Vivere per la proposta di legge Eutanasia Legale

Libertà sessuale, libera sessualità- 1976 - Adele Faccio

Piano improvisation di Salvatore Maresca Serra

Alba Montori su Facebook

venerdì 9 marzo 2007

10 MARZO A ROMA IN PIAZZA FARNESE. PARLAMENTARI, DIRIGENTI E MILITANTI RADICALI DA TUTTA ITALIA-CONTRARIETA' DI ZEFFIRELLI

DIRITTI ORA! MANIFESTAZIONE 10 MARZO: NONOSTANTE LA CONTRARIETA' DEL BINETTIANO, AUTOPROCLAMATOSI 'DEVIATO' MA NON 'TRAVIATO', FRANCO ZEFFIRELLI , I RADICALI PARTECIPERANNO ALLA MANIFESTAZIONE DEL 10 MARZO A ROMA IN PIAZZA FARNESE.
PRESENTI PARLAMENTARI, DIRIGENTI E MILITANTI RADICALI DA TUTTA ITALIA.

Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani e Sergio Rovasio, Segretario Generale Gruppo Rnp alla Camera.
Il ringraziamento di Aurelio Mancuso, Segretario Nazionale dell'Arcigay.

"Si è svolto oggi un incontro tra i radicali e Aurelio Mancuso, Segretario Nazionale dell' Arcigay in vista della Manifestazione nazionale 'Diritti Ora' che si terrà sabato 10 marzo a Roma in Piazza Farnese: sono state concordate le modalità di partecipazione dei radicali alla Manifestazione.
Parteciperanno e interverranno Marco Pannella, deputato europeo e Presidente del Senato del Partito Radicale nonviolento; Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani; Marco Cappato deputato europeo e Segretario dell'Associazione Luca Coscioni. Parteciperanno dirigenti e militanti radicali provenienti da tutta Italia.

Aurelio Mancuso, in rappresentanza del Comitato Organizzatore ringrazia i radicali da sempre impegnati per la difesa dei diritti glbtq (gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, queer).
I radicali saranno quindi presenti nonostante la contrarietà espressa oggi sul Corriere della Sera del 'mai discriminato', e binettiano autoproclamatosi 'deviato ma non traviato o moralemente spregevole' maestro Franco Zeffirelli che non partecipa all'evento perchè: "…c'è Pannella, ci sono i Radicali, come al solito finirà in una pagliacciata. Sarà una cialtronata controproducente".
Alla Manifestazione parteciperanno anche il Presidente Roberto Villetti insieme all'intero Gruppo Parlamentare della Rosa nel Pugno".

7 commenti:

Anonimo ha detto...

10 marzo, il grande trillo


• da Il Manifesto del 9 marzo 2007, pag. 1


di Paolo Hutter

Chi può faccia un ultimo sforzo per venire di persona domani a Roma alla manifestazione di piazza Farnese.
Ma a tutti, proprio a tutti quelli che condividono la fondamentale richiesta di civiltà e laicità, è rivolto l'invito di partecipare comunque al momento collettivo della "Sveglia per i diritti", fissata per le 18 di domani sabato. Dal palco di piazza Farnese, attraverso le radio e le Tv che saranno collegate in diretta, verrà dato il segnale del "grande trillo". Con le sveglie tradizionali, con il trillo dei cellulari, con fischietti, con i clacson per chi sarà in auto, ovunque e da qualunque parte si potrà partecipare e dare in questo modo un'adesione concreta. "In particolare lo proponiamo a bar negozi balconi cortili. E a congressi e manifestazioni.": dice il sito www.dirittiora.it, che lancia l'iniziativa e raccoglie le adesioni.(a svegliadeidiritti@libero.it). L'idea è quella di ridurre la sproporzione evidente tra la grandezza del conflitto epocale sul riconoscimento delle coppie e i limiti della manifestazione e della macchina organizzativa del movimento gay. Innanzitutto partecipare al "grande trillo", sintonizzarsi per un attimo sulle dirette, è un'occasione che sta cogliendo chi ha organizzato in contemporanea iniziative su altri temi : dai No Tav a Bolzano,ai Cantieri di Pace a Torino, al convegno contro la cementificazione a Cernusco sul Naviglio- per citare i primi tre che hanno aderito.

