NOTIZIARIO GAYA CsF
12 FEBBRAIO 2007
Per chi è innamorato e per chi non lo è ancora o non lo è più, per tutti quelli che sono ancora incazzati con il partner precedente, che sono alla ricerca della persona della loro vita e anche per tutti coloro che se ne fregano come me…. Buon S. Valentino a tutti.
Carla Liberatore Gaya CsF.
IN ITALIA E’ BOOM DELLE CONVIVENZE, MA RUINI SCOMUNICA I “DI.CO”
L'Istat: nel nostro Paese ci sono mezzo milione di conviventi, matrimoni ai livelli più bassi dal 1972. Ci si sposa oltre i 30 anni e sempre di meno. E intanto la Chiesa si mobilita contro i Dico. Il Papa: no alla distruzione della famiglia grazie alle leggi statali. E il cardinale Ruini annuncia un documento vincolante per i cattolici.
............e appresso nei *commenti* le reazioni
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NOTIZIARIO GAYA CsF
12 FEBBRAIO 2007
Per chi è innamorato e per chi non lo è ancora o non lo è più, per tutti quelli che sono ancora incazzati con il partner precedente, che sono alla ricerca della persona della loro vita e anche per tutti coloro che se ne fregano come me…. Buon S. Valentino a tutti.
Carla Liberatore Gaya CsF.
IN ITALIA E’ BOOM DELLE CONVIVENZE, MA RUINI SCOMUNICA I “DI.CO”
Italia, è boom di convivenze. Ma la Chiesa scomunica i Dico
L'Istat: nel nostro Paese ci sono mezzo milione di conviventi, matrimoni ai livelli più bassi dal 1972. Ci si sposa oltre i 30 anni e sempre di meno. E intanto la Chiesa si mobilita contro i Dico. Il Papa: no alla distruzione della famiglia grazie alle leggi statali. E il cardinale Ruini annuncia un documento vincolante per i cattolici.
COMUNICATO STAMPA
Bologna, 9 febbraio 2007
DICO: ARCIGAY, LE COPPIE FONDATE SULL’AFFETTO RIMANGANO AL CENTRO DELLA LEGGE . MIGLIORARE LA PDL IN DIECI MOSSE
“Verrebbe proprio da dire: che te lo ‘dico’ a fare? Dico o Pacs, scopo della legge deve rimanere quello di riconoscere diritti e doveri delle coppie legate da vincoli affettivi. Includere rapporti di altra natura, come quelli tra fratelli, è solo un tentativo di introdurre incongruità nel testo della legge al fine di snaturarla, e imporre ulteriori limitazioni ai diritti previsti”. Questo il segnale d’allarme lanciato dal presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, che, all’indomani del varo dei Dico da parte del governo, propone dieci punti per migliorare il provvedimento. “Alcuni aspetti del ddl sono vessatori – spiega Lo Giudice -. Altri sono solo il tentativo del Vaticano, rappresentato da Rutelli, di snaturare la legge e di limitare i diritti previsti. “Solo per fare un esempio i nove anni di attesa per il diritto all’eredità sono davvero troppi. E che succede se una macchina mi mette sotto prima? “Altro problema spinoso è il partner extracomunitario. Se ci si registra all’anagrafe, ha diritto al permesso di soggiorno. Ma come fa a registrarsi se il permesso di soggiorno non ce l’ha ancora? Una coppia eterosessuale potrebbe sposarsi. Una coppia gay, rischia la separazione forzata. “Va inoltre prevista la possibilità per i conviventi di recedere dal rapporto, senza dover per forza cambiare subito di casa. Un rapporto affettivo può finire anche se, magari per necessità temporanea, si continua a vivere sotto lo stesso tetto. Altrimenti viene contraddetta la volontarietà del rapporto”. Di seguito i dieci miglioramenti che Arcigay propone al pdl Dico: “CHE TE LO DICO A FARE”1. Dichiarazione - La dichiarazione deve essere resa insieme: quella di avvisare il partner tramite raccomandata è una disposizione ridicola e rischia di aprire il varco a false convivenze. Non ha senso estendere le convivenze dichiarate a fratelli e sorelle. 2. Convivenza – è la condizione della dichiarazione, ma deve essere resa possibile: va prevista la possibilità di regolarizzare il partner straniero privo di permesso e che ci siano punteggi nelle graduatorie lavorative per il ricongiungimento al partner con cui si vuole andare a convivere. Inoltre impedire che si possa dichiarare una convivenza con l’amministratore di sostegno è in contrasto con la legge che prevede che sia proprio il coniuge o il convivente ad assumere questo ruolo. 3. Possibilità di recesso – Deve essere inserita. Nell’attuale proposta non è prevista, in contrasto con la volontarietà della dichiarazione iniziale. 4. Parte patrimoniale – deve essere possibile scegliere la comunione dei beni e opporla a terzi. 5. Accesso alle strutture sanitarie – il diritto deve essere garantito e non lasciato alla buona volontà dei singoli ospedali. 6. Successione ereditaria - I nove anni di attesa sono eccessivi. E se uno muore prima che succede? Va inoltre parificata la tassa di successione a quella prevista per i familiari. 7. Successione nel contratto di locazione - deve poter essere immediata, come già stabilito dalla Corte costituzionale, e non legata ai tre anni di convivenza. 8. Reversibilità della pensione – viene rimandata alla successiva riforma, ma vanno almeno esplicitati in modo chiaro i principi e definiti tempi congrui e non eccessivi. In particolare va riconosciuto il periodo di convivenza pregressa. 9. Impresa familiare – viene riconosciuta al partner la partecipazione agli utili, ma non ai miglioramenti dell’impresa e non si tiene conto del lavoro casalingo. 10. Graduatorie lavorative – va definito in modo vincolante il diritto ad un punteggio e vanno abbassati i tre anni previsti, che penalizzano le coppie giovani. Ufficio stampa Arcigay
COMUNICATO STAMPA
JONATHAN DIRITTI IN MOVIMENTO
Il Governo ha affrontato i PACS.
Sotto le bordate della Chiesa, gli attacchi dei difensori della famiglia alla Casini (divorziati ma, a detta loro, proprio per questo consci del senso della vera unione matrimoniale), i veti delle guardie svizzere del programma (ci è toccato anche questo. Così si sono definiti i teodem della Margherita), le ministre alla famiglia e alle pari opportunità hanno trovato il compromesso. Se è vero che l’Unione ha fatto un passo (ma lo doveva fare, era scritto nel programma), è altrettanto vero che la soluzione è al massimo ribasso. Dunque, forse, è un passo indietro. I DICO non ci appartengono. Ci sono estranei, ma lo sono perché ancora ci estraniano dalla società.
L’incipit del decreto sembra fatto per nascondere, o quantomeno per spingerci a nasconderci: l’articolo 1 (ma chi l’ha scritto … il dottor Azzeccagarbugli?) si arruffa al comma 3 in una specifica sulla lettera raccomandata che, per avviare l’agognata convivenza, uno/una degli aspiranti potrebbe inviare all’altro/a in sostituzione della firma congiunta all’anagrafe (la «dichiarazione contestuale»). All’articolo 4, sull’assistenza in caso di malattia, anziché affermare un semplice principio, cioè il diritto di un partner a prestare cura all’altro in caso di ricovero, si rimanda alla disciplina stabilita dalle singole strutture ospedaliere. All’articolo 5, se il partner muore o è incapace, l’altro può assumere decisioni se vi è stato un atto scritto (specifico, dunque aggiuntivo rispetto alla formalizzazione della convivenza). All’articolo 7, Regioni e Province autonome «tengono conto» della convivenza ai fini dell’assegnazione degli alloggi pubblici. Non c’era una definizione più assertiva?
