherl, la cui famiglia gestiva un allevamento di bovini in Israele, ha dichiarato "non c'è bisogno di arrivare per forza alla scelta estrema del veganismo, basterebbe mangiare un hamburger alla settimana, invece che due, per fare una differenza sostanziale".
Fonte: www.agireora.org - News inserita da Daria Mazzali Promiseland.it Redazione Italia – INVIATO DA Promiseland.it
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NESSUNO TOCCHI CAINO24.03.2007

MORATORIA. PANNELLA, DA STASERA RIPRENDO LO SCIOPERO - PER ORA - DELLA FAME -
21 marzo 2007: Marco Pannella ha annunciato la ripresa del suo sciopero della fame, per ottenere il rispetto degli impegni solenni e reiterati di parlamenti e di governi, in primis quello italiano, per la presentazione alla Assemblea generale dell’ONU in corso di una risoluzione per la moratoria delle esecuzioni capitali. La ripresa dell’iniziativa nonviolenta è stata annunciata dal leader radicale in una conferenza stampa tenutasi alla Camera dei Deputati. Pannella comincera' lo sciopero della fame questa sera, tuttavia nelle prossime ore 'potrebbe trasformarsi in quello della sete'. Il 20 marzo, a seguito dell’impiccagione in Iraq dell’ex vice presidente Taha Yassin Ramadan, Marco Pannella, aveva rilasciato la seguente dichiarazione: “L’esecuzione di Ramadan provocherà, certamente, un feroce rafforzamento degli odi e del tragico momento che attraversano le popolazioni irachene e quelle che dall’Afghanistan alla Palestina non hanno certo bisogno che continui nel mondo la follia delle esecuzioni, degli assassini di Stato. L’opinione pubblica di tutto il mondo aveva a tutti dimostrato che la battaglia nonviolenta che avevamo rilanciato sin dal mese di luglio all’insegna di “Nessuno Tocchi Saddam” era necessaria e che l’assurdità degli stati, ivi compreso il nostro, avrebbe esteso ed aggravato la tragedia che il mondo sta vivendo. Malgrado tassativi pronunciamenti del Parlamento italiano, del Parlamento europeo, del Consiglio d’Europa, di tutte le istituzioni europee e della maggioranza degli stati membri dell’ONU, e malgrado l’apparente convinzione, anche di tutta la classe dirigente, dell’oligarchia italiana ed europea, la risoluzione che sin dall’inizio di gennaio è stata preannunciata per l’attuale Assemblea Generale dell’ONU, malgrado la nostra mobilitazione istituzionale politica e civile, questa risoluzione non è stata presentata, anzi non è stata nemmeno compilata. Lo ripeto: l’esecuzione di stamane ed altre annunciate, le tante nel frattempo compiute in tutto il mondo - da allora ad oggi - nonostante le delibere, tassative, reiterate di parlamenti e governi continueranno, mentre anche il “governino italiano” - sembrerebbe per l’ennesima volta rassegnato, nel totale disinteresse anche delle opposizioni - all’ennesimo, osceno e irresponsabile rinvio. Noi siamo felici più di chiunque del salvataggio effettuato in Afghanistan del nostro Daniele Mastrogiacomo. Con un centesimo della volontà e dell’impegno fortunatamente fornito in questa settimana per raggiungere questo risultato, certamente sarebbe stato e sarebbe ancora possibile scongiurare migliaia e migliaia di morti. Per questo, mi appare opportuno, necessario, riprendere l’iniziativa nonviolenta, lo sciopero - per ora - della fame, a partire da domani sera. Mi auguro che contribuirà a rendere possibile, da parte del potere, quel che era ed è impegnato a fare: presentare - senza più alibi ormai indecenti - la risoluzione per la moratoria che di già nel 1999, avendo assicurata l’approvazione da parte della maggioranza dell’Assemblea generale dell’ONU, venne inopinatamente non più presentata nella scandalizzata incredulità perfino del rappresentante italiano all’ONU, l’Ambasciatore Francesco Paolo Fulci”.
IRAQ. IMPICCATO IL VICE DI SADDAM - 20 marzo 2007: Taha Yassin Ramadan, ex vice presidente dell’Iraq di Saddam Hussein, è stato impiccato prima dell’alba. Si tratta del quarto membro del passato regime – compreso lo stesso Saddam – giustiziato per crimini contro l’umanità, in relazione al massacro dei 148 sciiti di Dujail, avvenuto per rappresaglia dopo un tentativo di assassinio dell’ex dittatore, nel 1982. Ramadan era stato riconosciuto colpevole lo scorso dicembre di omicidio, deportazione forzata e tortura e condannato all’ergastolo. Tuttavia la Corte d’Appello aveva in seguito rinviato il caso all’Alta Corte chiedendole di condannare l’accusato a morte, ciò che l’Alta Corte ha fatto. Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein, avvenuta il 9 aprile 2003, la pena di morte in Iraq era stata sospesa dall’Autorità Provvisoria della Coalizione. E' stata reintrodotta dopo il trasferimento di poteri alle autorità irachene, avvenuto il 28 giugno 2004. L’8 agosto 2004, a poco più di un mese dal suo insediamento, l’allora Governo iracheno ad interim guidato da Iyad Allawi ha varato una legge che ripristina la pena di morte per omicidio, sequestro di persona, stupro e traffico di stupefacenti. Il 4 ottobre 2005, il Parlamento iracheno ha approvato una nuova legge anti-terrorismo che prevede la pena di morte per “chiunque commetta ... atti terroristici”, così come per “chiunque istighi, prepari, finanzi e metta in condizione terroristi di commettere questo tipo di crimini”.