Anche i minimi "punti-sveglia" comunque saranno utili, a partire da quelli individuali. Poi discuteremo se e come sarebbe stato possibile organizzarsi meglio. Ora usiamo le ultime ore e tutti i contatti per includere,per stare collegati, per farci sentire. E anche per contrastare il pessimismo: in fin dei conti il Senato non rappresenta la società italiana, è una zavorra. Domani alle 18 il primo grande trillo. Altri seguiranno.

Anonimo ha detto...

Unioni civili e libero amore, sabato 10 tutti in piazza Farnese


• da L'Unità on line del 9 marzo 2007


«Diamo la sveglia alla classe politica». È questo lo slogan di fondo, il titolo - si può dire - della manifestazione per i diritti dei conviventi e le unioni civili, sia etero che omosessuali, che si svolgerà sabato 10 marzo a Roma. Una manifestazione che ha per oggetto l'amore è uno strano evento. Sì, l'amore, dicono gli organizzatori, «in questo paese così bello e così poco libero».

Si annuncia senz'altro come una manifestazione festosa, con il patrocinio dell'assessorato alle Pari opportunità del Comune di Roma di Mariella Gramaglia - uno degli ultimi atti prima della partenza per l'India - e un palco di ospiti che si annuncia ricco come un anticipo del Primo maggio: da Serena Dandini e Dario Vergassola, a Dario Fo e Franca Rame, oltre a politici come i sottosegretari Luigi Manconi e Maria Chiara Acciarini, il vicepresidente della Camera, Carlo Leoni - ds seconda mozione - e il suo omologo al Senato Gavino Angius - sempre ds ma terza mozione - , il ministro verde Alfonso Pecoraro Scanio. E poi a sera, un concertino con bei nomi come Eugenio Finardi e Simone Cristicchi, appena uscito vincitore del Festival di Sanremo con la "canzone dei matti". Ma anche i Cisco e Massimo Bubola e altre band.

E anche nel parterre si annunciano personalità del mondo dello spettacolo e della cultura, almeno a vedere l'appello, sottoscritto da centinaia di associazioni, circoli Arci, comitati studenteschi e blog da tutta Italia, ma anche da singoli, registi come Marco Bellocchio e Pappi Corsicato, attori come Lella Costa, produttori come Andrea Occhipinti, editori come Luca Formenton, sindacalisti come Gianni Rinaldini della Fiom e ancora professori universitari, la vicepresidente dell'Europarlamento Luisa Morgantini, assessori di molte città, insegnanti, giornalisti. C'è persino un «lobbista a Bruxelles». E colpisce che in questo panorama pro-Pacs si vedono per la prima volta di nuovo insieme i radicali - al gran completo - e la cosiddetta "sinistra radicale" compresi "dissidenti" del Senato sull'Afghanistan come il verde Bulgarelli, gli anti-Tav con in testa il presidente della comunità montana della Val di Susa Ferrentino e i riformisti. Ci saranno persino due dirigenti di Forza Italia: Benedetto Della Vedova e il liberal Marco Taradash.

L'ultima volta che si è vista una simile compagine era probabilmente per i referendum sul divorzio e sull'aborto. E infatti si torna a parlare di diritti civili. L'appello si rifà questa volta all'articolo 3 della Costituzione che riconosce pari dignità a tutti i cittadini, al di là di differenze di reddito, propensioni sessuali e politiche. E anche al fondamentale principio -o "diritto naturale", dal tempo dei Lumi - al pluralismo, una «ricchezza» che passa anche per «la valorizzazione dei diritti della persona».

Gli organizzatori, la manifestazione parte da Arcigay e Arcilesbica e dal parlamentare dell'Ulivo Franco Grillini, hanno attivato anche un sito, dove ci sono informazioni per carovane e altri mezzi di trasporto per raggiungere il concentramento - alle 15 nella bellissima ma un po' piccola piazza Farnese, sede tra l'altro dell'ambasciata di Francia - e le adesioni. Ma anche chi non potrà spostarsi potrà partecipare virtualmente: ci sarà infatti anche una manifestazione sonora in tutta Italia: dalle 17 e 59 alle 18,01 tutti coloro che vorranno partecipare potranno trovare un loro modo di far rumore. Un trillo di telefono, un paio di coperchi sbattuti fuori dalla finestra, un bip bip di qualche genere. Per dare la "sveglia", appunto, a chi non vuole i Dico, i Pacs e pensa che in Italia le famiglie di fatto non abbiano diritto ad alcun riconoscimento. Si potrà partecipare anche accendendo le casse del computer e collegandosi all'Unità online.