All’articolo 8 si specifica che, in caso di morte, il trasferimento del contratto di locazione al partner può avvenire se vi sono stati tre anni di convivenza. E se la tragica fine della convivenza si verificasse il giorno prima del terzo anniversario?
All’articolo 9 il triennio vale anche per le agevolazioni e la tutela in campo lavorativo. All’articolo 10 si rimanda, sulle pensioni, al riordino generale della materia. Ma si ribadiscono i criteri del bollino annuale. All’articolo 11 i tre anni diventano nove sui diritti di successione. Se prima vi era una discriminazione piena, oggi ce n’è una a metà. Ci chiediamo però se una mezza discriminazione non valga, per chi la subisce, come una discriminazione intera. Nell’Italia dove il privato torna ad essere pubblico se è Veronica a scrivere a Silvio, le persone omosessuali non esistono nel Giorno della memoria. L’Abruzzo ha uno statuto che «promuove e garantisce la cultura, il rispetto ed il riconoscimento dei diritti degli animali», ma che laddove «riconosce il valore fondamentale della famiglia come luogo di promozione sociale di sviluppo e tutela della persona» non «promuove il riconoscimento delle altre forme di stabile convivenza affettiva» (questo emendamento è stato infatti bocciato). A Pescara, è accaduto davvero e lo riportò Il Centro il 29 giugno 2006, il sindaco salta un dibattito sui diritti degli omosessuali alla festa della CGIL perché preso da orrore e foga civica nell’incocciarsi strada facendo nell’immondizia fuori da un cassonetto (sindaco, a Pescara non è certo una rarità …). Ci aspettavamo di entrare in Europa. Entriamo invece nel Partito democratico: molti hanno gioiosamente affermato che il compromesso dei DICO è la prima vera prova di capacità di sintesi del costituendo PD. Sulla nostra pelle…
Jonathan - Diritti in movimento
Associazione glbt
Via Palermo, 41 - 65122 Pescara
347 6163260 - info@alinvolo.org
www.alinvolo.org
COMUNICATO STAMPA RADICALI ITALIANI
DICHIARAZIONE DI RITA BERNARDINI
Il DDL del Governo sulle unioni civili non soddisfa Radicali Italiani. Si è tenuto conto prima del potere clericale vaticano e poi delle esigenze dei componenti le unioni di fatto. Non avendo senatori, a causa dell’illegalità del nostro paese, chiederemo subito un incontro con il senatore Cesare Salvi, relatore dei provvedimenti sulle unioni civili, incluso quello del Governo.
Dichiarazione di Rita Bernardini, Segretaria di Radicali Italiani: "Il provvedimento del Governo sulle Unioni civili non soddisfa Radicali Italiani. Il testo, frutto di vari livelli di compromesso, ha dato priorità alle esigenze del potere politico-clericale-vaticano e poi alle persone componenti le unioni di fatto. Come giustamente detto da Emma Bonino, che ha espresso anche lei le sue riserve sul testo, questo non è il Governo Zapatero che con una semplice legge ha risolto il problema delle discriminazioni verso le persone omosessuali. I radicali, da sempre impegnati per la difesa della dignità e dei diritti delle persone gay, si batteranno in Parlamento per migliorare questo provvedimento governativo che andrà per il suo esame al Senato. Non avendo propri Senatori, a causa dell'illegalità istituzionale di questo paese – ricordiamo che su questa vicenda è in corso l'iniziativa nonviolenta di Daniele Capezzone, giunto oggi al 14° giorno di sciopero della fame - chiederemo subito un incontro con il Senatore Cesare Salvi, relatore in Commissione Giustizia dei Disegni di Legge sulle Unioni civili finora presentati, incluso quello del Governo, per chiedergli di tenere conto delle nostre posizioni e proposte migliorative". RADICALI ITALIANI
COMUNICATO STAMPA “VEDOVENERE”
In seguito alle ultime discussioni parlamentari che fann o riferimento alla legittimazione delle coppie di fatto, in seguito ai continui minuetti della politica italiana in cui le promesse servono solo per vincere le elezioni (e a stento aggiungiamo ndr), in seguito a dichiarazioni sempre più discriminanti e considerazioni al limite dell’omofobia, il sito delle Vedove Nere promuove la diffusione della seguente “lettera aperta”, con gentile preghiera di sottoscrizione e diffusione da parte di coloro che condividano quanto scritto.
Egregi signori, chi scrive è un gruppo di: persone; donne; cittadine italiane; adulte; professioniste, che lavorano e pagano le tasse. Queste caratteristiche indicano una larghissima parte di popolazione italiana, se non fosse che tutte noi conviviamo oppure abbiamo/abbiamo avuto/avremo una relazione affettiva stabile con una persona del nostro stesso sesso. Quest’ultimo aspetto in sè dovrebbe essere ininfluente, come sostiene la Costituzione, eppure ci vengono negati diritti elementari della società civile, ci vengono preclusi i privilegi a cui le coppie sposate accedono automaticamente. Scontati, invece, tutti i doveri che le nostre relazioni comportano. Nessuno ci impedisce di prestare cure e assistenza alle nostre compagne finché siamo in privato, ma non ci è consentito di prestare per loro il consenso informato o autorizzare l’espianto degli organi, figurarsi detrarre fiscalmente le loro cure. Nessuno ci impedisce di mantenere le nostre compagne agli studi ma ci viene negata la possibilità di detrarne i costi dalle tasse. Nessuno ci impedisce di pensare al futuro delle nostre compagne quando non ci saremo più, ma se l’unica cosa che possiamo garantire è la nostra pensione allora si tratta di pensieri inutili. Nessuno ci impedisce di vivere insieme, dividere le spese e aumentare il reddito disponibile per far marciare l’economia ma se volessimo una casa popolare non entreremmo neppure in graduatoria. Esempi banali ma concreti: a fronte dei doveri che volentieri assolviamo, lo Stato ci nega diritti e privilegi che ad altri concede. E’ discriminazione. Per questo chiediamo che, finché questo Stato non riconoscerà pari dignità alle nostre unioni, ci vengano ridotte le tasse che paghiamo anche per garantire ad altri di usufruire di diritti e privilegi a noi negati. Sentiamo dire che il riconoscimento dei nostri diritti di fronte allo stato significherebbe minare le basi della società civile e della famiglia. Con tutta la buona volontà, non riusciamo a capire come e perché questo dovrebbe accadere, visto che nessuna di noi, credeteci, proprio nessuna, deciderà di diventare eterosessuale o sposare un qualunque uomo anche qualora non vedessimo riconosciuti i diritti del matrimonio. Nessuna di noi. Noi vogliamo poter accedere a quell'istituto di diritto civile sancito dall'articolo 29 della Costituzione, articolo che parla esplicitamente di “coniugi” senza specificarne sesso, razza, credo religioso o caratteristiche altre. Coniugi; persone. Come noi. Come voi?
Firmato: Vedovere.com
COMUNICATO STAMPA RNP
Pacs: il Papa viola costantemente il Concordato tra Italia e Vaticano. Lo ha fatto anche oggi. A quando l'abrogazione di questo privilegio?
Roma, 9 febbraio 2007
• Dichiarazione di Rita Bernardini, segretaria di radicali italiani e Sergio Rovasio, segr. generale gruppo RnP alla Camera "Secondo il Papa, che si rivolge ormai in modo esplicito, come oggi, agli organi legislativi e al Governo, in palese violazione dell'Art. 1 dell'Accordo-Concordato tra Italia e Vaticano del 1984, le leggi devono sempre essere espressione di principi e di valori conformi col diritto naturale. Vorremmo sapere quando l'Accordo-Concordato verrà 'naturalmente' abolito, viste le continue violazioni delle sue disposizioni".