TEXAS. NON TROVANO LA VENA, ASPETTA 20 MINUTI PER MORIRE - 20 marzo 2007: Charles Anthony Nealy, 42 anni, è stato giustiziato in Texas mediante iniezione letale per un omicidio commesso nel corso di una rapina, avvenuta a Dallas nel 1997. Con il condannato già legato sul lettino, la somministrazione delle sostanze letali è cominciata con più di 20 minuti di ritardo, per l’incapacità degli addetti a trovare una vena adatta. Nealy è stato dichiarato morto alle ore 19.20, sette minuti dopo l’iniezione letale. Era stato condannato a morte per l’omicidio con arma da fuoco di Jiten Bhakta, 25enne di origine indiana, proprietario di un negozio di alimentari. Nealy sarebbe stato identificato dal fratello della vittima, anche lui presente nel negozio al momento della rapina, avvenuta il 20 agosto 1997. Rispetto all’omicidio, Nealy – che aveva diversi precedenti per rapina a mano armata – si era sempre detto estraneo, sostenendo di trovarsi a quell’epoca in Oklahoma. Si tratta della nona esecuzione in Texas dall'inizio del 2007, e della terza nello stato dall’inizio di marzo.
CINA. “MENO CONDANNE A MORTE NEL 2006” - 22 marzo 2007: il numero di condanne a morte emesse in Cina nel 2006 è il più basso degli ultimi dieci anni, ha dichiarato, giovedì scorso, Liu Jiachen, consigliere politico ed ex vice presidente della Corte Suprema del Popolo, senza però rivelarne il numero esatto. Partecipando alla sessione annuale della Commissione Nazionale della Conferenza Consultiva Politica del Popolo Cinese (CPPCC), tenutasi a Pechino, Liu ha detto che dal 1997 si registra un graduale decremento di casi capitali, oltre a un minore uso di pene severe, compreso l’ergastolo. “Per frenare il crimine – ha spiegato Liu – non possiamo affidare le nostre speranze alla pena di morte. Possiamo contrastare il crimine crescente con molti altri metodi”. “Questo concetto va inoltre d’accordo con il trend mondiale verso il graduale alleggerimento delle pene, il che significa che pene severe possono essere imposte solo nei casi di un ristretto numero di grandi criminali”, ha aggiunto. In un documento emesso congiuntamente la settimana scorsa da Corte Suprema del Popolo, Procura Suprema del Popolo, Ministero della Pubblica Sicurezza e Ministero della Giustizia, viene raccomandato ai funzionari giudiziari di usare più cautela nella gestione dei casi capitali, rispettando con scrupolo la legge nella ricostruzione dei fatti, raccolta delle prove, applicazione delle procedure e decisioni relative all’entità della pena. Oltre a punire i criminali – afferma il documento – bisogna proteggere i loro diritti umani, compreso quello a non subire umiliazioni: non si potranno più esibire in pubblico persone sospettate o condannate a morte. La polizia non dovrà usare la tortura nel corso degli interrogatori, al fine di estorcere confessioni, vietati inoltre metodi illegali di raccolta delle prove. Per quanto riguarda i giudici, a ogni livello nella gestione di casi capitali dovranno prestare maggiore attenzione alla validità delle prove. Il 20 marzo, la Cina ha firmato con la Francia un trattato di estradizione in base al quale Parigi consegnerà ricercati alle autorità cinesi solo se queste ultime forniranno“sufficienti” garanzie di non emettere condanne a morte. Lo rende noto il ministro della Giustizia francese, Pascal Clement, aggiungendo che, in base al trattato, richieste di estradizione per reati politici o militari potranno essere respinte. Nel firmare l’accordo, Pechino accetta che i mandati di cattura siano approvati sia dalla magistratura che dalla polizia cinesi, il che – commenta Clement - “costituisce un miglioramento nel rispetto dei diritti umani”.
SUDAN. DUE DONNE CONDANNATE ALLA LAPIDAZIONE - 14 marzo 2007: due donne sono state condannate alla lapidazione in Sudan per adulterio, riporta il giornale Juba Post. Si tratta di Amunah Abdallah (23 anni) e Sa'diah Fadul (22), condannate da un tribunale di Al-Azazi, nella provincia Manajil dello stato di Al-Jazirah, uno dei 26 stati del Sudan. Il giornale riporta la testimonianza di un attivista per i diritti umani, Faysal Al-Bagir, secondo cui le due donne – originarie della tribù Tama in Darfur – si trovano attualmente recluse nella prigione di Wad Medani. Versano in condizioni critiche, sia dal punto di vista fisico che psicologico, e una delle due tiene con sé in prigione la figlia di due anni. In Sudan sono reati capitali: omicidio, rapina a mano armata, detenzione e traffico di armi, tradimento, atti di guerra contro lo Stato o che possano mettere in pericolo la sua indipendenza e unità territoriale, apostasia, prostituzione. In conformità con la legge della Sharia, il Codice Penale prevede punizioni corporali come flagellazioni, amputazioni, lapidazioni e crocifissioni, oltre all’esposizione pubblica del corpo dopo l’esecuzione. Secondo l’Organizzazione Sudanese contro la Tortura (SOAT), tra il marzo 2003 e il marzo 2004, sono state condannate a morte 71 persone, almeno 10 delle quali sono state giustiziate. Le esecuzioni nel 2003 sono state almeno 13. Non esistono dati ufficiali ma, secondo Amnesty International, almeno due esecuzioni sarebbero avvenute in Sudan nel 2004. Le esecuzioni nel 2005 sono state almeno 4.

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