Anonimo ha detto...

Corteo pro Dico o Family day? Sircana: decidano i ministri Cattolici in piazza, Cei a favore


• da Corriere della Sera del 9 marzo 2007, pag. 6


di Gianna Fregonara

«Non sono manife­stazioni contro il governo e dun­que resta affidato alla sensibili­tà di ciascun ministro decidere se andare in piazza». Così Silvio Sircana, portavoce unico del go­verno Prodi, spiega la linea uffi­ciale dell'esecutivo per la ker­messe di domani in difesa dei di­ritti civili organizzata dalle asso­ciazioni gay e per quella in dife­sa della famiglia, che le associazioni cattoliche vogliono organizzare a fine mese. Nessun invi­to esplicito del premier a stare a casa, come in­vece avvenne a Vicenza, quando Prodi inti­mò a ministri e sottosegretari di astenersi dal­la piazza? Così il gover­no sarà presente sia nel­la manifestazione «Di­ritti ora!» di domani e al Family day, alla gior­nata pro-Dico e a quel­la anti-Dico. «Ufficialmente le due manifestazioni non sono an-ti-governative, sono a sostegno di un provvedimento del gover­no e delle politiche per la fami­glia», argomenta Sircana. E poi dovesse spuntare un cartello contro Prodi? «Non cambia nulla».



IN PIAZZA— E così hanno annun­ciato che si faranno vedere do­mani a piazza Farnese a Roma Paolo Ferrero, ministro della So­lidarietà sociale, e Alfonso Peco­raro Scanio, leader dei Verdi oltre che ministro dell'Ambiente, che interverrà al dibattito finale e che spiega: «Sarà un'iniziativa a sostegno di un testo del gover­no. Non è una manifestazione di protesta. Ci auguriamo che an­che il "Family day" diventi una manifestazione a sostegno delle politiche per la famiglia del go­verno». A suo modo parteciperà anche la ministra delle Pari op­portunità Barbara Pollastrini, che sarà in collegamento con la piazza da Milano. Mentre gli al­tri ministri diessini hanno scelto di non sfilare. Al Family day invece aderiscono — così hanno an­nunciato — il ministro Giusep­pe Fioroni e il Guardasigilli Cle­mente Mastella. Ieri il forum del­le associazioni cattoliche ha rin­viato la decisione sulla convoca­zione della manifestazione: pri­ma — hanno deciso ieri i responsabili delle associazioni — ci sa­rà un documento d'intenti, ma il Family day resta tra le «iniziati­ve possibili». E i vescovi la «inco­raggiano», ha spiegato ieri il se­gretario della Cei Giuseppe Betori : «Se i cattolici italiani pensa­no di poter dire ad alta voce qual è la loro visione della fami­glia e ciò che a loro giudizio può offuscare tale visione, mi sembra dovuto da parte loro e inco­raggiato da parte nostra».



SCONTRO — La partecipazione dei ministri ha già creato qual­che tensione nel governo. È sta­to Clemente Mastella, a tenere alta la polemica: «Poiché vedo che i ministri del mio governo parteciperanno alla manifesta­zione di sabato — dice il Guarda­sigilli — mi sembra scontato che io partecipi a quella a sostegno delle politiche per la famiglia. Prima ero perplesso per una questione di correttezza istituziona­le, ma vedo che altri vanno. Non vedo perché io non dovrei... È una sfida e alla fine vedremo chi la vincerà». Oltre ai ministri do­mani in piazza ci saranno anche sottosegretari come Paolo Cen­to e Luigi Manconi, leader di par­tito come Enrico Boselli, Marco Pannella e Oliviero Diliberto, de­putati e senatori: «Sono più di cento le sottoscrizioni ad un ap­pello rivolto ai deputati per l'adesione alla manifestazione», annuncia Franco Grillini presi­dente onorario dell'Arcigay.



POLITICI — Hanno aderito tra gli altri l'intero gruppo del re, Ver­di, Pdci, Rosa nel pugno. Ci sa­ranno anche molti parlamentari diessini: sono annunciati Mari­na Sereni, Gavino Angius, Olga D'Antona, Luciano Violante e Carlo Leoni. Il sindaco di Roma Walter Veltroni ha dato il patrocinio del Comune ma non ci sarà il segretario della Quercia Piero Fassino, impegnato nei congressi del partito. Dalla Margherita è arrivata l'adesione di Natale D'Amico e di Pina Picierno, lea­der dei giovani. Sarà presente in piazza anche qualche rappresen­tante dell'opposizione. E c'è chi ha scelto come Giorgio La Malfa di scrivere agli organizzatori per annunciare che, pur non parteci­pando, voterà comunque i Dico.


da Radicali.it

Anonimo ha detto...