INVIATO DA Sergio Rovasio RNP
COMUNICATO STAMPA
Napoli,12/02/2007
Per San Valentino a Napoli i CIOCOPACS, cioccolatini degli innamorati gay per chiedere diritti
Che il cioccolato fosse buono lo si sapeva da tempo, ma che potesse servire a migliorare il tono dell'umore è una novità recente. Ed è proprio questo l’uso che l'Arcigay "Antinoo" di Napoli fa in occasione del 14 febbraio, festa di tutti gli innamorati… anche di quelli omosessuali! L’Arcigay di Napoli lancia una campagna per addolcire l'umore cittadino alla prima proposta di legge che riconosce diritti ai conviventi dello stesso sesso, distribuendo un cioccolatino con sopra rappresentata la sagoma di una coppia omosessuale. “Con le amarezze che derivano dall'abitare in uno Stato così irrispettoso delle minoranze e delle diversità, il CIOCOPACS è un dolcetto dal chiaro significato politico", afferma Salvatore Simioli, presidente dell'Arcigay "Antinoo" di Napoli,"Alle durissime campagne d’odio e di disinformazione di certa parte politica di queste giorni, noi rispondiamo con ironia, poiché sono l’amore ed il rispetto altrui quello che noi predichiamo e pratichiamo. Il CIOCOPACS è l'ultimo dei tanti modi che abbiamo adottato in tanti anni per chiedere il riconoscimento pubblico, la piena dignità e la parificazione dei diritti alle coppie gay e lesbiche che hanno costituito un nucleo familiare basato sull’amore e la responsabilità". "Il CIOCOPACS e’ un modo per rappresentare la dolcezza delle unioni omosessuali ed il senso di benessere sprigionato dall'accettazione delle diversità sessuali ed affettive", afferma Nicola Stanzione, artista e creatore del cioccolatino, responsabile del gruppo giovani dell'Arcigay di Napoli. I CIOCOPACS saranno distribuiti il 14 febbraio nelle principali piazze di Napoli durante il volantinaggio per la grande manifestazione "Diritti Ora" che si svolgerà a Roma il 10 marzo prossimo. Mercoledì 14 febbraio 2007 la grande festa Arcigay degli innamorati (e dei singles) è allo SWEET PACSAN VALENTINO al SUNRISE FERDINAND disco lunge bar in piazza Porta Nova, 8 (trav. C.so Umberto) dalle 19,00. Il CIOCOPACS è offerto in due versioni, una con coppia maschile ed una con coppia femminile. Sarà distribuito dall' Arcigay "Antinoo" nelle piazze di Napoli il 14 febbraio e spedito in scatola regalo a chi ne farà richiesta. Per info e prenotazioni chiamare al num. +39.338.54.67.900 o scrivere a ciocopacs@arcigaynapoli.org
COMUNICATO STAMPA MOVIMENTO RADICALI L’AQUILA
In questa giornata di dolore dedicata finalmente al dramma delle foibe ci associamo di tutto cuore. Questo è uno dei casi in cui concordiamo con Don Giuseppe Molinari, perché qui la passione politica è stata foriera di tradimenti e violenze pari a quelle dell’Inquisizione. Perciò noi radicali siamo testimoni e fautori della nonviolenza in politica. Chiediamo ufficialmente al sindaco Tempesta di impegnarsi per dedicare una nuova strada ai “Martiri del comunismo” , a quei milioni di giovani, socialisti, anarchici, cristiani, persone comuni e maggiormente comunisti, che sono stati perseguitati, torturati ed ammazzati nei vari stati comunisti del mondo. Gino Antognetti Movimento dei Radicali Aquilani
COMUNICATO STAMPA CGIL NUOVI DIRITTI
DICO“ VOBIS GAUDIUM MAGNUM...
...habemus legem.
Il ministro Amato sfida chiunque a dimostrargli che il disegno di legge governativo appena approvato e’ peggiore della legge francese sui Pacs? Prego, ministro, si accomodi Dunque, da dove iniziare? L’ambiguita’ e’ spesso frutto dell’ipocrisia. La
legge francese era ambigua perche’ nasceva da una ipocrisia di fondo, in altre parole dall’intento di disciplinare rapporti affettivi con un istituto contrattuale che era stato costruito per disciplinare rapporti patrimoniali: ben presto la giurisprudenza si e’ trovata in difficolta’, e nell’incertezza, piu’ e piu’ volte ha scelto di estendere ai conviventi “pacsati” le norme che regolano il matrimonio.
In primo luogo la proposta di legge italiana ha rifiutato in modo sistematico il ricorso alla previsione di un istituto o di un meccanismo di registrazione. Non soltanto: si e’ respinta anche l’ipotesi del ricorso a una dichiarazione nella forma dell’atto pubblico, quand’anche tramite una sterile procedura notarile o innanzi all’ufficiale di stato civile. Nonostante quanto sostenuto, o meglio negato dalla Ministra Bonino, questa e’ la prima dimostrazione che si tratta proprio della legge di Ruini. Certamente non quella di Zapatero, su questo ci troviamo d’accordo. E
neppure quella di Aznar o di Sarkozy. Questa e’ la legge di Ruini. I conviventi, al senso della proposta, sono due persone maggiorenni unite da reciproci vincoli affettivi che convivono stabilmente e si prestano assistenza e solidarieta’ morale e materiale. Gli altri requisiti stabiliti dall’articolo 2 chiariscono che tali vincoli affettivi sono di natura non familiare. In altri termini, tali vincoli sono quelli derivanti da un legame sentimentale o da un rapporto di amicizia, parrebbe di capire (anche dalle parole dei ministri che con tanta insistenza hanno voluto porre l’accento
sulla possibilita’ per due anziani che convivono di usufruire per mutua assistenza delle previsioni del ddl in oggetto... sempre che vivano abbastanza). Ed allora: siamo certi che sia ragionevole riconoscere diritti che comportano un onere per lo stato ad una coppia (o meglio un paio, visto che la parola coppia pare un tabu’ legislativo) di conviventi legati da un rapporto di amicizia, o ai due anziani che piace tanto citare? Si tratta di situazioni equiparabili a quelle di due persone che non possano sposarsi o
che in ogni caso scelgano un progetto di vita comune? La risposta ci pare
scontata. Per non dare disturbo all’episcopato italiano si e’ evitato, per l’appunto, di ricorrere a qualsiasi meccanismo di riconoscimento pubblico. E qui iniziano le ambiguita’ paradossali. Si e’ fatto ricorso al dpr. 30 maggio 1989, n. 223, che da vent’anni stabiliva una asettica annotazione della convivenza anagrafica. Non soltanto. Per evitare che la dichiarazione congiunta all’ufficio anagrafe (non all’ufficiale di stato civile, si noti) avesse la parvenza di una “celebrazione” (e poi questa non sarebbe la legge di Ruini?) si e’ preferito consentire una dichiarazione unilaterale, comunicata al convivente tramite lettera raccomandata. L’invio di una lettera raccomandata alla persona cui si e’ legati da vincoli affettivi e, soprattutto, con cui si convive non pare prova di grande sintonia e affetto. Sorge dunque una domanda spontanea. Come fare a dimostrare l’esistenza del vincolo affettivo, che, tra l’altro, pare non dovere essere necessariamente di natura sentimentale? Non esiste una risposta a questa domanda. Il principio della certezza del diritto si arena. L’impasse e’ rilevante per una legge dello stato che riconosce diritti, seppure azzoppati, opponibili ai terzi e oneri per l’autorita’ pubblica. La soluzione e’ invece
sbrigativa: si fa ricorso alle sanzioni penali. Ma come si puo’ dimostrare l’intento fraudolento nell’ambito di una convivenza cosi’ come definita dal ddl, ossia in cui uno dei cui criteri e’ l’esistenza di vincoli affettivi di natura imprecisata? Una convivenza per lo piu’ comunicata anche soltanto da una delle parti e annotata secondo una procedura standard? Dall’ambiguita’ pare passarsi all’arbitrio puro, all’assurdo, in cui la soluzione sbrigativa trovata dal genio legislativo e’, per l’appunto, la delega al tribunale penale. Abbiamo ancora dubbi che questo ddl sia peggiore della legge francese sui pacs? Verifichiamone gli aspetti sostanziali. Molto si e’ detto sul diritto di visita al convivente malato. Una questione di umanita’, si e’ ripetuto. E’ sorprendente percio’ leggere all’articolo 4 del ddl che l’ipocrisia del legislatore si spinge a tal punto da non riconoscere espressamente tale diritto, ma a delegare alle strutture ospedaliere e di assistenza pubbliche e private “la disciplina di accesso del convivente per fini di visita e di assistenza”. E’ forse per timore di recare pubblico scandalo nelle strutture ospedaliere gestite da religiosi? Il dubbio sorge spontaneo, altrimenti davvero non v’e’ altra spiegazione ragionevole. Parrebbe un altro fioretto al cardinal Ruini. Altrettanto sorprendente e’ leggere all’articolo 5 che decisioni in materia di salute in caso di incapacita’ e in caso di morte possono essere assunte dal convivente solo mediante atto scritto e autografo, o con processo verbale alla presenza di tre testimoni. Pensavamo che almeno fino a quel punto ci fossimo gia’ giunti. O forse il senso della norma e’ la certezza dell’eliminazione dell’imbarazzo dell’atto pubblico notarile per evitare il pubblico scandalo. Insomma, neanche le decisioni in materia di salute e in caso di morte sono automaticamente riconosciute dalla legge al convivente. In materia di assegnazione di alloggi di edilizia pubblica, il ddl delega alle regioni, non introducendo nulla di rivoluzionario, poiché gia’ numerose regioni “tengono conto” della convivenza more uxorio. Ancor meno rivoluzionario, anzi, involutivo diremmo, e’ l’articolo 8 in materia di successioni nel contratto di locazione. Il legislatore stabilisce al comma 1 un principio che il giudice costituzionale aveva stabilito vent’anni prima, quando con sentenza 7 aprile 1988, n. 404 la Consulta aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 6, l. 392/78 laddove non prevedesse la possibilita’ per il convivente more uxorio del conduttore defunto a succedergli nel contratto di locazione. Ma per prudenza, il nuovo ddl stabilisce un termine di durata di almeno tre anni. Stessa situazione paradossale e’ delineata dall’articolo 9 riguardo le agevolazioni in materia di lavoro in relazione alla residenza comune: laddove infatti alcuni contratti collettivi di lavoro gia’ stabilivano l’equiparazione delle coppie more uxorio ai coniugi, il ddl prevede un termine di durata triennale che risultera’ peggiorativo proprio per quei contratti che non prevedevano alcun termine. Si tocca il fondo con quelli che dovevano essere due punti cardini di questa disciplina. La spinosa questione del riconoscimento di diritti previdenziali e pensionistici viene miseramente rinviata a data e modalita’ da definirsi (l’unica certezza e’ che non ci sara’ equiparazione tra conviventi e coniugi). Nulla di fatto. In materia di diritti di successione, non solo si prevede un termine di durata di nove anni (pare si sia optato per l’offerta promozionale, un numero ad una cifra anziche’ un numero a due) abbastanza ironico ed anacronistico se si considerano le statistiche sulle separazioni e i divorzi (ma forse il legislatore pone particolare fiducia nelle convivenze): il convivente subisce un trattamento di sfavore rispetto al coniuge sia per quanto riguarda l’aliquota fiscale, sia per i termini della successione legittima, allorche’ si stabilisce un concorso nella successione legittima con fratelli o sorelle, o con parenti entro il terzo grado in linea collaterale. In altri termini, il testamento rimane, nonostante la legge, il sistema piu’ sicuro per l’esecuzione delle volonta’ del de cuius.
Se poi risulta sibillina, e probabilmente di significato quasi nullo, la norma in materia di permessi di soggiorno, completamente assenti sono i diritti fiscali, di assistenza penitenziaria e sanitaria. Come la legge francese sul pacs, anche il ddl italiano prevede la cessazione di tutti (o quasi, fatti salvi, parrebbe, gli obblighi alimentari, che tuttavia intervengono a convivenza gia’ terminata e a determinate
condizioni) i diritti e le agevolazioni nel caso in cui uno dei conviventi contragga matrimonio. Ad eccezione di questa situazione, la cessazione della convivenza non viene neppur presa in considerazione. In altri termini, parrebbe che la scelta, quand’anche non comunicata all’altra parte, di contrarre matrimonio, porrebbe fine in modo automatico agli effetti della convivenza. Qualche considerazione finale. Ci spieghino i signori ministri come definire questo ddl, se non ambiguo, ipocrita, insensibile, incoerente, inutile e tecnicamente mal fatto. Se c’erano dubbi sulle pressioni del Vaticano, questo ddl offre una certezza: ci troviamo chiaramente di fronte alla seconda legge clericale ed ideologica dello stato italiano, dopo la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita. Una legge tanto manipolata da vescovi, cardinali e sudditi al punto dall’essere, per l’appunto, incoerente, ambigua e mal scritta, con il solo proposito di non urtare troppo le gerarchie ecclesiastiche. Una legge quasi offensiva ed umiliante per le coppie more uxorio. Non un testo leggero, ma tanto inopportuno da essere ingombrante. Se poi si considera che questa lunga battaglia per i diritti civili e’ stata voluta e portata avanti dal movimento gay, lesbico, bisessuale e transgender, la vittoria del Vaticano appare ancor piu’ lampante. Tra le voci dell’Oltretevere e della destra che rifiutavano qualsiasi ipotesi di “simil-matrimonio” e quella del Parlamento europeo che da 13 anni chiede l’estensione del matrimonio per le coppie formate da persone dello stesso sesso o la previsione di un istituto equivalente, il governo di centro-sinistra ha ascoltato le prime. Non solo per tali coppie questo ddl non e’ efficace in termini di riconoscimento di diritti civili, ma e’ discriminatorio, sia da un punto di vista formale che sostanziale. E si badi che l’omofobia e’ pericolosa sia quando e’ palese, sia quando e’ strisciante, quando assume le forme di benefico trattamento differenziato. In questi casi, in quanto subdola, e’ ancor piu’ pericolosa. L’Italia rimane ai margini dell’Europa. Ed a questo proposito consiglieremmo ai membri del governo italiano di visitare con piu’ assiduita’ i colleghi dell’America Latina, in quanto i progressi di Paesi come Argentina, Brasile, Messico, Uruguay e Colombia in materia di riconoscimento dei diritti delle coppie formate da persone dello stesso sesso appaiono invidiabili dalla prospettiva di chi si trova arenato nel XIX secolo. A chi da oggi iniziera’ a guardare al “bicchiere mezzo pieno”, facendo notare come questo sia un punto di partenza, un breccia nel muro, un passo avanti, chiederemmo soltanto di riflettere sulla natura del dibattito politico nei mesi scorsi, a destra come a sinistra, di considerare le reazioni della Chiesa, di confrontare il testo del ddl in discussione e tutte le proposte depositate in Parlamento, dalla proposta iniziale sul Pacs, che gia’ veniva definita la “mediazione della mediazione oltre la quale c’e’ la rinuncia”, di pensare che la legge dovra’ ancora affrontare l’iter parlamentare, dove ad attenderla ci sara’ anche il centrodestra che su questi temi mostra, ahi noi, una coerenza e compattezza molto piu’ forte. Se questo e’ l’inizio, ci pare l’inizio della fine. Ci viene piu’ facile credere a Babbo Natale che alle prospettive di futuri avanzamenti. Scusateci, ma... non possumus. - Stefano Fabeni - Maria Gigliola Toniollo
Washington/Roma, 9 febbraio 2007 - www.larosanervosa.net -
COMUNICATO STAMPA CIRCOLO MARIO MIELI
UNA LEGGE IRREALISTICA E PRIVA DI UMANITA'
Il Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli constata con stupore che Ministri, fior fiore di giuristi e mesi di discussioni hanno prodotto un disegno di legge così farraginoso, lontano dai reali bisogni delle persone e assolutamente privo di umanità. L’elefante ha partorito un topolino. La paura e l’ipocrisia hanno vinto. Il terrore di scontentare qualcuno ha finito per scontentare tutti. Questa è una legge che insulta l’intelligenza, è ipocrita, non è riformista ed è scarsamente utilizzabile. Tutti i diritti “acquisibili” sono multipli di tre, forse l’uso del dispari è stato scelto per non fare pensare troppo alla coppia. L’affettività e la condivisione di responsabilità hanno bisogno di nove anni per essere riconosciute, così come previsto dal disegno di legge? Questa legge non ci soddisfa affatto, è vergognosamente al ribasso e non può che spingerci a continuare la nostra azione di lotta per pari diritti e pari dignità per le persone omosessuali e transessuali, nonché per ottenere leggi degne di un Paese civile che riguardino tutti. Riteniamo ancora di più necessarie le nostre azioni di lotta, come l’appuntamento del 10 febbraio a Roma (manifestazione NO VAT), del 10 Marzo sempre a Roma (Manifestazione Diritti Ora!) e il grande Pride Nazionale Unitario del Movimento glbt del 9 Giugno a Roma.