Dico, scontro sulle adesioni


• da La Repubblica del 9 marzo 2007, pag. 10


di g.c.

Se i «miei colleghi» van­no in piazza con l'Arcigay, allora «io partecipo al Family day». Il guardasigilli Clemente Mastella attacca i ministri Paolo Ferrerò, Alfonso Pecoraro Scanio, Barbara Pollastrini che domani saranno quasi certamente alla manifesta­zione organizzata dai movi­menti omosessuali in piaz­za Farnese per una legge sul­le unioni civili e per «Diritti ora». Diviso il governo, divi­sa l'Unione tra chi sceglie di andare nella piazza laica e gay e chi annuncia di sfilare al corteo dei cattolici, sem­pre che si faccia.



I leader dell'Udeur pole­micamente dichiara che «per correttezza istituzio­nale non voleva partecipare a manifestazioni di piazza, ma vi­sto che gli altri vanno non vedo perché io no». Aunasfida, aggiun­ge, «si risponde con un'altra sfida che non sarà all'Ok Corral, ma chi la dura la vince». La battaglia sui Dico, la legge del governo sulle unioni civili, si sposta dal Parla­mento alle piazze, ma Mastella resta convinto che in Senato non ci siano i numeri per fare passare nessuna legge sulle coppie di fat­to. Mentre Pecoraro spiega che in piazza domani non si va contro il governo che ha approvato il dise­gno di legge sui Diritti dei convi­venti.



Piazza Farnese sarà affollatissima di politici. Alessandro Zan, coordinatore dell'happening, li elenca e racconta che non sanno come farceli stare tutti sul palco:Pannella, Angius, Borselli, Bernardini, Sereni, lo stato maggiore di Rifondazione con il segretario Franco Giordano in testa e il Pdci con Oliviero Diliberto. Franco Grillini, ds, conteggia: «Con noi ci sono almeno cento deputati». Con tre ministri (anche se la Pol­lastrini potrebbe essere solo in collegamento tv da Milano), un viceministro (Ugo Intini), due sottosegretari (Maria Grazia Ac­ciarini, Luigi Manconi). L'appun­tamento è alle 15,30: un'ora di musica, poi spettacolo e talk-show. Alle 18 in punto un trillo si leverà dalla piazza per dare «la sveglia, è l'ora dei diritti». A gesti­re dal palco la manifestazione Cecchi Paone e Diaco, tra i quali resta la tensione dopo il battibec­co in conferenza stampa, dove il primo ha parlato di una grande festa di liberazione da Ruini mentre il secondo, pur condividendo i Di­co, ha detto di non volere un sit-in contro la Chiesa. I giovani del Prc hanno pronti i manifesti per do­mani: «Gloria in excelsis Deo et in terra Pacs». A dividere il governo c'è anche il ddl. Cesare Salvi, presidente della commissione Giustizia, vuole cestinare i Dico perché giu­dica il testo pasticciato giuridica­mente e non applicabile, e chiede una nuova formulazione in Parla­mento. E oggi su Europa, il quoti­diano della Margherita (che lo aveva attaccato), risponde al mi­nistro Rosy Bindi "madre" del ddl del governo con la Pollastrini, ri­badendo che con la la bocciatura dei Dico non c'entra la sua perso­nale contrarietà al Partito demo­cratico, contano bensì i "limiti" della legge da superare. E il mini­stero delle Pari opportunità ribat­te alla critiche individuando un­dici errori nella relazione di Salvi. Il giurista Stefano Ceccanti demo­lisce a una a una le contestazione e interviene a sua volta su Europa: «II dissenso di Salvi è politico, prescinde dal dato tecnico».,Anna Finocchiaro, capogruppo dell'Uli­vo al Senato, invita ad un esame sereno: «Se ci sono handicap nei Dico, lavoriamo insieme per su­perarli», invece di continuare in questa «rincorsa alla commentistica da parte dei politici».


da Radicali.it 9 marzo 2007

Anonimo ha detto...