Rossana Praitano Presidente del Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli
Andrea Berardicurti
Segreteria Politica
Via Efeso, 2/A 00146 R O M A
tel. 065413985 fax 065413971
3487708437
COMUNICATO STAMPA
ON. TITTI DE SIMONE
COPPIE DI FATTO: DE SIMONE (RC), TESTO MODESTO E INSUFFICIENTE. CI BATTEREMO PER MIGLIORARLO IN PARLAMENTO
"Un testo assai modesto rispetto al quadro europeo, e nel complesso insoddisfacente, insufficiente e inadeguato rispetto alle reali esigenze e aspettative delle persone che convivono, omosessuali e eterosessuali''. Cosi' Titti De Simone, capogruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea in Commissione Cultura alla Camera, comnmenta il testo sulle unioni civili presentato oggi al Consiglio dei Ministri - Quel che e' certo e' che dovremo batterci per migliorarlo in Parlamento. Capisco lo sforzo che e' stato fatto per determinare un avanzamento, ma restiamo ancora molto indietro rispetto al passo europeo dei diritti civili''. ''Molti punti critici- spiega De Simone - li vediamo sulla durata minima della convivenza, troppo e ingiustificatamente lunga, per potere usufruire dei diritti previsti, e sul fatto, grave, che si rimandi il tema della reversibilita' della pensione ad una futura riforma. Si aggiungono i bizantinismi escogitati per la dichiarazione anagrafica, non piu' congiunta, ma contestuale di entrambi i conviventi. Mi pare addirittura restrittiva rispetto al provvedimento adottato dal Comune di Padova e votato dalla stessa Margherita. Siamo decisamente al di sotto dei problemi veri". FONTE Adnkronos
COMUNICATO STAMPA ON. LUXURIA E ON. DE SIMONE
COPPIE DI FATTO: DE SIMONE-LUXURIA, SENZA CERTIFICAZIONE NON CI SONO DIRITTI. INACCETTABILE OGNI GIOCO AL RIBASSO
''Sulle unioni civili ogni gioco al ribasso e' per noi inaccettabile. Non si puo' pretendere con argomenti pretestuosi di andare al di sotto di quanto previsto nel programma dell'Unione''. Lo dichiarano le deputate del Prc-Se, Titti de Simone e Vladimir Luxuria. ''Le questioni poste dai cosiddetti teodem risultano assolutamente ideologiche -spiegano- La volontarieta' di due persone di voler convivere deve essere certificata pubblicamente per farne discendere diritti, per le persone e per lo Stato. Per farlo e' necessaria una comune dichiarazione. Senza un riconoscimento pubblico non ci sono diritti. Basterebbe, del resto, rispettare il programma dell'Unione, che gia' rappresenta per noi un compromesso, per poter porre fine a tutta questa vicenda''. FONTEAdnkronos
COPPIE DI FATTO: DE SIMONE, SENZA GAY DDL E' CARTA STRACCIA
''Senza l'esplicito riconoscimento dei diritti anche per le persone omosessuali il testo sulle unioni civili si puo' anche buttare''. La presidente del comitato Pari opportunita' alla Camera, Titti De Simone risponde cosi' alle dichiarazioni dei quanti oggi chiedono l'esclusione delle coppie omosessuali dal provvedimento sulle unioni civili al vaglio del governo. ''Ogni giorno assistiamo ad attacchi di strumentali ed ideologici - dice la de Simone - contro il riconoscimento pubblicistico delle unioni civili, contro la dichiarazione anagrafica delle convivenze, per l'estensione a 15 anni del periodo di convivenza per ottenere la reversibilita' della pensione, per l'esclusione delle coppie omossessuali. Siamo di fronte ad atteggiamenti razzisti - prosegue la deputata del Prc -. Il programma su questo punto e' chiaro: superare le discriminazioni e far crescere la societa' contro il pregiudizio. Se dentro l'Unione c'e' qualcuno che vuole contrastare quanto dettato dal programma elettorale, perche' spinto da uno spirito omofobico, credo vada contrastato in quanto non in sintonia con il nostro popolo. Se ascoltassimo i veti della Cei e le posizioni dei centristi dell'Unione verrebbe fuori un teso che discrimina le coppie di fatto non solo sul piano dell'orientamemento sessuale ma anche sul piano della qualita' dei diritti. Il nostro e' un paese laico e come tale deve comportarsi. Nel rispetto delle reciproche autonomie conclude De Simone - considero inaccettabile che le gerarchie ecclesiastiche cerchino di condizionare la stesura di una legge con l'obiettivo di svuotarla sotto il profilo della qualita' dei diritti e dell'impianto culturale''. FONTE ANSA.
COMUNICATO STAMPA
ON. TITTI DE SIMONE
COPPIE DI FATTO: DE SIMONE (RC), SENZA DIRITTI OMOSESSUALI LEGGE INUTILE. SI MOLTIPLICANO I VETI, ITALIA DEVE COMPORTARSI DA PAESE LAICO
"Senza l'esplicito riconoscimento dei diritti anche per le persone omosessuali, il testo sulle unioni civili si puo' anche buttare". La presidente del comitato Pari opportunita' alla Camera, Titti De Simone risponde cosi' alle dichiarazioni dei quanti oggi chiedono l'esclusione delle coppie omosessuali dal provvedimento sulle unioni civili al vaglio del governo. ''Ogni giorno assistiamo ad attacchi di strumentali ed ideologici -dice de Simone- contro il riconoscimento pubblicistico delle unioni civili, contro la dichiarazione anagrafica delle convivenze, per l'estensione a 15 anni del periodo di convivenza per ottenere la reversibilita' della pensione, per l'esclusione delle coppie omossessuali". "Siamo di fronte ad atteggiamenti razzisti -prosegue la deputata del Prc-. Il programma su questo punto e' chiaro: superare le discriminazioni e far crescere la societa' contro il pregiudizio. Se dentro l'Unione c'e' qualcuno che vuole contrastare quanto dettato dal programma elettorale, perche' spinto da uno spirito omofobico, credo vada contrastato in quanto non in sintonia con il nostro popolo". "Se ascoltassimo i veti della Cei e le posizioni dei centristi dell'Unione verrebbe fuori un teso che discrimina le coppie di fatto non solo sul piano dell'orientamemento sessuale ma anche sul piano della qualita' dei diritti. Il nostro e' un paese laico e come tale deve comportarsi. Nel rispetto delle reciproche autonomie -conclude de Simone- considero inaccettabile che le gerarchie ecclesiastiche cerchino di condizionare la stesura di una legge con l'obiettivo di svuotarla sotto il profilo della qualita' dei diritti e dell'impianto culturale''.
FONTE Adnkronos
COMUNICATO STAMPA GAY LIB
I GAY? TUTTI A SINISTRA !!!
CARO SILVIO, NOI GAY COME VERONICA: VOGLIAMO LE SCUSE
LETTERA APERTA DI UN GAY DI DESTRA A SILVIO BERLUSCONI
Carissimo Presidente; Eccomi qua, a sei mesi dalla mia prima lettera aperta, costretto a scriverle di nuovo dalla mia piccola tribuna di vicepresidente dell’unica associazione dichiaratamente gay e dichiaratamente di centrodestra. Sì, ora glielo dico a brutto muso. Che Lei lo voglia o meno ci siamo anche noi. Qui. Nella Casa delle Libertà. Noi come quelle tante donne non avvenenti o, peggio, che hanno voglia di dire la loro, di fare politica come ha fatto in maniera forse discutibile ma certo non equivocabile sua moglie Veronica. Molte donne si sono rifatte a lei e come lei, citando Catherine Dunne, hanno fatto capire a troppi uomini che nelle loro vite, più spesso del dovuto, si sono sentite La metà di niente. Così noi. Purtroppo e con una tristezza che non immagina siamo costretti a farle sapere che ci sentiamo addirittura meno della metà di niente. E’ vero. Nel centrodestra i gay sono meno che nel centrosinistra o forse, semplicemente, meno visibili perché meno assidui ai gay pride, più attaccati a quegli ideali e a quei valori di destra come la famiglia e il rispetto di un certo pudore nel porsi di cui, invece, Lei magari ci immagina privi.
Stiamo vivendo, glielo dico, un periodo se possibile ancor più sconcertante di quello in cui Lei ha governato. Cinque anni durante i quali anche noi, gay attivisti della Casa delle Libertà, avevamo bene in mente che programmaticamente non potevano esserci speranze. In quei cinque anni, però, così come lo scorso 2 dicembre a piazza San Giovanni non abbiamo smesso di sentirci parte di quel popolo delle libertà al quale con il cuore e con la mente apparteniamo convinti, credendo nella possibilità di trovare, senza esibizionismi o azioni eclatanti, almeno qualche forma di collaborazione possibile. Fino allo scorso 2 dicembre, caro Presidente, Le confesso che, io per primo, non avrei mai pensato di udire da parte sua, sempre stimato come un vero liberale, parole irriguardose contro una comunità che per una parte, sia pure minoritaria, l’ha seguita, difesa e soprattutto votata sin dalla sua discesa in campo. Invece no. Tristemente ora siamo passati allo scherno. Forse, chissà, per essere di centrodestra nella sua testa che, ce lo consenta e ci dispiace, ci pare sempre più lontana dalla realtà viva che è la società italiana, per essere di centrodestra si deve fare come quel tale che gira tra pagine internet e tv locali del Mezzogiorno col cartello “Maschio 100%”. Non basta più, evidentemente, essere cittadini liberi che vogliono restare liberi, come Lei stesso affermava nel 1994. Che tristezza profonda, signor Presidente, vivere in un Paese in cui quasi si deve essere discriminati se si vuole essere accettati. Noi, questa esigua minoranza, molto meno della metà di niente, molto più che innamorati, inebriati addirittura di quell’ideale splendente che è la Libertà non smetteremo un istante di credere e lottare dalla parte giusta: il centrodestra. Quel centrodestra che in tutta Europa, tranne che in Italia, è sveglio e maturo. Non ha paura e riconosce i diritti e i doveri fondamentali degli individui e persino di quelle entità che in Italia paiono diventate marziane che sono le “coppie”, per favore ma senza indugi anche omosessuali. Così, caro Presidente, prima di assistere all’aborto legislativo che si preannuncia sarà la proposta del centrosinistra, prima di dover andare in esilio in quanto cittadini italiani gay discriminati per legge, solleviamo la testa con l’ultimo spunto di orgoglio e anche noi come Veronica chiediamo le sue scuse sentite e, mai come stavolta, motivate. Non permetteremo, infatti, mai a nessuno, signor Presidente, di mettere in dubbio la nostra legittimità, la nostra esistenza né tanto meno le nostre idee. Con una stima profondamente decrescente
Daniele Priori
Vicepresidente GayLib
Cell. 328/6323820
danielepriori@inwind.it
COMUNICATO RADIO POPOLARE
L'Altro Martedì la trasmissione di cultura ed informazione omosessuale
di Radio Popolare condotta da Eleonora Dall'Ovo, Emiliano Placchi e Paolo Ruiu Martedì 13 febbraio dalle ore 22.40 alle ore 23.30 presenta bene-DICO o male-DICO? Ospite AURELIO MANCUSO Segretario Arcigay Nazionale
Email: omomail@radiopopolare.it
Radio Popolare - FM 107.600 streaming su www.radiopopolare.it satellite Eutelsat Hot Bird 13° Est, Frequenza 12.111 MHz, Polarizzazione verticale
DIECI “STRANEZZE”
CHE NOI GAY PROPONIAMO
DI CORREGGERE
Articolo di Aurelio Mancuso, di analisi dell'articolato, svolta grazie al supporto dei giuristi Arcigay
Aurelio Mancuso
Notiamo quasi con ironia, che i giornali di tutta Italia si sono lanciati in analisi ardite rispetto al disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri. Un disegno di legge, appunto, quindi, che avrà un iter parlamentare non facile, anzi molto accidentato. Dove la cosa più probabile che accadrà, visto che si parte dal Senato è che i teo dem affilino le armi, cercando di svuotare ulteriormente un provvedimento già assai zoppicante e pasticciato. Lasciamo da parte, almeno per una volta gli anatemi dei vescovi italiani, che sembrano ormai concentrati solamente sulle coppie conviventi, d’altronde descritte dal cardinale di Torino come la rappresentazione del diavolo (poveretto con tutto quello che ha da fare…), per accendere invece i riflettori sul testo licenziato in sede ministeriale. Ebbene eccoci al testo. Partiamo all’articolo 1, vero paradigma del pensiero riformista del nuovo partito democratico: non dire ciò che bisognerebbe dire, cercando di dire il meno possibile. Davvero una comica, che si esplica nella sottoscrizione “contestuale”, ma non congiunta di convivenza. Sapete qual è la preoccupazione di fondo? Non dare modo ad alcun peccatore e peccatrice convivente di poter nemmeno accennare ad un festeggiamento, o cerimonia, né davanti alla povera ed incolpevole impiegata dell’anagrafe, né nel raggio di un chilometro quadrato (chiese incluse naturalmente). La dispersione del riso verrà vietata con un regolamento attuativo, che prevederà pure il divieto di portare all’occhiello fiori, di vestire in modo elegante o troppo colorato, e l’installazione di un macchinario apposito che vaglierà la veridicità matrimoniale delle fedi al dito. Vi è poi da aggiungere che la dichiarazione tramite raccomandata, è il massimo dell’ipocrisia ed inoltre apre il varco alle false convivenze. Proprio sul tema delle convivenze il disegno di legge è confuso, infatti, la convivenza è la condizione indispensabile per effettuare la dichiarazione, ma dateci l’opportunità che sia perlomeno agibile rispetto alla possibilità di regolarizzare il partner straniero privo di permesso e, che ci siano punteggi nelle graduatorie lavorative per il ricongiungimento al partner con cui si vuole andare a convivere. Inoltre impedire che si possa dichiarare una convivenza con l’amministratore di sostegno è in contrasto con l’attuale legislazione vigente che prevede già che sia proprio il coniuge o il convivente ad assumere questo ruolo. Altra assurdità dai connotati un po’ burleschi è il fatto che nell’articolato, manca la possibilità di recesso della dichiarazione, che è in contrasto con il fatto che la stessa è resa in modo volontario. Boh magari non se sono