Certo, manifestare è un diritto ma i ministri non partecipino


• da Il Riformista del 9 marzo 2007, pag. 2


di Franca Chiaromonte

E’ inutile girarci intorno: alcuni accenti anticlericali domani a piazza Farne­se potrebbero esserci. Non foss'altro perché a cinquanta metri di distanza c'è la statua di Giordano Bruno. Ma la sveglia al governo non verrà dalla manifestazione del 10 marzo, né tantomeno da Camillo Rumi, che se n'è pure andato... La "sve­glia", come si dice a Roma, l'esecutivo l'ha già presa nelle settimane scorse. E noi riformisti, non possiamo che augurarci che si tratti di una sveglia salutare: che scuota il Parlamento perché - è bene ri­cordarlo - i Dico sono già in Parlamento.



Le unioni di fatto, i Dico, sono il frutto di una mediazio­ne: di un ottimo lavoro svolto da Rosi Bindi e Barbara Pollastrini. Due donne diverse, ma due donne. E solo due donne (e bene ha fatto Romano Pro­di a sottolinearlo) potevano partorire una mediazione alta. Perché il ddl sui Dico è una mediazione alta: basterebbe questo per di­re che si tratta di una buona legge. Ma tor­nando a domani, mi piace ribadire che ma­nifestare è un diritto di tutti. E sottolineo: di tutti. Perciò fanno bene coloro che an­dranno domani a piazza Farnese per chie­dere maggiori diritti e maggiori libertà per le coppie di fatto. E io, per la mia storia e per le mie idee politiche, non posso che es­sere d'accordo per un allargamento dei di­ritti che, come nel caso dei Dico, difende­rebbero tante coppie deboli e che si fonda­no sull'affetto. Ma sarà altrettanto un dirit­to manifestare il 25 marzo, nella cosiddetta manifestazione pro-famiglia. Anche se non mi piace chiamare quella di domani la manifestazione dei gay e quella del 25 la manifestazione dei cattolici. Mi ribello alle strumentalizzazioni e alle catalogazioni giornalisti-che, anche se ne comprendo i meccanismi. Le manifestazioni possono essere come i referen­dum: troppo tranchant; tutto troppo tagliato con l'accetta. Mi ribello contro chi pensa che chi è gay e manifesterà domani a piazza Farnese lo farà per distruggere la famiglia e che chi scenderà in piazza il 25 è cattolico, conservatore e omofobo. Quindi libertà di manifestare, ma anche attenzio­ne ai ruoli che ognuno di noi ha: è giusto che Giovanna Melandri abbia ricordato il proprio ruolo di ministra della mediazione e non della divisione e che Anna Finocchiaro abbia ribadito che nella sua posi­zione si farà garante anche di chi ha posi­zioni diverse dalle sue. Per questo uso queste colonne per lanciare la proposta prodiana di Vicenza: nessun membro del­l'esecutivo alle due manifestazioni.



Non sarà certo l'approvazione dei Dico che distruggerà la famiglia. I matrimoni so­no in crisi da tempo: nel 2005 ne sono stati celebrati circa 250mila, mentre nel 1972 furono 419mila. Circa 80ila sono le separazioni in un anno e 45mila i divorzi. Tra l'al­tro con un dato su cui riflettere: l'80% delle separazioni sono chieste dalle donne, ma la cifra si rovescia quando si tratta di chiedere il divorzio: allora sono gli uomini che spingono per l'at­to finale. Due le spiegazioni: una, più fem­minista - è quella di Letizia Paolozzi nel si­to www.donnealtri.it - che vuole che la don­na, dopo aver chiuso un matrimonio non ne voglia un altro, quindi a differenza degli uomini non chiede il divorzio perché non sen­te la necessità di (bruttissima parola) "rifar­si una vita"; l'altra, più maschilista, ma non per questo meno realista, è che le donne do­po una certa età trovano meno uomini di­sposti a stare con loro, invece per gli uomini 40enni ci sono tante fanciulle in fiore...