accorti… Qualcuno ci spiega perché non è prevista la comunione dei beni? Forse perché nel grande turbinio di incontri, emendamenti e contro emendamenti, non si è pensato alle condizioni concrete delle persone, Per continuare con l’analisi della legge, ci sembra assurdo che l’accesso alle strutture sanitarie, non sia un diritto garantito ed invece lasciato alla buona volontà dei singoli ospedali. Ma diamo i numeri? Ma chi ha deciso una cosa simile? E’ come a dire ogni medico o responsabile di struttura sanitaria, cattolico integralista, omofobo ed anti libertario si può prendere il gusto del negare il permesso, alla faccia del diritto! Passiamo poi alla reversibilità della pensione che viene rimandata alla successiva riforma, e quì Ponzio Pilato non poteva fare di meglio: volete almeno esplicitare in modo chiaro i principi e definire i tempi? Potremmo scrivere un trattato su questa legge, ma poniamo ancora alcune semplici questioni: nella legge il permesso di soggiorno, è possibile solo per il partner straniero già regolarmente soggiornante in Italia, quindi, a dire tutti gli altri si arrangino; per quanto riguarda la successione ereditaria, i nove anni previsti sono troppi e discriminatori. va, inoltre, introdotta la successione necessaria per il partner convivente e parificata la tassa di successione a quella prevista per i familiari; ci piacerebbe, se non è troppo disturbo, che la successione nel contratto di locazione, sia immediata, come tra l’altro ha già stabilito dalla Corte costituzionale e non legata ai tre anni di convivenza. Infine, per l’impresa familiare, viene riconosciuta al partner la partecipazione agli utili, ma non ai miglioramenti dell’impresa e non si tiene conto del lavoro casalingo. Come si vede, grazie al lavoro instancabile e prezioso dei nostri giuristi, Arcigay propone dieci sostanziali modifiche riformiste e di buon senso, che ci permetterebbero di affermare che il disegno di legge può essere un buon punto di partenza. Ma per ora si è dovuto dare retta a Rutelli, che da vero e sincero omofobo si è opposto strenuamente fino all’ultimo minuto, affinché nella legge scomparissero le coppie dello stesso sesso. Quindi, ora inizia una fase politica nuova che vivrà in Parlamento e nel Paese. Per questo Arcigay e tutto il movimento lgbt italiano organizza per il 10 marzo una grande manifestazione nazionale a Roma dal titolo eloquente “Sveglia è l’ora dei diritti!”. FONTE Il Riformista. INVIATO DA C.S.U. (Centro Studi Ulrichs)
UNA RIFLESSIONE SUI DICO – OVVERO I “PACS” – E LA RELIGIONE
di Andrea Panerini
“Un popolo morale trova sempre un governo degno di sé” G. Mazzini
Inizio questo breve intervento segnalando innanzitutto la gretta provincialità dei nostri politici, che li porta a ribattezzare ogni cosa, compresi i Pacs, un acronimo che poteva rendere benissimo anche in italiano (Patti civili di solidarietà, definizione che delimitava in maniera molto più appropriata la regolamentazione delle coppie di fatto). No, i nostri politici hanno la presunzione di insegnare agli altri e in tutto il mondo ci ridono alle spalle (pensiamo a Rutelli che vorrebbe i socialisti europei in un Partito democratico continentale per esportare e giustificare quello nostrano che deve ancora nascere - se mai nascerà e in quali condizioni). E allo stesso modo la nostra classe dirigente fa una pessima figura con questa bozza abbastanza informe che dovrebbe dare diritti civili. Apprezzo moltissimo lo sforzo - veramente encomiabile - delle ministre Pollastrini e Bindi, che hanno mediato tra le mille anime della coalizione di centrosinistra e sono state assediate da una campagna mediatica violentissima orchestrata dal Vaticano che denunciava “lo svilimento della famiglia”. La povera Rosy Bindi quasi scomunicata e attaccata dai giornali clericali mi ha fatto una enorme tenerezza. Non ripeterò qui il mio concetto di laicità, che ho già molte volte espresso sulla stampa e nella rivista che mi onoro di dirigere, ma al “non possumus” del clero cattolico romano, noi dobbiamo rispondere con il “possumus” della libertà dei figli del Padre che credono in Gesù il Cristo, colui che ha detto che “Ebbene, vi assicuro che le prostitute e i pubblicani vi passano avanti ed entrano nel regno di Dio” (Mt 21, 31). E tutti, credenti e non credenti, possiamo in questo caso ripararci dietro la croce di Gesù nel ribadire la separazione tra Stato e religione. “Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio” (Mc 12, 17). D’altronde le coppie di fatto non sono per nulla “l’eclisse di Dio” come annunciato in maniera apocalittica dal Papa, ma sono una realtà sociale ben presente nel nostro paese e regolamentarle seriamente significa mettere al riparo molti cittadini da gratuite discriminazioni e valorizzarli come elemento di stabilità sociale. Semmai “l’eclisse di Dio” è lo scandalo di uomini che pretendono di dire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato a tutti, non tenendo conto dell’amore verso i propri fratelli proclamato dal Risorto. Un cristianesimo davvero singolare, quello della Curia vaticana. Non voglio entrare nel merito specifico del disegno di legge, ma noto l’ennesima ipocrisia nel punto della dichiarazione che è presentata “congiuntamente” ma non in maniera congiunta dai contraenti e in dichiarazioni separate che si possono notificare, con una espressione che è una mostruosità giuridica, per raccomandata con ricevuta di ritorno. Si accusava le coppie di fatto di fuggire dai doveri e quindi di non potergli dare dei diritti, il che è giusto, oserei dire mazzinianamente giusto. Ma qui si impedisce a queste coppie, che siano etero o omosessuali, di prenderseli questi doveri, umiliando il loro rapporto d’amore per mezzo di una raccomandata, invece di potersi assumere, in coppia, diritti e doveri davanti allo Stato (e io aggiungo anche davanti a Dio, almeno nel loro cuore, se sono credenti). Aggiungo pure che i restanti diritti previsti dal disegno di legge (previdenziali, per gli affitti, per l’assistenza sanitaria) implicano lunghi periodi di convivenza che non esistono in nessun altro paese occidentale e sono formulati in maniera vaga ed equivoca. Facile quindi dire, che si tratta di un brutto compromesso al ribasso all’italiana. Nonostante questo, penso non siano possibili, vista l’attuale situazione politica e parlamentare, grossi cambiamenti alle Camere. Pur brutto e pasticciato, preoccupiamoci di farlo passare questo provvedimento, perché in caso contrario si profila una grossa sconfitta per tutto il movimento laico del nostro paese e per tutti i cristiani che non si riconoscono nel Vaticano (e sono tanti, molti di più di quello che le statistiche dicono). Una volta approvata questa brutta legge, se cambierà il clima politico e le formazioni laiche avranno numeri maggiori alle prossime elezioni, potremo pensare di migliorarla, ma serve un chiaro cambiamento culturale e civile non solo di tutti i cittadini ma anche e soprattutto della nostra avvizzita classe dirigente. Direttore de “Il libro volante” - www.librovolante.eu
1/02/07 -comunicato di NOGOD
Dopo la votazione delle mozioni sui pacs (con Mastella e i suoi che hanno votato le mozioni dell' opposizione anziché quella della maggioranza di cui dicono di far parte) si sta trasformando in una farsa il tentativo di far approvare una legge per riconoscere giuridicamente le coppie di fatto.
I tentennamenti del centro-sinistra, con gli integralisti cattolici pronti a seguire le direttive discriminatorie del Vaticano contro gli omosessuali piuttosto che il fondamentale rispetto della parità di diritti di tutti i cittadini, fanno facilmente prevedere che non saranno approvati nemmeno gli obiettivi minimali proposti con un eccesso di buona volontà e gioco al ribasso dai promotori dell' iniziativa legislativa. Né sembra possibile che nel centro-destra si possano trovare i numeri per compensare le defezioni talibane della maggioranza. A questo punto deve cambiare l' obiettivo della nostra battaglia per i diritti civili e puntare senza se e senza ma esclusivamente su una LEGGE che consenta il MATRIMONIO anche alle coppie omosessuali.
Basterebbe una legge composta da un unico articolo :
"""" L' intera legislazione matrimoniale si applica a tutte le coppie indipendentemente dal sesso anagrafico dei contraenti il vincolo. I contraenti assumono la qualifica di coniugi che sostituisce ogni precedente terminologia.""""
Lanciamo quindi da subito una campagna che consiste nell' inviare con un copia e incolla a Prodi e ai Capigruppo dei Partiti di maggioranza questo messaggio :
Diritti uguali per tutti - NO ai Pacs SI' al Matrimonio anche per le coppie omosessuali
Questi gli indirizzi a cui vi suggeriamo di inviare il messaggio a seconda delle vostre preferenze elettorali
per L'Ulivo, al Capogruppo Dario Franceschini franceschini_d@camera.it
per Rifondazione, al Capogruppo Gennaro Migliore migliore_d@camera.it
per la Rosa nel Pugno, al Capogruppo Roberto Villetti villetti_@camera.it
per i Comunisti Italiani, al Capogruppo Cosimo Giuseppe Sgobio sgobio_c@camera.it
per i Verdi, al Capogruppo Angelo Bonelli bonelli_a@camera.it
per Romano Prodi, che come Capo del Governo è così furbo da non avere un indirizzo e.mail, vi suggeriamo questo come unico indirizzo possibile trasparenzanormativa@governo.it
Naturalmente potete inviare il messaggio sia a ciascuno degli indirizzi sopra indicati che al vostro deputato preferito il cui indirizzo potete trovare qui http://www.camera.it/deputatism/245/documentoxml.asp
Cordiali saluti a tutti,
Giulio C.Vallocchia
COMUNICATO STAMPA
Firenze, 11 gennaio 2007
ARCIGAY FIRENZE: “I DICO SONO UN COMPROMESSO INACCETTABILE”
“I DICO hanno confermato i nostri timori. Il ddl Bindi-Pollastrini, oltre che essere poco rappresentativo della nostra comunità, è un compromesso assolutamente inaccettabile”. Così il presidente di Arcigay Firenze “Il Giglio Rosa” Francesco Piomboni esprime il disappunto e la grande delusione scaturita dalla presentazione del testo sui diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi. “I 14 articoli dei DICO non sono altro che una rivisitazione precaria della convivenza more uxorio, e tuttavia pongono una serie di vincoli temporali che, in una qualunque unione – omosessuale o eterosessuale –, rendono la legge scarsamente applicabile. Cosa succederebbe infatti se il partner morisse prima dei nove anni di convivenza, ove non sia stato stilato un testamento, che in alcuni casi potrebbe comunque risultare impugnabile da terzi? Il convivente “superstite” si troverebbe esattamente come ora. Vogliamo parlare dell’assistenza sanitaria? La coppia continua a essere senza diritti, senza riconoscimenti che la tutelino. Tutto lasciato nelle mani di altri, alle decisioni di un medico o di una struttura sanitaria che potrebbero, per la propria visione, impedire ai due conviventi un diritto fondamentale, che è quello dell’assistenza reciproca. Quanto poi alla successione nel contratto di locazione, come possono i DICO prolungare i tempi (tre anni minimi di convivenza richiesti per poter succedere nell’affitto in caso di decesso del partner) rispetto alla convivenza more uxorio?” La Corte Costituzionale (con la sentenza n. 404/1988) ha già riconosciuto infatti al convivente more uxorio il diritto di succedere nel contratto di locazione non solo in caso di morte del compagno conduttore dell'immobile, ma anche quando questo si sia allontanato dall'abitazione per cessazione del rapporto di convivenza (se, in quest’ultimo caso, tra i due si sia così convenuto). Quanto poi alla questione patrimoniale, il Presidente di Arcigay Firenze ricorda che in Toscana i consiglieri regionali possono decidere a chi destinare, in caso di morte, il loro vitalizio. “Lo ha confermato anche il presidente del Consiglio Regionale Riccardo Nencini nel corso della conferenza stampa della Regione di fine 2006 – continua Piomboni –, e per altro anche per i parlamentari italiani esiste una norma analoga, grazie al Fondo di solidarietà istituito nel 1990 con una delibera dell’Ufficio di Presidenza della Camera”. Alcune tutele, per le coppie di fatto dei parlamentari, non mancano, dunque. Così come non mancano per quelle dei giornalisti. In quest’ultima categoria è stato fatto, anni or sono, un passo non indifferente, grazie a Mario Furtunato, all’epoca giornalista de L’espresso, sul piano della tutela (vera) dei diritti individuali. Nel 1996, infatti, Furtunato rivolse un appello alla Casagit (la cassa autonoma di assistenza dei giornalisti italiani) affinché estendesse al proprio convivente omosessuale i benefici assistenziali che già la stessa cassa autonoma riconosceva ai conviventi eterosessuali. Il 19 febbraio 1997, con un voto all’unanimità – un solo astenuto –, il consiglio di amministrazione della Casagit decise di estendere «le prestazioni in materia di assistenza sanitaria al convivente more uxorio dell’iscritto, anche se dello stesso sesso». (Fonte: http://www.indicius.it).
A questo punto, si chiedono i rappresentanti di Arcigay Firenze “Il Giglio Rosa”, perché continuare con una sterile discussione sulla legittimità o meno di una legge che, in alcuni suoi punti, è da anni già operativa e applicabile ad altre “categorie” di cittadini?
“Invito tutti – conclude Piomboni – a visitare il sito di Arcigay (www.arcigay.it) per rendersi conto di quali sono i punti del ddl più urgenti cui apportare sostanziali modifiche affinché vengano di fatto riconosciuti e garantiti i diritti primari spettanti anche a noi cittadini LGBT.”
Nelle giornate di martedì 13, mercoledì 14 e venerdì 23 febbraio 2007 Arcigay Firenze “Il Giglio Rosa” sarà presente in tre licei fiorentini per discutere e sensibilizzare gli studenti in materia di diversità, omosessualità e relazione di coppia.
Sabato 10 marzo, inoltre, a partire dalle ore 15, in Piazza Farnese a Roma, si svolgerà la mobilitazione nazionale “DIRITTI ORA!” per le unioni civili.
Matteo Pegoraro
Segreteria, Ufficio Stampa e Cerimoniale Relazioni con l’Esterno Arcigay Firenze
Tel: 340 8135204 – ufficiostampa@arcigayfirenze.it.
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