Da qui il paradosso per cui, da una parte la coppia eterosessuale non cerca più il ma­trimonio che - come detto - è drasticamente diminuito, e che spesso finisce presto, e dal­l'altra la coppia omosessuale che cerca la le­gittimazione nelle unioni di fatto o nei matri­moni. Così come accadde per il femminismo che considerava che i diritti erano sempre commisurati al maschio - come ben videro le femministe della Libreria delle Donne di Mi­lano quando nel 1987 scrivendo il libro (trat­to da una citazione di Simone Weil), non per caso, intitolato Non credere di avere dei diritti - e che quindi passando attraverso il Parla­mento e le leggi non si sarebbe risolto il problema femminile -perché i diritti che le donne po­trebbero o avrebbero potuto conquistare sono sempre diritti al maschile - analogamente oggi i diritti che gli omosessuali po­trebbero conquistare, sarebbero sempre diritti commisurati alla famiglia eterosessuale. E allora perché non provare a costruire, magari con l'appoggio delle associazioni omosessuali, patti, accordi, fuori dalle aule parlamentari? Propongo questo percorso conscia del lavoro che ci accingiamo a fare in Parlamento. Percorso che eviterebbe guerre ideologiche fatte da un centrodestra che pen­sa che i Dico siano la rottura della famiglia e di un centrosinistra composito dove c'è chi spinge il pedale e chi frena. D'altronde la me­diazione fa parte della mia storia politica, altrimenti non sarei dentro il Parlamento.

da
http://www.radicali.it/view.php?id=89102

Anonimo ha detto...

C’è una persecuzione contro gli omosessuali


• da Liberazione del 9 marzo 2007, pag. 1


di Piero Sansonetti

E’ in atto, in Italia, una vera e propria persecuzione contro gli omosessuali. E’ guidata in modo preordinato e rigoroso da una élite politica, la quale lavora agli ordini della Chiesa cattolica. Ed è tollerata, colpevolmente, da una parte larghissima del mondo politico, anche laico. E’ inutile negare l’evidenza: la Chiesa ha deciso che sarebbe insopportabile qualunque attenuazione delle attuali discriminazioni contro gay, lesbiche, trans, e per evitare questo rischio ha lanciato una crociata, che è basata su nessun principio ma semplicemente sulla arroganza del potere. Non esiste nessun principio - compatibile con la civiltà umana, col cristianesimo e col nostro patrimonio culturale - che stabilisca l’esistenza di una categoria di persone (quelle che amano individui del proprio stesso sesso) meritevoli di godere di meno diritti rispetto ai loro simili. Questo principio - assolutamente razzista - è stato cancellato dalla dichiarazione dei diritti universali dell’uomo del 10 dicembre 1948. L’ultima volta che uno Stato proclamò un principio simile (il Sudafrica dell’apartheid) subì il boicottaggio dell’occidente.
Eppure mi è capitato recentemente di trovarmi a partecipare ad una trasmissione televisiva con altri cinque ospiti e un conduttore. Alcuni di questi ospiti erano veementemente reazionari, ma la maggioranza no. Erano laici, saggi, moderni. Qualcuno anche di sinistra. Però mi sono trovato assolutamente solo a difendere i “Di.co”, cioè un insieme di norme - un abbozzo di legge - che comunque solo in piccola parte migliorerebbe i diritti degli omosessuali, e che però è considerata dall’establishment troppo pericolosa, perché minaccia lo status quo e mette in forse la dittatura della famiglia cattolica e del Vaticano. Nessuno degli altri ospiti ha mostrato di volersi far coinvolgere in una battaglia così scivolosa come la difesa dei diritti di gay, lesbiche, trans. Qualcuno mi ha anche fatto notare che un sondaggio recente sostiene che gli italiani considerano i “Di.Co”, e le questioni che riguardano gli omosessuali, un problema molto piccolo, per niente urgente. Ho fatto presente che se Lindon Johnson (presidente americano nel 1965, per altro abbastanza conservatore e su molte cose decisamente reazionario) avesse dato retta ai sondaggi, mai e poi mai avrebbe firmato il “bill right”, cioè la legge che riconosceva i diritti umani, civili e politici della minoranza afroamericana. L’80 per cento degli americani non considerava affatto un’urgenza i problemi dei neri. Johnson però non diede retta ai sondaggi (forse perché allora erano pochi) ma si fece condizionare dalla marcia gigantesca che Martin Luther King guidò per le vie dell’Alabama (e della quale si è molto parlato in questi giorni perché Hillary Clinton e Barrak Obama sono andati a celebrarne l’anniversario). I miei interlocutori hanno considerato delirante questo paragone. Mi hanno spiegato che la politica si fa col realismo e con le urgenze. E che il problema dell’eccentricità sessuale di coloro che amano persone del loro stesso sesso non può essere considerato urgente. Urgente è la legge elettorale. Urgenti sono le norme che regolano i rapporti tra giudici e ceto politico.
Vi prego, amici e compagni lettori, chiunque di voi sia in grado di venire domani alla manifestazione, venga. E’ importantissimo non rassegnarsi. E’ in gioco una secca alternativa: lo sviluppo della civiltà o la capricciosa dittatura di un gruppo di vescovi cinici e prepotenti.

da
http://www.radicali.it/view.php?id=89097

Anonimo ha detto...

COMUNICATO STAMPA

Firenze, 9 marzo 2007



“ANNO ZERO”, RAI 2: MASTELLA LASCIA LO STUDIO. ARCIGAY FIRENZE: “ERA IN VISIBILE DIFFICOLTà”



Alla puntata di giovedì sera ospiti anche il segretario di Arcigay Firenze Matteo Pegoraro con il compagno, il presidente de “Il Giglio Rosa” Francesco Piomboni



E’ stata una serata quasi al cardiopalma quella di ieri sera su Rai 2, nel corso del programma condotto da Michele Santoro “Anno Zero” in diretta alle 21,00. Ospite d’eccezione della trasmissione il Ministro della Giustizia Clemente Mastella, che si è dovuto confrontare in un duro dibattito con gli altri ospiti presenti in studio, tra cui il ventunenne segretario di Arcigay Firenze Matteo Pegoraro, invitato in trasmissione a seguito della stesura di un appello per i pari diritti alle coppie omosessuali, che in pochi giorni ha fatto il giro d’Italia e ha ricevuto una risposta ufficiale dal Presidente della Camera dei Deputati, Fausto Bertinotti.

Pegoraro, in studio con il compagno Francesco Piomboni, presidente del Comitato Provinciale Arcigay di Firenze, ha posto domande al Ministro sul significato della famiglia e del matrimonio civile, mettendo in visibile difficoltà l’interlocutore, che ha definito le domande postegli come delle “insinuazioni faziose e saccenti”, senza fornire una reale risposta ai quesiti.

Michele Santoro, a quel punto, ha attaccato il Ministro Mastella, lamentandosi sul fatto che un politico italiano dovrebbe rispondere ai quesiti di un giovane, del tutto legittimi, senza ipocrisie. Pegoraro è poi passato alla lettura dei primi due articoli della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani del 1948, chiedendo che lo Stato italiano applichi al più presto i due punti che stanno alla base della nostra società civile. Lanciata la pubblicità, la parola è passata al vignettista Vauro, che alla battuta altamente provocatorio “mi avevano detto che era un programma di comunisti, e invece ho scoperto stasera che è un programma di froci comunisti” ha scatenato la reazione di Mastella che, salutato il conduttore, ha lasciato lo studio.

“E’ stata una serata interessante” ha affermato il presidente di Arcigay Firenze Piomboni “anche se non abbiamo condiviso molto le immagini del Pride mandate in onda nel servizio nel corso della serata; sono state rappresentative di una sola parte della nostra comunità, e per altro hanno dato l’idea che partecipino pochissime donne a manifestazioni del genere, diversamente da quanto avviene nella realtà (come ha confermato un’ospite lesbica in studio). Inoltre” hanno precisato Piomboni e Pegoraro “ciò che è mancato è la quotidianità di noi gay: quella di una coppia che lotta quotidianamente con sottili discriminazioni e soprattutto con i problemi giornalieri della vita, dall’arrivare a fine mese all’affrontare giornate di lavoro impegnative, al portare avanti un rapporto d’amore spesso reso non facile dalle situazioni di ogni giorno.”

Francesco Piomboni ha infine chiarito che il Pride è per certi versi una trasgressione fine a se stessa, un gioco di colori e ostentazioni che si celebra in una festa, ma che bisogna distinguere tutto ciò dalla reale vita di una persona omosessuale, bisessuale o transgender. Lo spirito del Pride è infatti ben diverso da manifestazioni come quella di domani, 10 marzo, in Piazza Farnese, “DIRITTI ORA!”: un sit in che inizierà alle 15,30 per affermare con determinazione la necessità impellente di una legge seria sulle unioni civili, che garantisca e tuteli davvero i diritti individuali e di coppia delle persone stabilmente conviventi.



Matteo Pegoraro

Segreteria, Ufficio Stampa e Cerimoniale Relazioni con l’Esterno Arcigay Firenze

Tel: 340 8135204 – ufficiostampa@arcigayfirenze.it.